Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 526 del 23 aprile 2014 - Resoconto

OGGETTO N. 526/XIV - Comunicazione e presa d'atto delle dimissioni rassegnate dai Signori Mauro Baccega, Luca Bianchi, Joël Farcoz, Antonio Fosson, Aurelio Marguerettaz, Pierluigi Marquis, Renzo Testolin e Marco Viérin dalla carica di Assessore regionale.

Presidente - Colleghi, nella giornata di martedì 22 aprile, sono state rassegnate le dimissioni da parte di otto componenti della Giunta regionale, che sono state trasmesse a questa Presidenza con nota protocollata n. 3199 del 22 aprile. Le mozioni di sfiducia, già presentate il 18 aprile scorso nei confronti dei singoli Assessori, risultano quindi essere assorbite e superate dalle dimissioni volontarie rassegnate dagli otto Assessori e non sono state conseguentemente sottoposte all'attenzione dell'aula.

In materia di dimissioni di Assessori, ricordo che l'articolo 7 comma 5 della legge regionale n. 21 del 2007 prevede che le dimissioni degli Assessori sono presentate al Presidente della Regione che le trasmette al Presidente del Consiglio regionale, affinché le comunichi al Consiglio nella prima adunanza successiva. Le dimissioni diventano efficaci dalla data di presa d'atto da parte del Consiglio regionale da effettuarsi nella medesima adunanza. Il Presidente della Regione assume ad interim le funzioni assessorili fino all'elezione del nuovo Assessore. L'elezione del nuovo Assessore si procede con le modalità di cui all'articolo 6 comma 6, ossia su proposta del Presidente della Regione in carica.

Dal punto di vista procedurale, l'iter sopra riportato prevede la sottoposizione al Consiglio della presa d'atto delle dimissioni rassegnate che, si ricorda, non sono oggetto di una votazione da parte dell'Assemblea, la quale non può quindi respingerle. In tale situazione peraltro la Giunta regionale non sarebbe più in condizione di deliberare validamente, in quanto il numero dei propri componenti scenderebbe al di sotto del quorum strutturale, pari ad almeno la metà dei componenti in carica, prevista questa disposizione dall'articolo 3 della legge regionale n. 66 del 1979. Si determinerebbe pertanto la paralisi della Giunta regionale in quanto, pur non essendo dimissionario il Presidente della Regione, quest'ultimo si troverebbe nell'impossibilità materiale di operare all'interno dell'organo collegiale, potendo solo esercitare le funzioni che gli competono come organo monocratico.

In tale ipotesi, non disciplinata dalla legge n. 21 del 2007, sorge il problema di come possa essere assicurato lo svolgimento dell'ordinaria amministrazione, nell'attesa della costituzione della nuova Giunta. I commi 1 e 2 dell'articolo 7 della legge regionale n. 21 del 2007 disciplinano espressamente solo l'ipotesi di svolgimento dell'ordinaria amministrazione da parte della Giunta nel caso di morte, impedimento permanente, decadenza o dimissioni del Presidente della Regione; in questo caso la carica di Presidente della Regione è assunta dal Vicepresidente. Nessuna disposizione invece precisa chi debba assicurare l'ordinaria amministrazione fino alla ricostituzione dell'organo, ove la paralisi della Giunta consegua le dimissioni volontarie della totalità degli Assessori. È vero che l'articolo 7 comma 5 della legge regionale n. 21 del 2007 prevede che il Presidente della Regione assicura le funzioni assessorili ad interim, ma è anche vero che questa disposizione si riferisce esplicitamente alle dimissioni di un singolo Assessore, tant'è che nel testo letteralmente cita "del nuovo Assessore"; manca invece una norma relativa alle dimissioni di più Assessori. In altri contesti è espressamente previsto che le dimissioni della maggioranza degli Assessori comportino la decadenza dell'esecutivo, ma questo caso non è previsto dalla legge n. 21 del 2007. Conseguentemente si espande un principio generale: quello della continuità dell'esecutivo, che porta ad interpretare il silenzio della norma nel senso che la continuità dell'esecutivo vada comunque perseverata fino alla soluzione della crisi politica in atto. Non potendo ammettersi situazioni di vuoto di potere, in forza del principio costituzionale di continuità degli organi, in via analogica pare potersi sostenere che anche nell'ipotesi in esame, nel silenzio della legge, la Giunta possa continuare in prorogatio ad assicurare l'ordinaria amministrazione fino al subentro del nuovo esecutivo, così come nel caso, peraltro, di scioglimento anticipato o di annullamento delle elezioni o ancora di scadenza naturale della legislatura.

Sussiste comunque, in analogia a quanto disposto dall'articolo 8 della legge regionale n. 21 del 2007, un termine massimo per l'esercizio dell'ordinaria amministrazione, che è di sessanta giorni, decorsi i quali, stante l'incapacità di funzionare per l'impossibilità di formare una nuova maggioranza, si verificherebbe ex lege lo scioglimento funzionale del Consiglio regionale. Quella sopra descritta è l'unica ipotesi in cui, in una situazione di crisi politica, l'esecutivo rimane in carica in regime di prorogatio senza il contestuale subentro di un nuovo esecutivo. Infatti, al di fuori delle ipotesi di volontaria cessazione della carica del Presidente e degli Assessori, il nostro ordinamento non prevede altra possibilità di delegittimazione dell'esecutivo se non attraverso il voto da parte dell'aula di una mozione di sfiducia costruttiva, che comporta la cessazione della carica del Presidente della Regione e della Giunta regionale ed il contestuale subentro del nuovo Presidente della nuova Giunta.

Colleghi, in considerazione anche di quanto ho appena esposto, si propone che il Consiglio regionale di oggi innanzitutto prenda atto delle dimissioni rassegnate da Mauro Baccega, Luca Bianchi, Joël Farcoz, Antonio Fosson, Aurelio Marguerettaz, Pierluigi Marquis, Renzo Testolin e Marco Viérin dalla carica di Assessore regionale; in secondo luogo prenda atto che la Giunta non è più in condizione di deliberare validamente, in quanto il numero dei propri componenti scende al di sotto del quorum strutturale previsto dalla legge regionale n. 66 del 1979 all'articolo 3; dia atto, poi, che la Giunta continui in prorogatio ad assicurare l'ordinaria amministrazione fino al subentro del nuovo esecutivo, in analogia a quanto disposto dagli articoli 8 e 9 della legge regionale n. 21 del 2007, nel caso di scioglimento anticipato o annullamento delle elezioni o di scadenza naturale della legislatura; infine dia atto che, in analogia a quanto disposto dall'articolo 8 della legge regionale n. 21 del 2007, il termine massimo per l'esercizio dell'ordinaria amministrazione da parte della Giunta è di sessanta giorni, decorsi i quali si verificherà ex lege lo scioglimento funzionale del Consiglio regionale, ove non sia costituito un nuovo esecutivo.

