Trascrizione informale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 47 del 8 febbraio 1973 - Resoconto

OGGETTO N. 47/73 - Proposta di legge concernente: "Contributo ai Comuni della Valle d'Aosta da iscrivere nella parte entrate dei bilanci comunali per far fronte alla corresponsione dell'indennità di carica ai Sindaci". (Rinvio alla Commissione)

Montesano (P.S.D.I.) - Io, prima di dare la parola al proponente Dolchi, vorrei fare, quale Presidente del Consiglio, un discorso globale e preliminare che riguarda le proposte per gli oggetti segnati ai numeri 9, 10, 11, 12 e 13.

I Signori Consiglieri hanno visto proporre in questo ordine del giorno le summenzionate proposte di legge, le quali proposte di legge hanno una vita un pochino lunga e sono state presentate, rispettivamente, dal Consigliere Dolchi, io faccio un discorso per tutte le proposte di legge, dal Consigliere Manganone, dai Consiglieri Dolchi, Crétier, Manganoni, Macheda e Siggia, dai Consiglieri Dolchi, Crétier, Manganoni, Macheda e Siggia e l'ultima dai Consiglieri Pedrini e Maghetti.

Questa proposta di legge è stata presentata la prima volta in data 30 dicembre 1968, poi non ha avuto seguito ed è stata ripresentata il 15 marzo del 1971; la seconda, di iniziativa del Consigliere Manganoni, è stata presentata il 30 di settembre del 1970; la terza, del Gruppo comunista, è stata presentata il 26 marzo 1971 e le altre, lo stesso, il 26 marzo 1971.

Le proposte sono state inviate alle rispettive Commissioni, le quali o le hanno esaminate oppure non le hanno esaminate, comunque, quando sono state esaminate, sono state rinviate per un giudizio di parere, come i Consiglieri ricordano, il funzionamento delle Commissioni consiliari è stato disciplinato da una modifica che la Commissione per il Regolamento ha proposto e il Consiglio ha approvato, in merito all'articolo 21 del regolamento, che riguarda "esame degli argomenti e pareri da parte delle Commissioni".

È stato inserito, in proposito, un secondo comma che dice esattamente questo: "se, entro i suddetti termini" e richiamo i termini di tre mesi, "non si sarà provveduto all'espressione del prescritto parere, il Presidente del Consiglio inserirà d'ufficio l'argomento all'ordine del giorno della prima adunanza consiliare che sarà convocata successivamente alla data di scadenza dei termini stessi".

La data di scadenza di queste leggi, cioè i tre mesi, coincideva con il 23 di gennaio, ecco perché la Presidenza del Consiglio ha inserito i progetti di legge di iniziativa consiliare nella seduta, nell'ordine del giorno della seduta di oggi.

Detto questo, io desidero però fare presente che i progetti di legge, tutti insieme, sono un pochino discostati, non sono aderenti affatto a quella che è la parte applicativa in riguardo al finanziamento delle leggi stesse.

Quindi, io chiedo ai Signori proponenti due cose: primo, se desiderano discutere queste leggi e secondo, di fare presente poi, nel corso della discussione se lo ritengono opportuno, le indicazioni della copertura di spesa; me ne accorgo che manca l'Assessore alle Finanze, perché? Per quanta ragione, per la copertura di spesa, le proposte di legge dovranno, naturalmente, passare, ripassare all'esame dell'Assessorato delle finanze oppure all'esame delle Commissioni.

Comunque affrontiamo questi quattro progetti di legge per quello che riguarda la discussione poi, alla conclusione, si arriverà secondo quello che sarà il voto del Consiglio.

Quindi io do la parola per il numero 9 al relatore, Consigliere Dolchi, per la legge da lui presentata.

Dolchi (P.C.I.) - Beh, colleghi Consiglieri, l'introduzione che, su questi argomenti, ha fatto il Presidente del Consiglio, mi esime dal ricordarvi appunto l'anzianità di questa proposta di legge, a oltre 4 anni dalla data di presentazione, il Consiglio viene chiamato a pronunciarsi.

Bisogna dire che su questa proposta di legge, la Commissione, nel corso di varie riunioni, aveva espresso, non dico dei pareri, ma aveva, in un certo qual modo, discusso della opportunità o meno di una proposta di questo tenore.

E che la Commissione stessa, però, non aveva raggiunto un accordo né sul testo in discussione né su eventuali proposte di emendamento.

In un primo tempo la Commissione non era a conoscenza di tutte le deliberazioni dei 74 Comuni, relative alla corresponsione dell'indennità di carica dei Sindaci.

Successivamente, è stato incaricato - questa un po' di storia nel tempo - il Presidente della Giunta dell'epoca di richiedere alle Amministrazioni comunali se intendevano applicare la disposizione di legge, cioè la legge nazionale n. 491 del 2 aprile 1968 che fissa le indennità di carica ai Sindaci in una misura massima e, quindi, il Presidente della Giunta dell'epoca era stato invitato dalla Commissione a richiedere alle Amministrazioni comunali di applicare questa legge.

Abbiamo avuto poi, successivamente, da parte del Servizio Controllo degli Atti comunali della tutela Comuni, una statistica di quelle che erano le amministrazioni che applicavano o meno la legge nazionale, di quelle che l'applicavano in modo che le indennità corrisposte al Sindaco fossero al massimo, di quelle Amministrazioni comunali che non l'applicavano e di quelle che l'applicavano solo parzialmente.

Quindi, anche se sono passati oltre 4 anni, il problema rimane di attualità e rimangono di attualità soprattutto le caratteristiche di fondo, i concetti ispiratori di questo progetto di legge.

E cioè, è noto che i bilanci di quasi tutti i Comuni sono deficitari cioè, nella nostra Regione non lo sono perché le Amministrazioni comunali raggiungono un pareggio sulle spese, sul bilancio ordinario, in quanto confidano e trasferiscono nella parte straordinaria, finanziata dall'Amministrazione regionale, tutti gli interventi di carattere straordinario.

Quindi possiamo dire che, da un punto di vista strettamente contabile e formale, i bilanci si presentano tutti in pareggio. Sostanzialmente questi bilanci sarebbero deficitari se si tenesse conto che le Amministrazioni comunali devono provvedere non solo alla parte ordinaria, all'esecuzione dei servizi di istituto, ma anche ad assumere iniziative di carattere straordinario.

Quindi, difficoltà finanziarie da parte delle Amministrazioni comunali, difficoltà finanziarie che sentono in prima persona, proprio perché sono i responsabili diretti, i Sindaci e, per una strana, per uno strano pudore, ritenendo forse che le quindici o le venti o le trentacinque, quaranta mila lire al mese siano quelle che salvano il bilancio comunale, non sono certo i Sindaci, anche se molte volte dedicano parecchie ore della loro attività sottraendola al riposo e molte volte anche alle attività professionali di lavoro, non sono certo i Sindaci quelli che insistono per avere questa indennità.

E ci sembra anche giusto, e lo rileviamo nella proposta di legge, il fatto che l'Amministrazione regionale intervenga non per stipendiare i Sindaci, come alcune volte si era detto nel corso delle discussioni o nei corridoi o in Commissione, riguardo a questa proposta di legge.

Noi non intendiamo stipendiare i Sindaci, intendiamo dare un contributo all'Amministrazione comunale per costringere questa Amministrazione comunale a compiere un atto cosciente e democratico nei confronti degli Amministratori.

Infatti noi riteniamo che in questo modo l'Amministrazione regionale che, in diverse misure, in tantissime occasioni, interviene a favore delle Amministrazioni comunali e dei Comuni, debba anche intervenire con un contributo che, in questo caso, sarebbe un atto di democrazia sostanziale, perché? Perché noi riteniamo che sia proprio un concetto che sta alla base della democrazia, quello di sottolineare il principio di permettere che i cittadini meno abbienti partecipino alla direzione della cosa pubblica piuttosto che, invece, la carica di amministratore o la partecipazione alla vita pubblica sia demandata o sia un privilegio di persone che hanno la possibilità in proprio di perdere ore di lavoro perché più abbienti, di destinare una parte della loro attività all'amministrazione, senza per questo portare del danno al proprio bilancio familiare e, quindi, in un certo qual modo, limitando l'accesso alle cariche pubbliche alle forze più popolari della Regione e delle Amministrazioni comunali.

