Oggetto del Consiglio n. 900 del 21 ottobre 2004 - Resoconto
OGGETTO N. 900/XII - Piano regionale economico-finanziario (PREFIN) per l'anno 2005 e per il triennio 2005-2007. (Discussione generale)
Président - La parole à l'Assesseur au budget, aux finances, à la programmation et aux participations régionales, Marguerettaz.
Marguerettaz (UV) - Questa Assemblea, per la prima volta, si trova a dover prendere in esame il piano regionale economico-finanziario, di cui alla legge 20 luglio 2004. Ricordo che questa legge era stata licenziata con una volontà emersa dal dibattito consiliare e, di fatto, richiesta un po' da tutti i gruppi e movimenti politici. Era stata espressa la necessità di avere un momento di confronto all'interno dell'aula, prima di poter discutere su un bilancio che necessita di una serie di quadrature finanziarie, e che difficilmente si presta a delle modifiche in corso.
É vero, in teoria è il Consiglio regionale che licenzia il bilancio, ma voi sapete che c'è un lavoro di tantissimi giorni precedenti che portano a definire una situazione di pareggio. Tutte le osservazioni fatte necessitano di una rielaborazione totale, quindi queste modifiche possono essere accolte nel momento in cui si fanno degli assestamenti e delle variazioni di bilancio, perché l'operazione è talmente complessa che ha questi problemi di tipo tecnico, non di tipo politico.
Tale piano vuole anticipare un dibattito politico, in modo che i consiglieri possano dare un contributo per definire le linee programmatiche, che poi troveranno un'espressione nei numeri del bilancio: questo è l'intendimento nobile. Oltre a detta questione di tipo politico, ne abbiamo una di condivisione con la nostra comunità: il piano regionale economico-finanziario serve anche a condividere le linee programmatiche, serve per elaborare all'interno dell'attività di ogni singolo anno un estratto del programma di legislatura.
Finora ho espresso gli intendimenti e le linee generali; oggi ci troviamo a ragionare e a prendere in esame un piano che discende da una legge del 20 aprile 2004, licenziato a fine agosto, e quindi è un documento che ha in sé tutti i limiti e le ristrettezze di ragionamento dovuti a un confronto di 1 mese e 1/2, fra l'altro nel periodo estivo, con tutte le sospensioni che voi conoscete. Credo che possa tuttavia essere l'occasione per fare alcune riflessioni, che servono a mettere a punto un'attività affinché nel 2005 possa portarci ad approvare un piano regionale economico-finanziario rispondente alle aspettative di ognuno; non è solo una questione di tempo, è una questione anche culturale.
Non vi nego una certa difficoltà a rapportarmi con le strutture e con i responsabili dell'Amministrazione regionale nel costruire un piano regionale economico-finanziario; forse per troppo tempo siamo stati abituati - e lì ognuno di noi è compartecipe a questo tipo di situazione - a ragionare per "compartimenti stagni" e quindi all'interno di tale documento traspare questo tipo di cultura. Abbiamo l'obbligo di uscire da tali schemi e cercare di creare questi giusti legami, in modo che le linee definite nel piano abbiano un "fil rouge" all'interno di questo documento, con una sequenza logica e intelligente ad una serie di attività che l'Amministrazione regionale esegue.
Non vorrei perdermi in valutazioni di tipo accademico, ma solo per rappresentare, da un lato, degli obiettivi ambiziosi che non ritengo siano stati raggiunti con questo documento... ma è il primo mattone di questa costruzione che ritengo importante. Vorrei tornare quindi al documento per spiegarne la costruzione, penso che possa essere una giusta base di partenza.
La prima parte del documento è rivolta alla definizione del quadro socioeconomico della Regione, in cui abbiamo cercato di far emergere una serie di dati che poi danno un contorno a questa nostra comunità. Abbiamo voluto indicare, all'interno, un bilancio demografico, abbiamo voluto dare indicazioni di ordine economico, parlare di occupazione e di disoccupazione, parlare di "PIL" e della qualità della vita, dato che interessa alla comunità.
Alla fine, lasciamo perdere i numeri e le statistiche... ma in Valle d'Aosta come viviamo, quali sono i punti di eccellenza e quali quelli che possiamo migliorare? Ho già rilevato in commissione alcuni spunti corretti che per l'anno prossimo possono essere integrati, un'analisi nell'ambito culturale, nell'ambito scolastico; credo che alcuni consiglieri riprenderanno questo discorso e penso che questo possa essere un altro dato da sviluppare all'interno della definizione generale della nostra regione.
Definito qual è il quadro socioeconomico della Regione e, cercando di dare una visibilità rispetto alla situazione delle autonomie locali, si passa ad un'analisi delle risorse a disposizione - in Valle d'Aosta cosa accade, quali sono i tratti più caratterizzanti - cosa abbiamo a disposizione oggi, cosa avremo a disposizione domani, perché come qualsiasi famiglia dobbiamo definire la nostra capacità di spesa in virtù del reddito che possediamo oggi, ma anche del reddito presunto che avremo domani. In tale contesto non possiamo che cercare di definire con prudenza, ma con precisione, questo nostro quadro. Dobbiamo anche essere onesti nell'evidenziare quali sono le possibilità che abbiamo di intervenire su queste nostre entrate, da cosa sono condizionate, e qual è il nostro grado di azione. In questi giorni abbiamo già avuto ieri "un aperçu" nelle Comunicazioni del Presidente: si parla di "patto di stabilità", si parla di "investimenti" e di "spese correnti limitate" con una possibilità di crescere solo se cresce la fiscalità locale. In detto piano abbiamo voluto dare questo tipo di indicazione.
Ad un certo punto vi trovate anche una forbice dentro la quale la Regione può muoversi per aumentare il gettito, vi trovare la definizione: "tributi provinciali", così definiti non perché qui esiste la provincia, ma perché si definiscono così e perché in Valle d'Aosta vengono acquisiti dall'Amministrazione regionale.
Una volta definite le risorse a disposizione, abbiamo voluto indicare il patto di stabilità che è stato riferito alla normativa vigente, stravolta inopportunamente da questa legge finanziaria, e che le regioni, le province e i comuni hanno chiesto di modificare. Nell'evidenziare nel "PREFIN" il patto di stabilità, vogliamo tranquillizzare anche i consiglieri che hanno espresso dei dubbi circa la volontà dell'Amministrazione regionale di contribuire al risanamento della finanza pubblica: il patto di stabilità, indipendentemente dall'aspetto regolamentare, ma come filosofia, è un qualcosa di cui si deve tenere conto. Ci disturba che questo patto venga imposto dall'alto, ma non ci disturba dal punto di vista della sostanza: vogliamo contribuire, vogliamo introdurre dei meccanismi come abbiamo fatto in passato, quindi abbiamo dato un'evidenziazione delle criticità e delle possibili soluzioni che regolano questo aspetto e che condiziona la nostra finanza locale. Successivamente, abbiamo rappresentato la situazione del riparto del bilancio 2004 all'interno dei vari assessorati; questo ha una serie di aspetti che possono avere una maggiore o una minore evidenza, ma è il quadro della situazione.
Andiamo alla parte finale, che dovrebbe essere la parte più importante, in cui vengono evidenziati i macro-obiettivi della legislatura: è la parte che ancora di più risente di questa rigidità culturale, che ci porta a definire i nostri obiettivi, tutti - credo - condivisi e condivisibili, perché vengono espressi in modo chiaro, obiettivi che ogni dipartimento ha nei primi posti e con la priorità chiamiamola "uno". All'interno di tale rappresentazione mancano una serie di collegamenti e di approfondimenti, vuoi per il tempo, vuoi per l'approccio, ed è qui probabilmente che io mi aspetto i maggiori contributi da parte di quest'aula, affinché si possa mettere in atto un processo che possa portarci, anche su posizioni diverse, ma a definire una situazione e a dare chiarezza nell'attività dell'Amministrazione regionale.
Non mi dilungo, perché il dibattito può essere interessante e può essere utile trovarvi, all'interno, un momento di sintesi. Credo che questa legge regionale che ha introdotto il "PREFIN" sia una grande opportunità e la dobbiamo cogliere: questo è il primo mattone. La costruzione la dovremo perfezionare nel corso del prossimo anno, ma se l'approccio è corretto e non è rivolto ad un sezionamento parola per parola e andiamo, invece, a definire i percorsi, i metodi, gli approcci, come Consiglio possiamo fare un buon lavoro.
Con questo non voglio limitare la discussione alla filosofia, quindi sono bene accolte le proposte puntuali a cui - assessorato per assessorato - i colleghi saranno nella condizione di confrontarsi e di dibattere. Mi riservo un intervento successivo per poter accogliere e confrontarmi con le vostre proposte.
Président - Le débat est ouvert.
La parole au Conseiller Nicco.
Nicco (GV-DS-PSE) - Questo "PREFIN", strumento nuovo che si inserisce in una metodologia di lavoro che è quella della pianificazione strategica delineata dalla legge n. 13/2004, non può non trovarci concordi.
Molto si è discusso in questi anni, sul piano generale, sull'opportunità o meno di imboccare la via della pianificazione e su come farlo. Questa metodologia era sembrata, per un certo periodo, quasi abbandonata, appannata, per lasciare spazio ad altre linee di azione, a quella che era definita la "libera espressività del mercato", alle sue dinamiche rivelatesi poi non sempre adeguate, anzi foriere non di uno sviluppo ordinato e armonico, ma piuttosto caotico quando non fine a sé stesso. É evidente che i disastri economici e sociali provocati da un certo tipo di pianificazione e le macerie lasciate in troppi paesi europei - e non solo -, non potevano non suscitare una qualche anche forte reazione, ma l'eccesso opposto a cui abbiamo assistito, i guasti sociali che quelle politiche hanno creato, fa oggi riportare il pendolo su una posizione diversa nell'approccio dei governi alle politiche economiche e finanziarie; dunque, ben venga questa pianificazione strategica!
Fatta questa breve premessa, non mi addentro in questa sede in analisi e valutazioni di ordine generale, che farà poi il Capogruppo. Vorrei invece molto più pragmaticamente esprimere alcune considerazioni su due questioni inerenti questo specifico documento, con qualche osservazione che vorrebbe essere, accogliendo l'invito dell'Assessore, di critica costruttiva e propositiva.
La prima è relativa all'impostazione di questo documento, il "PREFIN". É quasi inevitabile che, essendo il primo del suo genere ed essendo stato redatto in tempi forse troppo ristretti, questo piano sconti la necessità di messe a punto, di correzioni. Giustamente è stato detto che è il primo mattone di una costruzione che andrà sviluppandosi nel tempo, e credo sia bene partire con il piede giusto.
A me pare vi sia soprattutto un rischio, che occorre ben individuare fin dall'inizio e da cui rifuggire, in futuro, con determinazione: quello della genericità. Se si vuole che lo strumento sia effettivamente utile per la determinazione del bilancio e non si risolva in una discussione meramente accademica, questo documento deve essere il più possibile specifico, definito e concreto. Certo, stiamo parlando, ai termini del comma 3 dell'articolo 2 della legge n. 13, di macro-obiettivi, di criteri, di parametri - e non di poste di bilancio - che tuttavia devono essere compiutamente e rigorosamente delineati. Credo che a nulla servano indicazioni omnicomprensive, definizioni tautologiche su cui non è possibile esprimersi, perché di tutta evidenza su di esse non si può che concordare. Devo dire onestamente che, qua e là, in detto "PREFIN" questo limite emerge. Allora, per non limitarci a discorsi generici - come diceva giustamente l'Assessore -, non andiamo a sezionarlo, però per cercare di fornire un contributo concreto bisogna pur entrare in una serie di esempi concreti.
Quando leggo "concessione di incentivi economici" o "semplificazione dell'attività amministrativa", se poi queste indicazioni non sono seguite da più puntuali misure, rimango in una genericità tale che quella indicazione, nella fattispecie di un dato assessorato, è ascrivibile a qualsiasi settore. Parimenti, quando leggo "sviluppo di linee di azione integrate, finalizzate alla tutela, al recupero e alla valorizzazione dell'ambiente in un'ottica di sviluppo sostenibile, attraverso l'integrazione e la condivisione degli obiettivi di sostenibilità nelle diverse strategie di pianificazione e di gestione delle risorse naturali regionali, per soddisfare le esigenze di sviluppo sociale ed economico della comunità valdostana nel rispetto dell'ambiente"... se poi non si propone, di seguito, la traduzione di tutto ciò in linee operative su cui confrontarsi, si è fatto un esercizio... magari anche di stile... ma non molto di più! A me sembra, invece - e faccio un esempio concreto - più convincente l'impostazione della parte sulle risorse naturali. Qui si enuncia, sì, un obiettivo di carattere generale, che è "salvaguardare il patrimonio ambientale e paesaggistico", e "utilizzare in maniera sostenibile le risorse ambientali", ma si indicano, di seguito, una serie di riferimenti concreti che tracciano una prospettiva di intervento definita. Sono la valorizzazione del percorso naturalistico lungo il Ru Courthod, sono la valorizzazione del comprensorio del Marais e, parimenti, della riserva naturale del Mont Mars.
