Oggetto del Consiglio n. 341 del 19 luglio 1978 - Verbale

OGGETTO N. 341/78 - ELEZIONE DEL CONSIGLIERE DOLCHI GIULIO A PRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE.

Il Presidente provvisorio, FILLIÉTROZ, comunica che, a' sensi dell'articolo 19 dello Statuto speciale della Regione Autonoma della Valle d'Aosta e dell'articolo 7 del Regolamento interno, il Consiglio deve procedere alla elezione del suo Presidente, scegliendolo tra i suoi componenti.

Le Conseiller ANDRIONE souligne le fait que l'accord de fin de législature, signé en septembre 1977, a joué, à son avis, un rôle très important dans la vie politique valdôtaine parce qu'il a porté à une confrontation entre les forces politiques afin de donner une solution aux problèmes concrets qui, tour à tour, se posaient.

Il pense donc qu'il serait souhaitable de poursuivre la collaboration entre les forces politiques qui avaient adhéré à l'accord de septembre 1977 en élargissant cet accord au Parti Républicain et au Parti Social-Démocrate.

Il précise que l'Union Valdôtaine cherchera de parvenir à un accord le plus large possible sur les thèses régionalistes, de façon que dans le Conseil puisse être présente la voix de l'originalité et de la spécificité de la Vallée d'Aoste.

Il propose que le Conseil, après l'élection du Président de l'Assemblée et du Bureau de Présidence, lui confie un mandat pour explorer les possibilités de parvenir à l'accord politique dont il a été question.

Il affirme qu'à son avis cet accord répondrait de la façon la plus correcte aux résultats des élections vu qu'une très large majorité s'est dégagée en faveur des forces qui ont participé à l'accord de fin de législature.

Il affirme en outre que l'accord qu'il a proposé comporterait aussi d'autres avantages: il apporterait une large stabilité politique en permettant ainsi de programmer ensemble le futur de la Vallée d'Aoste.

Il Consigliere MAFRICA definisce la proposta che era stata avanzata dall'Union Valdôtaine nel corso delle trattative per la formazione di una maggioranza e che è stata illustrata, nelle sue linee generali, dal Consigliere Andrione, equa, lungimirante e costruttiva.

Precisa di ritenerla una proposta equa perché, prevedendo la partecipazione nell'Esecutivo delle tre maggiori forze, l'Union Valdôtaine, la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista Italiano, tiene conto dei risultati elettorali. Sostiene che è una proposta lungimirante perché con essa l'Union Valdôtaine cerca di superare le contrapposizioni che nel passato hanno, a suo giudizio, impedito di risolvere i gravi problemi della Valle d'Aosta.

Spiega che la proposta dell'Union Valdôtaine è anche costruttiva perché essa, partendo dall'analisi dell'intesa programmatica della passata legislatura, compie un ulteriore passo avanti prevedendo la partecipazione diretta dei Comunisti nell'Esecutivo, la qual cosa costituisce un riconoscimento della serietà del Partito Comunista Italiano.

Afferma che il Partito Comunista ritiene la proposta dell'Union Valdôtaine collimante con la sua linea politica che persegue la ricerca di una collaborazione unitaria con tutte le altre forze democratiche sulla base di programmi precisi e avanzati.

Fa però presente che il Gruppo comunista condiziona la sua partecipazione ad una maggioranza all'assunzione di incarichi nella Giunta, per evitare quanto si è verificato in passato quando il Partito Comunista Italiano, pur facendo parte della maggioranza, non poteva esprimere compiutamente la sua volontà di cambiamento, essendo estraneo all'Esecutivo.

Fa presente che il Partito Comunista è pronto a confrontarsi con tutti gli altri partiti e movimenti per definire il programma e giungere rapidamente alla formazione della Giunta, in quanto anche il tempo è un elemento da tenere in considerazione.

Dichiara che il Partito Comunista Italiano non condivide la tesi contenuta in un documento recentemente reso pubblico dalla Democrazia Cristiana valdostana, nel quale si nega la possibilità di un impegno diretto dei rappresentanti del Partito Comunista nella Giunta, mentre si afferma la disponibilità ad un accordo che comprende anche il Partito Comunista, purché esso conservi un ruolo subalterno.