Ecco, noi intendiamo, con questa legge, affermare il principio che è giusta l'indennità agli amministratori e in questo ci rimetto dentro i Consiglieri regionali, purché sia una indennità proporzionata all'attività che questi svolgono e, quindi, sia un impegno per il mandato che viene conferito loro dal corpo elettorale.

Io non mi dilungo di più.

Potrei portare gli esempi di iniziative analoghe in altri Stati, esempi di iniziative in altre Amministrazioni comunali e regionali della nostra Repubblica, mi sembra però che, se il Consiglio regionale della Valle d'Aosta accedesse a questo nostro, a questa nostra proposta di legge e pondo anche subito un'obiezione: già una nuova legge è in discussione e mi sembra che sia stata approvata da una Commissione, da un ramo del Parlamento per rimodificare questi minimi; ma io direi, ecco, in attesa del meglio, per perfezionale il più possibile le cose, non rinviamo ancora questa proposta che risale oramai a oltre quattro anni, affermiamo, al di là delle cifre, il principio; questo è quello che chiede il Gruppo comunista che mi ha incaricato di presentare questa proposta di legge.

Affermiamo il principio che, se dovranno essere modificate le cifre per la promulgazione di una nuova e diversa legge in campo nazionale, potrà essere fatto nel corso del 1973 o 1974, se il prossimo Consiglio regionale lo riterrà; noi affermiamo il principio che l'Amministrazione regionale, così come provvede per l'indennità di carica ai propri amministratori, si preoccupi che anche i Sindaci, cioè quelle persone responsabili di un importante anello della vita democratica e amministrativa della nostra Regione, abbiamo, da parte dei loro Comuni, senza discriminazione e senza differenziazioni, l'indennità che almeno prevede una legge nazionale.

Andrione (U.V.) - Nel corso di discussioni che abbiamo avuto non in maniera formale, abbiamo già espresso alcune perplessità che vorremmo ribadire in questa sede.

Noi siamo contrati a che la Regione intervenga nei bilanci comunali, in maniera da garantire delle indennità agli Amministratori comunali e noi non diremmo Sindaci, perché qui si apre un primo discorso.

Non sempre è il Sindaco quello che sacrifica più tempo e ha più lavoro a favore dell'amministrazione e noi vorremmo che questo... perché, in realtà, questo intervento regionale che è un po' del genere beneficio, sussidio, sia determinato e deciso dal Consiglio comunale in favore di quegli amministratori che più dedicano il loro tempo e che più hanno diritto all'indennità per quello che fanno a favore del Comune.

In secondo luogo, la questione di principio che è stata accolta dalla proposta di legge presentata dal Gruppo comunista e, in particolare, dal Capogruppo Dolchi, era che a nostro avviso, contrariamente alla prima stesura della proposta di legge, non fosse la Regione a intervenire ma che questi interventi, questi sussidi andassero nel bilancio comunale e che il Comune determinasse liberamente e volontariamente la loro destinazione.

Terza questione che, a nostro avviso, è molto importante: se la Regione vuole intervenire, deve intervenire percentualmente.

Noi qui non facciamo una questione di percentuale, non diciamo che debba essere il 70 o l'80% ma ci sembra indispensabile che ci sia una responsabilità degli Amministratori comunali e che sia indispensabile che i cittadini del Comune sappiano che, quando pagano le imposte comunali, una quota, anche minima, di queste imposte va per l'indennità che gli Amministratori pubblici ricevono; direttamente sui loro, su quello che pagano al loro Comune.

Siamo contrari invece al sistema, a un progetto di legge il quale, praticamente. Scarica l'Amministrazione comunale di ogni responsabilità e il sindacato, la carica pubblica, viene assorbita completamente dall'Ente regionale, che non diventa soltanto un ente di tutela ma diventa, in realtà, una specie di supervisore e di datore, scusatemi l'espressione che è un po' volgare, ma di datore di lavoro a... i Sindaci o gli Amministratori comunali per cui, proposta concreta, anche se potremo essere favorevoli a esaminare il problema dell'indennità degli Amministratori comunali a carico parzialmente della Regione, noi proporremmo che il problema sia sottomesso allo studio di una Commissione e che venga proposta una iniziativa di questa Commissione, un disegno di legge completo, con quanto è a carico della Regione, con l'obbligo di iscrizione al bilancio comunale e di ripartizione in base a una delibera comunale o, addirittura, una delibera del bilancio.

Un'ultima questione che volevo sollevare è questa e cioè: che non credo, io personalmente, che stanti le cose come stanno, perché se vengono modificate le indennità si potrà ritornare sopra, ma non credo che questa legge sia apportatrice di un tipo di democrazia nuovo perché, a livello di 20.000 lire mensili, con gli "embêtements" che ha un Sindaco attualmente e le... per tanti vari motivi, non credo che questo sia prova di democrazia, in realtà è un'accusa di fronte alle responsabilità che sempre più sovente gli Amministratori comunali rifiutano di assumere in proprio e trasmettono a mamma Regione perché in Valle d'Aosta ormai noi siamo abituati a sostituirci alle Amministrazioni comunali anche nelle cose più piccole.

Ora, in questo caso può essere utile che noi possiamo intervenire, non per tutti i Comuni perché, per esempio, per il Comune di Aosta sarebbe stupido che la Regione versasse 150.000 lire per l'indennità del Sindaco: ha sempre avuto il Sindaco l'indennità e non vedo perché la Regione dovrebbe fare questa specie di elemosina che non cambierebbe niente nel contesto del Comune di Aosta, mentre invece, in certi altri Comuni potrebbe essere utile, però, allora io direi, cerchiamo di esaminare le cose a fondo e di intervenire con quella giusta percentuale e responsabilizzando gli Amministratori comunali, non sostituendosi come abbiamo troppo avuto occasione di fare, completamente a essi e rendendoli, in pratica, dei Funzionari regionali.

Bancod (U.V.) - Io condivido le impostazioni del Consigliere, dell'Avvocato Andrione, però volevo fare una osservazione: se questa legge dovesse andare in porto, mi sembrerebbe ingiusto il sistema di 20.000 lire al di sotto dei 1.000 abitanti e 40.000 a partire da 1.001 abitanti e oltre.

Io ritengo che gli Amministratori comunali, specialmente nei piccoli Comuni dove il Segretario non c'è quasi mai, o una volta o due alla settimana, quindi le grane le ha principalmente il Sindaco, mentre nei Comuni grossi praticamente il Sindaco è più aiutato.

Quindi non vedrei questa distinzione.

Bisognerebbe rivedere tutta l'impostazione.

Chabod (D.C.) - Tutto quello che volevo dire, purtroppo l'ha detto l'amico Andrione, allora non so più tanto cosa dire.

A ogni modo, io penso che mandare a una Commissione, penso che sia l'unica soluzione.

Anche noi, da tempo, ne parlavamo di questo: io mi ricordo, con Chamonin avevamo già proposto tanti e tanti anni fa un aiuto ai Sindaci.

Adesso non sto qui a elencare come lo volevamo dare ma, a ogni modo, sapevamo benissimo, visto che Chamonin ha fatto il Sindaco anche lui e io l'avevo fatto nei miei tempi, sapevamo benissimo il disagio che avevano questi uomini, specialmente nei piccoli Comuni.

Perché ha ragione Bancod: nei grandi Comuni ci sono i Segretari, c'è un aiuto maggiore, in modo particolare per i lavori di ufficio. Penso che Andrione abbia detto giusto: di rimandare tutto a una Commissione e discutere a fondo il problema.