Possiamo concordare o meno su queste indicazioni, ma intanto sappiamo di cosa stiamo discutendo. Potrei allora aggiungere alcune proposte all'attenzione dell'Assessore. Ad esempio: a seguito dell'ampliamento del parco del Mont Avic sulla valle di Champorcher l'attivazione delle iniziative volte alla sua piena valorizzazione con la realizzazione delle necessarie infrastrutture; la valutazione della proposta di altre aree naturali protette, quale quella avanzata recentemente dal Comune di Bionaz, sulla scorta di indicazioni nel decennio passato; la predisposizione, per coordinare tutto questo settore, di quel piano regionale delle aree naturali protette già indicato nel programma di maggioranza. Infine, per dare gambe a tutto ciò, come condizione necessaria: il potenziamento della struttura regionale competente, che oggi mi sembra, invece, ridotta all'osso! Sono alcune esemplificazioni, altre se ne potrebbero fare, su un documento che, se nell'insieme è una base utile per la redazione del bilancio annuale e pluriennale e contiene gli indirizzi per la predisposizione del disegno di legge finanziario, mi pare tuttavia costituito anche da qualche parte redatta dalle strutture competenti in modo affrettato, quasi "per dovere", sembra trasparire fra le righe.
Ora, la pianificazione ha un senso se è metodo condiviso sul piano politico e su quello tecnico, delle strutture; l'Assessore ricordava giustamente la difficoltà incontrata nel relazionarsi con le strutture, abituate ad un certo "modus operandi" che andrà modificato nel corso di questa costruzione, altrimenti lo strumento stesso rischia di diventare, per noi e per le strutture, un esercizio anche improduttivo, con scarse soddisfazioni, sia delle strutture, che del Consiglio. Altra condizione che mi sembra essenziale perché il dibattito sia utile, è che alle osservazioni fatte in questa sede siano date delle risposte, che possono essere positive, negative, interlocutorie, ma ci devono essere delle risposte! Lo voglio rimarcare in questa sede, perché in occasione di precedenti dibattiti sul bilancio e sulla legge finanziaria non sempre così è stato! Oltre alla replica dell'Assessore alle finanze, che non è tuttologo e non può rispondere su tutti i punti, credo che tutti i membri del Governo dovrebbero fornire le risposte di loro competenza in una corretta dialettica consiliare.
La seconda questione - che non è di metodo, ma di merito - riguarda un tema su cui altre volte ci siamo soffermati in questo Consiglio, tema di capitale importanza nel momento in cui si discute del "futuro economico della nostra Regione", tema trasversale ai diversi settori. Prendo spunto da un passo del "PREFIN", nella parte introduttiva, in cui leggo che in Valle d'Aosta sarebbe "molto sentito e marcato lo spirito di iniziativa imprenditoriale"... Mi sembra una definizione alquanto ottimistica della questione! Che così non sia stato nel passato, remoto e meno remoto, è, purtroppo, un dato di fatto acquisito dalla storiografia; non stiamo qui a rivangare le vicende della metallurgia valdostana tra '700 e '800 o i contrasti all'inizio del '900 fra Louis Napoléon Bich e François Farinet: mentre litigavano fra di loro, le società esterne mettevano le mani sull'energia idroelettrica valdostana.
In tempi anche più recenti, un nostro collega, che è stato pure Assessore alle finanze, sottolineava, in un interessante saggio dal titolo "L'autonomia al bivio", la "ridotta quantità di imprese nate in Valle, possedute e gestite da residenti, sviluppatesi economicamente e tecnologicamente ed operanti con successo sui mercati esterni", e proseguiva: "la cultura di impresa pare oggi essere il vero punto di debolezza dell'apparato produttivo ed economico della Valle d'Aosta". A me non pare che siano oggi superati quel "défaut d'industrie et marque d'indolence" segnalati peraltro da secoli rispetto alla situazione della Valle d'Aosta; d'altronde, proprio in questa stessa pagina, leggo che nell'indicatore "Affari e lavoro" siamo passati dal 33° al 62°.
Al di là delle statistiche, sempre interpretabili, a me sembra che la mancanza di spirito imprenditoriale sia una sensazione che si ricava abbastanza facilmente percorrendo la Valle, da vari episodi che capitano a tutti i consiglieri, episodi apparentemente distanti, ma fra i quali vedo un filo conduttore... voglio farli, alcuni di questi esempi.
Un noto rifugio sul Monte Rosa ha chiuso i battenti a metà settembre, nonostante il tempo splendido invitasse ancora a salire sui 4.000, mentre gli impianti della Bettaforca, funzionali sempre all'ascensione, addirittura hanno interrotto il servizio domenica 5 settembre... poi parliamo di allungare la stagione turistica... Più in generale, nelle stazioni turistiche non mancano gli esempi da cui traspare che il rapporto con la clientela non è sempre improntato a quello spirito di accoglienza che invoglia il turista a tornare e anche a farsi veicolo propagandistico. Nelle polemiche di stampa frequenti vi è forse qualche esagerazione, ma non solo; l'ottica di "spremere il limone" il più possibile, nel minor tempo, mi sembra che faccia capolino qua e là!
Un altro esempio: l'IVAT, alla richiesta del Comune di Issogne di aprire un punto vendita in una struttura realizzata dal comune nei pressi del castello, ha risposto che non era possibile per mancanza di produzione artigianale. Direi poi che la sera basta percorrere le vie centrali di Aosta... sembra vi sia il coprifuoco! É emblematico il caso di Piazza Chanoux, il cuore di questa nostra capitale del "Pays d'Aoste", in cui alle 8 di sera è difficile trovare un locale aperto! E ancora: è sintomatica la pressione a cui - come consiglieri - siamo sottoposti da troppi giovani alla ricerca di un impiego nel settore pubblico: dal "mito del casinò", ai cantieri della forestazione, ad altri simili... oggi sembra che diventi di moda il Forte di Bard, molto gettonato... tutti vogliono fare i telefonisti, gli uscieri, i magazzinieri, gli addetti all'ascensore del Forte di Bard!
Il "marcato spirito di iniziativa imprenditoriale" mi sembra sia un'altra cosa; direi, piuttosto - purtroppo! - "abbastanza diffuso e radicato spirito assistenziale". Poi non è tutto così... abbiamo più volte richiamato, in quest'aula, l'impegno corale della comunità valdostana in occasione del dopo-alluvione e, per rimanere - abbiamo parlato del Forte di Bard - alle vicende di questi giorni, anche il marché au Fort de Bard ha confermato l'esistenza di un tessuto importante nel settore agroalimentare... Ma il problema certo esiste ed è degno della massima attenzione. Ora, non è che nulla si faccia o si sia fatto in questo settore, per suscitare questo spirito imprenditoriale, per sviluppare professionalità nuove e migliorare quelle esistenti. Anzi, se ne discuteva ieri sera, in occasione del punto 28 all'ordine del giorno, e proprio nel "PREFIN" si ricordano gli interventi per l'attuazione del piano triennale di politiche del lavoro, si ricorda il "POR" - programma operativo regionale - nell'ambito delle iniziative del fondo sociale europeo, e in bilancio troveremo ingenti risorse su questi punti. Proprio qui, credo non possa non sorgere un interrogativo. Onestamente... tutta l'attività ormai pluriennale dell'Amministrazione in questo settore ha prodotto risultati importanti, adeguati alle necessità, corrispondenti alle risorse impiegate? É stata dimostrata l'efficacia di questa complessa struttura che abbiamo istituito?
Navigando sui siti del "POR" e dei vari "assi e misure" troviamo un'offerta formativa che è veramente omnicomprensiva; leggevo, per quanto riguarda l'asse "D", che riguarda lo sviluppo delle capacità imprenditoriali, che si spazia da temi che sono: "Etroubles avant toi sont passé", "Il Fortino", "Fromagerie de la Haute Vallée d'Ayas: sapori e saperi", "Ritratti valdostani: Leo Gasperl", "La terra è giovane", "Il Vecchio e il Nuovo", "Scambi e gemellaggi". E così in molti altri "assi". Non conosco nello specifico queste iniziative, la mia non è un'analisi puntuale - che sarebbe anche interessante fare -, è piuttosto un'impressione di ordine generale... questa miriade di corsi avrà una sua ragion d'essere? Non è che questa, che definirei "corsomania", sia funzionale, a volte, più che a creare professionalità, a giustificare l'esistenza delle strutture a ciò deputate? A mantenere le varie società, agenzie, formatori dei formatori? Ovvero, il percorso che seguiamo in questo settore è: abbiamo una determinata quantità di risorse a disposizione e quindi organizziamo dei corsi per utilizzarle, oppure esiste l'esigenza di un determinato corso e allora reperiamo le risorse necessarie? Non è esattamente la stessa cosa, le logiche sono antitetiche e personalmente preferisco la seconda!
Nel "PREFIN" trovo indicato un punto specifico che ben si inserisce in questi ragionamenti ed è l'istituzione di un'azienda forestale. Mi fa piacere vederla indicata qui. Credo che sarà un banco di prova, una cartina di tornasole sulla volontà o meno di imprimere una svolta. Un'azienda forestale che dovrà anche continuare a svolgere la funzione sociale svolta in questi anni, nel senso di far fronte a quelle situazioni di difficoltà e disagio che tutti conosciamo, ma altro è - come purtroppo oggi capita - imbrigliare impropriamente delle energie umane e professionali, prima ancora che queste siano state messe alla prova, o sottrarre queste energie alla normale attività al mercato del lavoro nell'edilizia o nelle imprese di costruzione, perché quando questo succede noi non ammortizziamo, dovutamente, specifiche situazioni, ma "narcotizziamo" a priori i cervelli e questo non possiamo proprio permettercelo! É un passaggio importante questo dell'azienda forestale, un'azienda che - come recita il programma di maggioranza - noi auspichiamo "possegga caratteristiche di efficacia e di efficienza di un organismo privato". Aggiungo: un'azienda che abbia la volontà di confrontarsi con il mercato, e non dico di concorrere alla pari - date le premesse -, ma che sul piano dei costi proponga dei raffronti possibili con quanto avviene nel settore privato.
In conclusione, penso che oggi, ancora più di ieri, nel rapido mutare del quadro economico generale, nella vera e propria rivoluzione in atto delle condizioni di base della localizzazione delle attività produttive, questo, ovvero la creazione di un diffuso e generalizzato spirito imprenditoriale, sia la sfida decisiva su cui si gioca il futuro della nostra regione e che occorra focalizzarla meglio nella nostra iniziativa, certo non darla già per acquisita!
Si dà atto che, dalle ore 10,03 alle ore 10,30, presiede il Vicepresidente Lanièce.
Presidente - La parola alla Consigliera Squarzino Secondina.
Squarzino (Arc-VA) - Credo che tutti noi oggi partiremo con una premessa positiva; effettivamente, lo dobbiamo dire, siamo contenti che oggi si inauguri un nuovo metodo di lavoro che consente la discussione politica sulle grandi scelte che dovrebbero ispirare la predisposizione del bilancio.
Come ricordava l'Assessore è una prima attuazione: il "Prefin" è stato predisposto in tempi brevi, quindi presenta alcuni limiti. Il nostro atteggiamento è quello di individuare i limiti come eventuali proposte positive da inserire nel "Prefin" nel prossimo anno; anche fin da adesso è forse possibile fare alcune cose, accogliendo l'invito fatto dall'Assessore, proprio come riflessione per costruire.
