Oggetto del Consiglio n. 1219 del 26 maggio 2010 - Resoconto
OGGETTO N. 1219/XIII - Discussione generale congiunta: "Relazione sulle attività di rilievo europeo e internazionale svolte dalla Regione nell'anno 2009" e "Documento pluriennale di indirizzo sulle attività di rilievo internazionale ed europeo della Regione".
Presidente - Voglio ricordare che c'è una disposizione per la quale nei giorni di Consiglio normalmente non si convocano le commissioni, tanto più se le commissioni interferiscono con i lavori del Consiglio, quindi vi prego di evitare convocazioni di commissioni nelle giornate di Consiglio.
Adesso dobbiamo discutere dei punti 24, 24.1 e 25. Se siete d'accordo, apro la discussione sul punto 24, in maniera da fare una discussione di carattere generale; dopodiché ci sarà una presa d'atto per quanto riguarda il punto 24, mentre sul punto 24.1 e sul punto 25 ci saranno delle votazioni. Siete d'accordo di procedere in questo modo?
La parole au Président de la Région, Rollandin.
Rollandin (UV) - Grazie, Presidente.
Credo che l'argomento che caratterizza da sempre la sessione straordinaria, come voluta in base alla legge n. 8/2006, sia un momento qualificante della nostra Assemblea. È un momento in cui, come è stato enunciato da quello che andremo adesso a discutere, prevede, da una parte, una relazione sull'attività svolta; dall'altra, un programma per il prosieguo delle iniziative delle attività per gli anni a venire e l'adeguamento di una serie di normative conseguenti all'applicazione di regolamenti comunitari.
Credo che non sia necessario procedere alla lettura di tutti i documenti che avete allegati, soprattutto il documento della relazione e il documento pluriennale; sulla legge ci saranno poi i relatori che faranno i loro interventi. Mi permetto solo di sottolineare alcuni aspetti della relazione e del documento programmatorio.
Per quanto riguarda la relazione vorrei sottolineare come, per quanto concerne le attività di rilievo europeo, l'anno 2009 ha rappresentato un punto di svolta importante per l'Unione europea per l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona avvenuto il 1° dicembre. Come ricorderete, in quella stessa data avevamo ricordato gli interventi e le modifiche che questo trattato comportava, quindi le conseguenti importanti modifiche che ne discendevano. Infatti è stato accresciuto il ruolo delle istituzioni comunitarie e quello degli Stati membri, ma soprattutto quello delle collettività regionali e locali, in particolare per quanto concerne la partecipazione alla fase ascendente di formazione della legislazione comunitaria che dovrà essere maggiormente garantita rispetto al passato e, proprio nel piano pluriennale, uno dei punti è il discorso della fase ascendente.
Il Trattato di Lisbona ha introdotto riforme importanti in tutti gli ambiti istituzionali, provocando importanti cambiamenti di contesto anche per le Regioni, che sono da sempre attive nei processi politici e, per la prima volta nella storia dell'Unione europea, il sistema delle autonomie locali e regionali in seno agli Stati membri dell'Unione si estende e il principio di sussidiarietà è quindi previsto per tutti i livelli di Governo.
Il nuovo trattato afferma inoltre che la promozione della coesione territoriale rientra fra i compiti dell'Unione e introduce un esplicito riferimento all'attenzione che deve essere rivolta alle (cito): "Regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici quali fra le altre le Regioni transfrontaliere e di montagna". Come è stato ricordato, per la prima volta viene menzionato finalmente il discorso della montagna. Sotto questo profilo nel prevedere un breve resoconto, abbiamo il rapporto fra le istituzioni e gli organismi dell'Unione europea; la Valle d'Aosta, come sappiamo, purtroppo non ha un rappresentante eletto nel Parlamento europeo, e questa sicuramente è una delle azioni su cui abbiamo già discusso, anche cercando di vedere, con modifiche legislative, come introdurre un principio per cui quello che vale per il Parlamento italiano possa essere adottato anche per il Parlamento europeo nell'ambito della rappresentatività regionale. Questo non ci è mai stato accolto ed è la ragione per cui, malgrado l'impegno di tutte le forze per cercare di avere un eletto, non c'è stata nell'ultima tornata questa possibilità.
Comunque credo che si mantengano relazioni con le principali istituzioni e organismi dell'Unione a partire dalla Commissione europea e dal Comitato delle Regioni; quest'ultimo, a seguito dell'entrata in vigore del Trattato di Lisbona, ha visto notevolmente ampliati i propri poteri e le proprie funzioni, e rappresenta per la Valle d'Aosta una sede importante in cui far valere i propri interessi e far risaltare le proprie specificità. Voglio inoltre ricordare come a causa della mancata piena attuazione della "131/2003" e la "11/2005", approvate in esecuzione del dettato dell'articolo 117 della Costituzione e degli accordi che ne sono seguiti, la partecipazione regionale in seno al Consiglio dell'Unione europea non è ancora garantita.
Per quanto riguarda gli altri organismi di rilievo europeo, diverse iniziative sono state intraprese, credo che la più importante sia quella dell'Euroregione Alpi Mediterraneo: anche qui lamentiamo il fatto che purtroppo per diverse ragioni, più tecniche che politiche, non è ancora entrata pienamente in azione quest'associazione, perché a livello nazionale - come sapete - la legge che era stata adottata unanimemente dalle tre Regioni era stata in un primo momento accolta e poi successivamente ha creato dei problemi, per cui abbiamo dovuto modificare la norma stessa, e oggi siamo nella condizione che dobbiamo ripetere la procedura, per avere l'autorizzazione di nuovo a creare le premesse per il GECT, per l'unione dei tre più due Regioni, le Regioni francofone. Questo per dire quanto è complessa questa procedura, in quanto a livello delle Regioni che fanno parte di questo raggruppamento dell'Euroregione a livello francese, non c'è stata l'autorizzazione necessaria, che deve essere un'autorizzazione prefettizia.
Per quanto riguarda la partecipazione delle Regioni ai programmi promossi dall'Unione europea, la politica di sviluppo 2007-2013 è stata già più volte discussa e questa si crea e si adotta in termini di complementarietà e sinergia con i diversi programmi che interessano la nostra Regione; la competitività regionale, l'occupazione, la cooperazione transfrontaliera sono i dati che la caratterizzano.
L'avanzamento della politica regionale e di sviluppo nel programma 2007-2013 prevede - lo avete visto nel rapporto -, al 31 dicembre 2009, che rispetto ad un investimento programmato complessivo per il periodo stimato in 350.000.000 di euro, il costo ammesso per i progetti approvati è stato di 114.000.000 di euro; gli impegni assunti sono stati già di 100.000.000 di euro e i pagamenti di 42.000.000. L'avanzamento ha già interessato interventi mirati di 19 sui 21 obiettivi che erano stati programmati nel programma che ho appena citato.
Il programma della competitività regionale prevede una serie di attività che sono state svolte nel 2009, in particolare l'iniziativa a favore delle imprese per l'emanazione di bandi per il progetto di innovazione e collaborazione con organismi di ricerca, il completamento della riconversione del parco industriale Espace Aosta e dell'area ex ILSSA di Pont-Saint-Martin, la realizzazione del parco naturale del Mont Avic, la realizzazione di progetti sperimentali nel campo dell'energia e, in particolare, delle fonti rinnovabili, gli interventi di recupero e la valorizzazione economica ai fini turistici dei siti minerari di Saint-Marcel e Brusson, la realizzazione del primo stralcio funzionale del piano di sviluppo regionale di reti di nuova generazione, la realizzazione delle dorsali di fibra ottica lungo la Valle della Regione.
Per quanto riguarda il programma occupazione, le principali attività svolte nel 2009 sono a sostegno della formazione continua dei lavoratori (se n'è parlato anche oggi nell'ambito delle interrogazioni), la realizzazione di progetti in cammino verso il lavoro, formazione di gruppi, viene individuata la plate-forme du travail, tirocini formativi individuali, gli incentivi riconosciuti all'impresa, i buoni formativi, le borse di ricerca erogate a 38 ricercatori che hanno fruito di questi programmi durante l'anno in corso.
I programmi per la cooperazione territoriali: questo è attivamente coinvolto nei programmi di cooperazione sia Italia/Francia che Italia/Svizzera, che non sto a riprendere, cooperazione transfrontaliera Italia/Francia 2007-2013, vede i famosi PIT per l'Espace Mont-Blanc e rischi naturali; per Italia/Svizzera ci sono, anche qui, progetti per la promozione turistica con sei progetti per la valorizzazione del patrimonio rurale, ambientale e culturale, le tematiche energetiche, il cambiamento climatico e le nuove tecnologie dell'informazione.