Ci sono richieste di intervento? La parola al collega Perron.

Perron (UV) - Merci Madame la Présidente.

L'Union Valdôtaine si presenta in quest'aula riconoscendo pienamente che la maggioranza che esprimeva il Governo Rollandin, così come è nato, non esiste più. Il risultato fragile, che le urne ci avevano consegnato, è venuto meno. La firma, peraltro, del collega La Torre sulle mozioni di sfiducia è un fatto politico - come tale va letto - che evidenzia in modo inequivocabile che i diciotto che componevano la maggioranza uscente non sono più tali.

L'Union Valdôtaine si presenta dunque in quest'aula con un atteggiamento di responsabilità. Le dimissioni di tutti gli Assessori regionali vanno - credo di poterlo dire - nella direzione di riconoscere questa situazione di crisi, ma al tempo stesso nella necessità di non far perdurare più questa situazione, da una parte di stallo, ma al tempo stesso di scontro, situazione che non è utile in questa fase alla Valle d'Aosta. Di questa situazione ci assumiamo la paternità e la responsabilità, ma al tempo stesso diciamo, a chiare lettere, che noi da questa situazione di impasse politica vogliamo uscire al più presto. Le dimissioni, il passo indietro responsabile di tutti gli Assessori, credo, fa venire oggi le condizioni o la condizione più volte evocata anche da tutti i gruppi di opposizione, per intavolare un momento di confronto e un momento di dialogo. Noi chiediamo l'apertura urgente di questa fase di confronto e di dialogo. Il passo indietro degli Assessori va interpretato come un gesto responsabile di dialogo, mi sia consentito anche di distensione. Per dialogare è necessario essere in due a volerlo fare: noi chiediamo che ognuno, ognuno in questa fase, faccia un passo indietro all'insegna della responsabilità e del dialogo. Chiediamo che un confronto avvenga ora e subito, per verificare se ci sono delle condizioni per una ricostruzione politica e per assicurare alla Valle d'Aosta un Governo che sia nella condizione di governare tranquillamente e serenamente da qui alla fine della legislatura.

Ci presentiamo in quest'aula dicendo che a nostro modo di vedere non ci sono vincitori e vinti: c'è una Valle d'Aosta che aspetta, che guarda alla politica e che, credo legittimamente, pretende delle risposte e delle soluzioni dalla politica. Che cosa fare? Io credo che la parola torna ora alla politica, torna alle segreterie politiche: che gestiscano questa situazione di crisi, la gestiscano non al buio, la gestiscano alla luce del sole. Si apra un confronto sui contenuti, si apra un confronto approfondito sui bisogni della Valle d'Aosta e sulle prospettive della Valle d'Aosta, si apra un confronto approfondito sui metodi attraverso i quali esercitare un'azione di governo, si apra un confronto al fine di ricercare in quest'aula e nella politica gli uomini migliori per offrire alla Valle d'Aosta una soluzione a questo momento di impasse. La politica dovrà lavorare per consegnarci una soluzione che ci permetta di uscire da questa fase, fino alla fine della legislatura, e di governare riprendendo i dossier che sono fermi, dai più importanti ai più piccoli, per dare delle risposte concrete alla Valle d'Aosta che aspetta.

Se le segreterie politiche falliranno dovrà, a mio giudizio, essere l'aula, dovrà essere l'aula con un gesto di responsabilità superiore ad assumersi la paternità - chiedo qualche minuto, Presidente: me lo vorrà consentire - ad assumersi la responsabilità di elaborare delle soluzioni che possano garantire una governabilità alla Valle d'Aosta. Ce lo chiede la Valle d'Aosta tutta, ognuno di coloro i quali ci hanno votato rispettivamente, ce lo chiedono le categorie economiche preoccupate per questa situazione difficile di mancanza reale di prospettive e di crescita; ce lo chiedono le fasce sociali più deboli, preoccupate non di guardare oltre, ma preoccupate e terrorizzate di dover guardare all'immediato; ce lo chiede quella Valle d'Aosta forse poco interessata alle tifoserie politiche e di ciò che succede a Palazzo, ma interessata invece fortemente a ciò che succede nelle loro famiglie, al destino dei loro figli, a ciò che avviene nelle loro aziende. E penso che in questa fase, se fallirà la fase di tipo politico, ognuno di noi, per il ruolo e la funzione che rivestiamo, sarà chiamato ad un atteggiamento di responsabilità superiore nell'interesse della Valle d'Aosta.

Se fallirà anche l'aula, rimarrà soltanto quella soluzione che spesso è sulla bocca di tanti, nel tentativo di terrorizzare o l'avversario o qualche volta anche il collega di movimento o di partito, è sulla bocca di tanti, ma io penso sia nel desiderio reale di pochi, di elezioni anticipate. Se c'era un modo attraverso il quale presentavamo la Valle d'Aosta, qui come all'esterno, era che la Valle d'Aosta godeva di stabilità politica e di continuità amministrativa. Le elezioni anticipate, un anno dopo quelle regolari, in contemporanea o subito dopo le europee, sarebbero, a nostro modo di vedere o a mio modo di vedere, il fallimento della politica. Noi non crediamo sia una soluzione utile alla Valle d'Aosta, non pensiamo sia quello di cui questa regione ha bisogno in questa fase. Quindi noi chiediamo che in qualche modo si lavori affinché la Valle d'Aosta ritrovi stabilità politica e continuità amministrativa, al fine di garantire anche ad un apparato che deve dar risposte la non scusa di doversi fermare.

So di trovare il plauso di metà dell'aula o di una parte di essa, ma voglio ringraziare il Governo regionale per il lavoro svolto finora, per aver tenuto fede a un programma elettorale presentato in campagna elettorale e applicando, giorno dopo giorno nell'azione di governo, un programma invece di legislatura, che quest'aula ha votato, avendo lavorato in condizioni politiche difficili, avendo lavorato in condizioni economiche al limite della recessione, avendo lavorato in un contesto di rapporti, qui come nei confronti dello Stato italiano, estremamente difficili.