Se confrontiamo questa realizzazione con la legge che abbiamo votato, vediamo che ci sono alcuni limiti, alcune cose mancanti. La legge parla della necessità di individuare il quadro complessivo socioeconomico, e questo c'è - poi vediamo di dire qualcosa in merito, nel senso che ci sono dei dati probabilmente non completi, da completare, che forse andrebbero approfonditi -; parla, ancora, di macro-obiettivi, e questi ci sono, probabilmente con una serie di limiti che noi individuiamo, sono indicazioni di lavoro per i vari settori dell'Amministrazione che traducono il programma di maggioranza, ma si tratta per lo più di un'elencazione di punti che ogni settore dell'Amministrazione intende portare avanti, continuando un lavoro esistente. Per certi aspetti è positivo, però in questo modo viene ad essere accentuato il non collegamento fra i vari settori dell'Amministrazione - che lo stesso Assessore ha messo in luce -, per cui non si evidenzia un progetto unitario di sviluppo della Valle d'Aosta. D'altra parte, lo stesso programma di maggioranza non ha questa caratteristica di individuare un progetto chiaro con scelte precise, però la legge del "PREFIN" parla anche di criteri e parametri per la formazione del bilancio di previsione, e questa parte non c'è, non ci sono tali criteri, mentre ci sono quelli per predisporre la legge finanziaria; quindi, già a livello di impostazione del documento, abbiamo visto che c'è una carenza che andrebbe colmata il prossimo anno.
Che proposte facciamo? Cosa avremmo voluto trovare in questo "PREFIN"? Rispetto ai dati - e l'Assessore ricordava prima come in commissione avessi posto tale problema -, per descrivere la realtà socioeconomica della Valle d'Aosta questi dovrebbero essere tarati anche sulla dimensione regionale. Noi abbiamo moltissimi settori dell'Amministrazione regionale che raccolgono dati, abbiamo i vari osservatori: quello del mercato del lavoro, del turismo, della casa, epidemiologico, vari tipi di osservatori. Cosa fanno questi osservatori? Non sarebbe il caso che anche questi osservatori presentassero tali dati, che sono più fini e più descrittivi della nostra specifica realtà? Nel "PREFIN" infatti andiamo a descrivere la Valle d'Aosta sulla base di dati che l'Unioncamera ha elaborato: utilizzare dati raccolti da organismi esterni alla Valle d'Aosta... forse occorre uno sforzo per renderli più tarati sulla realtà regionale. Dovrebbero essere arricchiti con l'aggiunta di altri elementi: parlo dell'istruzione, parlo della cultura, ma anche dei dati attinti ai vari osservatori regionali.
Perché è importante fare riferimento ai dati degli osservatori regionali o ad altri dati? Bisognerebbe fare riferimento esplicito ai dati che sicuramente i vari assessorati hanno preso in considerazione nello stendere il loro piano annuale, e che potrebbero, in nome della trasparenza e della volontà di dare conto delle ragioni delle proprie scelte, essere esplicitati: questo consentirebbe anche di evidenziare come dietro a delle medie regionali vi siano dei settori di luce e ombra, che probabilmente emergerebbero meglio.
Porto due esempi: sempre nei dati, si utilizza la ricerca sulla qualità della vita pubblicata dal "Il Sole 24Ore", da cui emerge che c'è una qualità della vita buona; ma, se entriamo nei vari dati presentati, ci rendiamo conto che ci sono due elementi che inducono a riflettere. Il primo, è il fatto che ci sia un alto indice di separazione nella nostra regione, e questo forse ci dà un altro punto di vista per affrontare il problema della casa... se le famiglie si dividono, aumenta il numero di case necessarie; il secondo, riguarda la percezione che la popolazione ha rispetto a un miglioramento della situazione: è molto bassa. C'è quindi una qualità di vita buona, ma la percezione di un miglioramento ci colloca al 55° posto: questo significa che - se andiamo a vedere meglio alcuni elementi - c'è un disagio, ci sono delle difficoltà e probabilmente questo disagio emerge dai recentissimi dati dell'ISTAT, dall'indagine sulla povertà relativa, la quale ci suggerisce che, anche quest'anno - come lo scorso anno -, abbiamo circa un 5 percento di famiglie povere all'interno della nostra regione; non solo, ma ci fa notare come la soglia del minimo vitale prevista dalla nostra legge regionale, per indicare la povertà su cui intervenire, sia decisamente inferiore alla povertà relativa che emerge dall'indagine ISTAT, come pure - se avessimo cercato altri dati - avremmo probabilmente documentato in modo più preciso come sia esteso in Valle d'Aosta il problema della casa.
In sede di "PREFIN" non sono riportati dei dati facilmente accessibili e che conosciamo. Sappiamo che ci sono moltissime domande di contributi previsti dal fondo nazionale e dal fondo regionale per la casa, che aumentano in questi anni, e non tutte sono state ammesse; ad esempio, in questi ultimi anni, dal 2000 al 2003, passiamo da 293 domande a 529 domande presentate. C'è effettivamente un aumento di questo disagio... Per quanto riguarda la legge n. 431, contributi previsti dal fondo nazionale, che noi integriamo, si passa da 377 domande a 529, come pure si passa per il fondo regionale da 97 domande a 167 domande nel 2003... ciò significa che c'è un aumento forte di richiesta e la stessa emergenza abitativa evidenzia che le domande presentate nel 2002 sono 60, nel 2003 sono il doppio, e nel 2004 questo "trend" continua: questo per dire come esista il disagio della casa.
Se si fossero raccolti questi dati e si fossero esplicitati, presentati anche in modo sintetico, si sarebbero indicati in modo più preciso gli interventi da attuare nel 2005; invece, le indicazioni su detti temi sono molto vaghe e generiche: al punto 5.2 sulla casa, si parla di "coordinamento degli interventi esistenti", né non si fa cenno all'emergenza abitativa, né ci si dà un traguardo da raggiungere e per tale ragione abbiamo presentato degli emendamenti.
I dati presentati non vengono collegati con le proposte, andrebbe meglio capito tale rapporto; è come se ci fossero due parti staccate e non si capisce bene quali azioni sono coerenti con i dati. Porto qui solo due esempi: il primo, è un esempio positivo, nei dati si parla di un "invecchiamento della popolazione" e nei macro-obiettivi si indica chiaramente l'esigenza di potenziare le strutture per gli anziani ed i disabili. Per fare, invece, un esempio negativo, si parla dei "tumori" nella parte dei dati e, nella parte sanitaria, non si vede un progetto preciso a tale riguardo. Nella parte dei macro-obiettivi si parla di "insuccesso scolastico", ma nella parte dei dati non vengono individuati elementi che lo descrivano. Sempre rispetto ai dati, ricordo la "torta" che troviamo a pagina 25, in cui vengono ripartite le risorse del bilancio 2004; non viene indicato come saranno ripartite nel 2005.
Ci sono nel "PREFIN" alcuni elementi che danno dei suggerimenti; per esempio, là dove si parla del "patto di stabilità attuale", si dice che per quanto riguarda la materia sanitaria e sociale si può prevedere un aumento e noi concordiamo sul fatto che si aumenti la parte del settore socio-sanitario; è molto alta già quella del sanitario, però quella del sociale va potenziata per il discorso che facciamo delle nuove povertà e delle nuove esigenze, che devono trovare una risposta nelle risorse assegnate. Non si dice, però, da quali settori vengono sottratte le altre risorse, quindi c'è un'indicazione di aumento, condivisibile, per questo settore, ma non c'è l'indicazione dei settori che vengono diminuiti.
Noi facciamo alcune proposte per individuare i settori in cui intervenire: ad esempio, precisare meglio i criteri di contenimento della spesa, i rapporti fra spese correnti e spese di investimento, ma su questi torneremo nel momento in cui analizzeremo i vari emendamenti. Suggeriamo anche di introdurre, prima dei macro-obiettivi per ogni assessorato, alcuni obiettivi trasversali a tutti. É vero che non c'è una cultura del lavorare insieme e dell'integrazione, ma la cultura del lavorare insieme non nasce così, non basta affermarla, bisogna creare strumenti perché questo avvenga! Il nostro suggerimento è il seguente: perché non individuare alcuni obiettivi trasversali, che riguardano un po' tutti gli assessorati, ma in modo tale che tutti concorrano attorno allo stesso progetto condiviso ed esplicitato, per cui diventa uno spazio in cui si costruisce questa rete di rapporti fra i vari assessorati... a questo proposito facciamo quattro esempi.
C'è un tema su cui stiamo discutendo in questo momento, già evidenziato dal collega Nicco, e che saremo obbligati ad affrontare perché la "riforma Moratti" ci costringe a farlo: il problema del rapporto fra istruzione e formazione. Affrontarlo come obiettivo trasversale comune: questo significa che è un obiettivo che non riguarda un assessorato o due assessorati, ma tutta la Giunta, perché si tratta di decidere quale modello di sviluppo vogliamo dare a questa Valle, quali sono i bisogni di questa Valle e come possiamo avviare la costruzione di un sistema integrato di istruzione e formazione che valorizzi le esperienze in Valle e le componga in un quadro organico e coerente con i bisogni della Valle. D'altra parte, consentirebbe anche - è un altro obiettivo sempre su questo primo punto - di contrastare il fenomeno non solo dell'abbandono scolastico, ma della bassa scolarizzazione; se è vero che le risorse umane sono la risorsa più importante di ogni sviluppo, si tratta di affrontare tale problematica da parte di tutta la Giunta; questo potrebbe essere uno dei temi trasversali.
Un altro tema trasversale: perché non predisporre un piano di turismo culturale, modulato secondo le diverse stagioni dell'anno e target di utenti? Forse qualcuno potrebbe suggerire un turismo religioso; comunque un turismo culturale non è solo un problema dell'Assessorato al turismo, è dell'Assessorato all'ambiente, è dell'Assessorato all'istruzione, è della formazione, è un problema di coordinamento degli enti locali. Un altro obiettivo trasversale è: rendiamo esplicito quello che molte volte sento nelle intenzioni; quando parlo con i vari assessorati, mi si dice: "certo, si può fare"... perché allora non renderlo esplicito?
L'accentuazione della dimensione solidale della Valle d'Aosta: tutti gli assessorati sono concordi nel dire che si possono esaminare dei progetti con Paesi in via di sviluppo del Terzo mondo, che si può avviare una cooperazione decentrata per cui risorse della Valle possono essere messe a disposizione dei Paesi del Terzo mondo e viceversa; allora perché non fissiamo un tetto che serva per questo scopo? Non solo il problema di dare due soldi al Comitato per la cooperazione con i Paesi in via di sviluppo, ma il problema è di individuare una mentalità nuova, per cui tutta la Regione è interessata in questo tipo di progetto. In passato alcuni assessorati avevano già operato in tal senso, quindi è possibile lavorare così, se si vuole, mettiamolo come obiettivo comune.
Quarto obiettivo comune: si parla di "semplificazioni amministrative", nel piano informatico è scritto con molta chiarezza; allora prendiamo, come obiettivo trasversale, un obiettivo che sia quantitativo, visto che è difficile renderlo qualitativo, quello di organizzare i processi all'interno dei vari settori dell'Amministrazione regionale per giungere alla semplificazione e informatizzazione di almeno il 10 percento delle procedure adottate. Tutti i giorni tocchiamo con mano come questo impedisca alla Regione di fare il suo lavoro e come questo aumenti in modo farraginoso il numero del personale; qui, sicuramente, l'Assessore dirà che si avvia giustamente uno studio per il carico dei lavori, ma forse non è sufficiente, e porto un esempio.
Il signor Mario Rossi - oppure chiamiamolo René Rosset - sa che c'è una legge per un contributo particolare e, per prima cosa, utilizza la struttura dell'URP: "rispetto a questo contributo cosa posso fare"? L'URP risponde: "si rivolga alla tale persona" e fornisce il nominativo di quella persona. Il sig. René Rosset telefona alla tale persona, la quale lo invita ad andare da lei a prendere l'elenco dei documenti e lo schema della domanda. Allora René Rosset dice: "è proprio necessario che lasci il lavoro per andare in un ufficio a chiedere l'elenco dei documenti e il modulo della domanda? Non può mandarmelo via fax o via e-mail?"; l'impiegato gli risponde: "No, perché bisogna che le spieghi bene tutta la procedura che va seguita, dunque lei venga e quando ritorna vedrà che non tutto sarà capito". A quel punto il sig. René Rosset si è fermato desolato e mi ha raccontato il tutto. La sottoscritta si è chiesta: "ma a questo punto cosa serve l'URP..." no, il sig. René Rosset ha fatto ancora una cosa, ha detto: "forse dovevo accedere direttamente a Internet", allora "clicca" sull'assessorato, apre a "documenti", e come risposta legge: si veda la deliberazione "tal dei tali".
Voi capite che il cittadino si sente impotente; pertanto la domanda a questo punto non è solo quella di fare il carico del lavoro, perché questo impiegato zelante - che non so chi sia, non mi interessa -, sicuramente nel suo carico di lavoro ha tantissimo lavoro perché deve ricevere molti utenti per spiegare all'uno o all'altro, però tutto potrebbe essere risolto in modo più chiaro se si semplificassero e informatizzassero le procedure. In 3 anni il piano triennale di informatica aveva previsto 100 miliardi di vecchie lire per "hardware", "software" e tutto quanto: ma questi investimenti come li traduciamo? In questo modo noi libereremmo delle risorse, perché credo sia più produttiva la testa di un impiegato per pensare e non solo per rispondere in modo continuativo alle domande insistenti degli utenti! Questo lo porto come esempio.