Programma cooperazione spazio alpino: sono complessivamente 12 le operazioni che hanno previsto questi interventi; i progetti concernono principalmente il turismo, i cambiamenti climatici, le dinamiche demografiche, la competitività dei piccoli e medi centri urbani e alpini e il supporto alle piccole e medie imprese. Poi il programma transnazionale Europa centrale con il partenariato, lo sviluppo con il Voivodato di Varmia e Mazuria in Polonia; nell'ambito della cooperazione interregionale è stata avviata l'iniziativa "Be to Nature" presentata dalla fondation Grand-Paradis e già approvato dal Comitato di sorveglianza, programma sviluppo rurale che prevede la diversificazione in attività agricole e incentiva la realizzazione degli impianti fotovoltaici, come è già stato approvato in quest'Assemblea. Per la politica regionale di sviluppo 2010-2014, la Commissione europea ha avviato un processo di valutazione propedeutico alla via della nuova programmazione; per questo ci sono state già una serie di iniziative come "Région des mille vins, évaluation des défis qui se poseront aux Régions de l'Union européenne", dove è stato evidenziato quali sono tutta una serie di misure che interessano anche la Valle d'Aosta, come il problema dell'evoluzione demografica, il cambiamento climatico e la disponibilità di fonti energetiche. I protocolli d'intesa, gli accordi di cooperazione, la creazione di reti, queste sono sulla cooperazione transfrontaliera delle collettività e autorità territoriali, firmata a Madrid e ratificata nell'84, ci sono state tutta una serie di iniziative nei vari settori.
La politica per la montagna: la Regione ha organizzato un evento in occasione della giornata internazionale della montagna, ha contribuito e ha dato le sue osservazioni sul libro verde e, sulla coesione territoriale, in questo caso prosegue tutta una serie di consultazioni con il commissario per la politica regionale, che era stato a suo tempo portato avanti dal commissario di allora. Promozione di iniziative di formazione, informazione e divulgazione, attraverso Europe direct, che ha proposto tutta una serie di iniziative in relazione ad attività di rilievo internazionale. Sono state stipulate intese e accordi di cooperazione con enti territoriali interni e altri Stati sia dell'Unione europea che extra Unione europea.
Cooperazione, sviluppo e solidarietà internazionale e l'aiuto umanitario: il Comitato regionale ha espresso parere favorevole sulla concessione di sostegno finanziario per 25 progetti, Africa: 15 interventi, America Latina 5 interventi, Europa orientale 3 interventi. Durante il 2009 sono stati avviati 11 progetti, mentre 14 iniziative saranno avviate nel 2010.
Les activités au soutien de la francophonie: comme il est établi à l'article 3 de la loi régionale, on reconnaît dans la langue française une des racines les plus profondes de son autonomie et il y a toute une série d'initiatives qui vont dans ce sens pour rejoindre les objectifs de la loi.
Se ci sono richieste di chiarimento per questo resoconto sono a disposizione, ma credo che la relazione l'abbiate avuta tutti, quindi potete fare le considerazioni che ritenete necessarie.
Président - La parole au Conseiller Caveri.
Caveri (UV) - Se ho ben capito, Presidente, prima ci occupiamo della delibera e del rapporto, dopodiché passiamo alla legge comunitaria, per cui mi permetterò più avanti di fare la relazione.
Io mi esprimo qui a nome anche dei colleghi della maggioranza - me lo hanno chiesto i colleghi Salzone e La Torre di intervenire a nome della maggioranza - e mi auguro anche nella veste di membro del Comitato delle Regioni di poter dire delle cose utili per l'intera Assemblea, alla luce del dibattito che si è sviluppato all'interno della commissione competente sulla delibera che abbiamo discusso anche con il Presidente della Regione, questa novità della delibera che traccia in materia europea e internazionale delle linee direttrici che poi vengono recepite con successiva delibera di Giunta. È uno strumento nuovo, come tale va considerato, che non poteva essere adoperato nella scorsa legislatura essendo la legge del 2006, ed è probabilmente un documento rispetto al quale ci vorrà un po' di rodaggio, in quanto immaginare in una volta sola - come era stato concepito a suo tempo dalla legge - la politica comunitaria per l'intera legislatura con i grandi sommovimenti che ci sono è molto difficile. Può anche darsi che il Governo regionale - lo dico al Presidente - possa riflettere se, proprio in occasione della comunitaria, fare un aggiornamento degli obiettivi, perché la politica europea non è assolutamente una politica immobile, ma è una politica estremamente mobile.
La relazione che ci è stata consegnata è una relazione ricca, piena di suggestioni e soprattutto completa nel definire tutte le attività che sono state svolte e, anche in connessione con la delibera che approveremo, consente altresì di avere una visione di insieme delle responsabilità che abbiamo in materia europea.
Vorrei nel breve intervento che farò, ad adiuvandum - e cioè aggiungendo alcune riflessioni sul complesso delle cose dette dal Presidente e scritte nella vasta relazione -, fare qualche breve riflessione anche dall'osservatorio privilegiato del Comitato delle Regioni, nel quale sono dal 2003. Non so se abbia ragione il Ministro dell'economia Tremonti a dire che siamo ad un tornante della storia; certo è che le vicende fotografate oggi non sono per nulla banali. Se pensiamo che ci sono voluti degli anni affinché il lavoro della cosiddetta "Convenzione europea" si trasformasse in quella riforma parziale dei trattati, nota come Trattato di Lisbona, dobbiamo riflettere sul fatto che per anni ci siamo lamentati dello scarso peso politico nel dibattito europeo e, quando questo dibattito politico come un insieme gigantesco di speranze, di attese, di illusioni, è finito in quel concentrato politico con dei pregi e dei difetti che è il Trattato di Lisbona, l'economia è come se in una specie di tsunami abbia travolto tutte quelle aspettative politiche, frutto di grandissime discussioni e che cercavano, nella sostanza dei fatti, di mettere ordine nel caos susseguente all'allargamento. L'allargamento aveva infatti dimostrato con grande chiarezza la non possibilità di adoperare... non vorrei disturbare il collega Lattanzi con il mio intervento, Presidente...
Ecco, il ragionamento è che nel momento in cui è tornata ad essere protagonista la politica, è arrivata l'economia, a mio avviso, con dei brutti chiari di luna, perché la vicenda della crisi greca è una vicenda di cui a lungo si è discusso nei corridoi delle istituzioni comunitarie. Anzi, ci si domandava quale sarebbe stato il primo paese ad arrivare sulla soglia della bancarotta, e purtroppo questo premio fra quelli che sono stati definiti poco finemente "i maiali", cioè gli Stati che sono un po' nella fanghiglia delle difficoltà della spesa pubblica, è arrivata la Grecia, con una crisi che oggi sta investendo i mercati internazionali malgrado la reazione, pur difficoltosa, che l'Unione europea ha avuto, una reazione rapida, ma allo stesso tempo densa di difficoltà di trovare un accordo e, soprattutto, di fare la cosa più difficile, cioè convincere diversi Stati dell'Unione europea a mettere mano al portafoglio per salvare uno degli Stati membri, naturalmente non in un afflato umanitario o di un europeismo di cuore, ma ovviamente anche nella speranza di salvare le proprie economie e per evitare un effetto domino. Da questo punto di vista la crisi che ancora colpisce l'euro in queste ore è una crisi che non si sa dove porterà, ma soprattutto cresce la tentazione di alcuni Stati europei, e io devo dirvi che una delle impressioni che mi piace di poter comunicare a quest'aula è un atteggiamento diverso e crescente da parte della Germania: una Germania che negli anni ha avuto una specie di complesso post-bellico che la portava a non pesare nella politica europea, così come avrebbe potuto pesare per la significatività della propria economia. Oggi questo complesso è spazzato via e l'atteggiamento è un atteggiamento molto forte, lo si vede anche sul piano linguistico, con il fatto che nelle istituzioni comunitarie la seconda lingua sta sempre più diventando il tedesco dopo l'inglese, è una specie di atteggiamento mentale che si manifesta anche in queste cose che hanno una valenza più culturale che politica e, oggi come oggi, ci troviamo di fronte al rischio che ci sia un'Europa a più velocità, e quindi che ci sia un'Europa per così dire "mediterranea", di cui l'Italia fa parte, e un'Europa nordica, che in qualche maniera non è più disponibile a pagare i prezzi di chi vive al di sopra delle proprie possibilità.