Le dimissioni di tutti gli Assessori sono un atto politico che non può non passare inosservato, è un atteggiamento di forte responsabilità che la politica tutta deve saper cogliere. L'Union Valdôtaine è qui in quest'aula un po' spettatore, ma vorremmo essere anche un po' protagonisti, a ribadire il nostro impegno, la nostra volontà di lavoro a favore di questa comunità, così come abbiamo chiesto al momento del voto. Termino con una esortazione alla politica, ma al tempo stesso a tutti noi, affinché questo avvenga in tempi rapidi, perché sia data luce politica a questo momento di buio, tempi rapidi perché non sono in gioco i destini, cosa poco importante, di noi trentacinque, ma è in gioco il destino di questa Valle d'Aosta che ognuno di noi, a suo modo, porta nel cuore e ama profondamente. Grazie.

Président - Pas d'autres requêtes, collègues? La parole au collègue Borrello.

Borrello (SA) - Grazie Presidente. Colleghe e colleghi buongiorno.

Un giorno particolare, un giorno che sicuramente direi storico è quello che stiamo vivendo in questo momento. È una prima assoluta! Una prima assoluta e onestamente, come Capogruppo del movimento Stella Alpina, intervengo per portare alcune considerazioni e per dare un contributo opportuno dal punto di vista politico a questo momento che è decisamente importante.

Partiamo da un'analisi di quello che è stato il risultato della tornata elettorale del maggio 2013, che ci ha consegnato un Consiglio regionale con questi equilibri: equilibri decisamente precari, diciotto a diciassette, una grande responsabilità nel cercare di governare con dei numeri così risicati nel gestire quest'aula. A questo si aggiungono sicuramente tutta una serie di problematiche a carattere economico: siamo tutti consapevoli - lo abbiamo detto a trecentosessanta gradi - di quelle che sono state le problematiche che hanno caratterizzato la Valle d'Aosta dal punto di vista di gestione del bilancio; a queste vanno sicuramente aggiunte le problematiche legate alle azioni dello Stato, la spending review, il patto di stabilità, sia nel 2013 e anche quello in itinere per quanto riguarda il 2014, che comunque hanno fatto venir meno quelle che sono le responsabilità nell'azione di governo. Un anno di governo, ripeto, con tante difficoltà ma anche, sempre nel rispetto del contesto economico che stiamo vivendo, con tante risposte.

Dal punto di vista politico non possiamo nascondere che questa legislatura è nata già con tutta una serie di problematiche: già in occasione della prima seduta i segnali politici erano stati manifestati con delle votazioni a vuoto per quanto riguarda l'elezione del Presidente del Consiglio. Questi segnali in maniera continuativa si sono verificati durante l'anno che abbiamo trascorso insieme. Queste condizioni politiche difficili si sono concretizzate nella loro massima espressione nella seduta del 26 marzo 2014, con l'approvazione di una risoluzione che invitava alle dimissioni e dava la sfiducia al Governo regionale. Ma l'elemento più importante di questa fase politica decisamente difficile è stata sicuramente quella che si è verificata nella giornata di venerdì, della scorsa settimana, con la presentazione di otto mozioni di sfiducia, caratterizzata dalla presenza della firma di un collega di maggioranza. Al di là dei problemi tecnici, in merito alla ammissibilità o meno dell'iscrizione all'ordine del giorno di questi punti, noi prendiamo atto che la crisi politica è netta, è in atto, quindi - ripeto - al di là degli aspetti tecnici, bisogna affrontare questo momento storico a testa alta, cercando di capire quelle che sono le possibilità future per il bene della Valle d'Aosta.

Questo è un momento particolare, colleghi, in cui anche sul territorio c'è una percezione negativa per quanto riguarda l'azione della politica, c'è sempre una maggiore distanza tra istituzioni e politica, una crisi economica che riguarda tutti i livelli gestionali, a livello europeo, a livello nazionale e ovviamente anche a livello regionale, con delle problematiche amministrative che sono evidenti per quanto riguarda l'azione ordinaria e quotidiana all'interno dei governi, e ultimo, ma non in ordine di importanza, tutte le problematiche a carattere sociale che ci sono a livello di tessuto cittadino.

Noi riteniamo che la responsabilità dei trentacinque eletti sia quella di non creare un vuoto di potere. L'atto di responsabilità che la Giunta ha prodotto con la produzione delle dimissioni, è un atto politico non indifferente che è propedeutico alla realizzazione, alla costituzione di un tavolo di confronto che possa portare alla risoluzione delle problematiche in atto. In questo momento la Valle d'Aosta - chiedo qualche minuto - ha bisogno di un Governo stabile: è stato richiamato in quest'aula da tutte le forze politiche. È per questo che, come Stella Alpina, cominceremo un percorso di confronto con tutte le forze politiche, in primis con il nostro partner di maggioranza, con il quale abbiamo prodotto un programma di coalizione, con il quale ci siamo presentati alle elezioni regionali del 2013, con i quali abbiamo condiviso un percorso, abbiamo votato un programma di legislatura e con il quale abbiamo sostenuto l'azione del Governo, che ringrazio in questa fase per l'azione svolta in questo anno, nel rispetto del programma di legislatura che abbiamo approvato in questa sede.

Non ci sottraiamo al confronto con tutte le forze politiche presenti in Consiglio, affinché tutti possano dare il giusto contributo per risolvere la crisi che in questo momento è estremamente importante per il futuro della Valle d'Aosta. Ripeto, bisogna evitare lo stallo politico: è questo che ci chiede la Valle d'Aosta. Le elezioni sono una soluzione inevitabile se non si aprirà un tavolo costruttivo nel segno della responsabilità: responsabilità della politica, ma anche responsabilità di ogni singolo Consigliere. Come ho già detto in altri interventi, se non troviamo la soluzione, allora abbiamo fallito e se falliamo è giusto andare alle elezioni. L'auspicio per il bene della Valle d'Aosta è che tutte le forze presenti in Consiglio lascino da parte interessi partitici e personali e possano trovare una sintesi nel minor tempo possibile, per affrontare le problematiche e condurre la Valle d'Aosta al di fuori di questa crisi politica, economica e amministrativa. Riteniamo che, se la politica è forte, allora si ha la forza per affrontare tutte queste problematiche. La Stella Alpina si attiverà sin da subito con i propri organismi di partito per incontrarsi con le varie forze, per risolvere lo stallo che si è venuto a creare, per cercare di dare una continuità politica e amministrativa alla Valle d'Aosta, perché è questo di cui abbiamo bisogno tutti noi valdostani.