Mi sono soffermata in modo particolare sul punto degli obiettivi trasversali, perché mi sembra utile che la Giunta, anche per realizzare questo spirito collegiale che ritengo importante, debba farlo; poi, la Giunta, può decidere che questi obiettivi non hanno senso, ma allora le chiederei di sostituirli con altri obiettivi trasversali, in quanto potrebbero aiutare a costruire questa cultura del lavorare insieme, che manca!
Rispetto ai macro-obiettivi - come già dicevo -, i vari assessorati presentano un elenco di interventi che sono già programmati, il 95 percento delle spese fisse sono già impegnate, quindi sanno già come spenderle, però non c'è stato uno sforzo - forse non c'era il tempo, quindi chiediamo che venga fatto per il prossimo anno - per declinare in modo puntuale gli obiettivi a cui i vari assessorati fanno riferimento presentando gli obiettivi di un piano.
Noi abbiamo un piano sociosanitario a cui si fa riferimento, abbiamo il piano delle politiche del lavoro, abbiamo il programma operativo regionale, abbiamo il progetto di piano regionale delle acque, abbiamo il piano regionale di gestione dei rifiuti. Ora, questi piani contengono moltissime proposte, moltissime indicazioni; forse nel "PREFIN" dovrebbero essere indicati i settori, i punti di quei piani di programmazione che in quell'anno si vogliono realizzare in modo particolare, altrimenti, ancora una volta, lasciamo alla discrezione dell'assessorato decisioni che hanno un carattere di importanza da coinvolgere il Consiglio. Qui ricordo - perché ne avevamo molto discusso quando si era approvato il piano sociosanitario regionale - che anche con il collega Fiou, ed altri, avevamo detto che il Consiglio non deve solo approvare un piano sociosanitario in cui ci sono moltissimi obiettivi, ma che almeno una volta all'anno, in sede di predisposizione di bilancio, l'Assessore venga ad indicare i punti prioritari che vuole portare avanti in quell'anno. Volevamo che fossero tradotti in legge, poi avevamo accettato un elenco in Consiglio, poi si era passati ad almeno un elenco in commissione; ora il "PREFIN" è l'occasione buona per poterlo fare, perché sicuramente l'Assessore ha in mente alcune cose: perché non renderle pubbliche?
Abbiamo indicato alcuni punti in cui precisiamo degli obiettivi che riteniamo importanti e lo facciamo a mò di esempio, chiaramente sono punti che riteniamo valga la pena di affrontare. Su questi punti torneremo nel momento in cui illustreremo gli emendamenti che stiamo per presentare.
Presidente - La parola al Consigliere Cesal.
Cesal (UV) - Il "PREFIN" è un documento nuovo con cui andiamo a confrontarci per la prima volta. É un documento che presenta dei lati positivi: intanto, fa una fotografia della situazione attuale della nostra regione, una fotografia che riguarda soprattutto la situazione socioeconomica, la popolazione, la sua composizione, sesso, età, invecchiamento, fenomeno in costante crescita, la qualità della vita (argomento che monopolizza il dibattito in questo settore), l'occupazione (settore, questo, che è estremamente positivo in Valle d'Aosta, anche se presenta delle caratteristiche particolari). É positivo perché gli indici di disoccupazione sono decisamente migliori rispetto agli indici generali del nostro paese e addirittura agli indici medi della Comunità europea.
Dalla fotografia che ci viene presentata, si rileva che la crescita occupazionale avviene essenzialmente nel settore terziario e nel settore dei servizi, una regione che diventa sempre più terziarizzata e qui, forse, la riflessione andrebbe approfondita, perché non tutto è positivo: la monocultura - come diceva prima qualcuno - è da evitare.
Cala il settore agricolo - e questa non è una novità -, c'è una certa crisi nel settore edile, è di questi giorni la polemica sui giornali da parte del Presidente dell'Associazione degli imprenditori; io posso condividere alcune osservazioni, non le condivido appieno tutte, proprio perché ritengo che purtroppo non possiamo augurarci ogni 3-4 anni un'alluvione per risolvere i problemi in questo settore o incentivare lo sviluppo di questo settore o, quanto meno, mantenerlo a certi livelli. Così come non possiamo arrivare a liberalizzare i piani regolatori, in quanto il nostro territorio è una risorsa importante che deve essere mantenuta e conservata e che non può essere sottoposta a saccheggi o cose di questo genere.
Per continuare nell'analisi, abbiamo avuto un incremento rilevante nel settore dell'import-export, credo che comunque i numeri siano sempre limitati perché il problema è legato essenzialmente alla produzione e distribuzione di energia. Il turismo, che dopo un'estate travagliata, anche se migliore rispetto alle previsioni di inizio estate, ha saputo mantenersi a dei livelli accettabili, veniva però da due stagioni buone: la stagione estiva passata e la stagione invernale.
Per tornare al discorso dell'occupazione, abbiamo avuto una crescita del fenomeno del lavoro a tempo determinato, una certa precarizzazione del lavoro, fenomeno negativo, anche se occorre dire che è sempre meglio lavorare precariamente, piuttosto che non lavorare. Il nostro PIL è superiore alla media nazionale, con l'eccezione forse del 2002, ma scontavamo le conseguenze della chiusura del traforo del Monte Bianco.
La situazione degli enti locali: la legge n. 54 ha definito i contorni normativi di questo comparto, basandosi su principi consolidati, tradizionali della nostra Regione: quello dell'autonomia e della sussidiarietà, soprattutto si vuole continuare a mantenere una fetta consistente di risorse alla finanza locale; siamo l'unica regione d'Italia che destina delle risorse certe ogni anno agli enti locali, senza alcun vincolo particolare di destinazione. Provenendo da un ente locale, non posso che dichiarare la mia soddisfazione per il mantenimento di questo principio, che ritengo fondamentale per sviluppare anche la capacità programmatoria di questi organismi.
Questa è la fotografia dell'esistente, da cui bisogna partire per progettare il futuro: il "PREFIN", almeno nelle sue intenzioni, ha questo obiettivo. Come dicevo all'inizio, è uno strumento nuovo e giovane, e qui forse sta la sua debolezza. Lo ha detto già l'Assessore, tutto deve essere rodato, occorre tarare gli strumenti, modificare la mentalità di apparati burocratici che, per loro natura, sono sempre conservatori. Occorre incentivare le capacità programmatorie dei vari livelli amministrativi, noi compresi. É un compito non facile, soprattutto tenendo conto del fatto che il tempo è stato molto limitato. Non ho alcun timore a dire che si tratta di un documento ancora in una fase embrionale che non può esplicare tutta la sua forza programmatica, rimane ancora in una dimensione di indeterminatezza generica. I macro-obiettivi non possono che essere condivisibili, si tratta della riproposizione del programma di maggioranza che abbiamo condiviso e votato e che mi vede determinato nel realizzarlo.
Il programma di maggioranza ha una valenza di legislatura, il "PREFIN" ha una valenza annuale e pluriennale; avrebbe dovuto indicare obiettivi più concreti di breve e medio periodo, le priorità, le risorse, i tempi e le modalità per raggiungerli. Si tratta però - qui sta la parte positiva - di un documento che esprime la volontà dell'Esecutivo di confrontarsi con tutte le realtà politiche e sociali presenti in Valle, per mettere in piedi un progetto di sviluppo della nostra regione basato sull'innovazione.
Manca però una cosa in questo progetto. Noi tutti amministratori abbiamo la tendenza a cercare di soddisfare i bisogni primari della popolazione, cioè "parliamo allo stomaco" della gente; dovremmo, per una volta, avere la capacità di riuscire a "parlare al cuore", cioè suscitare delle emozioni particolari e degli interessi verso argomenti particolari, perché ci limitiamo sempre ad affrontare i problemi contingenti, a cercare di risolverli, senza mai avere una capacità di prospettiva più lunga rispetto al nostro punto di vista. A questo riguardo vorrei fare alcuni esempi ed alcune proposte. Nel passato, un esempio di questo genere, è stata l'acquisizione alla Regione della proprietà delle acque: è stata una iniziativa positiva, ha dato risultati concreti e ha già fatto rientrare parte degli investimenti effettuati nelle casse della Regione. Si è trattato di qualcosa di molto importante, poco contingente, ma di un progetto di lungo periodo che è stato realizzato. Per indicare un altro settore, la creazione dell'Università, anche qui, plaudo alla lungimiranza degli amministratori che hanno portato avanti questo progetto, perché è importante, avrà delle ricadute positive non solo nell'immediato, ma da qui nel lungo periodo. Questi sono i due esempi rispetto ai quali non vedo progetti in tal senso in questo particolare documento che oggi ci viene presentato.
Vorrei anch'io dire qual è il mio punto di vista e indicare quello che mi piacerebbe vedere realizzato. Qualcuno potrebbe dire che esco un po' fuori dal tema, ma credo che tutte le azioni della pubblica amministrazione abbiano una ricaduta nel campo economico-finanziario, quindi non parliamo mai di qualcosa che non ha alcuna rilevanza sotto il profilo economico e finanziario. Il piano di programmazione economico-finanziaria, è vero, va in quella direzione, ma deve investire la società nel suo complesso: mi riferisco al riavvio di un progetto di riforma dello Statuto, non è certamente di competenza esclusiva dell'Esecutivo; mi rivolgo al Presidente, che so essere molto sensibile a queste tematiche, ma credo che qui dobbiamo avere la capacità tutti di superare gli schieramenti, le nostre ideologie e i nostri preconcetti, per affrontare in maniera seria questo tipo di progetto, questo tipo di revisione statutaria che ritengo essenziale al futuro sviluppo della nostra regione.
Un altro argomento dal mio punto di vista importante, proprio perché ognuno di noi è espressione della realtà da cui proviene, è relativo agli enti locali, e precisamente la revisione dell'ordinamento degli enti locali. Dobbiamo cercare di sfruttare appieno la nostra potestà primaria in tale settore. La nostra organizzazione attuale risente dell'organizzazione statale, senza tener conto della nostra piccola realtà; anche qui, vorrei fare un esempio: siamo 120mila abitanti, 74 comuni, abbiamo un dispendio di risorse che non ha alcuna capacità di produrre del reddito, dei vantaggi; dobbiamo avere la forza di ragionare su questo argomento e di proporre delle soluzioni, favorendo delle unioni, non dico di tipo politico, ma di tipo amministrativo, con i sistemi oggi a disposizione. Credo che i 73-74 addetti all'anagrafe dei vari comuni, con una funzionale organizzazione del sistema, possano essere ridotti a 10-12, forse esagerando, ma direi addirittura 2 o 3. Niente deve essere fatto con la forza, tutto però deve essere incentivato in maniera che la gente prenda coscienza di questo particolare tipo di problema, incentivando con un maggiore trasferimento di risorse quei comuni che hanno il coraggio di affrontare tali problematiche.
Abbiamo recentemente fatto visita, con il Presidente del Consiglio, ai nostri colleghi del Grand Conseil du Valais, abbiamo assistito alla discussione in cui si parlava di questo tipo di problema; lì si parlava di "unione forzata di comunità" - di "communautés bourgeoisiales", perché il sistema è diverso in Svizzera -; da noi non è questa la volontà, ma dovremmo avere la capacità, come rappresentanti politici, di affrontare questo problema in maniera concreta, senza lasciarsi trasportare dai sentimenti, dalle emozioni, ma solo dalla pragmaticità. Bisogna superare la logica della comunità montana, che è troppo rigida, dispersiva e, soprattutto, costosa.
Il "PREFIN" è un documento che deve tendere a sviluppare la capacità programmatoria dei nostri amministratori, i quali devono avere la possibilità di affrontare non solo i problemi contingenti, ma anche quelli per poter guardare avanti, per costruire una Valle d'Aosta migliore, soprattutto all'altezza dei tempi in cui viviamo.
Président - La parole au Conseiller Comé.
Comé (SA) - Come gruppo consiliare, al momento dell'approvazione del disegno di legge che proponeva il "PREFIN", abbiamo espresso un parere favorevole, perché avevamo visto in questo strumento un superamento della ormai consolidata prassi di confronto su un bilancio di previsione che arrivava ai consiglieri già confezionato, riducendo il confronto. Tale documento ha, nelle sue origini, l'obiettivo di far precedere la discussione sulle scelte strategiche, gli indirizzi e le priorità per uno sviluppo della Valle d'Aosta.
