Oggetto del Consiglio n. 3023 del 4 ottobre 2007 - Resoconto
OGGETTO N. 3023/XII - Discussione della proposta di regolamento: "Definizione dei requisiti igienico-sanitari per l'esercizio delle attività di somministrazione di alimenti e bevande, ai sensi dell'articolo 20, comma 5, della legge regionale 3 gennaio 2006, n. 1".
Président - La parole au rapporteur, le Conseiller Vicquéry.
Vicquéry (UV) - Je parle aussi évidemment au nom du Président de la IIIe Commission, collègue Borre.
La loi régionale n° 1 du 3 janvier 2006, portant: "Réglementation de l'activité de fourniture d'aliments et de boissons", a établi un cadre organique du secteur de la restauration qui dans les dernières années a connu une radicale transformation due, d'une part, aux changements d'habitudes des consommateurs et, d'autre part, à toute une série de règles souvent contradictoires qui ont bouleversé le secteur même. Il est en effet évident que l'organisation du travail moderne oblige les citoyens à une vie frénétique qui les empêche de respecter le rite de la pause de midi pour déjeuner en toute tranquillité dans un restaurant traditionnel. La hâte, les coûts, les dernières tendances des experts qui conseillent des régimes diététiques plus en ligne avec une vie sédentaire, une certaine "américanisation" de la société, le manque de personnel qualifié, les contrats collectifs de travail à la fois trop contraignants pour l'employeur sont tous des éléments qui ont amené petit à petit les restaurateurs à s'adapter aux circonstances, souvent malheureusement au détriment du service des clients. L'improvisation a remplacé le professionnalisme, entraînant une attention particulière soit de la part du citoyen qui se plaignait de plus en plus, soit de la part des institutions publiques qui évidemment se sont penchées sur le problème. Les aspects à résoudre touchaient en effet l'hygiène alimentaire, la sécurité, les conditions de travail, les locaux, l'efficacité des services, la transparence du marché, la sauvegarde de la concurrence et, en définitive, la garantie d'un meilleur équilibre entre l'offre et la demande. Il s'agissait concrètement de fournir des réponses sérieuses aux nouvelles exigences des consommateurs et en même temps de définir les règles communes minimales pour tous les restaurateurs.
La loi n° 1/2006 fournit des réponses claires. Avant tout une distinction a été faite entre les différents modes de fourniture des aliments - au domicile du consommateur, au moyen de distributeurs automatiques, sur la voie publique, et cetera -, ensuite ont été établies les catégories d'activités, les qualités morales et professionnelles requises pour exercer ces activités respectives, la planification de l'activité, les fonctions administratives des Communes, les horaires, la publicité des prix, et cetera. La loi a renvoyé à un règlement régional la définition des dispositions hygiéniques et sanitaires qui doivent être respectées faisant l'objet du texte qui nous a été soumis par le Gouvernement valdôtain. Le document est très articulé et ponctuel (dirais-je même trop!). Il définit 4 typologies d'exercices selon le genre de manipulation des aliments pratiquée: seule casse-croûte ou salades, ou bien menus simples standardisés ou encore plats chauds ou vraie restauration professionnelle. Pour chaque typologie le règlement indique des standards ponctuels et précis en renvoyant aux annexes: a) le contenu des dispositions générales en ce qui concerne les établissements, les locaux, le transport des aliments, les déchets, l'eau potable, l'hygiène individuelle, l'équipement, la formation professionnelle, les dehors, et cetera; b) les dispositions hygiéniques et sanitaires; c) les règles pour un secteur très important en Vallée d'Aoste: celui du bénévolat qui depuis toujours et de plus en plus organise dans chaque Commune des fêtes gastronomiques dans le but de valoriser les produits du territoire et surtout d'autofinancer les activités sociales.
Voilà donc les points principaux du document à l'ordre du jour de cette séance du Conseil régional. Il s'agit sans doute d'un texte détaillé qui suit le sillon de la législation italienne qui tend a tout régler par loi. Je ne sais pas si notre attitude est positive ou non, mais je suis convaincu que, dans cette phase historique, il n'existe aucune alternative à ce choix, même si serait souhaitable s'approcher doucement à une mentalité anglo-saxonne.