Montesano (P.S.D.I.) - Prima vediamo se ci sono altri Consiglieri che vogliono intervenire, dopo di che diamo la parola all'Assessore Lustrissy, il quale parla a titolo personale e non per la Giunta.

Lustrissy (D.P.) - Evidentemente io parlerò a titolo personale, non a nome della Giunta perché, evidentemente, sarà il Presidente della Giunta che farà le proposte relative all'opinione della Giunta in merito alla proposta di legge; né tenterò di fare il primo della classe né il Pierino, come è stato pensato da un Consigliere che mi ha preceduto.

Il problema ha una certa, almeno così come è stato impostato, una certa rilevanza per il semplice fatto che, a parità di lavoro, abbiamo sostenuto che, se la democrazia è corretta, corrisponde una controparte, parità di retribuzione; se ci sono degli Amministratori pubblici retribuiti, è giusto che ce ne siamo degli altri che non siano retribuiti?

Questo su un piano generale, come principio è corretto.

Però, entrando nel merito della legge, ho alcune perplessità.

Cioè, intanto perplessità sulla legittimità della legge così com'è impostata, legittimità che è il... dell'articolo 1 cioè, in sostanza, l'Amministrazione regionale, per l'applicazione di una legge nazionale, si sostituirebbe all'ente datore che, in questo caso, è l'Amministrazione comunale, il Comune. Non so fino a che punto il provvedimento, mandato avanti così com'è, possa venire approvato in sede di legittimità, a parte il problema tecnico, come era stato fatto rilevare, che ha anche la sua importanza sul reperimento del finanziamento perché, una volta accertata la spesa, si dovrà stabilire a pareggio di bilancio quale tipo di pesa dovrà essere detratto da un capitolo e riportato su un altro capitolo.

Però io dico che se sosteniamo il principio della parità di retribuzione, dobbiamo sostenerlo fino in fondo.

Ora, esistono alcuni problemi a livello comunale che sono da lungo tempo sul tappeto e non sono ancora vicini a una soluzione e mi riferisco, in modo particolare, alle situazioni relative agli insegnanti di scuola materna che tutt'ora sono considerati, pur essendo dipendenti comunali, come non esistenti e questa è una situazione che pregiudica abbastanza un rapporto di lavoro, in quanto il rapporto di lavoro, in effetti, esiste e il rapporto di lavoro è nei confronti dell'Amministrazione comunale.

Pertanto, se vogliamo esaminare compiutamente il problema e se, per caso, si dovesse e se si accedesse all'idea di portare il tutto a una Commissione, io pregherei la Commissione di tenere presente che, se a parità di lavoro corrisponde una equa retribuzione, teniamo presente che l'equa retribuzione deve essere data a tutti quanti.

Ora, da alcuni anni è in corso un'azione sindacale, a giusto titolo, nei confronti delle insegnanti di scuola materna, alle quali noi, Consiglio regionale, abbiamo riconosciuto, a titolo di integrazione di stipendio, un contributo di lire 50.000.

La differenza tra il contributo elargito dal Consiglio regionale, dall'Amministrazione regionale e lo stipendio stabilito con legge nazionale, che equipara le insegnanti di scuola materna quali insegnati di scuola elementare a tutti i diritti come retribuzione; diciamo che, se l'Amministrazione comunale non è in grado di corrispondere alle insegnanti di scuola materna un'analoga integrazione di stipendio, si pone il problema dell'integrazione dello stipendio.

Ora, dice giusto come principio questo e non è giusto che ci siano degli Amministratori pubblici retribuiti e altri non retribuiti però attenzione un momento.

Ci sono dei problemi sul tappeto, da alcuni anni, che hanno dei... sindacali che dobbiamo intervenire nei confronti dei Comuni, potremmo intervenire, io condivido per buona parte l'impostazione data dal Consigliere Andrione, se dobbiamo intervenire nei confronti dei Comuni: siamo favorevoli a un intervento nei confronti dei Comuni per attribuire all'Amministrazione comunale una certa somma a disposizione del Consiglio comunale per le indennità agli amministratori che siano comprensive anche di eventuali indennità, dopo un attento esame, nell'impossibilità da parte dell'Amministrazione comunale di retribuire adeguatamente le insegnanti o altri dipendenti comunali che si trovano nella stessa situazione.

Questo dico, parlo delle insegnanti della scuola materna perché è in corso il passaggio, in base alla legge che abbiamo approvato l'anno scorso: da quest'anno avremo un primo passaggio di una parte delle scuole materne comunali, alla Regione.

In sede di transizione però, dobbiamo porle tutte sullo stesso piano, cioè se c'è un rapporto di lavoro analogo non è giusto che venga retribuito in modo diverso.

E allora, se il tutto deve essere definito da una Commissione, io vi pregherei di tenere presenti questi problemi.

Pertanto, d'accordo sul principio di destinare un certo fondo a disposizione dei Comuni, con i criteri che la Commissione determinerà, esaminati i bilanci comunali, e chiamiamolo pure integrazione dei bilanci comunali per far fronte a determinate esigenze, se ad andare in questa sede oltre perché, a un certo punto, abbiamo visto questa mattina che, in sede di esame del piano dei lavori, abbiamo constatato che l'attuale impostazione del piano dei lavori non è più rispondente a quella che è un'esigenza di programmazione, a un'esigenza di intervento corretto della Regione nei confronti delle Amministrazioni comunali.

Cioè si porrà, in un determinato momento, la necessità di ripartire un certo fondo a favore dei Comuni per le ordinarie opere pubbliche, di competenza comunale e di stabilire un programma di interventi regionali per opere di interesse regionale, specificando anche le priorità degli interventi nel corso degli anni.

Ecco, questo è uno dei grossi problemi che ancora il Consiglio regionale dovrà risolvere nei prossimi anni e, fatte queste considerazioni, io sono d'accordo, in sostanza, se si potesse oggi prevedere di rinviare questo a una Commissione o alle Commissioni legislative che già funzionano in sede di Consiglio regionale oppure a una Commissione particolare che sarà incaricata da questo Consiglio questa sera, di esaminare il provvedimento; sarebbe opportuno accedere a questa richiesta per il semplice fatto che, sul piano tecnico esistono delle perplessità sull'attuale formulazione della legge, sul problema della legittimità e sul problema del reperimento dei finanziamenti che devono essere comunque specificati e perché, se noi destiniamo una certa spesa, deve corrispondere alla parte entrata, una certa entrata.

Se noi dobbiamo modificare dei capitoli, dobbiamo ancora dire quale capitolo dobbiamo modificare, a parte, come dicevo, il problema principale della legittimità della sostituzione completa delle Amministrazioni regionali in sede di applicazione di una legge statale.

Montesano (P.S.D.I.) - Altri interventi? Consigliere Savioz.

Savioz (P.C.I.) - Sono passati quattro anni e mi sembra che ne abbiamo messi un po' tanti per esaminare una legge.

Allora, io dico: bisogna che arriviamo al dunque e non possiamo continuare a menare il can per l'aia perché, se da una parte è giusto che ci siano degli amministratori che devono preoccuparsi della cosa pubblica, è altrettanto giusto che la cosa pubblica debba preoccuparsi un po' anche di dare la possibilità a quelli che l'amministrano, di amministrare e non siamo più ai tempi in cui l'amministratore faceva tutto gratuitamente poi, sotto sotto, andava a vedere le prebende, erano di gran lunga superiori a quello che doveva essere il compenso a cui avrebbe avuto diritto.

E c'era la corsa sfrenata ai posti di responsabilità.

E non so, ma non sono molto d'accordo di arrivare al punto di dare alle Amministrazioni comunali un quid per provvedere in questo senso, come non sono neanche d'accordo che l'Amministrazione regionale intervenga per dare tutto.

Non dobbiamo dimenticare che il Comune è un ente autonomo, aiutarlo è giusto, sostituirci a lui, mi sembra che non sia più giusto.