Auspichiamo che il "PREFIN" parta con il piede giusto e questo lo vedremo fra meno di un mese, perché questo strumento di programmazione economico-finanziario dovrà poi concretizzarsi nel bilancio. Non vorremmo invece vedere che questo strumento ricalchi quelli già visti in campo nazionale, strumenti che sono più dei testi di filosofia rispetto al documento che dovrebbe evidenziare le reali esigenze della società. Ai buoni propositi si impone che seguano efficaci iniziative nei fatti; gli strumenti propedeutici al bilancio devono contenere analisi e valutazioni il più possibile attendibili, in modo da consentire di formulare proposte e suggerimenti che possano ragionevolmente sortire gli effetti di conseguimento degli obiettivi che si intendono privilegiare e in ordine ai quali ci riserviamo di intervenire a tempo debito, con l'intento di collaborare alla migliore riuscita della futura azione.
Facendo alcune considerazioni di ordine generale e entrando nell'analisi del "PREFIN", questo è suddiviso in 5 punti. I primi 3 punti sono un quadro socioeconomico della regione, in gran parte provenienti da indagini ISTAT o da altre fonti di elaborazioni statistiche, già note all'opinione pubblica e che permettono di leggere criticità che dovrebbero portare nella parte dei macro-obiettivi le risposte adeguate. Soprattutto nel penultimo e nell'ultimo punto vengono tracciate le linee della Giunta, che non sono altro che un'estrapolazione del programma di Governo presentato ad inizio di legislatura, e questo testo sarà sottoposto alla nostra analisi, quando dagli importi di bilancio assegnati vedremo quali sono realmente le priorità di questo Governo.
Alcuni consiglieri prima sottolineavano come nella parte riguardante i macro-obiettivi vi fosse un esercizio di stile, non si capiva bene quali erano le priorità che si volevano seguire. Al momento del bilancio, che arriverà a conclusione di un percorso da noi condiviso, valuteremo il programma di questa Giunta, anche perché ci pare di cogliere che nella prima parte, quella dell'analisi, ci siano situazioni patogene che non trovano nella parte invece dei macro-obiettivi le adeguate risposte. Lo aveva sottolineato anche l'Assessore, il quale ha detto: "questo è uno strumento che è partito da pochi mesi, non abbiamo avuto molto tempo per fare un'elaborazione", quindi anch'io voglio sottolineare come sembra di cogliere, in questo piano regionale, una filosofia di predisposizione del documento ancora tradizionale, in cui ogni assessorato ha presentato l'elenco della spesa, senza che vi sia la possibilità di guardare insieme per puntare sul "prodotto Valle d'Aosta". Auspichiamo di vedere, dal prossimo anno, un salto di qualità in questo documento.
Interessante, infine, appare una delle proposte: quella della costituzione di un osservatorio legislativo per monitorare la produzione e che a seguito delle nuove esigenze introdotte dai nuovi processi di trasformazione, non trovano più risposte adeguate al nostro "corpus legislativo", quindi bisognerà adeguarlo in tempi rapidi, per rispettare le emergenze della situazione socioeconomica.
Vorrei ora soffermarmi un attimo sulla pagina riguardante la qualità della vita; altri consiglieri, prima di me, hanno evidenziato come da questa indagine emerga che Aosta è retrocessa di 6 posizioni rispetto al passato e come vengano messi in rilievo alcuni punti critici: fra questi, quello riguardante la criminalità, gli affari e il lavoro, dove c'è stato un arretramento di posizione molto forte, che spinge a fare una riflessione approfondita per dare delle risposte nella parte dei macro-obiettivi. Pare di cogliere un po' una contraddizione in quel basso numero di iscrizioni alla Camera di commercio, sebbene sia molto sentito lo spirito di iniziativa imprenditoriale. Nella pagina che riguarda la disoccupazione, vorrei solo evidenziare che, rispetto a un tasso di disoccupazione sicuramente al di sotto della media nazionale ed europea, abbiamo già delle regioni che ci hanno superato - la Lombardia - ed altre - Piemonte e Liguria - che si stanno avvicinando alla nostra situazione.
Vorrei fare una richiesta per quanto riguarda il contesto economico: riguarda la previsione sui tassi di variazione in percentuale del "PIL" ai prezzi '95; c'è una previsione per il 2006 del 3,6 percento. Vorrei chiedere all'Assessore sulla base di quali elementi fonda la previsione di questo previsto "arricchimento" nel 2006 rispetto al 2005 e chiedere se il dato del 2004 mantiene quella previsione.
Vorrei poi soffermarmi sui criteri di predisposizione della legge finanziaria. Per quanto riguarda il personale, qui si dice che la dotazione organica della struttura regionale non aumenta, è confermato il numero del 2004; vorrei capire meglio quali sono gli intendimenti, visto che nei macro-obiettivi si legge che si vuole istituire l'azienda forestale, si parla di un trasferimento in capo ad una società per quanto riguarda i beni del patrimonio industriale. Sicuramente vi sarà il conferimento di funzioni regionali agli enti locali, in attuazione della legge n. 54/1998 e alla n. 1/2002, senza dimenticare le società con partecipazione regionale che lavorano per la Regione e mantengono il numero di dipendenti (ricordo "INVA" che lavora per la sanità); vorremmo capire, rispetto a queste nuove aziende, quale sarà l'impegno del personale regionale.
Infine, per quanto riguarda i criteri di contenimento della spesa, è tutto apprezzabilissimo; vorremmo però quantificare in percentuale i criteri di contenimento della spesa, perché mi sembrano molto generiche - se non abbiamo una percentuale di contenimento - le affermazioni fatte. Da parte nostra abbiamo apprezzato questo documento, ma ci pare di cogliere che, rispetto ad alcune criticità, non ci siano le risposte nella parte operativa, nella parte dei macro-obiettivi.
Président - La parole au Conseiller Salzone.
Salzone (FA) - Avevamo già detto in fase di votazione della legge sul "PREFIN" che questo era per noi il documento che doveva servire per improntare un percorso allo sviluppo della Valle d'Aosta, quindi uno strumento molto importante. Devo dire che già dal dibattito di stamani sono venuti degli spunti importanti per i diversi assessori; cercheremo anche noi di dare il nostro contributo, perché ci sono temi che devono essere sviluppati. Essendo questa la prima presentazione, non ha consentito di approfondire temi di fondamentale importanza di cui daremo il nostro contributo facendo un accenno.
Mi interessava rilevare che alcuni spunti - sotto il profilo politico molto interessanti - sono venuti da parte dell'Assessore, quando ha manifestato le forti difficoltà a raccordare gli assessorati; questo è un problema che è "figlio di una cultura vecchia e superata", necessita di un approfondimento serio e noi riteniamo che questa sia una strada da percorrere, perché più volte abbiamo evidenziato tale difficoltà.
Altrettanto importanti sono le affermazioni del collega Cesal, che ci trovano d'accordo per quanto riguarda il discorso di un miglioramento del comparto del CELVA; io stesso mi chiedevo quando arrivano i pareri di questo organismo, non si capisce mai in quale maniera viene sviluppato il parere e forse sarebbe opportuno capire meglio come funziona. La parte che più ci interessa, e su cui forse siamo meno d'accordo, è quando mette in risalto un ripensamento delle comunità montane o dei comuni. Se non ho colto male nell'intervento del Consigliere Cesal, credo che il discorso fatto dal collega sia antistorico; abbiamo sempre sostenuto la necessità della salvaguardia dei comuni anche piccoli, il mantenimento delle strutture sul territorio, il potenziamento di tutti i bisogni, ma soprattutto il mantenimento della persona sul territorio.
Ricordo che quando sono stato Presidente dell'IACP, prima, e dell'ARER, dopo, una delle concezioni fondamentali che avevo era quella della salvaguardia del cittadino sul territorio e andavamo già allora a ristrutturare vecchi fabbricati per cercare di tenere la gente lì, perché i sindaci stessi ci dicevano che i giovani, se non trovavano la casa, le strutture, il lavoro, avevano l'esigenza di spostarsi verso il capoluogo intasando il capoluogo stesso. Se questa è la filosofia, certo richiede un dibattito più approfondito, lo dico serenamente...
(interruzione del Consigliere Cesal, fuori microfono)
... per quello che dico che il "PREFIN" è uno strumento molto importante, perché ci consente di sviscerare una serie di problemi importanti senza avere il vincolo di dover votare un singolo progetto oggi! Non siamo in fase di bilancio, ma questa è una fase importante perché approfondendo i problemi vengono anche posizioni a volte considerate forti, ma che finalmente aprono un dibattito politico che ritengo che quest'aula debba avere.
Un altro dei meriti di questo documento è quello di consentire, a noi consiglieri regionali, di dare il nostro parere sui singoli grandi progetti che sono in atto. É evidente, analizzare tutto il "PREFIN" richiederebbe tempo, poi molti degli argomenti sono già stati sviscerati; ad esempio, ho fatto questa battuta prima con alcuni amici: potrei intervenire dicendo di condividere pienamente l'intervento del collega Nicco e sarei più che soddisfatto.
All'intervento del Consigliere Nicco aggiungeremmo alcuni piccoli spunti, che forse possono essere di importanza strategica rispetto al piano. Sappiamo bene che per rilanciare l'economia della Valle in questa legislatura fondamentali sono 3 o 4 i problemi. Sicuramente il problema del casinò, di cui tanto si è parlato - e l'Assessore troverà strano che non se ne sia ancora parlato stamani - se vuole glielo dirò, è evidente che sul casinò sarò molto veloce, ma è ovvio che il rilancio del casinò dovrà essere un elemento indispensabile della nostra economia. So che nel "PREFIN" non è stato inserito nulla di questo perché, come mi ha detto lei ieri, il piano di sviluppo è concessionato al casinò, per cui non c'è traccia sul "PREFIN", ma io credo che qui ci sarebbe stato molto bene il piano di sviluppo del Consiglio regionale o della maggioranza, poi il casinò faccia pure la sua proposta, ma riempito di questi contenuti avrebbe avuto un alto valore aggiunto al programma stesso. Termino sul casinò chiedendo: vogliamo un casinò pubblico, un casinò privato? Qui la maggioranza poteva esprimersi. Noi, come "Fédération" abbiamo sempre detto di volere un casinò pubblico con un piano di sviluppo armonico che consenta di vivere e convivere con i comuni limitrofi, intendendo il cliente che viene non solo in Valle o a Saint-Vincent per giocare, ma per godere di tutte le strutture che possono essere di supporto all'attività della casa da gioco.
Analizzando il piano economico e finanziario, sono molto interessanti alcuni spunti legati ai diversi assessorati. Per brevità di tempo citò quelli che mi stanno più a cuore, ma trovo un buon lavoro quello fatto dall'Assessorato alla sanità, in cui si evidenzia che c'è un grosso intervento predisposto a favore della famiglia, dei ceti meno abbienti, si tocca il problema della povertà. Mi sento di ricordare che 10mila famiglie nella nostra regione vivono sotto la soglia della povertà stabilita dall'ISTAT e questo è un problema che non deve passare in secondo luogo, ma non è certo l'Assessore che non lo rende importante questo problema; quindi molto bene la linea che va verso l'aumento del minimo vitale, è un po' come quello che abbiamo fatto con il finanziamento al contributo all'affitto per quanto riguarda i ceti meno abbienti.
Forse vale la pena spendere una parola sull'ospedale, uno degli argomenti che si toccherà in futuro. Già in questo momento abbiamo avuto modo, come commissione, di muoverci e vedere il progetto della terza fase; mi limiterò a dire un concetto come "Fédération" su questo. Siamo favorevoli ad andare avanti con la terza fase di ristrutturazione dell'ospedale, le esigenze sono sotto gli occhi di tutti, ma perché il concetto di ospedale ormai è concepito su dimensioni molto più ampie, su criteri di organizzazione che devono avere spazi e volumi che consentono di dare una risposta di alta qualità al settore. Non si può prescindere dal non concepire già oggi un ospedale nuovo, perché quando parlo di "dimensioni" dico che se l'Ospedale di Via Ginevra è stato nelle diverse fasi ingrandito, sappiamo che adesso ha una prospettiva di crescita ulteriore, però gli spazi sono quelli che sono ed è evidente che non c'è più la possibilità di concepire fra 10-15 anni una concezione di "ospedale" al centro della città. Diciamo semplicemente che è importante già adesso pensare alla possibilità di costruire un ospedale nuovo in una parte periferica della città, che deve consentire di non avere più i problemi di traffico che congestionano la città di Aosta. Io dico "pensarlo", perché, se fossimo veramente convinti di fare un ospedale nuovo, dovremmo pensarlo oggi, con la speranza di farlo fra 10 anni. Questi sono i tempi che ormai sono conosciuti da tutti gli amministratori, per cui questa credo sia una delle priorità a cui facciamo riferimento.
