Oggetto del Consiglio n. 189 del 26 novembre 1963 - Verbale

OGGETTO N. 189/63 - ELEZIONE DEL CONSIGLIERE AVV. CAVERI SEVERINO A PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE.

Il Presidente, Avv. Oreste MARCOZ, con riferimento all'articolo 33 dello Statuto speciale per la Regione Autonoma della Valle d'Aosta e agli articoli 5 e 9 del Regolamento interno del Consiglio Regionale, invita il Consiglio a procedere in seconda adunanza alla votazione, a schede segrete, per l'elezione del Presidente della Giunta Regionale.

Il Consigliere MONTESANO fa le seguenti dichiarazioni:

"Signori Presidenti, Signori Consiglieri,

quando nelle prime due sedute del Consiglio regionale eletto nel 1959 venne presentato, per il dovuto parere, il progetto di legge dell'On. Caveri per la elezione del Consiglio col sistema proporzionale, i Consiglieri socialdemocratici espressero la piena adesione alla proposta e portarono le ragioni per le quali, dal loro punto di vista, ritenevano il sistema proporzionale come il più adatto a rispecchiare nel massimo organo politico amministrativo della Regione le espressioni ideologiche dell'elettorato.

Aggiungevamo allora che è ben diverso assumere intese ed alleanze ad elezioni avvenute ed in sede di formazione di giunta, quando appunto gli animi sono pervenuti alla distensione e alla serenità, dall'assumerle in periodo preelettorale, nel quale predominano, pressati da necessità contingenti, sentimenti tutt'altro che improntati a spirito di tolleranza e di comprensione reciproca.

Dicevamo questo ribadendo anche il concetto espresso dallo On. Caveri nella presentazione del progetto di legge al Parlamento e nel quale, dopo avere rilevato che col sistema maggioritario erano votate all'annientamento tutte le altre liste dopo le prime due, aggiungeva che con quel sistema si creavano (sono sue parole) "conseguenti forzate alleanze che determinavano negli elettori un profondo disagio e che deformavano e alteravano la espressione della volontà popolare". Tutto ciò si ripercuote (sono sempre parole dell'On. Caveri) "in un immiserimento della vita politica regionale, determinato dalla preclusione di tutte quelle forze politiche, che non sono rappresentate nelle prime due liste". L'On. Caveri "confidava pertanto che gli Onorevoli Colleghi avessero voluto accogliere la proposta di legge, determinando così uno sviluppo della democrazia nella Regione Valdostana perché ciò sarebbe stato anche nell'interesse generale dello Stato, al quale non può giovare certamente che in una Regione a statuto speciale la legge elettorale regionale stabilisca aprioristiche preclusioni da ogni rappresentanza".

Noi fummo e siamo perfettamente d'accordo con l'On. Caveri su questi concetti, perché in essi noi ravvisiamo il vero fondamento per la ricerca di nuove prospettive alla vita politico-amministrativa della Regione, le quali prospettive naturalmente non possono essere disgiunte, ma anzi sono immediatamente conseguenti all'incontro di quei partiti sinceramente democratici, i quali, anche se difformi nei presupposti ideologici, ritrovino, allo stato attuale, una intesa comune per la soluzione degli importanti problemi regionali.

Al tempo delle elezioni del 1959 noi socialdemocratici giustificammo in un certo senso l'alleanza Union-socialcomunista, perché la evidenza dello stato di necessità era tale che non poteva essere né sottovalutata né tanto meno trascurata.

Dicevamo allora a noi stessi che una politica errata o la pervicacia nel volere considerare le situazioni elettorali della Regione come radicate, immutate e immutabili avevano determinato quell'alleanza, il cui legame però non poteva essere ravvisato nella comunanza della ideologia o del programma, bensì e solo nell'obbiettivo immanente di battere a tutti i costi lo schieramento facente capo alla Democrazia cristiana.

Tutti ricordano che nei suoi comizi di allora l'Union Valdôtaine, rivolgendosi ai suoi elettori e alla popolazione, affermava lo stato di necessità e di costrizione, indicandone la causa unica nel sistema maggioritario, al quale essa non poteva assolutamente soggiacere senza accogliere con ciò la sicura prospettiva della sua scomparsa dalla lotta e dalla vita politica regionale.

Giustificava in tal senso al suo elettorato l'alleanza di comodo e di occasione ed indicava altresì la piena e non discutibile libertà di azione col ritorno alle sue impostazioni ideologiche, qualora con le elezioni del 1963 fosse stato operante il sistema elettorale proporzionale proposto dall'On. Caveri.