Presidente - Grazie, ci sono altre richieste di intervento? Ha chiesto la parola il collega Ferrero, prego.

Ferrero (M5S) - Grazie Presidente.

Rifletteremo sicuramente sulle affermazioni fatte dal collega Perron, che sostanzialmente contraddicono le voci che in questi giorni sulla stampa avevamo sentito e che danno l'indicazione di una direzione, che sarebbe una direzione diversa rispetto a quella che era stata solcata fino a questo punto. Non possiamo però esimerci dal fare alcune brevissime considerazioni, ma doverose.

Dobbiamo condannare il comportamento irresponsabile che, sostanzialmente in questi ultimi trenta giorni, ha portato l'esecutivo regionale a non capire che una semplice sottrazione, diciotto meno uno, faceva diciassette; in un periodo così grave come quello che stiamo attraversando dal punto di vista economico, in un periodo in cui a Roma si stanno decidendo le sorti del nostro Statuto, in un periodo - è notizia di oggi - in cui ci sarà un'altra sforbiciata alle casse delle Regioni. Penso che sia venuto il momento di lasciar perdere, da parte di chi finora ha condotto le manovre, di lasciar perdere di prendere iniziative, di immaginare scenari, anche da parte di certi segretari-presidenti di partito che dicono: o si fa così o si va ad elezioni.

Bisogna prendere atto che ormai ci sono diciassette persone, non c'è più una maggioranza. L'iniziativa, che piaccia o no, l'iniziativa è nostra! L'iniziativa è dei diciassette dell'opposizione, l'iniziativa è all'interno di quel documento progettuale che è stato presentato. Intorno a quell'iniziativa si deve coagulare il consenso eventuale per poter procedere. Non basteranno le telefonate, le richieste di incontro ad alcuni Consiglieri dell'opposizione; tra l'altro, a me e Cognetta neanche un sms: ci siamo rimasti anche male. Non basteranno queste a scompigliare le carte: da questa parte c'è un progetto, che un progetto di coerenza e di onestà. Nessuno, nessuno, nessuno è disponibile ad andare a fare la comparsa per una nuova riedizione del teatro dei burattini!

Il capitolo elezioni: fa sorridere! Volete fare i duri? Vediamo quanti duri ci sono! Noi abbiamo una convinzione che è assoluta: non sappiamo se come componenti del Movimento Cinque Stelle verremo rieletti, ma una certezza l'abbiamo, la metà dei componenti che occupano i banchi dell'ex maggioranza non ci saranno più. Questo dovete averlo bene impresso nella mente. A chi convengono allora queste elezioni? L'ennesima boutade, l'ennesimo rilancio senza avere le carte in mano? In questo periodo - sappiatelo - negli eventuali sei mesi, come Movimento Cinque Stelle noi garantiremo un'opposizione durissima: non pensate di poter fare l'ordinaria amministrazione alla maniera dell'Union Valdôtaine. Abbiamo preparato e stiamo predisponendo in fase avanzata una serie di iniziative verso la Magistratura ordinaria e la Magistratura contabile, la Corte dei Conti, e vi garantiamo una cosa: faremo una opposizione dalla quale uscirete dopo i sei mesi con le ossa rotte.

Nata come la Giunta dell'aspirina, appesa a una febbriciattola o a un'influenza, è miseramente - miseramente! - finita come la Giunta del confetto Falqui, la vostra. Adesso, da parte dei singoli Consiglieri e non di singoli manovratori, noi ci aspettiamo un atto di responsabilità intorno a un progetto che può essere integrato, intorno a un progetto che può essere migliorato, ma intorno a un progetto che non può essere variato. Se così non sarà, andiamo alle elezioni, ma ricordatelo: non basteranno i metodi Barocco, i metodi Rosina Rosset, questa volta. Questa volta dalle elezioni uscirà comunque una nuova Valle d'Aosta e sui banchi dell'opposizione si troveranno quelli di voi che sono sopravvissuti.

Président - Il y a quelqu'un d'autres? Collègues, quelqu'un souhaite encore intervenir? La parole au collègue Donzel.

Donzel (PD-SIN.VDA) - Grazie Presidente.

Cari colleghi, prendiamo atto di queste dimissioni volontarie dei componenti, degli otto Assessori, con un atto di vera responsabilità che arriva dopo oltre venti giorni di una melina estremamente pericolosa, rispetto alla tenuta di questo Consiglio regionale e delle istituzioni valdostane. A mio avviso oggi vince il Consiglio regionale della Valle d'Aosta. Il Consiglio regionale della Valle d'Aosta ritrova la centralità: per un atto di responsabilità il voto espresso in quest'aula torna a valere, torna a contare qualcosa. Se ci sono dei cittadini che in questo momento ci stanno seguendo, si rendono conto che questo dibattito oggi è un dibattito che ha di nuovo un senso, ha di nuovo un valore politico, perché quello che si vota in quest'aula conta, il peso di un voto di un consigliere regionale è qualcosa di molto importante e ha un valore che non può essere in qualche modo superato da interpretazioni legislative, che in questi giorni - abbiamo visto - hanno lasciato molto a desiderare.

La sostanza è che si è preso atto che una maggioranza - consentitemi - non tanto risicata nei numeri, ma debole dal punto di vista del progetto politico, del progetto politico che guarda al futuro, ha dovuto prendere atto che non aveva neanche più quei numeri; ha fatto fatica ad accettare questo, ma è importante che questo momento sia avvenuto. Ora quello che interessa a noi che cos'è? Non certo andare a indagare tutto ciò che non è stato fatto, non certo andare a interrogarci adesso, in questo momento, su che cosa si poteva fare meglio, ma a chiederci se abbiamo un progetto per il futuro. E dai banchi dell'opposizione, da diciassette Consiglieri regionali, questo progetto è stato in qualche modo messo a disposizione: un progetto chiaro che, come bene ha detto il collega che mi ha preceduto, può essere arricchito, può ricevere dei contributi; nessuno ha mai tutta la verità in sé, ma sicuramente c'è un progetto per il futuro della Valle d'Aosta ed è un progetto chiaro, è un progetto che stiamo presentando anche ai cittadini, non è chiuso nelle stanze del palazzo.