Sostiene che anche l'argomento addotto dalla Democrazia Cristiana per respingere questa nuova ipotesi d'accordo, e cioè il fatto che la Direzione del Partito opporrebbe un veto, non è valida, perché in Valle d'Aosta tutte le forze politiche dovrebbero dimostrare coi fatti il proprio spirito autonomista e l'autonomismo consiste anche nell'essere in grado di prendere decisioni autonome.

Dichiara la piena disponibilità del Partito Comunista ad una collaborazione con la Democrazia Cristiana, superando le polemiche della campagna elettorale, pur ritenendo che tale forza non possieda una particolare volontà di risolvere i problemi.

Manifesta altresì la disponibilità del Gruppo Comunista a conferire al Consigliere Andrione un mandato esplorativo, auspicando però che le consultazioni si svolgano nel più breve tempo possibile, di modo che le risultanze possano essere illustrate in Consiglio al più presto permettendo di chiarire le posizioni dei vari gruppi con la formazione di una maggioranza e dell'Esecutivo.

Fa presente che, qualora continui a sussistere la preclusione della Democrazia Cristiana nei confronti del Partito Comunista Italiano, esiste la possibilità di formare una maggioranza nella quale la Democrazia Cristiana fornisca il solo appoggio esterno, oppure si collochi all'opposizione.

Per quel che riguarda la nomina del Presidente del Consiglio la posizione del Gruppo Comunista è di operare la scelta di un candidato il più possibile unitario. Dichiara che, se il quadro politico fosse già definito, il Partito Comunista Italiano sarebbe disposto a votare un esponente qualificato che accettasse la proposta unitaria, della quale il Partito Comunista si fa portavoce, anche appartenente alla minoranza.

Sostiene che il Gruppo Comunista ritiene di avere nelle proprie fila degli esponenti in possesso di caratteristiche tali da raccogliere un consenso elevato da parte delle altre forze politiche, ma resta in attesa delle indicazioni che forniranno gli altri Gruppi.

Il Consigliere RICCARAND, a nome di Democrazia Proletaria-Nuova Sinistra, in base alle decisioni prese dalla Commissione politica del partito che egli rappresenta, propone come Presidente del Consiglio un esponente del Partito Comunista.

Precisa che questa designazione non significa che le differenze esistenti tra il Partito Comunista e le forze che si identificano nella Nuova Sinistra siano state appianate, perché fra tali forze permangono profonde differenze causate dalla politica riformista condotta dal Partito Comunista e dall'atteggiamento, a suo dire, stalinista che il Partito Comunista Italiano ha assunto nei confronti delle forze dell'Ultra Sinistra.

A dimostrazione di questo atteggiamento, egli cita i processi intentati a Bologna contro esponenti del Movimento Studentesco e il comportamento tenuto nell'odierna adunanza del Consiglio dal Consigliere Bajocco, il quale, rifiutando di lasciare occupare lo scranno posto all'estrema sinistra al Consigliere di Democrazia Proletaria-Nuova Sinistra, dimostra di non voler ammettere la realtà dell'esistenza di forze la cui posizione politica è più a sinistra di quella del Partito Comunista Italiano.

Sostiene che, per giungere alla formazione della Giunta, occorre preliminarmente predisporre un programma e stabilire la formula di governo. Quanto al programma afferma che quello presentato dall'Union Valdôtaine è, a suo avviso, estremamente carente, generico e predisposto in modo da essere accettato da tutti ed in particolare dalla Democrazia Cristiana e dal Partito Comunista Italiano, partner che l'Union Valdôtaine ha designato.

Evidenzia quindi tali carenze in tre punti: l'industria, la casa, la politica linguistica.

Ritiene che nel programma dell'Union Valdôtaine non esiste una politica di difesa dei livelli occupazionali o di creazione di nuovi posti di lavoro per i giovani, mentre d'altra parte si registra l'accettazione della logica della ristrutturazione e dello smembramento della Cogne, puntando invece sulle piccole aziende, assolutamente inadeguate, a suo avviso, a risolvere i problemi della disoccupazione in Valle.

Il problema della casa non viene affrontato, anche se esso non può dirsi risolto esistendo ancora, a fronte del proliferare delle residenze secondarie, persone che vivono in tuguri o in case fatiscenti.

Quanto al problema della lingua fa rilevare come il franco-provenzale, che è la lingua della maggioranza dei valdostani, non sia tutelata e che l'Union Valdôtaine si preoccupi unicamente di salvaguardare il francese.