Perciò io direi di esaminare il problema a fondo e di vedere di intervenire per dare la possibilità che gli amministratori siano equamente retribuiti; si pretende da loro che facciano il servizio dovuto però bisognerebbe, a mio modesto avviso, che l'Ente comunale, il Comune, debba provvedere in parte a pagare queste retribuzioni, queste indennità perché se no cadiamo nell'errore che abbiamo già commesso troppe volte, cioè l'Amministrazione regionale, a un certo momento, diventa l'amministrazione di tutta la Valle d'Aosta, toccando gli argomenti che invece toccano alle Amministrazioni comunali.

Io non so, ma penso che si debba agire un po' rapidamente.

Non vorrei che passino altri anni e il problema rimanda insoluto perché è vero che non è un problema molto facile però non è neanche un problema così difficile da non poter riuscire a dare una gradualità, tenuto conto delle popolazioni, tenuto conto dei servizi e di quelli che sono gli impegni che questa gente prende.

Dolchi (P.C.I.) - Ma, io come presentatore, vorrei fare alcune chiarificazioni, dopo gli interventi dei colleghi.

Prima vorrei ricordare ai colleghi Consiglieri che forse se ne sono dimenticati, che la nostra proposta - si sono dimenticati perché sono passati quattro anni - la nostra proposta traeva origine anche, oltre che dalla convinzione di fare una cosa giusta, traeva anche origine da una richiesta che era venuta a tutti i Capogruppo del Consiglio regionale, da parte dei Sindaci, della maggioranza dei Sindaci, che aveva sottoscritto una lettera che tutti i Capogruppo di questo Consiglio hanno ricevuto, nella quale i Sindaci stessi facevano presente questa disparità di trattamento tra Amministratore comunale e Amministratore comunale, anche di Comuni vicini, in considerazione di una diversa possibilità finanziaria fra le varie Commissioni.

Secondo, vorrei sgombrare subito il terreno da alcune considerazioni che potrebbero esserci nell'esame di questa legge che noi intendiamo portare avanti nell'Aula consiliare e che qualcuno potrebbe accusarci di essere, in questo momento di vigilia elettorale, uno strumento elettoralistico.

Il fatto stesso che il Presidente del Consiglio abbia ricordato che questa legge risale al novembre-dicembre 1968, mi esime da qualsiasi ulteriore chiarificazione in proposito.

Non erano certo nel dicembre 1968 previste elezioni regioni come lo sono adesso, dopo quattro anni, quando discutiamo la legge, quindi non è uno strumento di carattere elettorale né la nostra posizione è legata alla prossima campagna elettorale, se insistiamo sull'esame di questa legge.

Vorrei fare un'altra chiarificazione che mi sembra opportuna per quei colleghi che sono intervenuti.

Direi che non è più vero, a quattro anni e mezzo di distanza dalla presentazione della legge, che la maggioranza dei Sindaci non ricevono l'indennità, direi quasi tutti i Sindaci, attualmente, ricevono quell'indennità, collega Bancod, che è prevista dalla legge nazionale e alla quale legge nazionale io e il Gruppo comunista ci eravamo ancorati nel fare questa proposta, che era un po' il contratto collettivo stabilito fra gli Amministratori comunali e i propri Consigli comunali, cioè quella legge nazionale, frutto di una lunga battaglia a livello parlamentare nazionale.

Quindi non è vero che la maggioranza dei Sindaci, attualmente, nel febbraio 1973, non prende l'indennità, è però vero che non tutte le indennità sono uguali e non si vede perché, in base a considerazioni di carattere molto limitato e che non vanno oltre la Sala consiliare del Comune che agisce in questo modo, non tutti i Sindaci abbiamo quella indennità che la legge prevede.

Quindi, se ha ancora, oltre alle questioni di principio che avevo accennato prima, una validità questa legge, è dovuta alla sperequazione semmai, al fatto di mettere tutti i Sindaci dei Comuni della Valle d'Aosta sullo stesso piano rispetto a una legge nazionale, cosa che attualmente non avviene.

Ci sono alcuni Sindaci che hanno una indennità inferiore a quella stabilito dalla legge nazionale, è vero che la legge nazionale dice: "fino a un massimo di..." ma è anche vero che in quasi tutti i Comuni si adotta questo massimo che, invece, altri Comuni non adottano.

Allora, se la maggioranza dei Comuni valdostani e italiani adotta il massimo, ecco, una delle caratteristiche di questa legge sarebbe quella di fare in modo che tutti i Sindaci arrivassero a questo massimo e, quindi, sul massimo ci fosse una sperequazione fra tutti i Sindaci.

La proposta del collega Andrione beh, potrebbe essere valida se la legge fosse stata presentata un mese fa.

La legge è stata presentata quattro anni e tre mesi fa.

È stata in Commissione per quattro anni, rimandarla adesso in Commissione per altri quattro anni non ci trova più consenzienti.

Potrebbe essere per quattro mesi, ma il Consiglio sarebbe scaduto, scade il 6 aprile... (Montesano: procedura d'urgenza) ...La procedura d'urgenza, signor Presidente, la decide il Consiglio, ma potrei anche essere d'accordo, se la procedura d'urgenza la decide il Consiglio, in questa sede e ci si impegna entro quindici giorni, cioè nella prima quindicina di marzo, a ripresentare un testo concordato, noi, proprio a dimostrazione di quanto dicevo prima, che non vogliamo insistere perché cade questa discussione in una vigilia elettorale, non vogliamo insistere su questo testo.

Vogliamo affermare alcuni principi che io ho indicato e che, secondo noi, stanno alla base di una corretta vita democratica.

Per quanto riguarda la percentuale.

Beh, potrebbe anche essere valido il concetto di intervenire percentualmente per responsabilizzare le Amministrazioni comunali, dando loro il motivo di essere arbitri, di decidere sulla differenza.

Ecco, non vorrei che questo portasse solo a una piatta attuazione di una percentuale, cioè la legge stabilisce determinati importi, noi corrispondiamo con l'80%, il 90%, il Consiglio regionale si trova l'alibi e trasferisce questa decisione di una legge regionale, a livello regionale, e attribuisce ai Sindaci l'indennità del 90% senza fare quell'auspicato sforzo integrativo a cui alludeva il collega Andrione.

Ecco, per quanto riguarda il collega Bancod, ho già detto prima, lo sforzo del proponente era stato quello di regolamentare questa indennità e, soprattutto, di perequare questa indennità in modo che quello di Montjovet avesse, in proporzione degli abitanti, come stabilisce la legge nazionale, la stessa indennità di quello di Champorcher o quello di Cogne, a seconda del numero degli abitanti, così come stabilisce la legge nazionale.

Ecco, non credo che l'articolo 2 dello Statuto, quando parla di circoscrizioni comunali, ci dia la possibilità di fare, e sarei il primo a essere lieto se così decidesse il Consiglio regionale, di fare una legge che astragga completamente, con delle norme regionali, quello che è il disposto della legge nazionale.

Noi che, così, nel proporre questa legge ritenevamo di adottare un provvedimento che, in fondo, anche nella cifra di 30 milioni all'anno non è così rivoluzionaria, trascendentale come potrebbe sembrare, ecco, intendevamo, agganciandoci a una legge nazionale, proprio rimanere, nel più possibile, nell'ambito costituzionale.

Se dovessimo fare, come suggeriva il collega Bancod, una legge che non si àncora, che non tiene conto della legge nazionale, è chiaro, potremmo proporzionare l'indennità, quindi un'indennità diversa che non tiene conto delle disposizioni di carattere nazionale, al numero dei Consiglieri comunali, così come c'è una nostra proposta a proposito delle leggi sulle Comunità montane, una indennità proporzionale al numero dei Consiglieri del Consiglio comunale; se sono quindici, un'indennità di un tipo, se sono venti, un'indennità di un altro tipo, se sono quaranta, come ad Aosta, un'indennità di un altro tipo però il discorso porterebbe più lontano, in quanto non erano gli obiettivi stessi della nostra iniziativa.