Président - Je rappelle qu'ont été déposés à la Présidence 5 amendements de la part des Conseillers Vicquéry et Borre et 7 amendements du groupe "Arcobaleno". La Ve Commission, ainsi que la IVe, ont donné avis favorable à la majorité, également le CPEL a donné son avis favorable. Je déclare ouverte la discussion générale.
La parole à la Conseillère Squarzino Secondina.
Squarzino (Arc-VA) - In Commissione si è discusso a lungo di tale proposta di regolamento e una serie di dubbi sono emersi in Commissione, sono i dubbi che lo stesso relatore ha evidenziato, ossia ci si chiede se era necessaria tutta questa regolamentazione, tali norme fisse. Il relatore dice: "abbiamo cercato le regole minime per tutti gli esercenti"; è questo il punto focale di tutto il regolamento, perché o tali regole minime di igiene, di rispetto del consumatore vanno intese come un requisito che va comunque rispettato da tutti, perché l'utente ha diritto a consumare un pasto o una bevanda all'interno di un ambiente con questi requisiti minimi e allora mi chiedo - questo è il "clou" di tutto il regolamento - come mai all'articolo 4 si dice che tali disposizioni non valgono per decine o centinaia di esercizi che attualmente distribuiscono bevande e alimenti?
Posso capire che, quando si passa da un regime a un altro, da un modo di concepire regole igieniche o regole sanitarie o requisiti minimi... da un sistema all'altro, occorre un periodo di transizione. Abbiamo visto sempre ogni volta che si interviene su qualunque realtà che per cambiare le regole si dice: "prendiamo atto che la realtà è questa", vediamo di rispettare le situazioni attuali e chiediamo a chi deve esercitare con le nuove regole di farlo in un tempo definito, può essere 1 anno o 2 anni, 3 anni, 5 anni, 10 anni. Abbiamo visto più volte nelle famose "omnibus" che per alcune date, le quali erano state individuate come momento transitorio, si chiede di prolungare quel periodo perché si prende atto che una serie di azioni non potevano essere fatte, per cui si prolunga. Si può quindi derogare per ancora un po' di tempo, ma come si fa a dire - ed è questo che non capisco dal punto di vista legislativo, per questo ho difficoltà a capire il senso di tale regolamento -: "si agisce per tutti in questo modo da domani", tutto il resto niente, allora o si individuano dei requisiti minimi, si dice: "ma questo regolamento bisogna ancora verificare bene, bisogna studiarlo, verifichiamo proprio i requisiti minimi che tutti possono in un tempo ragionevole raggiungere", altrimenti vi è una contraddizione, altrimenti è come se dicessimo... e può essere una scelta politica chiara, una scelta in cui si dice: "noi riteniamo che la realtà così com'è va già bene, per cui non c'è bisogno di cambiarla", ma allora non facciamo il regolamento. Questo è il punto essenziale su cui riflettere ed è per questo che abbiamo posto tale problema con un emendamento in cui chiediamo all'articolo 4 che le disposizioni attuali che già esistono possono continuare ad essere rispettate fino a un periodo e dopo bisogna che tutti si adeguino, ma non c'è nessun termine. Noi poniamo tale problema con il nostro emendamento, che può essere rimodulato, ma questo è il concetto, perché, se passa tale principio proprio in materia di igiene e di sanità, mi chiedo, ma perché questa volta tale obiettivo passa e altre volte sempre e comunque, perché a volte sì e a volte no? Riflettiamo, non so se è giusto che un Consiglio regionale inserisca nella propria legislazione un principio teorico di questo tipo, perché è molto pericoloso in quanto una volta introdotto non sai dove va a finire, cosa comporta se tu lo applichi anche in altri contesti, quindi chiederei di riflettere su questo. Lo so che è difficile, perché non è facile contrattare con queste centinaia di esercenti una linea chiara, però abbiamo visto che anche tali esercenti non è che siano così chiari nelle loro richieste. Abbiamo ascoltato in Commissione i rappresentanti di fiere che prima hanno detto che andava tutto bene, quando in Commissione qualcuno ha iniziato a fare una serie di osservazioni hanno detto: "già, è vero, non ci eravamo accorti", allora la Commissione ha lavorato e ha migliorato una serie di indicazioni. Ancora: quando sempre in Commissione discutevamo di queste cose, chi è stato fino all'altro giorno il rappresentante degli albergatori diceva: "tali norme noi le abbiamo sempre rispettate, dobbiamo rispettarle, per cui per noi è inutile che vengano dette queste cose... è inutile nel senso che oggi...", lasciamo stare inutile ma, oggi come oggi, gli albergatori hanno già delle norme precise da rispettare per cui ci sono già chiare, di conseguenza non c'è bisogno che queste le espliciti ulteriormente; è questo il problema che pongo, su cui chiedo che si rifletta.