Precisa che egli ha voluto far rilevare le carenze del programma dell'Union Valdôtaine a titolo esemplificativo, ma che carenze si registrano anche nei programmi di altre forze politiche, non escluse, Democrazia Proletaria-Nuova sinistra.

Sostiene che è necessario giungere alla formazione di una Giunta che operi un lavoro serio, che studi ed elabori un programma in grado di incidere e di modificare la realtà della collettività valdostana.

Ritiene che tale lavoro non possa essere svolto da una Giunta o da una maggioranza di cui faccia parte la Democrazia Cristiana che, a suo avviso, non può svolgere un ruolo positivo in Valle d'Aosta perché espressione di tendenze conservatrici.

Il Consigliere RAMERA ribatte all'affermazione finale del Consigliere Riccarand sostenendo che la Democrazia Cristiana ha ottenuto la fiducia da parte di quasi sedicimila cittadini valdostani e che non è possibile emarginarla senza emarginare nel contempo questa massa di elettori che fanno della Democrazia Cristiana un partito autenticamente popolare.

Dichiara di ritenere che, per quanto riguarda la formazione di una maggioranza, i giochi non siano ancora fatti, contrariamente a ciò che l'intervento del Consigliere Mafrica farebbe supporre.

Afferma che il Consigliere Andrione non ha affatto postulato, come vorrebbe fargli dire il Consigliere Mafrica, un tripartito Union Valdôtaine-Democrazia Cristiana-Partito Comunista Italiano, ma si è limitato ad auspicare un allargamento dell'intesa programmatica, cosa sulla cui opportunità anche la Democrazia Cristiana concorda.

Afferma che l'atteggiamento della Democrazia Cristiana nei confronti del Partito Comunista Italiano non è di preclusione, ma di prosecuzione della politica del confronto.

Dato che, secondo le dichiarazioni del Consigliere Andrione, le trattative sono ancora aperte, chiede che le votazioni per l'elezione del Presidente del Consiglio e degli altri membri dell'Ufficio di Presidenza siano rinviate a quando si sia formata una maggioranza solida e definitiva.

Il Consigliere NEBBIA afferma che la sua valutazione dell'accordo programmatico non è del tutto positiva.

Ammette che l'intesa ha permesso un riavvicinamento tra le forze politiche ad essa aderenti, la qual cosa è senz'altro positiva, ma, dal punto di vista amministrativo, ritiene che esso si sia dimostrato inefficace.

Fa presente inoltre che l'accordo programmatico di fine legislatura era stato sottoscritto in condizioni di emergenza in quanto si trattava di riuscire a concludere la passata legislatura con l'approvazione di un certo numero di provvedimenti qualificanti; ora tali condizioni di emergenza non esistono più, dato che si è all'inizio di una nuova legislatura.

Ritiene che, per questa somma di fattori, non sussistano le condizioni per riproporre un accordo ampio che veda tutte le forze in Giunta o in maggioranza, anche perché forze così disparate difficilmente riuscirebbero ad applicare integralmente il programma concordato a causa delle spinte contrastanti al proprio interno, la qual cosa è confermata dall'esperienza del Comune di Aosta.

Ritiene necessario formare una Giunta omogenea in cui i ruoli della maggioranza e dell'opposizione permangano ben distinti, con la maggioranza che non sia costretta a subire i ricatti del 18° Consigliere e l'opposizione messa in grado di svolgere la sua funzione di critica e di stimolo.

Sostiene che nell'attuale Consiglio esistono le condizioni per la formazione di una Giunta omogenea e auspica che si giunga alla formazione di una Giunta di Sinistra comprendente anche il Partito Comunista perché, a suo parere, anch'esso deve assumersi, in prima persona, le proprie responsabilità.

Si dichiara disposto a concedere al Consigliere Andrione un mandato esplorativo precisando però che il Partito Socialista considera tale mandato limitato alla possibilità di giungere alla formazione di una maggioranza di Sinistra.

Conclude precisando che, se non si potesse addivenire ad una maggioranza di Sinistra, il Partito Socialista non appoggerebbe nessun'altra soluzione.

Il Consigliere DUJANY afferma che il Movimento dei Democratici Popolari, nel corso delle trattative per la formazione della Giunta, ha perseguito il raggiungimento di un accordo fra i tre movimenti regionalisti ed autonomisti.