Ricordo a tale proposito che un concetto di questo genere venne espresso dall'Assessore Fosson in seno al Consiglio regionale, nella seduta del 18 aprile del 1962, quando, intervenendo nella discussione per la mozione di centro sinistra da me presentata, così si espresse:

"Nel 1949 abbiamo detto che non siamo venduti alla Democrazia cristiana; non abbiamo nessuna paura di ripetere oggi in questa aula le stesse espressioni che abbiamo usato in altre circostanze o l'abbiamo detto anche il giorno dopo la vittoria del 1959 di questa coalizione: non siamo venduti ai comunisti. Noi faremo le alleanze necessarie e quelle che riterremo più utili, solo e nell'unico interesse della popolazione valdostana, perché questa è la direttiva che abbiamo noi dell'Union Valdôtaine. Potremo avere tutte le discussioni sui particolari di attuazione di una politica o dell'altra, ma questa linea è quella che ci indica il cammino".

Analogamente l'On. Caveri, in un articolo pubblicato su "Le Peuple Valdôtain" del 31 luglio 1962, quando la sua proposta di legge era stata approvata, così concluse:

"A présent que la loi est approuvée, nous pouvons dire ce que nous n'avons pas dit auparavant: avec la proportionnelle, l'Union Valdôtaine aura son petit mot à dire pour les régionales prochaines".

Fatte le elezioni del 1963, Signori Consiglieri, non abbiamo assistito a nessuna discussione né sulla impostazione generale né sui particolari di attuazione di una politica o dell'altra, così come enunciava l'Assessore Fosson, né abbiamo sentito quell'atteso petit mot dell'On. Caveri.

Abbiamo assistito invece solo al perdurante silenzio della Union Valdôtaine, abbiamo sentito solo le voci pubbliche dei contatti union-social-comunisti ed infine abbiamo avuto nelle mani quella singolare lettera del Presidente dell'Union Valdôtaine con la quale egli proponeva a tutti i partiti un governo regionale di salute pubblica.

A parte il fatto apparente della profonda fiducia del su nominato Presidente sulla ingenuità grossolana del prossimo, noi abbiamo il dovere di dirgli in questa sede che il contenuto della sua lettera e la sua proposta non sono affatto originali; perché l'uno e l'altra li ritroviamo nel quaderno che la Federazione Comunista di Aosta ha avuto l'amabilità di inviarci in occasione del suo VII Congresso regionale.

Nelle pagine 7 e 8 di tale quaderno, infatti, si legge che "solo con l'unità di tutte le forze democratiche valdostane è possibile fare avanzare una politica veramente autonomista e di reale progresso sociale" e "se si vuole la piena attuazione dello Statuto speciale, se si vuole la tutela degli interessi valdostani nel quadro degli interessi nazionali .... è necessario realizzare una più vasta unità di tutte le forze democratiche, autonomiste, antifasciste valdostane".

Questo dicevano i comunisti e questo ha ripetuto il Presidente dell'Union Valdôtaine!

Il Partito Socialdemocratico comunque, pur ravvisando nella proposta la ispirazione di marca comunista, per dovere di cortesia rispose alla lettera dell'On. Caveri con la sua nota del 4 novembre. In questa nota, rigettando la proposta dell'Union Valdôtaine, ne avanzava altre due e cioè: 1°) composizione di un governo regionale di centro sinistra - 2°) e in via subordinata, composizione di un governo minoritario, a scadenza predeterminata, formato dall'Union V., dal PSI, dal Campagnards e dal PSDI, con appoggio esterno della D.C..

Si vede, On. Caveri che la cortesia non è il suo forte, perché lei - pur sollecitando risposte alle sue lettere - ha mancato al dovere elementare di rispondere a quelle dei suoi interlocutori, lasciando cadere in partenza tutte quelle discussioni sui particolari di attuazione di una politica o dell'altra auspicati dal suo assessore Fosson.

Perciò, così poste le cose, la proposta da lei avanzata deve essere considerata niente altro che un alibi per seguire una via aprioristicamente decisa, per continuare cioè l'antica alleanza con i comunisti e per adagiarsi nella comoda posizione di un potere basato esclusivamente su una sterile azione protestataria, nella quale è molto facile far ricadere le colpe degli insuccessi sullo schieramento di opposizione.

Signori Consiglieri, il Partito Socialdemocratico si è reso conto della importanza dell'attuale momento politico nazionale e regionale, ha individuato nelle attuali coincidenze la occasione più favorevole e certamente unica alla soluzione dei problemi valdostani, e con pieno senso di responsabilità ha indicato all'Union e ai Socialisti le soluzioni migliori per la giunta regionale.