Raccontavo qualche giorno fa di un amico parlamentare del gruppo dei liberali, un amico svedese, che è andato a fare una conferenza in Grecia e una persona dal pubblico gli ha detto: "Come è bello nei paesi scandinavi che ci sia uno stato sociale straordinario!" e questo, che è un po' ruvido, ha detto: "Sì, però lo stato sociale funziona nei paesi dove si pagano le tasse e in Grecia le tasse non si pagano!"... devo dire che la reazione del pubblico non è stata molto amichevole, ma almeno si può dire che abbia detto la verità!
Credo quindi che noi - come opportunamente scritto nel documento di sintesi, ma anche nella relazione del Presidente - siamo di fronte, da un lato, a rivedere tutte le questioni alla luce della crisi; dall'altro, siamo obbligati a fissarci - come è stato fatto nel documento - degli obiettivi. Credo che il primo obiettivo sia, avendone noi ampiamente fruito, capire che fine farà la politica di coesione, cioè questi fondi che, soprattutto alla luce della possibilità di tagli nella finanza pubblica italiana, potrebbero diventare utili, perché sono dei soldi che possono essere adoperati per molte cose.
Allora l'interrogativo della politica europea della Regione deve essere: quali fondi... arriveranno o non arriveranno questi fondi? E soprattutto quanto verrà messo dagli Stati, oggi, nella politica di coesione, cioè ci sarà una torta da spartirsi, questa crisi farà sì che il processo di integrazione si interromperà bruscamente alla luce degli egoismi nazionali, al di là della solidarietà di facciata ognuno penserà al proprio orticello? E se ci saranno fondi comunitari, quali criteri verranno adoperati, perché nel nostro caso - se si insisterà nell'impiego del prodotto interno lordo per noi sono guai - ci sono altri criteri che sono importanti, fra questi la densità di abitanti per chilometro quadrato che, per le zone di montagna, è una cosa estremamente interessante. Ma lo è - lo ha ricordato il Presidente - l'articolo 174 degli attuali trattati, cioè quella politica territoriale che si affianca alla politica economica e sociale, che fa sì che la montagna debba essere definita; in che modo è difficile dirlo, probabilmente con una direttiva, ma quello ci aiuterà - è ricordato nel documento di sintesi - non solo a capire cos'è la montagna, ma a capire se in montagna arriveranno dei fondi strutturali, se la montagna potrà contare su delle deroghe agli aiuti di Stato, se la montagna potrà godere di quei servizi pubblici che sono sempre più messi in discussione dagli Stati, perché quando gli Stati decidono di tagliare dei servizi pubblici, la tentazione - poi noi possiamo in parte arginarlo con l'autonomia speciale - è tagliare le risorse e le zone cosiddette "marginali", dove - detto in soldoni - ci sono meno elettori.
L'altra prospettiva, di cui fra l'altro proprio nella prossima seduta del Comitato Regioni si discuterà ed è una cosa nota alla Giunta regionale, è la nuova PAC, cioè la nuova politica agricola comunitaria, che dovrà anche in questo caso tener conto di alcuni impegni che in passato sono stati presi e, anche in questo caso, c'è la speranza che non ci sia un oblio della particolarità dei territori di montagna, perché è chiaro che se oggi i territori di montagna non possono contare su degli aspetti solidaristici complessivi, dal punto di vista dell'economia non ci stiamo, nel senso che domani mattina chiudiamo tutte le aziende agricole della Valle d'Aosta e non ne parliamo più!
Aggiungerei brevemente alcuni altri argomenti. Se noi nelle prossime settimane discuteremo del welfare, cioè dello stato sociale, dobbiamo tenere conto che questa è forse la grande caratteristica dell'Unione europea di oggi, ed è il fatto che se c'è stata negli anni una forte politica sulla quale potremo discutere - lo faremo dopo nel parlare della Bolkenstein, che è l'applicazione della direttiva sui servizi in alcuni settori economici -, se c'è stata una grande liberalizzazione, però questa liberalizzazione in Europa non è mai stata selvaggia, perché penso che ci sia stata, in particolare dai paesi del grande nord, un'attenzione sempre al sociale, e oggi l'agenda sociale dell'Europa è importante: il lavoro, la sanità, l'istruzione, la formazione, la qualità della vita, gli anziani, gli immigrati, i giovani. Sono tutti argomenti importantissimi, ma che oggi andranno riletti nella logica della crisi, cioè: riusciremo a redistribuire queste risorse? Come farà l'Europa a fare in modo che non ci sia la tentazione oggi di una sorta di rompete le righe, che possa far saltare alcuni equilibri?
Aggiungo, per concludere, alcune questioni invece più propriamente politiche. Il primo argomento è strettamente legato alla questione economica. In queste ore, a Bruxelles, in una qual certa solitudine secondo me, si sta discutendo il nuovo patto di stabilità, quello stesso patto di stabilità che negli anni - il Presidente lo sa, perché ne ha discusso a lungo con i suoi colleghi - si è rivelato una specie di ghigliottina che in Italia è stata usata per le Regioni e per i Comuni e, dando un'occhiata alla nuova manovra finanziaria, una qualche inquietudine sull'uso del patto di stabilità c'è, ma bisogna fare in modo che il patto di stabilità attuale non peggiori ulteriormente.
Cosa vuol dire oggi, come dice il Commissario europeo Barroso, che ci sarà un intervento preventivo dell'Europa? È un tema di non poco conto, perché l'attuale patto di stabilità, in una realtà come la Valle d'Aosta, ha già sortito l'effetto di avere dei soldi che non possono essere spesi e... in futuro cosa capiterà? Capiterà che magari avremo dei cittadini sotto il palazzo regionale ai quali dovremo rispondere che certe misure per contrastare la crisi non le possiamo fare, altrimenti andiamo a violare il patto di stabilità? Sarebbe veramente un effetto paradosso, perché per anni ci siamo sforzati di dire che la democrazia locale e il livello locale è l'unico in grado di rispondere realmente alla crisi. Non sono le grandi dichiarazioni nazionali, sono le democrazie di prossimità, la conoscenza dei lavoratori, le difficoltà che diversi settori economici possono avere, e devo dire che la Regione ha risposto con tempestività usando delle risorse proprie, perché se avesse dovuto aspettare delle grandi risposte complessive queste non sarebbero venute.
L'altra questione importante è quella delle Euroregioni. Il Presidente ha ricordato come tutto per Alp-Med si sia arenato nelle vicende burocratiche francesi, è un peccato, perché è sicuro che il dibattito europeo sta andando verso una logica - qui l'utilizzo linguistico non piace -, si parla di "macroregioni", e macroregioni alla Valle d'Aosta è una cosa che fa venire i brividi, perché fa venire in mente quei vecchi accorpamenti del passato delle macroregioni che non ci piace, però è vero che il destino è questo. Il destino è lo spezzare la vecchia logica statuale per entrare in una logica di abbattimento delle frontiere non solo doganale, ma anche psicologico-culturale. Aggiungo ancora che ha ragione il Presidente, cioè la presenza valdostana al Comitato delle Regioni può essere utile, ma l'assenza di un parlamentare europeo agevolato realmente da norme elettorali che consentono di farlo è oggi un vulnus non positivo.
L'ultimo aspetto politico, questo è forse quello più significativo nella relazione che il Presidente ha fatto, e anche nel documento come discusso in commissione, è la questione del processo ascendente. Oggi dimostriamo con l'ennesima legge comunitaria che possiamo reagire positivamente alle normative comunitarie, immaginando anche talvolta delle strade un po' originali per salvaguardare l'autonomia speciale, a fronte di quella gabbia di norme che ci viene imposta dall'Unione europea.