Per dare un apporto positivo ai requisiti che sono stati individuati, ci siamo posti 2 problemi, soprattutto per quanto riguarda le iniziative laddove si somministrano bevande e alimenti su area pubblica. Qui ci siamo posti 2 problemi: il primo è un problema di servizi igienici; fra l'altro, nella prima versione si diceva che i servizi igienici dovevano essere distinti per sesso, poi questa parte è stata cancellata, su questo non dico nulla. Secondo me, invece, se si vuole andare verso servizi igienici, bisognerebbe andare verso quei servizi che sono alla turca, ossia quelli che hanno il vaso alla turca, perché quelli sono più igienici rispetto agli altri quando sono frequentati da centinaia di persone, uomini e donne che hanno bevuto più del necessario, o cose del genere, per cui individuerei questa tipologia di servizi igienici come la più indicata in tali manifestazioni, come pure proporremmo di prevedere anche in queste manifestazioni dei servizi igienici per diversamente abili. Credo che questi 2 elementi, dal punto di vista igienico, andrebbero inseriti per rispetto delle persone. Al limite non insisto sul "distinti per sesso" se questo è sostituito da un altro tipo di servizio igienico. Non è la prima volta che mi occupo di queste cose, ma lo dico a mo' di storia, ho impiegato 5 anni nella prima legislatura per convincere l'Ufficio di Presidenza a separare i servizi igienici per sesso: quelli per gli uomini e quelli per le donne, altrimenti prima era un caos unico.
La seconda tipologia di emendamenti che vogliamo presentare riguarda l'uso di piatti, bicchieri, posate monouso - sempre in tali fiere -; abbiamo visto che molte pro loco stanno cercando di attrezzarsi con piatti in ceramica che poi lavano e riutilizzano: questa sarebbe la cosa migliore, ma non possiamo imporre questo assolutamente, sono scelte che vengono fatte, molti si orientano su materiale monouso, che si usa e si getta. Diciamo allora - poi su domande precise interverrà il collega Venturella che è uno specialista in questo -: da un lato stiamo lavorando come Regione in un piano rifiuti, e ancora ieri l'Assessore Cerise ha detto rispondendo a un'iniziativa, erano le 16,40, che noi continuiamo a fare la battaglia per ridurre i rifiuti. La Giunta ha questo obiettivo: fare la battaglia per ridurre i rifiuti; se si vuole fare tale battaglia, uno dei luoghi in cui si producono in abbondanza rifiuti di plastica è la fiera, la festa, tutte queste manifestazioni enogastronomiche, turistiche molto belle e gradite dalla popolazione e dai turisti, è una cosa bella perché continua una tradizione culinaria, gastronomica della Valle e valorizza i suoi prodotti, quindi questo va bene, ma chiediamoci... da una parte continuiamo a produrre quantità enormi di rifiuti in plastica e contemporaneamente diciamo che bisogna fare una campagna per ridurre i rifiuti. Se questo è uno dei luoghi tipici di produzione dei rifiuti, agiamo qui, allora chiediamo che, laddove si usano posate, piatti, eccetera, monouso, siano compostabili, ossia tali che nel giro di poco tempo si sciolgono, ritornano alla terra, come i rifiuti alimentari, come le foglie di insalata. Se ho delle foglie di insalata o delle bucce di mela e ho un piccolo compostaggio in giardino in cui le metto, va bene, perché quelli in un certo periodo di tempo limitato tornano ad essere un prodotto naturale e non aumentano il volume, la quantità, il peso di rifiuti che devo prendere, raccogliere, trasportare e poi convertire, se non eliminare in altro modo (che è peggio ancora). Si dice: "perché non si interviene su ciò in questo momento?", altrimenti è il discorso che si faceva prima: qui o c'è un disegno complessivo - là si diceva per l'industria -, per cui si hanno in mente alcuni obiettivi e si raggiungono, e si cerca in tutti i settori di raggiungerli, altrimenti questa Regione si comporta in modo schizofrenico, ossia, mentre una parte della Giunta va in una direzione, l'altra va nella direzione esattamente opposta; mettetevi d'accordo!