L'union Valdôtaine e i compagni socialisti, ignorando del tutto le nostre indicazioni le quali - fra l'altro - tenevano conto anche delle esigenze interne dei loro partiti, si sono assunti davanti a questo Consiglio e in confronto della popolazione valdostana, in un momento cruciale della vita regionale, la più pesante delle responsabilità.

Siamo grati - d'altro canto - al Senatore Chabod, all'On. Gex e all'Avv. Marcoz e a tutti gli altri unionisti che hanno fatta propria, con accettabili modifiche, la nostra proposta della giunta di minoranza e diamo loro atto in questa sede idonea di avere intravisto, nelle esigenze attuali, una delle vie giuste e la più adatta nell'ambito democratico, per il raggiungimento di tutte le finalità di concreto ed esclusivo interesse generale.

Auspichiamo che questa loro azione possa essere incoraggiata e sorretta dagli uomini di buona volontà, possa ritrovare il consenso degli incerti e creare - in unione con chi ha gli stessi intenti - e nel fine del perfezionamento dell'autonomia statutaria, il nucleo propulsore di una azione politico-amministrativa regionale sinceramente democratica.

Siamo parimenti grati a quei compagni socialisti che hanno intravisto e perseguito questi stessi concetti nei loro dibattiti interni, lì hanno sostenuto e difeso nella visione di prospettiva reali e di concreta applicazione e si sono resi conto "della sterilità di quel conservatorismo protestatario superato dalla situazione politica nazionale e della necessaria ricerca di quelle forze che sono in grado di portare avanti, con le debite garanzie, un serio programma di sviluppo regionale".

Ai comunisti, dei quali conosciamo per esperienza la perspicacia e l'avvedutezza nella valutazione delle situazioni politiche e quindi non possiamo fare loro torto di dire che non hanno capito la insostenibilità della loro posizione attuale, bisogna dire invece che non è tanto la questione regionale che interessa quanto la polarizzazione dell'attenzione nazionale sulla Valle di Aosta in un momento in cui il Partito socialista è impegnato nel governo di centro sinistra. L'azione comunista, a nostro giudizio, non è tanto di ispirazione e di esigenza locale ma è portatrice di una direttiva di centro col preciso intento di creare difficoltà al partito socialista.

Per concludere, a giudizio del Partito Socialdemocratico, la Giunta di governo che ci viene presentata non può e non deve essere accolta, perché è una Giunta nata su impostazione errata, senza un dialogo concreto con gli altri partiti democratici, con la più evidente congenita instabilità e l'assoluta mancanza di funzionalità operante; ma soprattutto non deve essere accolta perché essa è incapace di poter cogliere, nel favorevole momento politico attuale, l'occasione migliore - forse non più ripetibile - per la soluzione di tutti i problemi valdostani.

Per queste ragioni e per le altre che sopravvengono in dipendenza dei ricorsi fatti contro la eleggibilità di un Consigliere, i quali, se accolti in sede giudiziaria, possono creare automaticamente la nullità di tutti gli atti legislativi ed amministrativi che il Consiglio e la Giunta compiranno da oggi in avanti, dichiaro che il Partito Socialdemocratico, per le ragioni già illustrate, si astiene dal voto per la elezione della Giunta formata dal Partito Comunista, dal Partito Socialista e dalla Union Valdôtaine, proponendosi da questo suo atteggiamento ogni futura azione di vigilante opposizione e di concreta leale opera per la formazione di un governo democratico aperto a tutte le istanze del popolo valdostano".

Il Consigliere ALBANEY fa le seguenti dichiarazioni:

"Signor Presidente, Onorevoli Colleghi,

nella mia qualità di rappresentante, in seno a questo Onorevole Parlamento, del Raggruppamento Indipendente Valdostano e Campagnards Valdôtains, mi pregio sottolineare e ribadire in sintesi, però molto chiaramente, le ragioni, i postulati ed i principi in virtù dei quali si è costituito questo nuovo movimento.

Esso, come si è detto in tutta la decorsa campagna elettorale, mira a difendere e porre in valore le prerogative etnico-linguistiche e le nobili tradizioni che distinguono il popolo valdostano e che permangono le ragioni basilari per cui la Valle d'Aosta si erge a statuto speciale ed è Regione Autonoma.

Sul campo sociale, oltre a rimanere sensibili ai desiderata ed alla soluzione dei problemi di tutte le classi del lavoro, si accinge in modo del tutto particolare a difendere "les campagnards" che sono la popolazione autoctona della Valle, popolazione che maggiormente ha dato, coi suoi migliori uomini e senza risparmio di mezzi, per il conseguimento delle prerogative statutarie che la Valle gode tutt'oggi.