Fa presente che l'Union Valdôtaine ha opposto un secco rifiuto ad ogni forma di collaborazione con i Democratici Popolari e questo non per contrasti circa l'organigramma, come sostenuto ad arte da qualcuno, ma per una netta preclusione che l'Union Valdôtaine ha posto sin dall'inizio ad ogni forma di collaborazione con i Democratici Popolari.

Annuncia che i Democratici Popolari, che, data l'attuale situazione politica, sono costretti all'opposizione, svolgeranno tale loro funzione, estremamente necessaria per il funzionamento di ogni organo parlamentare, in modo dignitoso, serio, senza animosità, nel rispetto degli avversari ed esigendo un reciproco rispetto, certi di svolgere il loro compito al servizio della Regione.

Dichiara di non considerare il rifiuto opposto ai Democratici Popolari un'offesa personale, ma si rammarica per il fatto che, ancora una volta, l'ideale di Union des Valdôtains, così sentito dalla popolazione valdostana non si sia potuto realizzare.

Il Consigliere MINUZZO manifesta innanzitutto la sua soddisfazione che il Partito Socialista Democratico Italiano abbia riacquistato il suo seggio al Consiglio regionale.

Annuncia che il Partito Socialista Democratico Italiano si opporrà a qualsiasi soluzione che possa favorire il compromesso storico che d'altra parte, allo stato attuale delle cose, non è realizzabile per l'opposizione della Democrazia Cristiana ad un ingresso in Giunta del Partito Comunista Italiano.

Esprime quindi un giudizio critico sull'accordo programmatico che, a suo dire, Union Valdôtaine e Democrazia Cristiana hanno dovuto accettare per non subire i condizionamenti del 18° Consigliere, mentre esso è stato accettato dal Partito Comunista Italiano in funzione di un suo progressivo inserimento nell'area di potere.

Concorda con la proposta formulata dal Consigliere Andrione di designare un Presidente della Giunta con mandato esplorativo, ma sottolinea la necessità di giungere al più presto ad una conclusione positiva per dare del Consiglio regionale della Valle d'Aosta un'immagine di maturità soprattutto in un momento in cui la gente comune è ancora sconcertata per le numerose votazioni tenutesi in Parlamento per l'elezione del Presidente della Repubblica.

Il Consigliere DE GRANDIS esordisce manifestando la propria soddisfazione per il fatto che per la prima volta il Partito Repubblicano sia riuscito ad ottenere un seggio nel Consiglio regionale della Valle d'Aosta.

Afferma che il Partito Repubblicano Italiano si impegna a dare il proprio contributo in maniera seria e rigorosa ed a lavorare con umiltà al servizio dei cittadini, cosciente del fatto che chi riceve un incarico politico non deve estraniarsi dalla realtà quotidiana propria di ogni cittadino.

Annuncia di accettare la proposta del Consigliere Andrione per il conferimento di un mandato esplorativo, ma sottolinea la necessità di giungere al più presto ad una soluzione positiva.

Fa presente che il Partito Radicale Italiano non pone pregiudiziali di alcun genere nei confronti di nessun partito o movimento, purché organizzato, ed esprime la propria disponibilità a collaborare con qualsiasi forza non ponendo nessun limite, se non quello del programma.

In conclusione sostiene che l'importante è arrivare alla formazione di una maggioranza che abbia una forza sufficiente ad evitare ricatti e a temperare le esigenze di ciascuna forza politica sotto l'aspetto programmatico.

Il Consigliere PEDRINI contesta l'affermazione secondo la quale, prima dell'accordo programmatico, la Giunta Andrione sarebbe stata sottoposta ai "ricatti" del diciottesimo Consigliere membro della maggioranza.

Annuncia di non condividere l'impostazione seguita dal Consigliere Andrione allo scopo di giungere alla formazione di una maggioranza e sostiene che la procedura, mai seguita in precedenza, di nominare un Presidente con mandato esplorativo non fa che rafforzare l'impressione che la maggioranza sia già formata.

Afferma che il Gruppo consiliare degli Indipendenti è contrario ad un'apertura al Partito Comunista e ciò non per una preclusione aprioristica ma perché l'ideologia dalla quale il Partito Comunista trae ispirazione ha come conseguenza, sul piano pratico, la negazione della libertà, come dimostra l'esperienza dei Paesi nei quali il Partito Comunista è al potere.