L'altro problema importante è legato all'Assessorato alla cultura, mi spiace che non ci sia l'Assessore, avevo voglia di farle un complimento, visto che non c'è, non glielo faccio, ma... lo posso anche dire: le ho fatto il complimento in commissione per quanto riguarda l'apertura delle scuole, perché rispetto a tutte le problematiche che ci sono state nel resto d'Italia, devo dire che la Valle d'Aosta ha aperto le scuole senza problemi. C'è tutto il capitolo, qui, legato al reparto dell'Assessorato alla cultura che mi trova molto consenziente, primo fra tutti il discorso del rilancio internazionale dell'Università della Valle d'Aosta. Ho avuto più volte modo di dire che mi piacerebbe avere un vero piano di sviluppo intorno all'eventualità dell'Università dove c'è ora la "Caserma Testafochi", perché se così non fosse, sembrerebbe una volontà espressa in termini molto generici e non vista a breve scadenza. Pensare a un piano di sviluppo intorno all'Università vuol dire, ad esempio, pensare all'edilizia universitaria, cosa dalla quale non si può prescindere; certamente costruire una università a livello internazionale vuole anche dire cercare di avere studenti che vengono da fuori nel nostro comune capoluogo e mettere in atto un progetto economico e turistico di grande rilevanza per la nostra economia. Preferirei vedere qualcosa di più concreto, cosa che qui non è stata esplicitata. Molti però sono gli argomenti legati a questo settore, come il parco archeologico, il Criptoportico, il Forte di Bard, tutti settori legati allo sviluppo della Valle d'Aosta, sia in termini economici, che turistici e di cultura.
L'ultimo problema di cui vorrei parlare è la questione legata all'Assessorato al territorio, in particolare all'ultimo punto di questo capitolo liquidato in 1 riga e 1/2. Questo non vuole essere polemica, capisco che dicendo "coordinamento degli interventi strutturali e non strutturali nell'ambito dei settori dell'edilizia residenziale privata e pubblica diretti a far fronte alle esigenze abitative", l'Assessore mi dirà che qui c'è dentro tutto! Però, se è vero che questo è uno strumento che deve servire all'Esecutivo, forse qualche linea di indirizzo in più andava data! É il settore di cui mi è più facile parlare, non fosse altro per l'esperienza acquisita, settore che è sempre in evoluzione e che bisogna seguire in modo particolare per capire come la realtà del momento cambia. Crediamo che rispetto a questo tipo di problema sia opportuno un riordino dell'intera legislazione regionale; detto settore, regolamentato da ben 8 leggi regionali, crediamo debba essere ricostituito in un unico testo in cui vengono migliorate e aggiornate le leggi ormai superate.
Le dico anche che, persino la concezione della riforma dell'ARER, che aveva una sua validità e per la quale negli anni mi sono battuto, è ormai caduta, non per motivi di tipo gestionale, ma perché è cambiata la concezione dei rapporti fra Stato e Regione, ed essendo ormai quasi del tutto esauriti i finanziamenti statali, l'ARER perde quella sua funzione di tipo imprenditoriale che le avevamo dato allora. Come ho detto più volte, l'ARER è stato uno strumento importante in questi anni, che ha consentito alla Regione di non spendere mai una lira, anzi di incamerare qualcosa, perché avevo fatto i calcoli che la Regione incamerava circa 1 miliardo di lire all'anno grazie alle tasse che lo stesso ARER pagava, senza mai chiedere finanziamenti regionali, ma perché aveva una sua funzione di tipo imprenditoriale che le consentiva, dopo le riforme sui canoni e dopo le funzioni che aveva rispetto ai comuni, di avere bilanci tali da permettersi di avere questa fisionomia di tipo imprenditoriale.
La filosofia è cambiata in tutta Italia, persino il concetto di "proprietà tutto a carico dell'azienda regionale" è antistorico; ormai sono i comuni i primi attori del loro territorio, sono i comuni che devono diventare proprietari delle loro case e devono avere uno strumento che consenta loro di avere una gestione unitaria, nel senso che non è più importante avere diverse agenzie, ne occorre una che consenta di avere unicità di gestione sul territorio. Credo sarebbe importante trovare anche nuove forme di finanziamento, che consentano di dare sviluppo a un settore che negli anni avrà sicuramente qualche criticità, come è stato anche in passato. Ricordo che il forte incremento di popolazione extracomunitaria ci metterà nelle condizioni di dover dare delle risposte che consentono di avere quella qualità della vita a tutti che è stata più volte citata oggi stesso.
Sono stato tra quelli che aveva proposto un forte incremento del contributo dell'affitto, ma, Assessore - lei lo sa meglio di me -, questo non è che un palliativo che, ad esempio in Francia, ha dato risultati molto negativi. Mi spiego meglio: c'è il rischio che la concezione del contributo sull'affitto faccia, nel tempo, lievitare i prezzi dell'affitto, nel senso che se è stato un palliativo e comunque non essendoci altre soluzioni è bene per ora percorrere questa strada, bisogna però mettersi nelle condizioni di dare risposte strutturali.
Infine, cito sempre i comuni limitrofi alla città. Se anche l'amico Cesal ha voglia di pensare a questo problema, lui che si occupa sempre del consiglio dei comuni, credo sia venuto il momento di avere una risposta diversa dai comuni limitrofi alla città rispetto a tale questione. Se è vero che più volte citiamo il problema della sussidiarietà, che in tutti questi anni è stato il Comune di Aosta che ha provveduto a risolvere i problemi dei comuni limitrofi alla città, c'è bisogno di una prova di sussidiarietà a cui facevo riferimento prima, quindi c'è bisogno di uno sviluppo armonico del problema casa, senza andare a modificare gli equilibri dei comuni stessi, occorre che ci sia una disponibilità di fabbricati, dico solo anche da ristrutturare, ma che consentano di dare abitazioni decenti a famiglie che ormai sono intasate nel Comune di Aosta o nel "Quartiere Cogne", con tutta una serie di problemi, anche di carattere sociale, che sono tutti i giorni sul tappeto. Forse varrebbe la pena dialogare con il Comune di Aosta, perché qualche suggerimento si potrebbe dare. Mi piacerebbe pensare anche ad una edilizia diversa da quella di tipo abitativo, faccio l'esempio di quella di tipo universitario di cui dicevo prima, ma c'è molto altro da aggiungere.
Termino con la speranza che si trovi un giusto equilibrio fra il nostro movimento, che è in una posizione di minoranza in questo momento rispetto all'Assessore, in merito a quei problemi che - se li vorrete cogliere - possono consentire di mettere a frutto una collaborazione da noi sempre espressa e che è finalizzata a risolvere le questioni della nostra comunità.
Président - La parole au Conseiller Curtaz.
Curtaz (Arc-VA) - Intanto trovo che finora il dibattito è stato molto interessante, anche per merito dei colleghi che mi hanno preceduto. É stato approfondito su questioni generali, critico là dove doveva essere critico, propositivo, per altri versi.
Mi sembra che - come prima impressione - l'iniziativa "PREFIN" stia andando nel verso giusto; cosa che noi avevamo auspicato, circa un anno fa, con la nota mozione, quando avevamo proposto di parlare del bilancio prima della sua presentazione. Mi sembra che - con la legge che è stata approvata, con questo primo tentativo, pur con tutti i limiti, ma con lo scopo di suscitare un serio dibattito sulla materia, sulle politiche generali nella nostra regione, sulla finanza e sull'economia -, si stia raggiungendo, per merito di tutti, gli obiettivi proposti.
Nonostante il dibattito abbia offerto molti spunti, non cadrò nella tentazione di entrare su questi, anche se interessanti, anzi, direi che i più interessanti sono arrivati proprio dai banchi della maggioranza. Non cadrò in tale tentazione, intanto perché la posizione del nostro gruppo è stata già ampiamente e ottimamente illustrata dalla collega Squarzino e perché in ordine alla presentazione degli emendamenti predisposti dal nostro gruppo sarà poi il collega Riccarand ad illustrarli. Voglio quindi limitare forzatamente il mio intervento ad una unica riflessione, che a me sembra centrale per un amministratore regionale che espleti il suo mandato in questa legislatura.
Parto da uno schema contenuto nel "PREFIN", che raffigura la "torta" di ripartizione dei fondi, al centro della "torta" c'è un cerchietto bianco con il numero 95. Cos'è questo numero? Lo leggiamo in questo specchietto a fianco, di poche righe; dice: "per ogni 100,00 euro disponibili nel bilancio regionale, 95,00 sono da considerarsi fissi", cioè già impegnati da leggi o contratti assunti in precedenza. Quando ho letto questo dato, l'ho sottolineato in rosa, con entusiasmo - entusiasmo solo di carattere culturale -, perché erano anni che lo inseguivo. Probabilmente qualcuno in passato già aveva il dato, ma non è mai stato portato all'attenzione del Consiglio, tanto che, negli anni scorsi, facevamo grosse discussioni, in particolare con il Presidente Viérin - obiettivamente bravissimo sulla materia -, circa la rigidità del bilancio regionale.
Esaminando di anno in anno il bilancio regionale, a me sembrava che si andasse verso una maggiore rigidità, ovvero "siamo con le mani in tasca", non possiamo più muoverci o quasi. Perché questa impressione? Per due ragioni: la prima, la spesa corrente è in continuo aumento; la seconda, perché negli anni abbiamo continuato ad approvare delle leggi di spesa, valevoli non solo per l'esercizio in corso, ma anche per gli esercizi successivi, che finivano con il rendere fisse certe spese, con ciò restringendo la possibilità della Giunta e del Consiglio di operare. É mancata sempre più la discrezionalità amministrativa, la possibilità di affrontare i problemi, di affrontare le emergenze, tanto che da progetti giusti o sbagliati che fossero, ma di una certa consistenza di qualche lustro fa, si è passati poi a progetti importanti, di minore rilevanza però dal punto di vista economico; ricordo che due o tre anni fa, il progetto che venne presentato come di maggiore interesse per l'esercizio - non so se era il 2001, il 2002 o il 2003 - era l'ampliamento della strada dell'Envers! Questo mi dava la percezione concreta che ormai le possibilità di discrezionalità nella scelta per la Giunta fossero assai ridotte.
Cosa significa che il 95 percento delle spese del bilancio regionale sono fisse? Non significa che sono "tutte" spese correnti, significa che "in buona parte" sono spese correnti - sarebbe interessante avere dati più precisi al riguardo - e che a queste si assommano delle spese ineludibili, perché già previste da leggi a suo tempo approvate. Credo che questo sia il punto centrale quando si parla di un bilancio; fra l'altro, penso che lo stesso problema lo abbiano i comuni; al riguardo accolgo con favore la proposta fatta oggi dal Consigliere Cesal, di una riflessione anche sui comuni, perché anche per loro si stanno evidenziando gli stessi problemi. Forse nei comuni è più concentrato il problema della spesa corrente rispetto a quella in conto capitale. I nostri comuni - dal punto di vista del numero dei dipendenti, delle cose che si fanno o si dovrebbero fare -, sono palesemente sovradimensionati rispetto al numero di abitanti, rispetto ai comuni con cui ci confrontiamo fuori Valle.
La conseguenza è che l'attività amministrativa sarà via via più paralizzata; per fare un esempio, mi pare di aver indicato, qualche anno fa, discutendo del bilancio, un pericolo di questo tipo: "se andiamo avanti in questo senso..." - dicevo - "... aumentando le spese fisse e facendo ogni anno 6 o 7 leggi nuove di spesa, arriveremo al punto che il bilancio non si discuterà più in Giunta o in Consiglio, ma sarà sufficiente avere un programma in un computer e, digitando un tasto, avremo il bilancio", perché andare dal 95 percento al 100 percento - se proseguiamo su questa china - sarà una cosa facile.
Dobbiamo per forza invertire la tendenza, altrimenti la capacità amministrativa verrà compressa; credo che non siano solo discorsi di "macroeconomia", ma sono percezioni che anche la gente comincia ad avere! Volendo rimanere su tale discorso, ci siamo ricordati di un sondaggio fatto nel dicembre 2003 da "Il Sole 24Ore" sulla qualità della vita: mentre la nostra regione nel 2003 è al 10° posto rispetto alle altre province - questa indagine è su base provinciale -, per quanto riguarda la percezione del miglioramento della vita negli ultimi 2 o 3 anni siamo al 55° posto; i cittadini intervistati in Valle d'Aosta nel 2003 hanno risposto che si stava meglio, rispetto a 2 o 3 anni fa, solo nella misura del 17 percento... questo vuol dire che l'83 percento pensava che si stesse peggio o uguale! Non è forse un dato reale, è un dato percepito, però sappiamo che il dato percepito in economia a volte vale quanto e più il dato reale, perché poi condiziona i comportamenti e soprattutto le scelte, gli investimenti dei cittadini.