Quello che noi non vorremmo è che quella fase che si aprirà e che naturalmente coinvolgerà le forze politiche, diventi il famoso teatrino della politica, un'altra occasione per riprendersi altri venti o trenta giorni, per perdere tempo in riunioni che non portano a nulla. Qui le carte che noi abbiamo messo sul campo sono chiare, sono esplicite. Se qualcuno ha interesse - come sento dire, con molta responsabilità, che apprezzo, dai colleghi dell'Union Valdôtaine e della Stella Alpina, che in qualche modo differiscono un po' dalle dichiarazioni affrettate che abbiamo letto nelle Ansa, nei giornali, da parte di esponenti di movimento che hanno una posizione credo differente da quella espressa qui oggi - se queste sono prese di posizione convinte, bene: che lavorino presso i loro movimenti per far capire la serietà del progetto, che qui non ha soltanto diciassette consiglieri regionali, ma che ha anche alle spalle movimenti politici che supportano questo documento dei diciassette Consiglieri regionali. Questo è il punto di partenza che noi oggi mettiamo in campo: l'avremmo voluto già fare prima, ma qualcuno si è preso tutto il tempo necessario per valutare queste dimissioni che sono arrivate finalmente oggi. Da qui si parte per un ragionamento, per un percorso, sapendo che noi dal primo giorno siamo stati chiarissimi e con toni non esasperati, come quelli che leggo in questi giorni, abbiamo detto che o c'è una maggioranza politica in questo Consiglio regionale o altrimenti, lo sappiamo tutti, si va a elezioni. Ma questa cosa qui non va enfatizzata né in un senso né nell'altro: è la storia della democrazia, è la storia di questo Consiglio regionale, che qualcuno all'esterno ha cercato anche di travisare; sono stati ventilati scenari presidenziali, qualcuno ha annunciato anche la necessità di riforme in senso presidenziale dell'istituzione Consiglio regionale della Valle d'Aosta, non so quanto animati da vero spirito autonomista, perché quello che mi hanno insegnato gli autonomisti di sinistra, che mi hanno preceduto su questi banchi, è stato proprio questa peculiarità che aveva il nostro Consiglio regionale, questo ruolo particolare che volevamo mantenere per dimostrare che qui sedeva una comunità. I numeri parlano un po' contro di noi, nel confronto nazionale, ma questa è una comunità forte, 120 mila abitanti che si riconoscono in queste istituzioni, e il messaggio è sempre stato quello che questo Consiglio regionale era la guida della Valle d'Aosta, qui si sceglieva il Governo e il Presidente della Regione. Se altri hanno in mente altre strade, altri percorsi, o usano i linguaggi che sono stati usati da una certa parte politica a livello nazionale, beh noi abbiamo sempre espresso con chiarezza la distanza verso questa idea di elezioni dirette e di corse al presidenzialismo.

Da parte nostra riconfermiamo la totale disponibilità al confronto, a un confronto nel merito del nostro documento, sapendo che l'esigenza che noi abbiamo espresso è quella di un cambiamento forte: un cambiamento del metodo, innanzitutto, di gestire la cosa pubblica, del metodo di rapportarsi... Questa battaglia, tra l'altro - chi mi conosce lo sa - l'ho condotta non da oggi, non da dieci mesi, ma sono sei anni, anche con i colleghi dell'ALPE, che la conduco nelle Commissioni: un nuovo metodo di lavoro anche tra di noi, un maggior rispetto delle idee degli altri nelle Commissioni, a chiunque tocchi essere maggioranza o minoranza o opposizione; ascoltare di più, costruire insieme, i progetti. Questa cosa è venuta meno in questi anni, si è perso il ruolo del confronto, del dialogo vero e quindi noi abbiamo detto: basta, non si può andare avanti con questo metodo, bisogna cambiare metodo. E poi, il metodo è il presupposto per arrivare ai contenuti. Non possiamo, in un momento così delicato di crisi economica, continuare a difendere i nostri privilegi, continuare a difendere una casta di manager piazzati dalla politica, che peraltro in alcune situazioni hanno anche avuto dei risultati fallimentari. Il messaggio dev'essere chiaro: noi per primi diamo un segnale di cambiamento, di discontinuità e cambiamo anche fortemente questa casta dei manager, che naturalmente serve a sorreggere un potere che non è un potere che favorisce la partecipazione.

In un momento di crisi dev'essere chiaro il messaggio ai valdostani, che c'è questa assunzione di responsabilità da parte di un Governo eventuale regionale. Se non c'è questo? Se non c'è questo, è chiaro che la parola torna ai cittadini, non c'è altra via. Però anche qui dev'essere chiaro - credo che qualcuno l'abbia detto, con una forma che magari non mi appartiene, ma che sicuramente condivido nel contenuto -: nessuno pensi di trascinare all'infinito questa crisi politica per due mesi, arrivando come risultato alle elezioni come a un fallimento globale della politica e della nostra capacità di fare politica anche in quest'aula; anche in quest'aula, nessuno si sogni di compiere questo percorso, giocando a perdere tempo e sognando poi di spostare le elezioni più in là possibile, per giocare per mesi e mesi all'ordinaria amministrazione. Allora sì che i toni concilianti e dialoganti di oggi diventeranno i tono duri di un'opposizione senza tregua, perché allora queste parole di responsabilità, che ho sentito oggi da parte del collega Perron, da parte del collega Borrello, saranno l'ennesima melina che volete proporre ai valdostani giocando sulla loro pelle, sulla pelle di quelli che sono senza lavoro, sulla pelle di quelli che stanno chiudendo i loro negozi, le loro attività artigianali, le loro attività commerciali, su quelli che non sanno come portare avanti la loro impresa.

Io ho ascoltato bene quello che avete detto: avete detto delle parole di grande responsabilità. Allora, lo sappiamo che non è il momento di far fare alla politica le riunioni che producono altre tre riunioni, altre quattro riunioni, altre cinque riunioni e avanti così fino a perder tempo. La responsabilità vuol dire che c'è poco tempo a disposizione. Veniamo da dieci mesi terribili, senza leggi, con provvedimenti arrivati adesso nell'ultimo mese raffazzonati e buttati giù in fretta e furia: serve urgentemente un cambiamento di rotta e la massima chiarezza. Su questo noi diamo la totale disponibilità a discutere del documento che si chiama "progetto per un cambiamento forte della Valle d'Aosta" e noi quel cambiamento lo perseguiremo fino in fondo.