Ecco perché mi permetterei di insistere, e i tre articoli sono sufficientemente brevi, perché il Consiglio li possa esaminare, mi permetterei di insistere perché il Consiglio questa sera abbia la buona volontà, faccia lo sforzo, per giungere a una conclusione.

La Commissione, se è quella che per quattro anni non l'ha discussa, non l'ha esaminata o non ha presentato un testo emendato o diverso, ecco, non è certo quello che ci soddisfa e, per quanto riguarda il collega Lustrissy, beh, l'ho seguito difficilmente sul concetto del rapporto di lavoro, dell'equiparazione dei Sindaci alle insegnanti delle scuole materne; che i Sindaci debbano avere cura di tutti i cittadini, ivi compresi quelli che hanno anche le cure degli insegnanti delle scuole materne, non ci sono dubbi; che i Sindaci, molte volte, si comportino e debbano comportarsi come buone insegnanti elementari e buoni padri di famiglia, è più che giusto e direi che è uno dei grossi compiti e dei sacrifici dei primi cittadini delle differenti Amministrazioni comunali, ma il fatto del rapporto di lavoro è un problema che investe dei lavoratori nei confronti del loro datori di lavoro, questi sono degli Amministratori pubblici che, se... hanno un rapporto di lavoro a livello nazionale che non è un rapporto di lavoro, ma hanno una legge che li tutela sull'entità della loro indennità.

Ecco, la nostra proposta di legge, che si inserisce proprio nella sperequazione che noi auspichiamo, è che tutti i Comuni della Valle d'Aosta abbiano le disponibilità finanziarie, assicurate loro dalla Regione, affinché tutti gli Amministratori comunali abbiano quanto la legge nazionale attribuisce loro.

Dujany (D.P.) - Ma mi pare che la preoccupazione essenziale dei proponenti sia quella di richiedere un intervento dell'Amministrazione regionale a favore delle Amministrazioni comunali affinché i Sindaci e i loro collaboratori abbiano la possibilità di utilizzare le retribuzioni fissate dalle leggi nazionali.

Perché, quando si legge che in tale situazione, un naturale riserbo e un profondo senso di modestia e di pudore impongono ad alcuni Sindaci di non gravare sul bilancio delle loro amministrazioni con una indennità di carica, seppur modestissima, quindi mi pare che la preoccupazione essenziale sia questa.

Il Consigliere Dolchi ha già precisato che la situazione del 1973 è leggermente diversa rispetto a quella del 1968 e del 1969.

Infatti, dei 74 Comuni della Regione, tutti hanno le indennità previste dalle leggi nazionali, a eccezione di sei Comuni che non hanno mai deliberato alcuna indennità e 10 Comuni che hanno adottato delle indennità inferiori a quelle spettanti loro dalla legge nazionale.

Quindi mi pare che il problema sia ridotto, in sostanza, a questi pochi casi che ancora non hanno avuto il coraggio di superare, diciamo, queste preoccupazioni delle ristrettezze del loro bilancio per applicare una legge nazionale a favore delle retribuzioni, in rapporto alle mansioni che...

Qualcuno ha sottolineato l'opportunità di rivedere però questo discorso, questo problema della retribuzione in rapporto alla popolazione; la legge nazionale stabilisce che la retribuzione dei Sindaci sia in rapporto alla popolazione.

Qualcuno ha sollevato che il problema degli oneri e delle responsabilità e delle preoccupazioni dei Sindaci che lavorano in Comuni di popolazioni molto ridotte, è altrettanto importante quanto l'onere dei Sindaci dei Comuni di maggior numero di abitanti, anche perché l'organizzazione comunale, l'organizzazione amministrativa è più che manchevole, è più scarsa e tante volte il Sindaco deve sopperire con determinate iniziative proprie, in mancanza di un'organizzazione amministrativa di funzionari e di impiegati che, nei Comuni più ampi, in genere provvedono a una serie di questi compiti.

Poi c'è un'osservazione, mi pare fatta dal Consigliere Andrione, estremamente importante, cioè dobbiamo preoccuparci di non trasformare il Sindaco in un rapporto di dipendenza regionale.

Mi pare che sia estremamente valido il mantenere questo senso di responsabilità del Sindaco come espressione del bilancio comunale e non farlo diventare una specie di dipendente della Regione attraverso una forma retributiva, che mi parrebbe abbastanza pericoloso e abbastanza grave sul piano del principio.

Quindi, fatte queste osservazioni, mi pare, come Giunta, che si potrebbe essere d'accordo sul principio, che tende soprattutto a far sì che la legge nazionale possa essere applicata e che i Sindaci si trovino nelle condizioni di poter superare questo aspetto così morale, in rapporto alle proprie condizioni finanziarie.

Però rendiamoci conto che questi interventi non risolvono assolutamente le situazioni dei bilanci comunali perché quando noi, al Comune di Aosta, fossimo venuti nella determinazione di concedere, non so, un contributo di cinque milioni in più sul bilancio del Comune di Aosta, l'incidenza sarebbe minima e non credo che questo tenda a risolvere il problema; o in un altro Comune inferiore ai 1.000 abitanti, dovessimo dare un contributo che potrebbe essere previsto nella cifra massima di 240.000 lire all'anno, non credo che risolleveremmo le sorti finanziarie di questo Comune.

Quindi, io penso che sarebbe opportuno poter rimandare questo problema alla Commissione, nel senso di poter prevedere una indennità a favore dei Comuni, al fine di incoraggiare queste Amministrazioni comunali ad applicare la legge nazionale riguardante la loro retribuzione, tenendo conto, in particolar modo, che i Comuni che non hanno applicato queste disposizioni sono proprio i Comuni, in genere, che sono soggetti alle retribuzioni minime.

Caveri (U.V.) - Je voudrais poser seulement une question au Président de la Junte régionale: je voudrais savoir quelles sont ces six Communes qui n'ont pas délibéré l'indemnité pour le Syndic et l'autre groupe aussi, les Communes auxquelles vous avez fait allusion.

Manganoni (P.C.I.) - Quando il Consiglio ha provveduto ad adeguare le indennità ai Consiglieri regionali qui è stato sollevato il problema del Sindaco e tutto il Consiglio ha detto: "Giusto". Sennonché, passata quella seduta, il Consiglio se n'è dimenticato.

Ora, un Sindaco deve dedicare alla sua attività tanto tempo quanto un Consigliere regionale, forse di più, questo dipende dall'attività del Sindaco, dall'attività del singolo Consigliere.

E allora perché il Sindaco non deve percepire quella modestissima indennità prescritta dalle leggi regionali?

Ora, mi diceva il Presidente se i Sindaci non percepiscono l'indennità; ebbene, io ho parlato questa mattina con due Sindaci. Uno mi diceva: - e qui vorrei attirare l'attenzione del Consiglio - "Il bilancio del mio Comune è di 10 milioni, se spendiamo sei per il personale, segretario, non siamo riusciti a consorziarci con altri Comuni vicini, perciò ce lo paghiamo tutto. L'impiegata e il messo, che farà anche il cantoniere. A questi sei milioni dobbiamo aggiungerne quali altri due per contributi, assicurazioni e tutto quello che ne segue. Dieci meno otto, rimangono due. Con due milioni noi dovremmo provvedere a tutte le necessità del Comune e, naturalmente, anche all'indennità che dovrebbe essere la mia", dice: "In queste condizioni, come posso io percepire anche le sole 20.000 lire previste, qui con un bilancio del genere?".

Questo Sindaco aveva ragione e io capisco la sua perplessità e dice: "Io rinuncio a percepirli".