Critica i partiti laici che sembrano invece disposti ad una tale apertura; critica altresì il Partito Socialista sostenendo che esso in Valle d'Aosta compie scelte contrapposte rispetto alle recenti prese di posizione del Segretario nazionale Craxi.

A suo avviso, le recenti elezioni regionali hanno dato un indirizzo chiaro e sostiene di non capire perché l'Union Valdôtaine, che da queste elezioni è uscita vittoriosa, voglia cambiare impostazione.

Il Consigliere NEBBIA fa presente che egli aveva parlato di ricatti del 18° Consigliere volendo richiamarsi al fatto che una maggioranza di soli 18 Consiglieri specie in un Consiglio quale l'attuale in cui numerosi partiti hanno un solo rappresentante, e vi sono dei rappresentanti di liste personalistiche, può essere condizionata da un solo Consigliere regionale in misura superiore all'effettiva consistenza politica della forza rappresentata dal Consigliere in questione.

Sostiene che la posizione del Partito Socialista Italiano in Valle d'Aosta è in linea con posizioni recentemente assunte dal Segretario nazionale, perché il Partito Socialista in Valle d'Aosta, pur facendosi promotore di un'alleanza organica di Sinistra, ritenendola più valida e omogenea di una maggioranza assembleare, non rinuncia per questo ad una posizione autonoma nei confronti delle altre forze della Sinistra.

Il Consigliere PEDRINI replica criticando duramente il comportamento del Partito Socialista che, a suo giudizio, dopo avere affossato lo Stato italiano con il Centro-Sinistra, cerca ora di ripetersi con una nuova alleanza con il Partito Comunista.

Il Consigliere BORBEY sostiene che le indicazioni fornite dalle elezioni regionali sono state chiare: il popolo valdostano ha premiato l'Union Valdôtaine e la sua scelta politica di operare un'alleanza con la Democrazia Cristiana.

Polemizza con il Consigliere Riccarand affermando che i 15.800 elettori che hanno votato per la Democrazia Cristiana non appartengono alla classe padronale, ma, come dimostrano i dati dei vari Comuni provengono dal ceto contadino, dagli artigiani e dai commercianti.

Afferma che, a suo avviso, sarebbe più opportuno rinviare l'elezione del Presidente, dei tre Vice Presidenti e del Consigliere Segretario del Consiglio a quando maggioranza e minoranza consiliare saranno ben definite per evitare che gli eletti debbano successivamente rassegnare le dimissioni in conseguenza di un cambiamento di maggioranza.

Fa presente che il Gruppo consiliare democristiano potrebbe essere favorevole a concedere un mandato esplorativo al Consigliere Andrione, a condizione che egli chiarisca che l'asse portante della futura maggioranza sia costituito, oltre che dall'Union Valdôtaine, dalla Democrazia Cristiana.

Il Consigliere RAMERA sostiene che è compito del partito di maggioranza relativa condurre le trattative per la formazione di una maggioranza ed assumersi le responsabilità che tale ruolo comporta.

Dichiara che il Gruppo consiliare democristiano, in tale prospettiva, potrebbe anche votare a favore della concessione di un mandato esplorativo al Consigliere Andrione, pur non condividendo del tutto la necessità di adoperare tale strumento a causa della sua provvisorietà, anche in considerazione del fatto che il Presidente della Giunta può essere revocato mediante una mozione di sfiducia.

Si dimostra molto più perplesso circa l'opportunità di procedere immediatamente alla votazione per l'elezione del Presidente del Consiglio e degli altri componenti dell'Ufficio di Presidenza, sostenendo che non esiste alcuna norma che preveda la possibilità di revoca del Presidente dell'Assemblea da parte del Consiglio.

Annuncia che egli non intende formalizzare la sua proposta di rinvio, ma si limita a consigliarne l'opportunità, lasciando comunque che ogni decisione in merito venga presa dal partito di maggioranza relativa.

Il Consigliere ANDRIONE nega sia stato raggiunto un qualche accordo sotterraneo.

Afferma che la sua proposta nasce dalla necessità di chiarire preliminarmente il quadro politico per giungere in seguito all'elaborazione del programma e alla formazione dell'Esecutivo.

Il Consigliere MAFRICA, ribattendo alle affermazioni del Consigliere Ramera, asserisce che la proposta di un'alleanza organica tra Partito Comunista Italiano, Union Valdôtaine e Democrazia Cristiana è venuta dall'Union Valdôtaine e non è stata una sua invenzione.