Non vorrei dare l'impressione che l'Unione europea è una caramellina zuccherosa che ci piace sempre... ogni tanto il gusto della caramella è cattivo e bisognerebbe avere il coraggio di sputarla, però diciamo che fra l'anti-europeismo becero e un europeismo di cuore c'è una via intermedia, nella quale credo che la Valle d'Aosta si debba riconoscere. Da questo punto di vista il processo ascendente è fondamentale, perché ci troviamo a svolgere il processo discendente, ma l'Italia è inadempiente, cioè ci sono leggi dello Stato, accordi della Conferenza Stato-Regioni, norme di rango costituzionale, ma oggi come oggi nei Consigli europei quando si tratta di argomenti delicati per il futuro delle Regioni, le Regioni non siedono al tavolo. Questo non capita nelle delegazioni tedesche, dove se si discute di autonomia, il Ministro tedesco ha al suo fianco almeno un rappresentante dei Länder, non capita per il Belgio dove c'è almeno un rappresentante delle Regioni, e questa è una questione non indifferente, perché su questo vorrei essere chiaro. Non vorrei che le vicende della crisi economica diventassero una scusa per accrescere i poteri dell'Europa, per accrescere i poteri degli Stati, a detrimento di quell'effetto che un grande amico della Valle d'Aosta, il prof. Alberto Predieri, chiamava "l'effetto sogliola", cioè che fra il gigantismo dell'Europa e la forza degli Stati le democrazie locali, che sono quelle più vicine ai cittadini, facciano un effetto sottiletta e scompaiano! Questo sarebbe assolutamente negativo.
Credo che quindi si debba valutare positivamente, pur con quelle aspettative di un aggiornamento continuo della documentazione, la delibera e si debba anche valutare positivamente - lo dico al Presidente - la relazione, perché è una relazione ricca che dimostra come la Valle d'Aosta, pur essendo piccola, continui ad avere in campo europeo una sua personalità, e questo è molto importante.
Président - La parole au Conseiller Louvin.
Louvin (ALPE) - Merci, M. le Président.
Messieurs les Présidents, chers collègues, il faut parfois savoir lever un peu le regard de temps en temps, nous éloigner de nos petites questions, qui nous ont quand même passablement occupés dans les semaines passées autour de nos municipalités, savoir interpréter un peu le sens d'une démarche plus large et profonde qui nous entoure, qui nous absorbe et qui nous entraîne aussi dans le sillon d'une dynamique européenne certainement inquiétante à plusieurs égards.
Le Président du Gouvernement nous a soumis un rapport qui est un rapport étouffé, qui est un rapport dense, je pense que nous devons exprimer des félicitations surtout au Département des politiques structurelles et des affaires européennes et à sa Présidence, qui l'ont rédigé pour l'essentiel et qui ont fait état d'une grande capacité de clarté autour de thèmes particulièrement compliqués. Parfois cependant, M. le Président, quand on confie cette tâche à nos services, on risque de ranger un peu trop de sauce dans les armoires, cela arrive souvent, et il nous est tombé le regard sur les dernières pages aussi de ce rapport... je ne sais pas si tous les collègues l'ont parcouru jusqu'aux dernières lignes, mais à la dernière page nous y retrouvons des choses qui ont sollicité notre curiosité, notamment pour la dimension internationale du concours Cerlogne, et de l'école populaire de patois. J'ai comme l'impression, qu'en ramassant un peu tout, on veut aussi y mettre un peu trop.
Je tâcherais de centrer par contre l'attention sur quelques aspects qui ont été mis en évidence dans ce rapport et qui nous paraissent manifester une certaine lassitude, ou quand même un oubli de certains pals de mur de notre action internationale, qui se doivent quand même d'être toujours alimentés, et j'en reviendrai par la suite à formuler, au nom du groupe ALPE, quelques remarques sur le document contenant les indications de planification.
En ce qui est du rapport, nous partageons le constant concernant le retard dans la mise en application de l'Eurorégion; il est évidemment des dynamiques nationales d'abord, italiennes, françaises actuellement qui nous dépassent largement, mais il est certain que là nous devons mettre le paquet pour que cette Eurorégion commence à prendre un peu d'essor. Le document de constitution a été signé en 2007 déjà... nous sommes en 2010 et nous n'avons pas encore le démarrage de cette institution!
Nous avons aussi un manque d'objectifs visibles et lisibles de la part de cet ensemble territorial. Nous avons lu avec attention la partie concernant la conférence transfrontalière du Mont Blanc, qui est pour nous le point de liaison, le point symboliquement le plus haut de cet ensemble territorial de l'Eurorégion, et l'on fait état dans ce document d'un approfondissement de la perspective de l'insertion du massif du Mont Blanc parmi les sites protégés au titre du patrimoine culturel de l'humanité. C'est un dossier que nous avons déjà évoqué il y a quelques mois dans cette Assemblée; le fait d'apprendre que quelque chose va de l'avant au niveau des études nous réjouit, mais nous estimons qu'il y a, là, toujours un manque d'attention de notre part et de participation au lancement de cette initiative, qui serait de nature à donner un éclairage différent à notre présence en Europe, surtout par rapport à cet effet d'aplatissement dont faisait état le collègue Caveri. Si l'on veut éviter d'être aplatis, il faut être visible et un peu pointu aussi, et le Mont Blanc, sa visibilité, mettre au cœur aussi de l'attention internationale les faits qui concernent cette partie qui est le point de rencontre des communautés alpines de l'espace nord occidental est absolument à notre avis primordial.
Il y a d'autres aspects cependant dans le rapport qui invitent quelques réflexions supplémentaires, notamment par rapport à un manque d'action dans les liaisons avec quelques communautés qui nous sont particulièrement proches: d'un point de vue territorial le Valais - nous voyons un peu trop de silence au sujet de la coopération transfrontalière Vallée d'Aoste/Valais - je sais que le conseil se réunit régulièrement, comme cela se doit, aux termes de l'accord de coopération, mais je pense que nous sommes plusieurs à remarquer qu'il manque non seulement d'éclat extérieur, il manque de substance, de contenu et les dossiers qui sont évoqués, le passage du Tour de France en 2009 et d'autres, ne me paraissent pas être de nature à témoigner d'un véritable travail de proximité réalisée conjointement. Comme d'ailleurs nous voyons particulièrement pauvre l'aspect de coopération avec la République et Canton du Jura, un accord lancé dans la législature précédente en 2004, et qui n'a pratiquement pas eu de suivi dans ses réalisations concrètes.
D'ailleurs d'autres accords de coopération, comme celui qui avait été souscrit il y a quelques années avec la province du Zhejiang en Chine, n'est pas mentionné dans le document en question, faute évidente d'activité dans l'année passée, mais probablement dans les années passées, et il s'agirait peut-être à ce titre, sans vouloir trop mettre de bois dans la cheminée, de reprendre le fil d'un dialogue avec des communautés comme celle chinoise, qui sont à coup sûr l'avenir de la planète et par rapport auxquelles, au niveau du Conseil, quelques contacts ont eu lieu, et il ne faudrait donc pas à notre avis les délaisser.
Deux thèmes aussi qui ont une nature internationale éminente et qui sont rappelés dans les initiatives du Conseil, je pense au Tibet et à la question kurde, qui font partie du dossier des relations internationales, même s'il n'y a pas d'accord avec ces institutions, ne devraient pas figurer en absence sur ce genre de rapport. Nous devrions avoir - comme ce Conseil l'a souhaité à maintes reprises - une politique par rapport au Tibet et nous dire de quelle façon nous souhaitons continuer à alimenter certaines relations, de quelle façon nous souhaitons soutenir aussi la cause de l'autonomie et de l'autodétermination du peuple kurde. Si l'on ne veut pas toujours inscrire cela au titre des initiatives pour lesquelles le Président Rollandin à plusieurs reprises a eu l'opportunité de souligner le caractère un peu improvisé ou non structuré des vœux émis par ce Conseil, il faut - à notre sens - qu'il y ait une politique déclarée, affichée par rapport à ces communautés, même si cela n'est pas toujours particulièrement agréé par la politique nationale. Nous ne devons pas considérer que l'idée des relations internationales qui appartiennent à l'Italie doit nécessairement se refléter au titre d'une photocopie dans l'action que nous réalisons. Nous avons toujours eu et j'espère nous continuerons à avoir des initiatives qui nous sont propres et indépendantes.
Cela dit, et M. le Président vous ne nous tiendrez pas rigueur d'avoir souligné quelques aspects négatifs, il y en a d'autres qui sont particulièrement positifs que je tiens à mettre en relief, notamment pour ce qui est des projets communautaires, de leur mise en application. Les données qui sont fournies sont des données particulièrement pertinentes et adéquates et sur cela d'ailleurs nous avons, au moment de l'adoption des actes de planification, l'occasion de revenir plus dans le détail.