Parlavo con un altro Sindaco di un Comune che ha tremila abitanti o circa mille, non so esattamente il numero degli abitanti, il quale mi diceva, sempre per la questione del bilancio del Comune: "Il Comune ha già dovuto fare dei mutui, tra l'altro, se io percepisco la mia indennità che dovrebbe essere di 480.000 all'anno, percepisco 80.000, 40.000 le do al Vice-Sindaco perché collabora, mi aiuta e così ne rimangono 40 all'anno, anziché 480 come prescritto dalla legge".

Ora, mi si potrà dire: "Quelli sono effettivamente modesti, troppo pudore ecc.", permettete che io... perché almeno questi amministratori dimostrano ancora un certo senso di serietà, io non dico mica che non lo dimostrano anche gli altri che fanno molto bene a percepirli però, con una situazione di bilancio comunale come... dice..."Quei pochi soldi che ci sono"...

Ecco la ragione principale che ci ha spinti, che ha spinto i miei colleghi a presentare questa mozione.

Ora, la questione, io non voglio polemizzare con Lustrissy, voglio solo dirgli questo: ma adesso veniamo a quel bilancio di dieci milioni a cui vi accennavo, non so se quel Comune ha una maestra per gli asili, non lo so ma, ammettendo che ce l'abbia, come fa a pagare?

Ora, noi si è parlato tante volte in questo Consiglio di integrare i bilanci comunali, no, sempre delle ottime idee, ma non abbiamo mai fatto niente.

Tenete anche conto di un fattore però, che integrare i bilanci comunali non è facile perché noi sappiamo anche che, in certi Comuni, ci tartassano, le tasse comunali sono pesanti, in altri Comuni noi sappiamo che c'era un Comune che, fino a pochi anni fa, tutte le famiglie pagavano 200 lire all'anno di tasse di famiglia.

Però noi come abbiamo fatto, per esempio, quando abbiamo stabilito di dare a tutti i Comuni 200 mila lire all'anno per la manutenzione delle strade comunali? In base ai chilometri di strade comunali e questa è una forma iniziale, se vogliamo, di integrazione di bilanci perché cominciamo a dar loro un po' di milioni, almeno per pagarsi la manutenzione.

Questa sarebbe un'altra forma modestissima, se vogliamo, che si aggiunge alla prima, di integrazione di bilanci, perché? Perché, anche se modesta, parli, tu parli di 25 milioni circa che vanno a finire ai Comuni.

Ora ti si dice: non facciamo il Sindaco, non trasformiamolo in un dipendente della Regione, no, perché noi questi fondi non li versiamo al Sindaco, noi li versiamo una volta o due all'anno, come... la Giunta, al Comune, non al Sindaco, quindi non ne facciamo un dipendente comunale.

Io su questo sono pienamente d'accordo ed è vero, diceva il Presidente, noi con cinque milioni non risolviamo il problema di Aosta, è vero, però risolveremo, per esempio, il problema di quei Comuni di cui vi parlavo, con un bilancio di 10 milioni.

Ecco perché noi insistiamo su questo.

Sull'ammontare, io penso che, essendo una legge nazionale, non so se noi possiamo modificare l'ammontare perché c'è lo Statuto ma noi non poniamo il problema, oggi, di rivedere l'ammontare dell'indennità; il problema che noi poniamo è che almeno tutti i Sindaci percepiscano questa modestissima indennità, questo è il problema che noi poniamo.

Ora, io non ribadisco quanto ha già detto Dolchi in fatto di Commissioni, se la Commissione - io non so quale Commissione doveva esaminare questo problema - se questa Commissione non funziona, non ne devono subire gli altri perché, se una Commissione dal '68, oggi siamo nel 1973, quindi da quattro anni ha una proposta di legge e non la esamina, beh, diciamo, o dovrebbe avere il coraggio di dire: sostituiamo questa Commissione con altri elementi che esaminino la legge che gli si propone o avvaliamoci di quell'articolo di cui parlava il Presidente, scavalchiamo la Commissione se non funziona e si pronunci il Consiglio. Si dice: "Rimandiamola in Commissione". Eh no. È da quattro anni, la Commissione non ha esaminato, la mandiamo in Commissione per quanto? No, secondo me, avvalendosi precisamente dell'articolo che ha il Presidente... il Consiglio si deve pronunciare e sia chiaro, non si... di questioni elettorali, ne ha già accennato Dolchi, presentato questo nel '68, anzi, se noi rimandassimo alla Commissione, anche fissando per esempio fra 15 giorni, ci avviciniamo sempre di più alle elezioni, ha sempre di più un carattere elettorale quindi, se qui tutti assieme abbiamo ritardato e, particolarmente, la Commissione non ha fatto il suo dovere, non si tirino in ballo adesso questioni elettorali o meno. Il Consiglio, è suo dovere di pronunciarsi e, secondo me, il Consiglio si deve pronunciare.

Montesano (P.S.D.I.) - Altri interventi?

Bene, io vorrei dire qualche cosa però manca il proponente che è il Consigliere Dolchi e, siccome quello che dirò riguarda il proponente, ah, c'è il Consigliere Macheda che lo cerca.

Dujany (D.P.) - Mi pare, do una risposta a una domanda che mi era stata posta.

Dunque, mi pare che i Comuni che non hanno deliberato alcuna indennità sono: Courmayeur, Gressoney-La-Trinité, Gressoney-Saint-Jean, Introd, Rhêmes-Notre-Dame e Valsavaranche.

I Comuni che hanno deliberato indennità inferiori, in rapporto alla popolazione sono: Arnad che ha deliberato 20.000 anziché 40.000, Challand-Saint-Anselme 10.000 anziché 20.000, Challand-Saint-Victor 10.000 anziché 20.000, Champorcher 10.000 anziché 20.000, Emarèse 10.000 anziché 20.000, Hône 25.000 anziché 40.000, Issime 5.000 anziché 20.000, Issogne 35.000 anziché 40.000, La Magdeleine 7.000 anziché 20.000, La Salle 20.000 anziché 40.000, Montjovet 30.000 anziché 40.000, Pont Bozet 10.000 anziché 20.000, Pontey 15.000 anziché 20.000, Quart 20.000 anziché 40.000, Rhêmes-Saint-Georges 7.000 anziché 20.000, Saint Denis 5.000 anziché 20.000, Verrayes 30.000 anziché 40.000, tutti i Comuni più poveri; infatti mi pare che il problema si pone veramente nei riguardi dei Comuni più poveri.

Quindi direi che, dinanzi a questa prospettiva, c'è un indirizzo che dovremmo prendere in relazione al contenuto di questa legge, potrebbe essere un intervento stabilito in certe percentuali che tenesse conto soprattutto della non applicabilità della legge a favore dei Comuni che hanno diritto all'indennità delle 20 o delle 40.000 lire, che sono quelli che non l'hanno applicata; a parte poi il problema, così, di carattere tecnico che questa legge non presenta: il relativo finanziamento, quindi di lì l'opportunità di essere rivista e di essere riesaminata, questo solo sotto l'aspetto tecnico.

Montesano (P.S.D.I.) - Allora, nessun altro chiede la parola? Io desidero far presente, prima al proponente, Consigliere Dolchi e poi a tutto il Consiglio, le difficoltà che si presentano alla Presidenza per portare avanti la legge così come si presenta attualmente, cioè a dire, io l'ho già accennato prima, esiste un articolo 2, il quale è riferito al finanziamento, però non indicato e, naturalmente, dovrà essere perfezionato per quello che riguarda il bilancio attuale del 1973 e i futuri bilanci.