Questi sono i problemi di tipo politico che volevo oggi sottolineare e che tale proposta di regolamento mette in luce.
Presidente - La parola al Consigliere Segretario Venturella.
Venturella (Arc-VA) - Il mio intervento sarà un intervento che spero sia inteso nel senso d'offrire il nostro contributo alla modifica anche parziale di emendamenti presentati sia nella prima versione che nella seconda, mi pare dai colleghi Vicquéry e Borre, per vedere se si può andare a una condivisione almeno di alcuni principi: mi riferisco all'allegato C), tipologia a), quella dei piatti e dei bicchieri. Mi pare di aver inteso che c'è un problema principalmente che è quello del prezzo. Faccio presente che in altre Province - qui ho tutta la documentazione a disposizione dei colleghi -, ad esempio nelle Marche, in Lombardia, a Bolzano con diverse gradazioni di divieto, ad esempio nella Provincia autonoma di Bolzano vi è un articolo che vieta l'uso di stoviglie monouso non compostabili, lì hanno deciso così. Cosa fa la Provincia e cosa fa la Regione Marche? La Regione ha acquistato alcune lavastoviglie con un "kit" di 200 piatti e affitta queste lavastoviglie ai diversi gruppi delle sagre paesane ad un costo di circa 50 €/giorno, kit compreso, così l'acquisto ha un ammortamento sicuro perché leggevo sempre sul sito della Provincia autonoma di Bolzano che in un anno hanno affittato tale "kit", lavastoviglie e "kit" di posate, a 47 associazioni che svolgono delle sagre paesane: questo per quel che riguarda le stoviglie riutilizzabili. Per le stoviglie monouso ormai la tecnologia è molto avanti. Apro una parentesi: da studi, che sono quelli che derivano dalle leggi comunitarie, un bicchiere in polistirolo impiega 2.000 anni per degradarsi, naturalmente ciò non capita nell'ipotesi di bruciarlo, impiega pochissimi secondi. Se questo è l'obiettivo, direi cancelliamo tutti gli emendamenti n. 2 e siamo a posto, anzi "accendiamo" gli emendamenti e li buttiamo via... mentre invece nel compostore il bicchiere di plastica che viene distribuito nel Comune di La Salle impiega 47 giorni a degradarsi, il bicchiere compostabile naturalmente. In definitiva, vi è il problema del diverso tipo di approccio di cultura, ma crediamo che "il gioco valga la candela", che dobbiamo essere propositivi e pensare di sopravanzare la cultura più ricorrente: quella di cercare di limitare al massimo le spese generali, le spese vive -acquisto stoviglie - per lanciarci invece in un'iniziativa che è forte dal punto di vista sia etico che ambientale.
Una breve parentesi: riconosciamo alla maggioranza, ad esempio, di avere più sensibilità rispetto a qualche anno fa, le riconosciamo il fatto di aver presentato diversi emendamenti che sono l'emendamento n. 2 dell'allegato C che parla di "monouso e compostabili", ringraziamo anche per l'uso della parola giusta: "compostabili", che è un uso corretto. Vi è però sempre questo termine "preferibilmente", cosa vuol dire? Che la Regione preferirebbe, ma se poi gli organizzatori della sagra non preferiscono, allora loro... anche perché nel confronto fra prezzo e qualità naturalmente... È chiaro che vorremmo dall'Assessore e dalla Commissione un po' più di coraggio e fare come fanno a Bolzano e nelle Marche che ne vietano l'uso... fra l'altro, esiste una norma che abbiamo presentato sullo stesso argomento nella proposta di legge sui rifiuti, che vieta l'uso di stoviglie monouso non compostabili. Siamo a disposizione della maggioranza, dei colleghi Consiglieri, dei componenti della Giunta per lavorare su questo tema. Siamo disponibili a portare il nostro contributo per fare in modo che almeno su questa parte la legge possa essere migliore. Non dimentichiamoci che l'acquisto di materiale compostabile potrebbe essere incentivato da uno sconto sulla tassa o sulla tariffa che obbligatoriamente per l'occupazione di suolo pubblico il Comune deve far pagare; quindi potrebbe agire anche come leva fiscale. Ripeto: siamo disponibili a fornire la documentazione necessaria per far sì che questo disegno di legge sia migliorabile.