Un mot cependant sur le document que vous nous soumettez avec le titre "Approvazione del documento pluriennale di indirizzo sulle attività di rilievo internazionale ed europeo della Regione". Vous avez eu l'occasion dans le passé - nous le faisons aujourd'hui très ouvertement - de souligner la qualité de la loi n° 8/2006, une bonne loi, une loi qui porte cette Région au niveau d'une entité politique qui se dote d'une politique étrangère dans les limites de ses compétences, bien entendu, mais aussi qui lui donne une rationalité qu'elle n'a pas eu dans le passé du fait qu'elle accomplissait des actes qui suivaient plutôt l'urgence de l'époque.
Or, nous ne pouvons nous empêcher de regretter que l'attitude programmatrice de cette Région se soit traduite dans une attribution pure et simple à une société externe à la Région de la rédaction de ce document. Par la délibération du 12 février 2010 c'est énoncé dans les prémisses: "è stato affidato" à l'Agence de coopération et développement, j'avais tout d'abord imaginé qu'il s'agissait d'un bureau de la Région, ensuite j'ai mieux ciblé la question et j'ai découvert qu'il s'agit d'une société privée, une société de consultants qui a toutes les compétences et même des compétences très qualifiées, puisque le document fait état d'une collaboration très qualifiée de la part de professeurs universitaires en matière de droit communautaire et en matière de droit constitutionnel. Donc nous nous réjouissons que l'on n'ait pas choisi la moindre des sociétés, mais que ce soit à une société privée que l'on confie le document par lequel le Conseil donne les adresses à son Gouvernement... cela nous a paru, Président Rollandin, tout de moins original!
"Dato atto che in base agli indirizzi politici forniti è stato elaborato da parte dell'Agence de coopération il documento pluriennale di indirizzo"... permettez-moi de vous demander, M. le Président, mais est-ce que ce Conseil n'est pas - et l'intervention du collègue Caveri, qui a été parlementaire européen, qui est toujours membre du Comité des Régions d'Europe, d'autres collègues qui sont aussi présents - à même d'avoir une discussion préalable sur les orientations sur la base d'un rapport, et le rapport que j'ai particulièrement apprécié nous a été remis à la fin de notre travail et non pas au début, est-ce qu'on n'aurait pas eu la possibilité d'avoir une confrontation et d'établir au sein du Conseil de la Vallée quelques indications?
Le document qui en est ressorti fait état de toute la prudence et de toute la souplesse dont sont capables les techniciens qui ne veulent pas mettre le pied dans l'assiette et qui ne veulent pas empiéter sur les plates-bandes de la politique, parce qu'il n'y a rien de politique dans ce document. Je le regrette beaucoup et je vous le dis en toute sincérité: il n'y a pas une seule priorité qui soit indiquée de façon claire et il y a, en plus - c'est même en quelque sorte irritant pour ceux qui le lisent attentivement -, l'indication claire que vous procéderez au niveau du Gouvernement à faire ce qui vous paraîtra et que vous nous informerez pas la suite, alors qu'il s'agit d'un document de planification et "di indirizzo... la Giunta regionale indicherà le azioni previste, la durata del periodo di sperimentazione al termine del quale trasmetterà al Consiglio una valutazione sull'esercizio effettuato".
Mais nous ne sommes pas en train de parler de n'importe quoi, nous sommes en train de parler de la participation au processus législatif! Alors, si c'est le Gouvernement qui décide "in una seconda fase", alors moi je m'attendais de voir descendre sur le terrain le Conseil, "la Giunta regionale procederà ad adattare le azioni intraprese in funzione dei risultati raggiunti". Et cela se poursuit dans toutes les parties qui ont pour titre "Linee programmatiche". "La Giunta regionale svilupperà un'azione di monitoraggio e analisi del quadro giuridico europeo del diritto interno. La Giunta terrà in considerazione i limiti posti dal riparto interno delle competenze, se del caso procederà con azioni puntuali riferendone gli esiti al Consiglio regionale". Mais qu'est-ce que vous attendez de nous, Président Rollandin? Excusez-moi la franchise avec laquelle je vous le dis, puisqu'il s'agit - je vous le répète - d'un document écrit de fine plume de la part de quelqu'un qui sait écrire ce document, mais nous n'y voyons aucune priorité dans celles qui devraient être, à notre sens, les actions prioritaires.
Processo ascendente e discendente: le collègue Zucchi, qui préside la commission compétente en matière d'affaires européennes, nous fait envoyer chaque semaine une liste de 2-300 actes de l'Union européenne qui ont un intérêt ou un point de contact avec notre législation. J'ai essayé, par le biais de cette liste, de remonter la filière... c'est impossible! Nous n'avons pas nous, au Conseil régional et au sein des commissions, un support qui nous permette de comprendre ce qui se passe au titre de la législation, pas une seule fois dans ces deux années nous n'avons été impliqués "nella fase ascendente". Personne de la part du Gouvernement, de la part des commissions ne nous a indiqué un seul acte à l'intérieur duquel nous aurions pu exprimer un avis.
Mais alors quel est notre point de contact? C'est très bien de recevoir des documents écrits correctement, bien ficelés, mais qu'est-ce que nous sommes là pour faire, quelle est la participation que nous souhaitons de la part de la Région? Si on ne nous indique pas une, deux, trois fois par années des questions sur lesquelles nous pouvons prendre position en matière de chasse, en matière d'agriculture, en matière de concurrence, en matière de politiques de la montagne, en matière de transports, si on n'a pas les instruments pour travailler, et c'est de cela que je voudrais parler sans toujours mettre en cause le Gouvernement, mais en mettant en cause notre travail à nous, M. le Président du Conseil et M. le Président de la commission, qu'est-ce que nous pouvons faire, chacun de nous, pour être plus présents, pour avoir davantage d'instruments?
Je crois que là nous devrions concentrer notre attention. Et cela vaut également pour la politique de cohésion et concurrence. Le collègue Caveri a fait une analyse subtile et je le remercie de ses considérations sur les dangers qu'en ce moment l'économique brise le politique. Le danger est double, parce que dans tous les moments de crise les systèmes fédéraux ont vu la balance pencher du côté du centre. Au moment de la grande dépression des années '20 et '30 aux Etats-Unis qui a fait les frais de cette situation ont été les Etats membres des Etats-Unis et c'est l'Etat central qui s'est renforcé. Chaque fois qu'une crise économique lourde se vit, c'est toujours le centre qui l'emporte et dans les politiques de cohésion la tendance sera celle d'axer les plus grandes ressources sur le créneau des pays en difficultés et qui sont les moins soudés à l'Europe, au sein de laquelle nous nous trouvons.
Nous serons certainement marginaux dans les années à venir par rapport au processus européen et nous devons pour cela être particulièrement attentifs, mettre à fruit bien entendu l'argent qui nous est encore reconnu dans ces sept ans de planification européenne, mais nous ne devons pas nous faire trop d'illusions pour l'avenir! Il y a cependant à l'intérieur de cette partie de cohésion et concurrence l'autre volet qui est à renforcer, c'est surtout dans celui de la concurrence que nous devons essayer d'agir; là j'ai rejoint des indications utiles de la part du document qui nous est soumis, là je partage qu'il y ait toute l'attention à la politique de concurrence et au levier financier et fiscal, toute la partie dans laquelle on rappelle les sentences concernant Gibraltar, les pays basques et les politiques d'exception qui peuvent être menées, c'est sur cela qu'il faudrait certainement mettre le paquet et faire de sorte qu'il y ait de la part de la Vallée d'Aoste en ce moment une capacité de s'exprimer dans la législation, nous le verrons tout à l'heure, dans la capacité que nous aurons au moins de nous éloigner un peu aussi des directives communautaires, tout en restant à l'intérieur du cadre communautaire, de faire de sorte que notre différence et notre condition de pays de montagne puisse s'affirmer.
C'était, MM. les Présidents et chers collègues, les quelques considérations que nous voulions vous livrer sur ce document, sur l'ensemble duquel nous avons des réserves qui sont liées à son caractère extrêmement flou et non pas à des erreurs, non pas à des banalités qui sont exprimées, mais à un manque de priorités, à un manque d'indications bien cernées, qui auraient pu faire vraiment de cette session communautaire une session d'adresses participée et cohérente. Merci.
Président - La parole au Conseiller Lattanzi.
Lattanzi (PdL) - Grazie, Presidente. Cari colleghi, la relazione sulle attività di rilievo europeo e internazionale svolte dalla Regione nel 2009 ci permette di fare alcune riflessioni, alcune delle quali sono state fatte egregiamente dai colleghi Caveri e Louvin, e sono in gran parte condivise, perlomeno sotto l'aspetto dell'analisi.