Président - Merci collègue Donzel. La parole au collègue La Torre.

La Torre (UV) - Grazie Presidente.

Il mio sarà un discorso breve, penso anche semplice e prende spunto dalla manifestazione che c'è in piazza, Les Mots, che tratta di quella che è l'importanza della parola, perché la parola ha dei contenuti, ha un senso, ha dei valori e il nostro lavoro all'interno di quest'aula come uomini politici si basa prevalentemente sull'uso della parola. Quello che io ho voluto fare e ho voluto dire, ma sostanzialmente ho voluto rivendicare, è il diritto all'uso della parola, e non è che l'ho fatto per me stesso, perché io per me stesso, come ho già detto e lo ripeto, non ho nulla da chiedere. L'ho fatto per la mia dignità, perché rivendicando il diritto della parola per me stesso l'ho rivendicato anche per gli altri, l'ho rivendicato per l'aula, l'ho rivendicato per i cittadini che a volte subiscono e stanno zitti, l'ho rivendicato per tante persone che forse in qualche modo oggi mi vedono come un idealista, ma d'altronde quando una persona ha una lunga carriera alle spalle si può permettere anche di diventare idealista. Ho visto troppa insofferenza nei confronti della parola, ho visto troppa banalizzazione in quest'aula rispetto alla parola, molte volte ho visto sprecare anche tante parole, ma il più delle volte le parole sono state incomprensibili anche rispetto all'attenzione che i cittadini ci davano. È mancato anche l'ascolto della parola e la parola muore in un'aula quando non è ascoltata.

Oggi io credo che l'uso delle mozioni che io ho fatto avesse semplicemente lo scopo di sollevare un coperchio su questo malessere. E credo che il risultato sia venuto, cioè quello di spezzare una catena che sembrava inspezzabile. Le mozioni non erano contro gli Assessori, non lo sono mai state: sono mozioni di carattere politico, non volevo colpire nessun Assessore e sono ben lieto che le mozioni in qualche modo abbiano perso il significato, grazie al gesto di responsabilità che è stato fatto. Riconosco agli Assessori il buonsenso di aver capito che la parola deve tornare ad avere il suo valore, come diceva il collega Donzel, deve tornare alle forze politiche, ci deve aprire il confronto, si deve tentare di trovare delle soluzioni. Questo lo si deve fare, evidentemente, in tempi brevi, lo si deve fare cercando veramente e onestamente di trovare quelle che possono essere delle intese per permettere a questa Regione di uscire da una situazione sempre più critica e drammatica e lo si deve fare per cercare di evitare le elezioni: di evitare le elezioni. E ha detto bene il collega Perron, perché non è che si può credere che se adesso le forze politiche, con i loro meccanismi democratici e corretti, iniziano a lavorare, i tempi devono essere quelli della solita politica! Ah, perché i tempi non possono essere quelli della solita politica, perché ormai la gente le ha viste queste cose! La gente le ha viste e le conosce! Poi ognuno si piglia le sue responsabilità sul serio, eh!

I tempi devono essere rapidissimi: se le soluzioni ci sono, bene; se i movimenti politici non riescono a chiudere, la responsabilità - come ha detto il collega Perron - torna all'aula; ogni Consigliere ha diritto di parola, ognuno ha il diritto ma anche il dovere di esprimersi e di prendere delle posizioni, se crede veramente a questa collettività. Dopodiché, se dovessero fallire tutte queste soluzioni, è giusto: allora bisogna tornare alle elezioni! Ma io credo che, se facciamo uso della parola come ci viene ispirato dalla manifestazione in piazza, che cita nel titolo - come dire? - significativo ed esemplificativo "la rinascita", la rinascita per definizione è un rinascere, è un ripartire, un rinascere dopo qualcosa che si conclude, potrebbe essere una morte, potrebbe essere una crisi: è una rinascita, una ripartenza. Quello che noi stiamo cercando di fare è regalare, dare a questa Regione una rinascita. Io vi dico: non sprechiamola, perché le occasioni vengono, vanno colte; non sprechiamole.

Président - Merci, il y a d'autres? A demandé la parole la collègue Morelli.

Morelli (ALPE) - Chers collègues, oggi prendiamo atto delle dimissioni degli otto Assessori della Giunta Rollandin con toni molto pacati, in un clima solenne, direi, quasi surreale per noi che, da sei anni a questa parte in questo Consiglio regionale, come ha già ricordato anche il collega Donzel, abbiamo cercato di portare allo scoperto i nervi, le criticità di un sistema che giudichiamo superato. È la fine di un ciclo, lo ha detto anche l'Assessore Fosson: lo abbiamo letto nei titoli dei giornali. Quello di oggi è un passaggio molto importante di una crisi che si è aperta ufficialmente il 26 marzo, circa un mese fa, e che stava rischiando di durare troppo a lungo, ma di una crisi che in realtà è il frutto di quel equilibrio fragile che citava il collega Perron, di quel equilibrio fragile che si è prodotto in seguito al risultato elettorale, ma non solo: anche in seguito alle dinamiche politiche interne alla maggioranza.

Il nostro gruppo è perfettamente cosciente della gravità del momento e dell'assoluta necessità di uscire da questa impasse in modo rapido con una proposta nuova, strutturata, solida e all'altezza delle attese dei cittadini valdostani che ci stanno guardando, che ci stanno osservando in questo periodo. Ognuno di noi è pronto a fare la sua parte, a dare il suo contributo con la determinazione e la serietà che, credo, ci ha sempre caratterizzati. Abbiamo contribuito in termini di idee, di contenuti a redigere il documento programmatico che per noi è il riferimento, è un punto fermo, è qualcosa di concreto. Credo che, per la prima volta, si sia assistito ad una fase politica che inizia su una base programmatica, non su balletti, non su trattative più o meno segrete, ma con qualcosa di concreto che viene offerto, sottoposto all'attenzione di tutto il Consiglio regionale. Noi abbiamo contribuito in termini di idee, di competenze a redigere questo documento de La Renaissance valdôtaine: non è casuale questa definizione, perché siamo profondamente convinti che è solo attraverso una ripartenza su basi nuove, diverse, una ripartenza che segni una discontinuità rispetto al passato, che si potrà ridare credibilità alla politica, ridare centralità al Consiglio regionale e riavvicinare la politica ai cittadini.