Questo è uno dei punti, è vero, carenti della legge, non per colpa del Consigliere Dolchi ma perché questa legge è stata riesumata dopo l'approvazione e la modifica dell'articolo 21 del Regolamento che va portata automaticamente in Consiglio. Quindi, per questa ragione qui, oltre alle altre che sono emerse nella discussione, cioè a dire, che la legge presentata già anni fa non rispecchia più la situazione reale di allora, non è comparabile con quella attuale, per le notizie che ci ha dato testé il Presidente del Consiglio, io farei mie le proposte di alcuni Consiglieri, di fare esaminare un testo concordato, cioè con le finalità di un testo concordato, alla Commissione competente. Non c'è bisogno, naturalmente, di nominare altre Commissioni, c'è, per regolamento, la competenza specifica della Commissione Affari Generali, la quale però, oggi - e per questo mi rivolgo al Consigliere Manganoni - oggi è vincolata, come tutte le altre Commissioni, alla modifica che abbiamo fatto del Regolamento, per ovviare a quei ritardi che io non addebito sempre al Presidente della Commissione o alla Commissione ma tante volte si determinano delle situazioni tali per cui i problemi devono essere rimandati oppure non possono essere esaminati.

Oggi il Regolamento modificato porta due vie da poter imboccare: una via normale che è quella della procedura normale, che dà la possibilità alla Commissione di tre mesi per rispondere, dopodiché come è avvenuto adesso, il Presidente del Consiglio, automaticamente, manda in Aula le leggi, oppure la procedura di urgenza - come quella che io avevo accennato facendo una breve risposta al Consigliere Dolchi - c'è la procedura di urgenza che comporta la risposta da parte della Commissione, del Presidente della Commissione competente, nell'ambito di 15 giorni.

Io mi rivolgo adesso al Presidente della Commissione Affari Generali che si riunirà adesso per le scadenze elettorali: sono presentate parecchie legge, le quali sono state richieste in procedura di urgenza, proprio per queste scadenze e lei si troverà a dover avere sotto esame, con i suoi colleghi della Commissione, parecchi progetti di legge, quindi proporrei al Consiglio che un testo di legge concordato che fosse agganciato alla procedura d'urgenza, la quale potrebbe essere decisa questa sera dal Consiglio, può portare al riesame della legge nell'ambito del prossimo Consiglio di marzo, la prima quindicina di marzo e potrebbe venire in Consiglio la legge stessa, concordata su un testo, anche con la collaborazione della Giunta, e perfezionata per quello che riguarda il finanziamento di spesa.

Io vorrei sentire anche dal Presidente della Commissione se questa procedura, che naturalmente è prescritta ed è contemplata dal Regolamento, può portare delle difficoltà alla Commissione da lui presieduta; io credo di no, lei, come Presidente della Commissione, con la procedura d'urgenza richiesta dal Consiglio, potrebbe dare il parere nell'ambito dei 15 giorni susseguenti alla ricezione.

Consigliere Caveri, non ha da aggiungere niente, no?

Caveri (U.V.) - Io, stamattina, avevo preso il buon proponimento di non aprire la bocca durante tutto il Consiglio Regionale per reagire a certa pubblicità logorroica che imperversa in questo Consiglio; adesso lei mi tira per i capelli e mi obbliga a prendere la parola per rispondere alla sua domanda; dico: va bene, se bisogna considerare questa legge nelle Commissione Affari Generali, la esamineremo, faremo il possibile.

Però vorrei aggiungere qualche cosa; a me pare che in questo Consiglio, non mi pare, io constato che in questo Consiglio regionale non vige il principio che esiste nel Parlamento nazionale di cui ho fatto indegnamente parte e cioè qui c'è un po' una superstizione che ci dovrebbe essere un certo automatismo per cui qualunque legge sciocca presentata da un qualunque Consigliere regionale, debba senz'altro essere approvata dal Consiglio regionale.

Io credo, invece, che la funzione delle Commissioni dovrebbe essere quella non di bocciare, di filtrare le leggi, perché si sono fatte molte critiche alla Commissione Affari Generali per altre leggi e, tra l'altro, anche per questa ma, proprio per questa, questa legge è stata esaminata dalla Commissione Affari Generali e abbiamo polemizzato a lungo in seno a questa Commissione Affari Generali, io non ne volevo neanche parlare di questo argomento per non fare delle polemiche che, in fondo poi, sono utili fino a un certo punto, e la prova che le perplessità della Commissione su questa legge non erano poi così sballate, l'abbiamo avuta oggi in Consiglio, dove vediamo che la Giunta condivide quelle perplessità, le stesse perplessità che avevamo noi su una legge formulata, stilata in questo modo.

Sul merito della questione, io personalmente, se è lecito avere delle opinioni personali, io penso che si può prevedere una indennità per i Sindaci, si può prevedere un intervento da parte della Regione però bisognerebbe prevedere pure che una percentuale, magari anche molto tenue, rimanga a carico dei Comuni, dei bilanci comunali e questo non per una questione di soldi, per una questione di quattrini, ma per responsabilizzare i Comuni: bisogna che i Comuni, perché non è, non dico giusto, ma non è bello che l'indennità del Sindaco, come devo dire? È irrazionale, per conto mio, non dico la parola immorale perché sarebbe sciocco per delle così modeste indennità parlare di immorale o di non immorale, ma mi pare poco opportuno che tutte le indennità dei Sindaci siano completamente a carico della Regione e niente del Comune.

Io dico: stabiliamo una percentuale del 10, 30, 25% che rimanga a carico del Comune e allora la cosa cambia aspetto; non è una questione finanziaria, è una questione di principio e sono le stesse ragioni che sono state poste, mi pare, con qualche modulazione, con qualche nuance forse un po' diversa, dal Consigliere Andrione ma non solo dal Consigliere Andrione, mi pare anche l'Assessore Lustrissy, sia pure con parole diverse e forse anche qui con delle nuance diverse però mi pare che fosse anche la preoccupazione dell'Assessore Lustrissy e forse anche del Presidente della Giunta se non erro, se non commetto degli errori di interpretazione, mi pare che è una preoccupazione ed è questa: che non è soltanto la preoccupazione di quella malfamata ormai Commissione degli Affari Generali ma è una preoccupazione comune.

Quindi non esageriamo quando si parla della Commissione Affari Generali che non ha approvato "à tambour battant" certe leggi, non le abbiamo approvate "à tambour battant" perché c'erano dei veri motivi di perplessità.

A ogni modo, io dico: la soluzione può venir fuori benissimo di questo problema, perché non è poi un problema trascendentale.

Chincheré (P.C.I.) - ... dell'On. Caveri non trovino poi tanta concretezza al pomeriggio, durante la giornata, chiamiamola così, consiliare, però hanno anche un grosso vantaggio, Avvocato, che mi rafforzano in alcune idee e di questo devo essergliene molto grato.

Quando esiste un problema, e quello dell'indennità ai Sindaci è un problema, ci sono due modi per affrontarlo: uno è quello di affrontarlo, l'altro è quello di non affrontarlo, non c'è via di soluzione e, di conseguenza, si scopre che ci si divide su chi vuole affrontare questo problema per risolverlo, che è un po' la parola d'ordine dei Democratici Popolari, se non mi sbaglio, oltretutto questa e su chi affronta il problema in termini estremamente così tangenziali e il risultato è che il problema non si risolve.

Perché parlare di Commissioni, di rimandare i problemi alle Commissioni in certi termini nominate perché, in altri termini, noi saremmo d'accordo a rinviare i problemi in Commissione: parlare di legittimità di questa legge è un modo per non risolvere il problema, mentre la legge che noi abbiamo presentato quattro anni fa, lo ripeto perché è giusto ripeterlo, è uno strumento reale, certo non perfetto, evidentemente, suscettibile di modificazioni che noi siamo pronti ad accogliere se vengono e se lasciano salva la sostanza della legge; ecco, proposte di modifica, nella realtà, non sono venute fuori perché, in realtà, gli interventi, chiamiamoli così, contro questa proposta, questa iniziativa di legge, ecco, sono tutto meno che un contributo reale a modificare, a portare quelle modifiche a questa legge per renderla migliore.