Non so se è un documento fatto all'esterno della Regione o all'interno della Regione, ma è comunque un documento che è una fotografia che identifica in maniera molto chiara la difficoltà del contesto internazionale, di quello europeo e della nostra piccola Regione nelle relazioni con lo Stato e con la Comunità europea. Relazioni difficili per effetto di norme complesse, di proporzioni politico-istituzionali complesse, una fotografia che mette in risalto tutta la difficoltà di una piccola Regione, per quanto specifica ed economicamente autonoma, per quanto finanziariamente autosufficiente, di potersi integrare in un tessuto in grande trasformazione.
Partirei da due riflessioni molto acute che ho ascoltato dai colleghi Caveri e Louvin. Il collega Caveri dice: non vorrei che l'attuale crisi economica - io aggiungo finanziaria - diventasse il pretesto perché l'Europa e lo Stato schiaccino come il wafer la nostra piccola Regione. È un "Desiderata", collega Caveri, sul quale potrei cominciare a togliere il condizionale, invece che "non vorrei", sarà così! Facciamocene una ragione, perché prima acquisiamo questa consapevolezza, prima riusciremo ad identificare le strategie utili non per fermare un oceano o un'alluvione, ma per poterci salvare da questa alluvione piuttosto da quello che è un terremoto istituzionale, ma ancora prima economico!
Tutti sappiamo la difficoltà della nascita di un'Europa unita, abbiamo visto il trattato che ha girato i paesi d'Europa, che ha preso bastonate a destra e a manca, con slanci di entusiasmo in alcuni paesi, frenate in altre, unite da un'unica perplessità: quella dei popoli d'Europa che sono 350.000.000 di cittadini che un giorno sì, un giorno no, si chiedono qual è il senso di stare uniti, perché dobbiamo rinunciare a quelli che possono essere privilegi o come possiamo beneficiare di alcuni vantaggi aderendo alla Comunità europea. Sono momenti nei quali la politica - qui un'altra riflessione interessante sarebbe da fare - forse ha il compito di non occuparsi più della sola ideologia, ma di affrontare quello che è ormai un dato di fatto: la politica è un insieme di scelte di politica economica e finanziaria ancor prima di qualunque altra scelta.
Vedete, i cittadini, quando chiedono ai politici delle risposte oggi, non le chiedono più sul fascismo o sull'antifascismo, sul comunismo o sull'anticomunismo; chiedono se siamo in grado di mantenere le nostre specificità finanziarie che permettano di mantenere le nostre autonomie economiche e di mantenere il nostro benessere costruito... queste sono le risposte che i cittadini oggi ci chiedono! Quindi ancora arrovellarsi intellettualmente su quale sia lo strumento che la politica deve utilizzare per difendere la nostra cultura, la nostra specificità, ma soprattutto il nostro benessere economico, oggi ha già una risposta lampante e chiara: i processi di evoluzione epocale di tipo globalizzato mondiale, nei quali l'Europa, con il suo euro, si barcamena per sopravvivere. Abbiamo visto poche settimane fa la situazione della Grecia che lambisce anche altri paesi europei e fortunatamente abbiamo un debito pubblico che, sì, è uno dei più grandi del mondo, ma è sostanzialmente in mano agli italiani, quindi sotto questo aspetto abbiamo una certa tranquillità, però non più di tanto. Gli inviti del Capo dello Stato, del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio che è notoriamente una persona molto moderata, Gianni Letta, che invita tutti ad un'attenzione sui prossimi provvedimenti che il Parlamento dovrà approvare in termini di manovra finanziaria ed economica, ci fanno capire come ormai, oggi, la politica è anzitutto scelte di tipo economico-finanziario per dare risposte ai cittadini! Mi verrebbe da fare una battuta: tutto il resto è "chiacchiere e distintivo", e se poi il distintivo sono gli emolumenti dei politici, sono gli stipendi ricchi dei politici, allora il distintivo comincia ad essere offuscato dalle richieste dei cittadini di sacrifici da parte della classe politica.
Credo che dobbiamo entrare in questa chiara consapevolezza: siamo una piccola Regione che ha goduto di un particolare privilegio, quello di autodeterminare il proprio futuro e benessere economico e abbiamo il dovere di batterci per difendere questa prerogativa di specificità che, oltre che essere culturale, di confine fino a qualche tempo fa, fino a quando non sono cadute le barriere, è di territorio, la nostra specificità di montagna è certamente una specificità finanziaria. Non possiamo nasconderci dietro questa evidenza, altrimenti non affrontiamo il tema che è all'ordine del giorno dell'agenda politica istituzionale del Parlamento italiano, ma anche del Parlamento europeo.
Oggi il Parlamento europeo deve affrontare i debiti degli Stati che hanno sostenuto le banche e le imprese, quindi anche il mercato, i cittadini, dalla recente crisi del 2008-2009. Oggi il tema che Tremonti aveva anticipato - ma devo dire anche da parte di alcuni economisti della sinistra si era anticipato -, che sarebbe stato un dramma affrontare i debiti della finanza facendo debiti di Stato, oggi siamo lì. Siamo lì, di fronte a scelte complesse, europee, siamo lì di fronte a scelte che certamente saranno non di particolare attenzione sulle piccole specificità, ma saranno orientate a far sopravvivere un intero continente che ha una moneta unica, e solo oggi si scopre la validità di quella moneta unica, perché fino a qualche mese fa le mamme italiane erano ancora quelle che calcolavano 1 euro 2.000 lire, mi è costato 2.000 lire l'euro e il pane mi costa il doppio e il latte mi costa il doppio, questa era la sensazione fino a qualche mese fa, fino a quando non abbiamo sentito parlare della Grecia e della necessità di avere una moneta forte che sappia affrontare in maniera unitaria i debiti di un singolo Stato, debiti che possono essere affrontati solo da una grande istituzione che è la Comunità europea. Oggi quel processo si sta accelerando, ma si sta accelerando nelle difficoltà. Ci sono gli Stati che hanno i debiti pubblici, qualche debito pubblico è credibile; uno come il nostro, aggregato a quello privato, è sostenibile perché il nostro debito, quello statale unito a quello delle famiglie italiane, è fra i più bassi del mondo, solo quello statale è fra i più alti del mondo. Quindi, in questo contesto, avremo scelte difficili da affrontare sia in Regione, sia nel Parlamento italiano, sia nella Comunità europea.
Allora per la seconda riflessione lo spunto me l'ha dato il collega Louvin; acquisendo questa consapevolezza dice: saremo marginali, non facciamoci illusioni, dobbiamo gestire bene le attuali disponibilità economico-finanziarie per difendere le nostre specificità. Mi permetto di dire: manca un pezzo, cioè la strategia qual è per difendere le nostre specificità? È quella di semplicemente dire: spendiamo meglio le nostre attuali risorse? Non sarà sufficiente, non sarà sufficiente andare a batterci per il patto di stabilità, per gli avanzi di amministrazione! Noi dovremo fare delle battaglie molto più importanti e pesanti ed è evidente che quando il collega Louvin dice che questa relazione è una fotografia tecnica delle leggi che sono state promulgate, delle intenzioni che sono state indirizzate, è evidente che questa relazione è anche carente di un aspetto politico, perché manca di un indirizzo politico sul come, attraverso la scelta politica, queste leggi regionali possano diventare una realtà in un contesto nazionale e internazionale come quello che oggi abbiamo di fronte.
Mi permetto di rilevare queste due cose; la prima: siamo nell'oceano sulla nostra barchetta esattamente come lo sono tutti gli altri in mezzo alle onde di sei metri. Non è che vorrei che così non fosse, collega Caveri, lo siamo anche se non lo vogliamo, e la soluzione che Louvin non identifica in questa relazione di tipo tecnico è evidente che è una soluzione di tipo politico. Non voglio calcare la mano sulle scelte che ultimamente la maggioranza autonomista ha fatto di un dialogo con il PdL che è il Partito popolare a livello europeo, ma credo che queste siano le scelte che possono dare una speranza, al di là degli schieramenti in questo momento, perché se a livello europeo invece che governare Barroso con il PPE governasse il PSE e a Roma ci fosse Prodi ancora a governare, sarebbe giusto che le forze autonomiste cercassero accordi di tipo politico, come è stato fatto in tempi non lontani, per salvaguardare gli interessi dei valdostani e in questo non ci sarebbe nulla di scandaloso.