Per noi il solo interesse da perseguire deve essere quello dei cittadini, non l'interesse privato, neanche interesse partitico, al limite, ma l'interesse della comunità; il solo obiettivo da raggiungere deve essere amministrare questa Regione in modo giusto, in modo equo, in modo trasparente, solidale e lungimirante, perché di questo ha bisogno la Valle d'Aosta del 2014. Ha bisogno di una politica moderna, al passo con i tempi, di una politica che guardi oltre la scadenza elettorale prossima e ognuno dei trentacinque Consiglieri di questa Assemblea deve fare la sua parte. Deve fare la sua parte! Perché è giusto, deve impegnarsi, deve rendere, veramente in termini di resa quantificabile, in termini di partecipazione, di dibattito, di produzione di idee e di lavoro. Non ci possono essere i Consiglieri di serie A e Consiglieri di serie B, quelli che passano solo ogni tanto a ritirare la posta: tutti devono essere parte attiva, perché le ambizioni di ognuno di noi sono importanti, ma la nostra prima grande ambizione deve essere quella di essere al servizio della nostra comunità. Questo deve essere lo spirito con cui dobbiamo tutti affrontare questo momento con onestà intellettuale e io credo che gli interventi fatti fino a qui denotino questa onestà intellettuale, con franchezza, con lealtà e con il confronto.

Non perdiamo tempo, lo hanno detto tutti, perché il tempo è prezioso, ma facciamo anche attenzione a non affrettare troppo le decisioni. Facciamo attenzione a non lasciare delle zone d'ombra, delle questioni non risolte, non discusse, non affrontate perché poi quelle rischiano di incancrenirsi e di produrre poi situazioni che non si riesce più a controllare. Ecco: chiunque di noi si accinge a lavorare per dare soluzioni a questa crisi lo faccia con uno spirito nuovo, con la volontà di adottare metodi - lo hanno già ricordato anche i colleghi che mi hanno preceduto - metodi e criteri diversi. L'apertura del dialogo non deve prescindere, per noi, da un confronto sui contenuti, sui metodi, sui criteri.

Convengo, collega Perron: non ci sono né vincitori, né vinti. Credo che il clima di questa discussione lo esprima, ma ci sono sicuramente modi diversi di concepire la gestione della politica e sono modi profondamente diversi che, credo, siano venuti alla luce in questi nove mesi di legislatura così travagliati. E l'instabilità politica non è solo il frutto di una legge elettorale che si è dimostrata inadeguata, ma è anche il frutto di una gestione superata, di una gestione che non è aderente ai tempi; i tempi richiedono un modo diverso di gestire. Io credo che noi tutti, autonomisti, dobbiamo tendere ad una autonomia responsabile - lo abbiamo citato più volte nel nostro documento de La Renaissance - ad una autonomia responsabile nei confronti dell'esterno, ma anche - anche! - al nostro interno. Autonomia responsabile presuppone che ci sia trasparenza, che ci sia chiarezza, che ci sia coinvolgimento e partecipazione di tutti. Quindi in questo senso noi, il gruppo di ALPE, si impegna fino in fondo per fare sì che questa crisi non duri più del dovuto e che la Valle d'Aosta possa veramente rinascere su basi nuove, su basi migliori: lo diciamo con umiltà, ma con grande convinzione.

Président - Merci. Il y a d'autres? La parole au collègue Bertschy.

Bertschy (UVP) - Merci Madame la Présidente.

Intanto, pur nel rispetto della crisi politica, credo che si tratti oggi anche di farci vedere molto coraggiosi e determinati nell'affrontarla, perché le crisi politiche non hanno una natura personale, hanno una natura appunto politica e la politica è la rappresentanza dei cittadini. Di fronte ai nostri cittadini, al di là dei ruoli che oggi ognuno di noi rappresenta, bisogna comunque essere forti e avere una visione del futuro, altrimenti celebriamo semplicemente la chiusura di un progetto, senza la determinazione di affrontare una fase che evidentemente è una fase nuova, anche forse storica nella nostra Regione.

L'UVP e il gruppo che rappresento, questa determinazione la incarna da inizio legislatura, l'ha portata credo in quest'aula con un po' di esperienza, con delle persone neoelette, con la volontà di fare gruppo e con la volontà di fare gruppo insieme agli altri. Con questa determinazione abbiamo affrontato, forse a volte andando sopra le righe, come credo sia nomale in una fase di dialettica politica accesa su certi argomenti, ma cercando sempre di confinare i propri interventi con educazione e soprattutto con competenza. Questa caratteristica e questa nuova volontà anche di fare politica, in questi dieci mesi, credo abbia aiutato chi fa opposizione da un po' di anni anche ad aumentare il proprio peso specifico negli argomenti trattati, ha rafforzato certe battaglie di chi oggi è entrato come noi in Consiglio regionale e forse ha aiutato la maggioranza ad affrontare in maniera diversa, a confrontarsi in maniera diversa su tanti temi. Quindi, ognuno di noi ha dato qualche cosa a questa fase che ha portato alla conclusione di un ciclo, in un periodo relativamente breve: la legislatura è iniziata da dieci mesi.

Quel dialogo e confronto, collega Perron - che oggi si è ripreso o no il ruolo di Capogruppo, non lo so - però lei ha enunciato bene: dialogo, confronto. Sarebbe stato bello sentirli ed interpretarli dall'inizio legislatura, perché se è vero che sono gli elementi indispensabili per lavorare bene e sarebbero stati gli elementi indispensabili per lavorare bene fino ad ora, lo saranno di sicuro in futuro, perché la lezione di questi dieci mesi è questa: non si può lavorare semplicemente con quella parte di Consiglio che ti sostiene, escludendo invece l'altra parte che probabilmente pensa diversamente su tanti argomenti. Una lezione per voi, un indirizzo per noi, perché siamo convinti che sulla base di quel documento si troveranno degli elementi per proporre un progetto politico e lo si troverà nel breve tempo, perché noi non abbiamo assolutamente voglia di aggiungere giorni ai ventotto giorni che vi siete presi dalla valutazione della risoluzione sulla richiesta di dimissioni.