Voglio porre all'attenzione della Giunta tale problematica. Dobbiamo porci tutti quanti, a maggior ragione chi ha responsabilità di governo, l'obiettivo essenziale di ridurre le spese correnti, anche perché sappiamo che nei prossimi anni, verosimilmente, non aumenteranno le entrate, e parliamo di entrate molto significative in un regime di privilegio fiscale che abbiamo ogni volta rappresentato in questa sede. Pur avendo un sistema di riparto e quant'altro fiscalmente favorevole, abbiamo la necessità ineludibile nei prossimi anni di ridurre le spese correnti: questo è il primo obiettivo politico. Il secondo obiettivo politico è quello di ridurre le altre spese fisse: non possiamo più fare leggi di settore, che prevedono spese fisse, dobbiamo fare un discorso a ritroso, dobbiamo cercare di ridurre le spese fisse affinché ci sia ancora la possibilità di amministrare questa regione, altrimenti l'attività amministrativa in senso ampio della stessa ne risulterebbe non solo penalizzata, ma addirittura paralizzata. Se questo "trend" non viene invertito, noi, nel giro di 5-10 anni avremo un'Amministrazione regionale paralizzata!
Président - La parole au Conseiller Sandri.
Sandri (GV-DS-PSE) - Diventa difficile per me fare un intervento apprezzabile su questo complesso tema, dopo che ha parlato il mio collega Nicco; ho l'impressione di essere come Oriali, il mediano di spinta, dopo che ha fatto vedere prova di sé Adriano, un grande centravanti.
Cercherò ugualmente di compiere il mio lavoro, analizzando una parte che abbiamo concordato - e forse merita più attenzione -: la parte iniziale di questo "PREFIN". É un'occasione forse unica in questa legislatura, è stata la prima per adesso e quindi l'unica di fare un ragionamento di ampio respiro sul futuro della nostra regione; mi sembra che tale occasione sia stata ampiamente colta, sia nella redazione del documento da parte del Governo regionale, sia da parte del Consiglio con questa ampia discussione. Però, forse per qualche radice professionale, mi sembra interessante approfondire la riflessione non tanto sulle terapie, sui provvedimenti che si tendono ad evidenziare, quanto sull'epidemiologia, sulla diagnostica, che è stata abbozzata in modo corretto, ma, essendo evidentemente il primo tentativo, è ancora in modo estremamente sintetico. Dico "sintomatologia", dico "epidemiologia", perché se vogliamo far sì che l'organismo "Valle d'Aosta" possa progredire, bisogna fare attività di prevenzione, occorre anche captarne i primi sintomi di malattia e di disagio, identificarli con precisione, analizzare un po' in continuazione con un osservatorio epidemiologico tutti i vari processi, per evidenziarne eventualmente delle storture.
Ovviamente qualcosa si sta facendo; ancora ieri, nel piano industriale, abbiamo visto quale particolare attenzione vi sia stata posta, e partendo da un'analisi più approfondita di qual è la situazione sintomatologica, la temperatura, la pressione e quant'altro dell'organismo "Valle d'Aosta", emergono dei dati di "stanchezza": è una persona che ha fatto grandi passi avanti, ma che oggi vive una pausa di stanchezza e di riflessione. Non si possono non interpretare in questo senso il tasso di disoccupazione, dato un po' brutale ed estremamente grossolano, ma già per esempio la febbre - c'è o non c'è -, dà un segnale sintetico del benessere di una persona. Il tasso di disoccupazione, mentre in Italia scendeva dal 9,6 all'8,6 percento, in Valle d'Aosta è aumentato dal 3,6 al 4,1: è un segnale di per sé non gravissimo, però se pensiamo che 3-4 anni fa il nostro tasso di disoccupazione era 1/3 di quello italiano, vediamo che oggi si avvicina alla metà e la tendenza è esattamente opposta a quella che avviene a livello nazionale. La stessa cosa vale per il "PIL" reale, che non è in aumento del 9 percento come in Cina, non è in aumento del 2-3 percento come in alcuni vivaci Paesi industriali d'Europa e di oltre oceano; è un "PIL" reale che viaggia intorno alla stazionarietà (un po' più, un po' meno: 0,6 - 0,7 - 0,2 - -1 percento) e significa che la crescita della ricchezza in Valle è ferma. Sono dati di per sé non gravi, ma che portano a voler fare ancora con più attenzione un'analisi di tipo qualitativo.
É evidente che non possiamo giudicare la situazione valdostana solo a peso: il "PIL", le entrate, la disoccupazione, il prodotto, le esportazioni, ma bisogna fare un discorso qualitativo, perché ci sono degli indicatori e a me ha fatto molto piacere di trovarne una prima sintesi a pagina 7 di questo documento, che ci danno una fotografia più precisa, ma non solo, sono estremamente più utili per andare a verificare le soluzioni. Sono indicatori della povertà, dell'immigrazione, quindi del tasso di integrazione sociale ed etnica; sono il tasso di abbandono scolastico, c'è una relazione, ad esempio, con il fatto che siamo passati dal 20° al 33° posto nella questione della criminalità, là dove si dice nella nota che c'è un incremento dei minori fuori legge denunciati dalla microcriminalità.
Dobbiamo andare a vedere a fondo sull'ambiente, dove siamo passati dal 99° posto - che non era un posto di eccellenza - al 103° in termini di emissioni di CO2, in termini di dipendenza dal fossile; giustamente in questo piano si identifica l'importanza di una differenziazione dell'approvvigionamento energetico. Credo sia importante che questo sia visto anche rispetto alla dipendenza dal fossile, dal petrolio e dal gas e, invece, rispetto alla percentuale di energie, che siano rinnovabili.
A livello di sanità - e qui l'Assessore, la Giunta hanno più volte dovuto prendere atto di questo - c'è per esempio il tasso di scolarità: quanta gente si sta formando alle professioni sanitarie! Ecco, questi potrebbero essere degli indici interessanti, così come quante persone si stanno formando ad insegnare. Faccio un breve inciso, che poi richiamerò più tardi: diventa buffo che abbiamo, a livello di università, il "SIS" per preparare gli insegnanti con 20 posti e poi se ne prendono solo 4-5: questi sono sintomi - la non piena occupazione di quella disponibilità - che devono essere colti, per evitare di ritrovarci, fra qualche anno, a dover importare degli insegnanti, così come in questi anni abbiamo importato tante professioni sanitarie! Questi sono i sintomi.
Il benessere: indici di benessere culturale, benessere umano, ma anche indici di solidarietà, che per esempio sulla pratica del volontariato è molto alta; però, secondo me, un indice di solidarietà è quello della raccolta differenziata, è un problema di rispetto reciproco, quanto stiamo facendo; fra l'altro, da questo punto di vista, potremmo anche dire che abbiamo intrapreso un "trend" molto positivo.
Mi limito a queste considerazioni solo per dire che mi aspetto, nei prossimi anni, che questa pagina 7 possa essere ampliata, proprio per andare a cogliere tutta una serie di dati che possano evidenziare l'insorgere di eventuali problemi, ma anche per monitorare il recupero. Spero che questo 103° posto, per quanto riguarda il servizio all'ambiente... io non dico di arrivare all'eccellenza dei primi 3, ma di riuscire a recuperare qualche spazio, non perché mi interessa la posizione, ma perché mi interessa strenuamente che la popolazione valdostana possa avere non solo una percezione, ma una concreta sensazione di benessere.
Infine, mi preoccupa la discesa dal 33° al 62° posto negli affari e lavoro; non so esattamente cosa voglia dire, ma rientra in sintonia drammatica con quegli aspetti quantitativi da me prima segnalati, cioè siamo in una fase di transizione in cui bisogna recuperare una serie di competitività a livello economico e una serie di specializzazioni che ci diano un ruolo importante.
Credo che su questi temi la maggioranza e il Governo abbiano fatto già dei grossi passi avanti, penso ad esempio alla legge sulle grandi opere, che pone all'attenzione del Consiglio regionale la necessità di fare alcuni interventi importanti e straordinari concernenti molte cose, ma innanzitutto le infrastrutture.
Brevemente passerò a fare alcune osservazioni nel merito della parte terapeutica, solo per sottolinearne alcuni aspetti positivi e per qualche spunto di riflessione. Un aspetto positivo credo sia l'analisi fatta sulle possibilità di intervento sulle entrate; ritengo sia importante riconoscere come, dal punto di vista della tassazione, la Giunta regionale della Valle d'Aosta, la maggioranza del Consiglio Valle, ma anche la stragrande maggioranza dei comuni abbia voluto tenere un atteggiamento estremamente corretto e moderato, proprio per evitare di caricare ulteriormente sui cittadini le difficoltà che potessero venire a livello di bilancio regionale, e che si ipotizzi proprio una razionalizzazione della spesa; io non parlerei di "contenimento della spesa", perché è chiaro che la funzione della Regione è anche quella di iniettare nella società risorse importanti e quindi su questo non posso che essere d'accordo!
Per quanto riguarda i macro-obiettivi della legislatura, non possiamo non fare alcune riflessioni anche sull'organizzazione stessa della Regione; lancio lì una riflessione sul ruolo di "Finaosta", che in tutti questi anni è diventata un elemento strategico, fondamentale, ha permesso operazioni straordinariamente positive - penso a quella di "CVA" -, però è giunto forse il momento di pensare ad una riorganizzazione di questo "arcipelago" che ormai si è formato attorno a "Finaosta", per identificare i ruoli, per evitare sovrapposizione di ruoli, che si formi un potere troppo concentrato e, quindi, malfunzionante. Rendere le strutture più snelle e più indicate... non sembra l'ottimale che "Finaosta" si occupi di tutto: dalla presenza in Europa al casinò, dalla "CVA" al "Centro sviluppo", all'Autoporto...; forse trovare dei filoni di ragionamento e di organizzazione che si riconducano a "Finaosta" non come "holding", ma al Governo regionale, potrebbe essere una strada di riflessione che consenta scelte più efficaci.
Parlando di "sviluppo del piano industriale", ieri abbiamo sentito che ci si pone il problema di un salto di qualità dal punto di vista dell'industrializzazione e dell'economia; è chiaro ed è evidente che così come abbiamo fatto quest'anno nella promozione dell'industria agroalimentare in Valle, si dovrà punture sempre più sulle industrie non cicliche. Alla grande tecnologia, che è apparentemente così simpatica a produrre le ultime novità in campo tecnologico, preferisco vendere i pomodori che mi rendono di più, piuttosto che perdere con la grande tecnologia! Bisogna trovare dei prodotti che siano il più possibile distaccati dalle normali evoluzioni del mercato; il mercato è ciclico, ci sono onde di deflazione con onde invece di slancio e di aumento dei fatturati e delle produzioni, ma ci sono in economia - per fortuna! - anche delle produzioni che non sono cicliche, sono risposte a dei bisogni primari della popolazione, per esempio l'agroalimentare o il farmaceutico. Credo che andando a spostarci, come abbiamo iniziato a fare, su questi terreni, diventa forse positivo, soprattutto perché poi questa diventa parte di un'articolazione che va dall'agricoltura e arriva al commercio e al turismo, ha bisogno di questo anello che è la piccola e media impresa legata alla trasformazione dei prodotti agricoli e alimentari. Da questo punto di vista stiamo facendo dei passi avanti e forse occorre, differentemente dal passato, evitare di lasciarsi attrarre dall'apparente fascino della tecnologia che finora non ha portato grandi risultati.
É anche vero che il caso della "Feletti" sembrerebbe contrastare contro queste teorie, però penso che quel caso sia stato proprio la testimonianza di come noi possiamo permetterci in economia di andare a giocare un ruolo in alcune "nicchie di mercato"; pensare di voler fare il passo più lungo della gamba, non porta da alcuna parte! Ricordo a tutti cosa volle dire per la "Cogne" lanciarci nell'acciaio inossidabile e trascurare le produzioni di alto livello, che invece oggi fanno la ricchezza della "Cogne Acciai Speciali".