Certo, quello che è scandaloso, politicamente scandaloso, è che l'unica occasione che abbiamo avuto alle elezioni del Parlamento europeo per far sentire la voce di un valdostano in Europa attraverso un accordo con un partito che aveva i numeri per portare un valdostano, immediatamente altri valdostani hanno fatto delle liste e hanno fatto perdere quella lista! Questo è il dramma della nostra comunità e questa è la consapevolezza che ci deve portare a dire che, in un contesto politico come questo, dobbiamo fare scelte politiche che permettano alla politica di dare delle risposte ai cittadini. Può costare per tutti sotto l'aspetto dei "pruriti personali", può costare sotto l'aspetto delle posizioni politiche, ma è la normale ed evidente realtà: questa Regione ha bisogno di aprire un dialogo forte con il Governo nazionale e ancor più forte con il Governo europeo, e noi auspichiamo che a breve, Presidente, lei possa avere interlocutori diretti e credibili al Parlamento europeo nelle più alte cariche del governo dell'Europa, là dove si decidono le situazioni che l'Onorevole Caveri ci stava illustrando, cioè dove si decidono i futuri e le sensibilità delle Regioni autonome, certo, facendo le alleanze con le altre specificità, ma non illudendoci che le specificità messe insieme possano fare corpo politico, perché quelle specificità fanno corpo politico se fanno politica. E la politica è scelta.
Io lo dico anzitutto da valdostano, da padre di famiglia, poi da rappresentante di un partito che in questo momento ha la responsabilità drammatica di governare un paese e di condividere, anche per quanto riguarda la nostra autonomia, un progetto di mantenimento di economia e di rilancio della nostra capitale. Capisco che non può essere una cosa che le opposizioni in questo momento, le forze che erano maggioranza ieri e oggi sono all'opposizione, possono condividere, ma la politica è tempi, è flussi, è fasi, e questa è la fase nella quale questa Regione deve fare delle scelte politiche. Credo che quelle che sono state fatte vadano nella direzione giusta e credo che questa attività, questa fotografia della complessità del fare politica, del fare atti amministrativi, del fare atti legali inerenti ai rapporti con lo Stato e con le altre Regioni europee e con l'Europa siano la fotografia della necessità di portare questa comunità oltre alle nostre mura regionali, a dialogare e ad avere azioni privilegiate con chi oggi decide i destini delle piccole Regioni come la nostra.
Président - La parole au Conseiller Donzel.
Donzel (PD) - Egregio Presidente, cari colleghi, senza assumere io il ruolo dell'europeista di cuore - come qualcuno ha detto - ci tengo sempre, in queste sessioni, a ricordare che un punto di partenza che non va dimenticato è il perché è nata l'Europa, dopo la terribile esperienza della guerra mondiale, quindi i 65 anni di pace garantiti comunque da questo tentativo che non è del tutto compiuto, di riuscire ad armonizzare fra loro diverse entità statali e regionali. Quindi da questo punto di vista, con tutti i suoi limiti e le sue manchevolezze, con le difficoltà che abbiamo conosciuto durante la terribile guerra dei Balcani, l'Europa sta comunque svolgendo un ruolo fondamentale anche dal punto di vista politico.
Era inevitabile che in questa situazione economica in cui ci veniamo a trovare si finisse per parlare anche della situazione economica collegata con la questione dell'Europa. La questione greca, prima, e poi il fatto che finalmente il Governo italiano si è accorto che c'è la crisi economica e quindi da questo punto di vista si sente l'esigenza, attraverso una finanziaria, di trovare delle soluzioni... poi si potrà discutere nel merito se si è d'accordo o no, ma si riconosce finalmente che l'Italia ha bisogno di una cura importante per uscire dalla situazione in cui è. Quindi la favola che ci siamo raccontati che tutto andava bene, la ripresa dietro l'angolo, non ci sono problemi, era una favola e adesso qualcuno deve pagare i conti di questa favola!
Rispetto alla questione della crisi economica c'è da parte dei territori come il nostro la stessa preoccupazione che c'è in qualunque cittadino, cioè che i poteri più forti creino misure che, tutto sommato, garantiscano la loro realtà; qui condivido l'analisi di quelli che mi hanno preceduto, in particolare il collega Caveri che ha messo l'attenzione sul vero motore economico in questo momento dell'Europa, quindi la Germania, che tende a guardare al suo peso in questa vicenda e ad imporre soluzioni ai paesi più fragili, come è il caso dell'Italia che è un paese con diversissime realtà, diviso fra un nord che può competere con il resto dell'Europa e un sud che, in questo momento, non è competitivo, e dobbiamo esserne coscienti. Ci troviamo in una posizione un po' strana come paese Italia all'interno dell'Europa, perché abbiamo il nord che fa parte integrante di quel mondo economico e un sud che è sbilanciato. Il sogno di grandi europeisti italiani era quello di aprirsi verso il Mediterraneo, di spingere a sud la dimensione europea, ma non è andata in quella direzione, perché l'Europa si è allargata verso est e questo ci ha disassati, noi e la Grecia.
Dal punto di vista economico rischiamo quindi di avere tempi difficili per quelle che sono le realtà più deboli e soprattutto perché l'Europa non è ancora attrezzata per tener conto delle piccole realtà come la nostra; quindi, da questo punto di vista, condivido una serie di iniziative che vengono prese anche solo a livello conoscitivo per far capire qual è la realtà della Valle d'Aosta. Un esempio su tutti è la questione del patto di stabilità e del risanamento. È abbastanza assurdo che chi ha una condotta sostanzialmente virtuosa - poi si può entrare nel merito delle singole questioni - venga sottoposto a delle limitazioni mentre ci sono situazioni di sperpero di denaro pubblico che non vengono messe sotto controllo: questo è il tema vero, non quanto ognuno deve fare, ma ci servirebbero una serie di regole, di controlli, servirebbe un'analisi puntuale di ogni singola realtà andando a leggere dentro i numeri, capire dove il denaro è speso in modo virtuoso e genera sviluppo e dove, invece, il denaro è sperperato. Questo è il punto vero, mentre se noi facciamo una questione astratta del patto di stabilità e penalizziamo il Comune A come il Comune B, sapendo che il primo ha investito tutti i suoi soldi in modo virtuoso, questo è profondamente sbagliato. È questo il rischio che corriamo anche in Italia, in un discorso abbastanza perverso di utilizzo improprio del termine "equità" nella ripartizione fra le varie Regioni. Bisogna, come in qualsiasi competizione, se c'è qualcuno che è svantaggiato, dargli le condizioni per competere come tutti gli altri. È inutile dire che le grandi Regioni del nord hanno ben altre potenzialità rispetto a piccoli territori come il nostro, e di questo bisogna tener conto.
Lo sforzo che bisogna fare è far capire queste cose all'Europa. Nel Trattato di Lisbona degli spazi si sono aperti, bisogna crederci fino in fondo. Sono profondamente convinto che un rafforzamento dell'Europa, che non vada nell'ordine di rafforzare semplicemente il Consiglio europeo, cioè le decisioni prese dai singoli Stati che tendono a fare gli interessi nazionali, ma un rafforzamento del Parlamento europeo possa essere la strada se riusciamo a partecipare. E qui raccolgo l'invito del collega Lattanzi, che ribadisce la questione del parlamentare europeo per la Valle d'Aosta: non vedo l'ora di telefonare ai colleghi del Partito Democratico in Parlamento e di dire di votare a favore della proposta di maggioranza di dare il parlamentare alla Valle d'Aosta! Quindi da questo punto di vista aspettiamo che arrivi in aula la proposta della maggioranza e poi vedremo se la voteremo o meno, però che alle chiacchiere seguano i fatti; aspettiamo questa iniziativa, che è sicuramente utile.
L'altro suggerimento che vorrei portare, perché al di là delle analisi che sono ampiamente condivise... vorrei portare un suggerimento rispetto alla questione della politica della montagna. Sono convinto che questo progetto che è in fieri dell'università della Valle d'Aosta possa essere il luogo dove elaborare anche cultura e politica della montagna, possa essere quel luogo dove non soltanto da questo consesso, quindi dall'istituzione Valle d'Aosta arrivi la voce di dare attenzione ai territori di montagna, ma ci serve anche un contesto culturale, e penso che l'università possa essere quel contesto culturale che possa dare una spinta in questa direzione.