Presidente - Vi era una richiesta di discutere gli emendamenti.
La parola al Consigliere Vicquéry.
Vicquéry (UV) - Anche per economia di tempo, presenterei già gli emendamenti in senso generale.
Rispetto all'emendamento n. 1, che era stato emendato in Commissione, la proposta di riemendarlo in aula è dovuta al fatto che una successiva verifica, a seguito di una serie di osservazioni che erano state fatte in Commissione e a successive verifiche con gli uffici di igiene dell'USL, ha messo in evidenza che quel tipo di allegato riguarda i requisiti igienici sanitari comuni a tutte le tipologie, per cui cancelliamo "di cui alla tipologia 3" e torniamo alla formulazione originaria del testo.
Gli emendamenti n. 2 e n. 3 vengono riformulati per maggior chiarezza, perché si vuole andare incontro alla proposta avanzata in Commissione e in aula dal gruppo "Arcobaleno", che tutti auspichiamo possa essere realizzata nel più breve tempo possibile, ossia l'utilizzo dei prodotti compostabili. Abbiamo delle perplessità rispetto a una serie di manifestazioni che notoriamente hanno immagazzinato quantità notevoli di posate che, se il regolamento entrasse in funzione, andrebbero buttate al macero e, al di là di questo problema contingente, ci poniamo il problema della risposta che il mercato può dare rispetto alle numerosissime manifestazioni in Valle. Il fatto di scrivere "preferibilmente" non vuol dire che siamo contrari a questo, anzi, però va fatta un'azione coordinata fra tutti i servizi che gestiscono le manifestazioni, coordinata con le strutture sia comunali, sia regionali che hanno competenza in materia anche di gestione dei rifiuti, perché la cosa paradossale di cui sono venuto a conoscenza è che le posate e i bicchieri in plastica attualmente utilizzati non possono essere classificati come rifiuto differenziato, perché le ditte stesse obbligano gli organizzatori a considerarlo rifiuto indistinto: questo è un paradosso vero e proprio perché è plastica a tutti gli effetti, ma di fatto avviene che vengono gettati nel prodotto indistinto. È opportuno ipotizzare un'azione di promozione parallela che può essere fatta d'intesa fra Assessorato della sanità, Assessorato del turismo, nei confronti di tutti gli organizzatori, che sono la Regione "in primis", le pro loco e altre organizzazioni, perché poco a poco questo tipo di cultura passi. Vedo con preoccupazione la proposta fatta di emulare il Trentino e altri, perché se è vero che continuiamo a dire che la Regione gestisce troppo, vedo male personalmente il fatto che la Regione acquisti e affitti agli organizzatori tale posateria, perché questo creerebbe dei problemi non da poco rispetto a fatturazione e a partita IVA, rispetto agli scarichi... per cui evitiamo di accentrare altre competenze alla Regione. Vi chiedo di accettare questa riformulazione, che significa che le posate devono essere preferibilmente monouso e in tal caso preferibilmente compostabili, nel senso che eviteremmo in questa prima fase che il servizio di igiene o i servizi ispettivi, nel momento in cui fossero terminati i prodotti compostabili e utilizzassero le organizzazioni i prodotti classici... eviteremmo che a questi organizzatori vengano inflitte delle sanzioni, che è l'ultima cosa che vorremmo fare, perché stiamo parlando di organizzatori che fanno questo per volontariato puro. Accoglieremmo anche gli altri emendamenti, riformulati... per cui chiederemmo di ritirare gli emendamenti n. 2, n. 3, n. 5, n. 7, alcuni assorbiti dai nostri emendamenti, mentre l'emendamento n. 4 precisa semplicemente che deve essere previsto un servizio igienico per diversamente abili e l'emendamento n. 5 idem. Accoglieremmo l'emendamento n. 4: "sono da preferirsi quelli con vaso alla turca", ossia se ci sono, ma non esclude la presenza dell'altro bagno. Il fatto di dare la possibilità agli organizzatori di chiedere la fornitura anche di servizi alla turca non significa escludere gli altri e fare delle discriminazioni per sesso. Molto sinteticamente, le nostre proposte emendative andrebbero in questa ottica.