E vorrei fare così, portare anch'io una motivazione in più a sostegno di questa legge; il Consiglio regionale è reduce da una lunga discussione sulla bozza di Piano Urbanistico regionale e affronterà presumibilmente, secondo quello che ci ha detto l'Assessore all'Agricoltura, entro questo mese, la discussione sulle Comunità Montane, su quella proposta di legge di iniziativa regionale sulle Comunità Montane, quella discussione sulla bozza e, presumibilmente, sicuramente, almeno noi ce lo auguriamo, quella sulle Comunità Montane definirà ancora una volta la funzione insostituibile che i Comuni avranno nello sviluppo della democrazia in Valle d'Aosta, la funzione insostituibile che i Comuni avranno ancora per affrontare e risolvere alcuni problemi grossi che in Valle d'Aosta ci sono e che, senza la partecipazione dei Comuni, non sarà possibile risolvere perché noi siamo contro la soluzione verticistica dei problemi, non pensiamo sia possibile risolvere i problemi senza una partecipazione attiva da parte dei cosiddetti Enti periferici che poi, in realtà, sono gli unici Enti che hanno la possibilità e la capacità e la conoscenza per affrontare questi problemi.

Sappiamo che la legge statale nazionale e la legge regionale prevedono che alle Comunità Montane, al Consiglio delle Comunità Montane, facciano parte di diritto i Sindaci; noi siamo d'accordo di dire che facciano parte di diritto, questo significa però che i Sindaci saranno caricati di un lavoro che fino a oggi non avevano avuto, avevano avuto nell'interno dei Consorzi, all'interno dei BIM però non così articolato, non così importante come quello che saranno chiamati a fare con le Comunità Montane.

Ecco che allora, se è vero che i Comuni restano uno strumento insostituibile per lo sviluppo della democrazia, è altrettanto vero che i Sindaci restano non dei funzionari regionali ma dei rappresentanti dei Comuni che dovranno sempre di più fare delle cose, in modo sempre più pianificato direi, programmato, nel senso che saranno sempre di più Sindaci a tempo pieno e sempre di meno Sindaci a part-time.

Evidentemente noi dobbiamo garantire le strutture primarie affinché questo si verifichi; una delle strutture primarie pensiamo che sia, ecco credo che l'unica parola corretta sia "indennità" a questi Sindaci, non dimentichiamoci mai che molte volte uno rifiuta di fare il Sindaco perché le sue condizioni di lavoro non glielo permettono perciò noi sosteniamo anche che l'indennità ai Sindaci sia uno strumento di democrazia reale perché permette a chiunque, a qualunque cittadino che ne abbia le capacità, il voto e la fiducia dei suoi coetanei, dei suoi concittadini, a svolgere questa funzione, altrimenti noi togliamo una possibilità reale di partecipazione reale alla vita nelle Assemblee elettive.

Ecco, io volevo soltanto dire queste poche cose, dicendo che noi siamo per la soluzione del problema e lo vogliamo assolutamente risolvere, siamo disposti a riportare la legge in Commissione purché ci sia un impegno inequivocabile del Consiglio a riportarla nei termini più brevi previsti dal Regolamento consiliare.

Dujany (D.P.) - Ma mi pare che i Consiglieri non si siano espressi in senso contrario alla sostanza della legge quindi mi pare che c'è l'accordo generale sul problema di principio.

Ci sono delle incertezze sulle modalità e sui modi; io mi permetterei di fare una proposta concreta, direi:

1) rinvio alla Commissione in via d'urgenza in modo che possa ritornare in Consiglio nei tempi previsti dal Regolamento;

2) prevedere una indennità a favore delle Amministrazioni comunali, allo scopo di coprire una parte delle spese previste per l'indennità degli amministratori, indennità prevista dalla legge nazionale, in una percentuale che dovrebbe orientarsi nell'ordine dell'80%;

3) prevedere il dispositivo tecnico per quanto riguarda il finanziamento.

Dolchi (P.C.I.) - Dunque mi sembra che le parole dette dal Presidente della Giunta ci confortino sulla insistenza con cui abbiamo suggerito e abbiamo sostenuto l'emendamento al Regolamento per la discussione in Aula; il fatto che il Presidente della Giunta dica che i Consiglieri si sono espressi e non in modo contrario, nella sostanza, dimostra che, in fondo, se non scattava l'articolo 21 del Regolamento e questa proposta di legge non veniva in Consiglio, non avremmo avuto neanche questa manifestazione di volontà, anche se non precisa, da parte dei colleghi Consiglieri.

Ecco, su questo concetto non ci troviamo d'accordo col Presidente della Commissione Affari Generali, noi abbiamo sempre sostenuto in quella Commissione e anche in quest'Aula che qualunque legge sciocca può essere presentata, spetta al Consiglio respingerla se la legge effettivamente non corrisponde agli interessi della Regione, del problema che vuole risolvere.

Non riteniamo che sia utile per la democrazia e per la Valle d'Aosta che delle iniziative consiliari vengano filtrate, come dice l'Avvocato Caveri, o perlomeno vengano eluse determinate iniziative senza che ci sia su queste un pronunciamento.

Ecco perché noi riteniamo giusto che sia il Consiglio a dire di no su questa legge; se è il Consiglio d'accordo a dire di no, come non c'è nessun ostacolo affinché la Giunta e altri colleghi Consiglieri che la vedono in modo diverso, che vogliono proporre testi differenti, li presentino con procedura d'urgenza.

Ma mi riallaccio al mio intervento precedente per dire che noi non vogliamo incaponirci su questo testo perché è il problema che ci sta a cuore e non la nostra paternità o il nostro, la nostra proposta; se questo rinvio con urgenza alla Commissione può portare a un accordo, a un testo concordato, per lo meno a una soluzione che possa andare verso la soluzione stessa del problema, noi siamo d'accordo e, per evitare equivoci e anche perché alcuni Consiglieri del mio Gruppo vorrebbero che ci fosse una certa precisione in proposito e io stesso, nell'accedere a questa proposta, vorrei che ci fosse una certa precisione, vorrei così, poiché conosco il Regolamento, stabilire, se fosse possibile, con il Presidente del Consiglio, le scadenze e cioè se questo testo ritorna domani alla Commissione Affari Generali, se scattano da domani i 15 giorni, per cui non vi sono dubbi, per lo meno il Consiglio e il Presidente possono confortarmi in questa mia affermazione, che nella prima quindicina di marzo questo progetto di legge ritorna all'esame consiliare?

Montesano (P.S.D.I.) - Mi pare che io l'ho detto, quello.

Dolchi (P.C.I.) - Signor Presidente, lei mi permette di ribadirlo, proprio perché ci troviamo all'8 febbraio, ecco, basterebbe che la Presidenza rimandasse il progetto all'esame della Commissione fra sei giorni anziché domani, che noi non ci troveremmo nell'ordine del giorno della prima quindicina di marzo questa proposta di legge.

Allora noi, per concludere, siamo d'accordo sul rinvio di questo argomento, di questo progetto alla Commissione Affari Generali con la procedura d'urgenza, come richiesta dal Presidente della Giunta, a condizione che questo avvenga domani, in modo che domani, 9 febbraio, scattino i 15 giorni e affinché nella prima quindicina di marzo, l'ordine del giorno di quella seduta preveda la ridiscussione del progetto di legge.

Montesano (P.S.D.I.) - Nessun altro chiede la parola? Allora in Consiglio è d'accordo sulla proposta fatta dal Presidente della Giunta, anche da me, e accolta dal Consigliere Dolchi, proponente della legge.

Quindi il testo di legge viene inviato alla Commissione Affari Generali con la richiesta di procedura d'urgenza, per essere portato poi all'esame del Consiglio nella seduta della prima quindicina di marzo.

Detto questo, quindi, il Consiglio approva; detto questo io proporrei al Consiglio di chiudere la seduta, anche perché ci sono argomenti che non possono essere svolti in poco tempo e quindi penso di rimandare a domani. Il Consiglio è d'accordo?

Allora la seduta è tolta e il Consiglio è convocato per le ore 9,30 di domattina.

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La seduta termina alle ore 19,36.