Un'ultima considerazione rispetto al concetto di macroregione. Certo, il termine anche a me non piace per nulla, sono però convinto che invece il termine Euroregione possa essere il termine corretto e una cosa in cui credere, perché penso che l'Euroregione possa cominciare a mettere in discussione quei confini che sembrano inamovibili dopo il conflitto mondiale, possa invece creare delle condizioni di comunicazione fra popoli e di scambi. Perché anche le scelte economiche, come diceva correttamente - forse sta leggendo Marx - il collega Lattanzi, dipendono anche da scelte politiche, e allora sono convinto che in una situazione di immobilismo nulla cambia, mentre in un contesto politico diverso, si apre un'Euroregione, delle persone si incuriosiscono, si muovono, si creano relazioni, si creano anche condizioni di sviluppo economico e anche la Valle d'Aosta può assumere un ruolo profondamente diverso rispetto a quello che ha adesso, in un contesto nazionale in cui vediamo un federalismo che vuole mettere un po' in discussione alcune nostre prerogative.
Concludo con un auspicio: che a queste chiacchierate che facciamo, istruttive, ogni anno seguano delle determinazioni e delle azioni; ho portato alcune proposte, concludo con una proposta ulteriore. Mi piacerebbe che - avevo già forse avuto modo di suggerirla una volta - la Valle d'Aosta ospitasse alcuni Parlamentari europei interessati alle tematiche della montagna e si riuscisse, fra i tanti dibattiti che promuoviamo, a metterci in sinergia con Parlamentari che devono essere di qualunque schieramento, da questo punto di vista non ho nessun problema. Vorrei però fare una precisazione all'amico Lattanzi, che scarica sempre sugli altri la responsabilità di non elezioni: gli stessi elettori del PdL non hanno votato per il candidato valdostano, ci sono i numeri a dimostrarlo...
(interruzione del Consigliere Lattanzi, fuori microfono)
...per cui prima di dare lezioni agli altri, bisogna dare lezioni a sé stessi!
Questo è un auspicio per poter portare la voce dei territori di montagna all'interno del Parlamento europeo. Grazie.
Président - La parole au Président de la Région, Rollandin.
Rollandin (UV) - Merci, M. le Président.
Je dois avant tout remercier les collègues qui, avec compétence, ont interprété le sens de cette journée sur l'Europe: c'est un débat, ce n'est pas que le débat porte immédiatement à des conséquences positives, ce serait trop facile à faire, mais je crois que le débat a souligné des aspects positifs et des aspects critiques et ça je ne peux qu'accepter.
Avant tout je veux encore une fois, pour ce qui est de la relation, remercier le département compétent qui a travaillé, pas simplement pour rédiger la relation, mais pour mettre en acte toutes politiques que ce Conseil a votées; donc, si on a eu des résultats et si notre Région est l'unique qui n'a jamais rendu un Euro, dans le sens qu'elle a porté de l'avant tous les programmes qui étaient prévus, je crois que c'est un mérite qu'on doit reconnaître aux responsables du département.
En même temps, pour ce qui est du programme qu'on a présenté pour la première fois - et ça je veux le souligner: c'est la première fois qu'on présente un programme, sans doute c'est un programme peut-être plus faible de ce qu'on voudrait, il y a une série de modifications qu'on peut accepter, qu'on pourra porter de l'avant même chaque année, c'est un programme pluriannuel, mais, comme l'a dit le collègue Caveri - ce n'est pas possible figer un objectif aujourd'hui pour d'ici trois ans. C'est évident que peut-être l'année prochaine il y aura toute une série de changements qui nous obligent même à modifier les stratégies que portent de l'avant les différentes institutions, à savoir même les Régions.
Je veux aussi souligner qu'encore une fois dans le Comité des Régions d'Europe le représentant de la Région est le collègue Caveri, qui a eu l'appréciation des autres collègues des Régions qui l'ont chargé de gérer de quelque façon le travail qui sera mené à ce niveau-là. Je souligne que, de ma part, je crois que c'est important qu'il y ait quelqu'un qui puisse être le trait d'union dans ce travail, car ce serait je crois impossible de faire l'un et l'autre, je crois que d'autres collègues justement le font, mais j'estime quand même difficile à faire. Je crois qu'au contraire cette participation et cette collaboration donnent des résultats; en effet le fait d'être présent à chaque séance, d'avoir la possibilité de suivre ce qui se passe, c'est un pas important pour maintenir pas seulement cette liaison étroite, mais surtout pour porter de l'avant des dossiers qui peuvent être, selon les cas, à examiner et à approuver ou non.
Les considérations qui ont été faites à propos du sens de l'Europe et du sens de cette relation vont dans l'optique, avant tout, d'essayer d'être à même de suivre de façon constructive les décisions européennes. Bien sûr, comme l'ont remarqué les collègues Lattanzi et Donzel, le fait de suivre ces problèmes avec difficulté c'est malheureusement aussi empiré du fait de la crise avant tout économique et financière, mais même politique! N'oublions pas qu'il y a encore des Etats qui sont là à discuter sur la participation ou non à l'Europe et d'autres qui veulent revenir sur la décision adoptée. Je crois que sur ce thème il faudra se pencher, c'est une Europe à 27 qui n'a pas de vitesse: il y a trois ou quatre vitesses, trois ou quatre marches, c'est toute une série de problèmes qui sont évidents pour la crise qui a mené avant tout l'Europe à dire: mais quelle est la raison pour laquelle on doit se substituer et faire des efforts pour la Grèce? Ça a été la première question qui a été posée: mais pourquoi l'Allemagne doit payer pour la Grèce? C'est une question qui est populaire, car les personnes qui doivent faire des sacrifices pour un autre Etat, ne sont pas tellement satisfaits de ces positions!
Alors je crois qu'en principe les propositions qui ont été présentées, et je remercie aussi la commission qui a intégré les suggestions des collègues, ainsi que la relation qui a été présentée, je crois que sur ce sujet il y a, là, toute la disponibilité à faire pas seulement un débat, mais surtout à avoir un suivi du débat afin de donner la possibilité de faire des évaluations compétentes.
Donc je remercie - je répète - tous les collègues pour toutes les interventions qui ont été faites et surtout pour le sens de cette conviction que l'Europe est sans doute une valeur à soutenir, même s'il y a des obligations parfois très étroites. Le fait du pacte de stabilité évidemment est un point difficile à soutenir de la façon idéale, car les conséquences réelles, si ne pas gérées de façon correcte, amènent des dégâts pas indifférents.
Le fait d'avoir un représentant à niveau européen... évidemment là je crois que les mouvements et les partis qui se relient à la politique régionale n'ont pas la compétence pour arriver à ce but... c'est une constatation générale que, soit l'un, soit l'autre à gérer, à niveau national jamais il y a eu une proposition dans le sens que cette Assemblée a souhaitée, là c'est le regret que - nous devons avouer - est double face. Je crois que dans ce sens il n'y a jamais eu une intervention directe, ni il y a eu la volonté d'aboutir à un résultat, autrement je crois que cette Assemblée aurait voté à l'unanimité pour aboutir à ce résultat, mais malheureusement lorsqu'on arrive au niveau du Parlement italien les différents avis ont changé et ne sont pas disponibles à arriver à ce résultat, qui serait évidemment pas seulement pour notre Région, mais aussi pour d'autres réalités; n'oublions pas qu'il y a encore des Régions plus grandes que la nôtre - la Sardaigne - qui n'ont pas de représentant. Alors je crois que ça c'est quand même un défaut de la démocratie, le fait d'avoir des Régions qui n'ont pas de représentant au niveau européen, et c'est un manque de dignité du régionalisme, vis-à-vis de ceux qui peuvent faire pour sauvegarder une politique européenne, car la vraie politique européenne pourra se faire si les gens, si la population est convaincue que l'Europe est quelque chose de bon et non pas quelque chose qui va intervenir seulement en dépit de leurs convictions. Alors peut-être il y aura la possibilité d'avoir une politique européenne, mais maintenant je crois que qui est à même et veut faire cette politique, ce sont surtout les Régions et les Communes, qui sont convaincus de mener cette politique européenne.
Pour ce qui nous concerne, évidemment s'il y aura des modifications dans le temps, je crois que même si c'est un plan triennal, il y aura la possibilité de le modifier, de changer le moment où nous aurons une autre séance dédiée à l'Europe. Merci encore pour vos interventions.