Quello che avete fatto oggi (ieri) è un gesto di responsabilità guidato. Guidato forse anche dalla determinazione con la quale ieri abbiamo sentito nella Conferenza dei Capigruppo la volontà di portare in aula comunque la richiesta di dimissioni e su questo credo possiamo sottolineare anche la presa di posizione del Presidente e dell'Ufficio di Presidenza; quindi, un percorso un po' guidato. Poteva essere fatto il 27 marzo, perché stiamo nella stessa condizione: la Giunta si sarebbe dimessa, avrebbe lavorato in prorogatio, avremmo guadagnato ventotto giorni. Avete scelto un altro percorso: l'importante che questo percorso oggi non venga addebitato a chi quell'atto l'ha proposto il 26 marzo e dal 26 marzo vi chiede di aprire una crisi politica, che sarà quella che poi nei prossimi giorni discuteremo. Poi alla gente, ai media, ad alcuni piace raccontare le cose come al potente di turno piace sentirle; a noi piace dirle qua in aula in modo che tutti le possano ascoltare dalla platea e da dove ci ascoltano: questa è la situazione.

Confronto e dialogo sono indispensabili. Mi è piaciuto e lo sottolineo l'intervento del collega Ego Perron, ma in particolare del collega La Torre che ha rivendicato quello che altri invece gli vogliono togliere: la capacità di aver creato questo momento di rottura tra i diciotto e i diciassette. Il muro contro muro non ha portato altro che a un continuo scontro. E lo scontro, a volte, forse, lo abbiamo sollecitato noi, ma tante volte non è stato guidato da chi aveva la possibilità di organizzare i lavori per non portare a questo scontro! È chi guida una maggioranza che può evitare di portare ogni argomento e ogni tema alla situazione di scontro. Noi più che proporre 60 mozioni e più, più che proporre un lavoro quotidiano nelle Commissioni e nella nostra attività in ufficio, cosa dovevamo fare? Cosa dovevamo fare? Abbiamo fatto vedere che potevamo produrre 150 interrogazioni, interpellanze ogni Consiglio: l'abbiamo fatto una volta per farvi vedere la potenzialità che c'era; non lo abbiamo più fatto. Quindi a noi non potete dire che si è creato un clima di ostruzione assoluto: si è cercato sempre un clima di dialogo! Certo che dialogo non vuol dire venire qua a darci una pacca sulle spalle e tutto va bene! Il dialogo vuol dire, magari su qualche dossier tornare indietro, riaffrontare l'argomento e se avete ragione cambiare anche il percorso. Quello è un dialogo e un confronto politico, se no: sì, è ascoltarsi un pochettino, tanto per dire che vi abbiamo dato anche a voi l'ultima parola, ma tanto andiamo avanti come pensiamo.

Su queste basi affrontiamo la crisi, ma nei tempi che sono stati detti dagli altri gruppi, dai gruppi di opposizione: noi non abbiamo assolutamente voglia di perdere del tempo. Quel documento è molto chiaro. Quel documento ci permetterà anche di dire in fretta se qualcuno ha voglia di condividere un percorso nuovo, se no è inutile fare finta di affrontare le riunioni come è già stato detto. Lo dico perché ho un po' l'impressione che qui la stabilità passi per un Governo ancora con l'Union Valdôtaine: può darsi di si, può darsi di no! La Valle d'Aosta si può amministrare con l'Union Valdôtaine, senza l'Union Valdôtaine, perché di autonomisti in questa sala ce ne sono anche altri. Ho un po' l'impressione che già le dichiarazioni di ieri siano state un po'... sì, un po' l'impressione che questi dieci mesi non siamo di nuovo serviti a niente. Ci siamo anche noi, portate pazienza! Nous parlons français, prezen anche un poca de patué... Ci siamo anche noi, ci sono degli altri autonomisti in questa sala! Ma come si fa a dire: ci siamo noi e se si fa un rimpasto si può andare avanti, se no si torna alle elezioni. Forse non avete capito che se si aggiunge qualcosa al documento dei diciassette, chi oggi già non è più maggioranza diventa opposizione. Se questo è il sistema, il sistema di affrontare la crisi, di venire al tavolo di discussione, non facciamole neanche le discussioni! Non facciamole neanche le discussioni! Quella è la storia: sarà scritta nei libri che leggeranno i nostri figli, ma è finta quella storia lì. Oggi ci sono altri autonomisti che a pieno titolo possono dire e hanno voglia di difendere la Valle d'Aosta come quelli che oggi rappresentano il vecchio leone.

Su questo noi vogliamo veramente essere chiari, se c'è voglia, c'è la possibilità di discutere con la pregiudiziale che abbiamo detto: si deve rompere con il passato. Ognuno di noi ha dovuto abbandonare il suo passato, ha dato la sua disponibilità per dei progetti diversi; la Valle d'Aosta la si può difendere - e lo ripeto per l'ultima volta, così non divento noioso - anche semplicemente nel ruolo di consigliere; si può aiutare, una volta per tutti, con la propria esperienza anche gli altri a crescere. Se questo è l'atteggiamento possiamo uscire da quel tunnel che ci siamo creati. Sembra quasi che la Valle d'Aosta non la si può difendere se non si hanno tanti voti alle spalle, se non si ha un certo simbolo alle spalle, se non si ha una certa storia alle spalle. Forse se impariamo a difenderla tutti insieme finalmente valorizziamo quello che tanti valdostani hanno nell'animo, quello che tanti valdostani oggi si portano come bagaglio della propria storia politica e non solo e che hanno voglia ancora di dare alla Valle d'Aosta: lasciamoli esprimere.

Noi siamo pronti ad accogliere, con l'umiltà che spero sapremo ancora avere, della quale abbiamo dato prova e probabilmente della quale daremo ancora prova, perché tanti stanno già anche raccontando il futuro di questo progetto. Probabilmente quando si sveleranno un po' di più le carte e i tavoli politici saranno meno arroganti, forse alcune cose si capiranno. Qui l'UVP non è nata per mettere altre bandierine: l'UVP è nata per provare, insieme agli altri, a dare un futuro e dare dell'entusiasmo a tutti quelli che vorranno aderire alla vera difesa dei valori della Valle d'Aosta e alla vera voglia di dare un futuro ai valdostani.