Siamo convinti che questo documento vada incontro a una richiesta da parte del consumatore di avere più garanzie, perché non c'è ombra di dubbio che, se è vero che la classificazione è rigida, è altrettanto vero che comunque dà la possibilità al titolare dell'esercizio pubblico di sapere quali sono le norme in vigore, cosa che finora non gli era data, perché si rimaneva nel buio. La società è cambiata in modo più veloce di quanto sia in grado di fare il legislatore e noi cerchiamo di adattarci. Considero personalmente e con il collega Borre questo un provvedimento non definitivo, nel senso che lancia un segnale culturale importante, ma sta poi al Consiglio regionale verificare tempi e modi per modificarlo in senso più rigido e conforme a una logica di riciclaggio dei rifiuti.
Presidente - La parola al Consigliere Segretario Venturella.
Venturella (Arc-VA) - Non vorremmo fare un dialogo a due, ma credo che il collega Vicquéry abbia messo sul tavolo della discussione alcuni interessanti argomenti. Io rilancio la sua proposta collega e, in virtù del fatto che lei ha ragione, che non possiamo né emulare, né imporre "tout court" dall'oggi al domani l'uso, credo che potremmo accordarci sui nostri emendamenti n. 2 e n. 3, che riguardano la tipologia A e B, e sul nuovo testo degli emendamenti n. 2 e n. 3 dell'allegato C, sempre tipologia A e B, inserendo ciò che lei diceva. Perché non mettiamo un lasso di tempo in cui questi possono essere preferibilmente compostabili, per poi passare, credendo nell'evoluzione del mercato, fra 3, 4, 5 anni, al divieto di utilizzo di tali materiali monouso? Pensiamo che fra 3 anni, nel 2011, le normative europee vieteranno l'uso degli imballaggi che non sono compostabili. Una precisazione sulla produzione di stoviglie monouso non biocompostabili: non è che obbligano, ma non possono essere considerate imballaggi, perché i produttori di stoviglie non pagano il contributo Conai: questo è un paradosso, ha ragione. Non essendo associati Conai, il Conai non si prende carico della raccolta e dello smaltimento dei loro rifiuti, dato che non pagano il famoso contributo Conai: questo potrebbe essere argomento di una mozione che potremmo fare tutti insieme. Il nostro invito è quello di inserire nei vostri emendamenti n. 2 e n. 3 questo limite temporale.
Presidente - Consigliere Segretario Venturella, mi sintetizza l'ultima proposta? Lei fa una riformulazione?
Venturella (Arc-VA) - Dato che il collega Vicquéry ci ha invitato a ritirare gli emendamenti n. 2, n. 3, n. 5 e n. 7 perché assorbiti dagli emendamenti stessi, che mi pare siano...
Squarzino (fuori microfono) - ... perché dobbiamo votare i vostri e non i nostri?
Presidente - ... ho solo chiesto di capire se erano stati ritirati oppure no...
Venturella (Arc-VA) - ... no. Dato che ci aveva fatto anche un'altra proposta, che era quella in riferimento ai nostri emendamenti n. 2 e n. 3, accolgo il ragionamento del Consigliere Vicquéry e chiedo che i loro emendamenti n. 2 e n. 3 nuova versione, riformulati, contengano il limite temporale 2011.
Presidente - Sono in condizione di ragionare su un testo che mi viene depositato, quindi se gli emendamenti introdotti dal Consigliere Vicquéry sono chiari e il ragionamento viene accettato, chiederei altrimenti che mi venga rifatta una formulazione.
Venturella (Arc-VA) - Potremmo fare 2 minuti di sospensione per vederci.
Presidente - Non chiudo la discussione generale in modo che possiate lavorare sugli emendamenti.
Venturella (Arc-VA) - Chiediamo 5 minuti di sospensione.
Presidente - Mi pare ragionevole sospendere il Consiglio, ci lavorate durante la pausa pranzo e si ritorna a discuterne in aula alle 15,30.
Il Consiglio prende atto.
Presidente - Il Consiglio è sospeso e riprenderà alle 15,30.
La seduta è tolta.
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La séance se termine à 12 heures 54.