Smentisce inoltre l'affermazione secondo la quale i risultati elettorali avrebbero premiato un asse Union Valdôtaine-Democrazia Cristiana, sostenendo che la stessa argomentazione potrebbe essere svolta dal Partito Comunista che non è stato ridimensionato, ma ha confermato i propri seggi.

Riafferma la disponibilità del Partito Comunista Italiano a collaborare con le altre forze politiche per tentare di risolvere i gravi problemi della Valle d'Aosta, sostenendo però che l'intesa programmatica non è più riproponibile nella precedente formula, condizionando la possibilità di una collaborazione alla presenza di esponenti del Partito Comunista nell'Esecutivo.

Propone per la carica di Presidente del Consiglio il Consigliere Dolchi e assicura che il Partito Comunista si impegna a mettere a disposizione del Consiglio il mandato che il Consigliere Dolchi, eventualmente, riceverà non appena si raggiunga un accordo diverso tra le forze politiche, ma fa presente che il Gruppo consiliare comunista non è disposto ad accettare proposte di rinvio.

Dichiara che il Gruppo consiliare comunista è disponibile a concedere al Consigliere Andrione un mandato esplorativo, ma chiede che si fissi sin d'ora la data della prossima adunanza del Consiglio, nel corso della quale il Presidente incaricato dovrebbe riferire i risultati dei colloqui avuti.

Il Consigliere BORBEY afferma che è vero che nel corso delle trattative fra le forze politiche la proposta di giungere ad una maggioranza che comprendesse Union Valdôtaine, Partito Comunista Italiano e Democrazia Cristiana era venuta, oltre che dal Partito Comunista, anche dall'Union Valdôtaine, ma ricorda che sin dal primo momento in cui tale ipotesi venne prospettata la Democrazia Cristiana aveva opposto un netto rifiuto.

Conclude invitando l'Union Valdôtaine a meditare sulle conseguenze negative cui andrebbe incontro alleandosi con il Partito Comunista.

Il Consigliere RAMERA, prendendo la parola per dichiarazioni di voto, annuncia l'astensione del Gruppo consiliare democristiano dalla votazione per l'elezione del Presidente del Consiglio per i motivi illustrati nel corso della discussione generale, non ritenendo sufficienti le assicurazioni fornite dal Consigliere Mafrica.

Il Consigliere DUJANY dichiara che il Gruppo consiliare dei Democratici Popolari voterà scheda bianca, essendo, a suo avviso, emersa, nel corso della discussione generale, una netta preclusione nei confronti dei Democratici Popolari.

Il Presidente provvisorio, FILLIÉTROZ, invita quindi il Consiglio a procedere alla elezione del suo Presidente mediante votazione a schede segrete.

Procedutosi alla votazione, a schede segrete, ed allo spoglio dei voti, con l'assistenza degli scrutatori Consiglieri Faval, Fosson e Péaquin, il Presidente provvisorio accerta e comunica i seguenti risultati della votazione:

- Consiglieri presenti: trentaquattro;

- Consiglieri votanti: ventisei;

- Astenutisi dalla votazione i Consiglieri Borbey, Chabod, Fosson, Lanièce, Manganone, Mappelli, Pedrini e Ramera;

- Consigliere Dolchi Giulio - voti riportati: ventuno;

- Schede bianche: cinque.

Il Presidente provvisorio, FILLIÉTROZ, in base all'esito della votazione, proclama eletto a Presidente del Consiglio regionale della Valle d'Aosta il Consigliere DOLCHI Giulio con voti favorevoli ventuno su ventisei Consiglieri votanti.

Il Consiglio prende atto.

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Si dà atto che il Presidente provvisorio, FILLIÉTROZ, dopo aver invitato il Presidente neo-eletto, DOLCHI, ad assumere la Presidenza del Consiglio e dell'adunanza, prende posto fra i Consiglieri e che il Presidente neo-eletto, DOLCHI, assume la presidenza del Consiglio e dell'adunanza.

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Letto, approvato e sottoscritto.

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

(Giuseppe Filliétroz)

IL CONSIGLIERE SEGRETARIO DEL CONSIGLIO

(Franco Carral)

IL SEGRETARIO ROGANTE

(Costantino Pramotton)

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