Sin dagli albori della Resistenza la gente delle nostre montagne ha nutrito e protetto l'intero esercito della liberazione, esercito di parecchie migliaia di unità; non solo, ma essa ha anche contribuito, sacrificando in olocausto, i suoi Figli migliori, proprio in quel momento drammatico quando certi politicanti, ancor oggi sulla scena, ritenevano più prudente portare la propria vita in un luogo sicuro e comodo.

Sul campo economico il primo tema che il nostro raggruppamento intende svolgere è quello agricolo, settore questo maggiormente abbandonato e depresso, che costringe la nostra gente delle campagne a vivere penosamente in uno stato di scompenso economico che grida ad onta delle altre categorie sociali.

Non vi può essere pace in una collettività quando una parte dei suoi figli soffre nell'abbandono.

Attraverso la mia modesta persona, in quest'aula, il nostro Raggruppamento si batterà allineato a tutte le forze democratiche, in una chiara espressione di voto che condanna quest'alternativa frontista che si vuole ostinatamente ricomporre non tenendo in alcun conto il responso che il corpo elettorale ha chiaramente indicato il 27 ottobre scorso.

Insistiamo nel denunciare che tale alternativa non farà altro che potenziare il totalitarismo di estrema sinistra che, come un rullo compressore, travolge inesorabilmente tutte le iniziative ed i valori morali del nostro popolo, sacrificando questi valori agli interessi di una politica marxista che non ha niente a che vedere con la dottrina democratica ed autonomista attraverso la quale intendiamo conseguire il benessere e la libertà del popolo Valdostano.

Nel concludere, a nome del raggruppamento che rappresento e mio personale , intendo esprimere un sincero pensiero di solidarietà ai nostri Parlamentari ed a quanti si sono uniti a loro per battersi in seno all'Union Valdôtaine e quegli altri partiti per perorare l'impostazione di una politica di centro sinistra, la sola che in questo momento avrebbe potuto tradurre in applicazione tutte le pendenze dello Statuto Regionale e porre la nostra Regione come indirizzo di una alternativa politica che si è testé concordata per la composizione del governo nazionale.

Cade su quelle persone ostinate, ambiziose, la grave responsabilità di non aver voluto tradurre in atto, approfittando di un momento particolarmente storico e favorevole, una formula politica che avrebbe dato alla Valle d'Aosta, nell'applicazione completa del suo Statuto, un benessere senza pari e un nuovo volto morale e politico, elevandola al primo piano della vita politica nazionale."

Il Consigliere DUJANY dichiara che i Consiglieri del suo Gruppo consiliare di minoranza si riservano di fare le loro dichiarazioni ad avvenuta elezione del Presidente della Giunta e degli Assessori regionali e dopo che i membri della nuova Giunta Regionale avranno fatto le loro dichiarazioni programmatiche.

Il Presidente, MARCOZ, preso atto della dichiarazione fatta dal Consigliere Dujany e constatato che nessun altro Consigliere intende, per il momento, prendere la parola, invita il Consiglio a procedere in seconda adunanza alla votazione, a schede segrete, per l'elezione del Presidente della Giunta Regionale e dà lettura dell'articolo 9 del Regolamento interno del Consiglio.

Procedutosi alla votazione a schede segrete ed allo spoglio dei voti, con l'assistenza degli scrutatori Consiglieri Signori ARTAZ-DOTTO Giuseppe, BENZO Dr. Ing. Carlo e CASETTA Giuseppe, il Presidente accerta e comunica i seguenti risultati della votazione:

- Consiglieri presenti: trentacinque;

- Consiglieri astenutisi dalla votazione: diciassette (ALBANEY, BENZO, BERTHET, BIONAZ, BONICHON, BORDON, CHABOD, DUJANY, GHEIS, LUSTRISSY, MAPPELLI, MAQUIGNAZ, MONTESANO, PEDRINI, PERSONETTAZ, TORRIONE e VERTHUY);

- Consiglieri votanti: diciotto;

- Consigliere Avv. CAVERI Severino: voti riportati: diciotto.

Il Presidente, Avv. MARCOZ, in baso all'esito della votazione, proclama eletto alla carica di Presidente della Giunta Regionale, con voti diciotto su diciotto Consiglieri votanti, i1 Consigliere Avv. CAVERI Severino.

Il Consiglio prende atto e, su invito del Presidente del Consiglio, MARCOZ, il Presidente neo-eletto della Giunta Regionale, Avv. CAVERI Severino, prende posto al tavolo della Giunta.

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