Infine, sempre dal punto di vista delle attività produttive e del fare sistema, penso sia giunta l'ora di fare una revisione di tutta una serie di settori in cui l'Amministrazione regionale e "Finaosta" stanno giocando un ruolo importante; penso al settore degli impianti a fune, dove diventa poco credibile che si vada avanti con numerose società in cui la Regione ha la maggioranza assoluta della proprietà e che hanno, ognuna, il proprio Ufficio acquisti, la propria contabilità, il proprio Ufficio personale, e che queste società non siano capaci di fare sistema!
Alcune altre osservazioni rapide e puntuali. L'Assessore sa che quando si parla di "plurilinguismo valdostano", essenzialmente franco-provenzale, non bisognerebbe mai dimenticare di aggiungere la parola "Walser", e di ricordarsi che il tedesco, come abbiamo potuto apprezzare nella festa della "Desarpa" che c'è stata ad Aosta nel primo week-end di ottobre, è uno degli elementi caratteristici dell'arco alpino, presente anche nella nostra regione e che deve diventare presenza forte e di disponibilità e di rispetto in tutto il sistema scolastico regionale, come possibilità, per un ragazzo di Gressoney, di poter continuare a studiare la propria lingua madre fino al compimento del suo percorso scolastico. Non riprendo il discorso dell'abbandono scolastico, che è stato già ampiamente evidenziato nel "PREFIN", né quello sul problema del "SIS", a cui ho già accennato nella parte precedente.
Volevo invece tornare su un problema già posto dai consiglieri Salzone e Nicco: quello di questa azienda regionale sulla forestazione. Credo sia un'ottima idea, che non solo fa parte del programma di questa maggioranza, ma ha radici anche più lontane. Può essere un esempio importante per dotare questa regione di strumenti efficaci in tutta una serie di settori, che oggi vedono ancora qualche situazione di parcellizzazione del nostro intervento. Qui faccio un plauso a un collega della minoranza, perché se oggi abbiamo un giudizio positivo sull'azienda regionale, viene anche dall'esperienza dell'ARER, la quale ha dimostrato che si può fare dell'amministrazione pubblica in modo efficiente ed efficace. Non metto in dubbio che si debba migliorare quello strumento, però in questi anni ne abbiamo avuto uno che ha dato la risposta cercata dalla popolazione; che qualcosa di simile si voglia fare nel campo forestale e, più in generale, nella protezione del territorio, è positivo. Credo che tale discorso si possa allargare ai beni culturali, anche perché le aziende regionali - ARER, azienda forestale, beni culturali - vanno a sanare situazioni di precariato cronico, che tutti sappiamo bene essere radicato nella nostra regione in quei settori specifici.
Sulle strutture ospedaliere è positivo il fatto che si richiami il problema dell'adeguamento delle infrastrutture; tra l'altro ci sono una serie di commissioni che stanno valutando il problema e terremo conto delle loro conclusioni. Così come ci sembra positivo il richiamo in quella veste di solidarietà rispetto agli indicatori di povertà che abbiamo captato; l'aver messo l'aumento del minimo vitale è un dato che rende tutti contenti della strada che si è intrapresa.
Due ultime osservazioni rapide per quanto riguarda il problema sul territorio. La prima, è che si sta mettendo "nero su bianco" il progetto del piano regionale delle acque; questo è un grande obiettivo strategico, l'acqua è una grande risorsa che noi abbiamo, che su questo pianeta sta diventando sempre più rara e di cui la nostra regione si può vantare di averne una quantità notevole, però forse c'è da fare un salto di qualità nella razionalizzazione del suo uso e nella valorizzazione. Il fatto che questo sia posto con tanta evidenza, ritengo non possa non essere sottolineato.
Altri due problemi veloci, uno sul turismo: così come l'artigianato è un'attività economica diffusa sul territorio e articolata in talmente tanti settori che la rendono al riparo dei cicli economici e le consentono sviluppo su tutto il territorio comunale, qualunque comune della Valle d'Aosta ha il suo insediamento artigianale, piccolo o grande che sia, la stessa cosa l'ha il turismo. Credo che l'altro grande settore in cui dobbiamo investire molto nei prossimi anni, come lo evidenzia il "PREFIN", è proprio il turismo; un turismo che deve essere articolato, così come si sta vedendo, in tanti tipi di situazioni differenziate, ma che consenta una ricaduta su tutto il territorio regionale e, anche qui, proprio perché l'offerta viene diversificata, di essere il più possibile indipendente dai cicli economici.
Per poter fare del turismo non si può non pensare a due questioni fondamentali: la prima, è il problema delle infrastrutture di recepimento. É chiaro che una ferrovia Aosta-Torino potenziata come noi la immaginiamo, elettrificata, più rapidamente connessa con Torino saltando Chivasso, potrebbe consentire una fruizione del territorio valdostano molto più alta. Pensate soltanto che la stazione di Pont-Saint-Martin potrebbe essere, nel giro di poco tempo, collegata, da una parte, con il sistema Forte di Bard, dall'altra parte, in 35-40 minuti, con il centro di Torino; questo consentirebbe di far accedere del turismo domenicale senza doversi sopportare le auto e l'intasamento del traffico.
Non possiamo non ricordare, infine, che per quanto riguarda il turismo, ma poi per quanto riguarda tanti altri aspetti dell'Amministrazione regionale, diventa fondamentale l'Europa. Non possiamo non prendere atto con dispiacere - facendo un po', tutti noi, un "mea culpa" - del fatto che non siamo riusciti ad ottenere un parlamentare europeo alle scorse elezioni, e come questo sia un momento di difficoltà oggettiva per la nostra regione, e dobbiamo cercare di superarlo. Dobbiamo mettere in cantiere iniziative politiche che consentano di modificare la legge nazionale, per cui tutte le regioni siano nelle condizioni di poter essere rappresentate al Parlamento europeo: questo è l'anello istituzionale fondamentale. Accanto a questo c'è la necessità di un potenziamento della nostra presenza all'interno delle varie istituzioni europee in termini organici, come Regione Valle d'Aosta; bisogna andare a un superamento della situazione attuale e a rivendicare una presenza anche fisica in quei contesti: questa è una scelta già fatta da tante regioni d'Europa e credo che anche la nostra possa ambire ad avere questa rappresentanza.
Président - La parole au Conseiller Tibaldi.
Tibaldi (CdL) - É curioso vedere come i convinti assertori - perlomeno nel luglio scorso - della legge istitutiva del "PREFIN", che hanno portato avanti con convinzione e consapevolezza la necessità di istituire una prefinanziaria che oggi stiamo esaminando, gli stessi assertori, o, meglio, alcuni di essi, siano oggi altrettanto critici del contenuto di questo documento e si stia verificando, paradossalmente, un'inversione di ruoli. Ci sono consiglieri della minoranza che invece di giocare all'attacco si sono aggrappati alle traverse e ai pali della porta e addirittura chi, invece, dovrebbe svolgere le funzioni difensive del "PREFIN" lo aggredisce e critica numerosi dei suoi aspetti.
Da questo punto di vista ci sentiamo coerenti con quanto abbiamo detto e fatto a luglio; eravamo contrari all'istituzione di un "PREFIN" e ribadirò il perché, siamo contrari oggi nel voto che andremo ad esprimere al termine del dibattito, anche perché questo dibattito anticipa la rituale seduta che si fa quando si analizza il bilancio preventivo, e tanto valeva, Assessore Marguerettaz, a questo punto utilizzare questo supporto didattico allegandolo ai documenti di bilancio che esamineremo fra un mese; un supporto didattico che può essere utile per gli aspetti analitici per l'esame della situazione attuale, molto più inutile per quanto riguarda, invece, l'aspetto propositivo, ovvero i macro-obiettivi.
Cosa rileviamo oggi? Che c'è molta confusione in campo e anche molta indeterminatezza nelle scelte strategiche della Regione, perché in realtà di scelte strategiche non se ne vedono! Quando ci proponete un documento di questa portata, dove indicate fra i macro-obiettivi - faccio un esempio - dell'assessorato al territorio il soddisfacimento del bisogno di opere pubbliche o di pubblica utilità... ma è scontato, è ovvio! Avremmo preferito vedere qualcosa di più concreto o specifico... o, quando per il turismo, primo macro-obiettivo il rilancio del turismo e sua qualificazione, riorganizzazione del sistema turistico... questi sono "leitmotiv" che ormai sentiamo da diversi anni, mentre dovrebbero essere i principi ispiratori di una costante azione politica di chi presidia il turismo e l'ambiente, il territorio e le opere pubbliche. Sono quindi macro-obiettivi contenuti - immagino - in quel programma di legislatura che è stato approvato all'inizio, quando avete consolidato un accordo di maggioranza, quando avete stabilito dei ruoli politici all'interno di questo Consiglio... riprenderli così, senza alcuna specificazione ulteriore, ci sembra quanto mai banale! E questa banalità è aumentata dal fatto che non ci sono dei vincoli di spesa o, meglio, delle quote di risorse economiche che vengono destinate ai singoli obiettivi.
Vi è quindi un'estrema indeterminatezza dell'azione politica, che non poteva che tradursi in questo documento che è un supporto didattico, utile per gli schemini che propone, per alcune considerazioni a commento che aggiunge a quelle rituali e usuali che ci vengono proposte dal Presidente della Regione quando si discute del bilancio preventivo. D'altronde, lo stesso Assessore, nell'illustrazione del documento ha detto: è un documento che ha tutti i limiti e tutte le ristrettezze di ragionamento imposte dalle circostanze. I limiti sono quelli imposti dalle leggi innanzitutto, le quali impongono vincoli settoriali di destinazione; se qualcuno va a guardare alcuni esempi, c'è un diagramma "a torta" che specifica bene - questo approfondimento è apprezzabile, ma solo per il diagramma che ci proponete e che regolarmente non ci avete proposto in sede di bilancio - come vengono suddivise le risorse regionali, dove vediamo che la sanità ha una quota del 22 percento, il turismo e i trasporti il 6 percento, le attività produttive il 4 percento, e via dicendo, solo il 5 percento delle risorse sono libere, rientrano in quella sfera discrezionale che potrebbe far sì che strategicamente la componente politica dell'Esecutivo faccia delle scelte importanti. Per cui vedete che c'è una quantità di risorse veramente residuale, marginale, rispetto alla molteplicità di risorse che in realtà sono già state vincolate e "cristallizzate" da provvedimenti legislativi e amministrativi del passato, che le hanno rese inutilizzabili per fini più nobili o di emergenza.
Le stesse previsioni di sviluppo sono stazionarie, nonostante le risorse disponibili, quindi il documento in sé non è che ci apporti quelle cognizioni che potrebbero servire a qualche chiave di lettura differente o a farci capire che c'è un'inversione di tendenza in atto. Un'inversione di tendenza è stata invocata da diversi colleghi, in particolare annoterei, oggi, quelli di maggioranza, che forse cogliendo l'occasione di questo "sfogatoio" offerto in occasione del dibattito sul bilancio, hanno osato dire qualcosa di più e hanno osato condividere numerose tesi e proposte che la stessa opposizione, e anche il nostro gruppo consiliare, hanno avanzato in questa sede.
Faccio una considerazione anche sulle spese correnti, di cui più volte e regolarmente si fa cenno alla necessità di controllarle e di ridurle. A pagina 29 si dice che bisogna contenere la spesa corrente e per contenerla si indicano alcuni sforzi che dovrebbero essere fatti nel 2004, fra i quali: limitare gli studi e gli incarichi di consulenza, le missioni in Italia e all'esterno, le spese di rappresentanza e di pubbliche relazioni, le spese per organizzazioni e partecipazioni a congegni. Speriamo che queste affermazioni si traducano in realtà, perché da questo primo scorcio di legislatura non ci sembra che ci sia stata una compressione di spese di questo tipo! Anzi, purtroppo, quella tecnica alla quale erano avvezzi i vostri predecessori viene replicata volentieri anche da chi oggi occupa incarichi di governo, e vediamo che, sia gli incarichi, che gli studi di consulenza proliferano, idem le missioni, certe spese di rappresentanza non mancano e anche convegni e organizzazioni sono all'ordine del giorno... quindi, di parole in forma scritta e in forma orale se ne producono in quantità industriale a livello regionale!
In quantità industriale ormai si sta producendo anche la costituzione di osservatori; ancora ieri si faceva riferimento al piano industriale che prevede la costituzione di un osservatorio (che poi l'Assessore diceva è l'osservatorio della Chambre che viene ampliato di competenze); qui c'è un altro osservatorio "ex novo" che è l'osservatorio legislativo, un osservatorio finalizzato a monitorare la produzione legislativa eteronoma al fine di allineare eventualmente quella produzione legislativa regionale, adeguare in tempi rapidi la nostra produzione legislativa. Allora, abbiamo strutture, sovrastrutture, sottostrutture a livello regionale, che sono preordinate a svolgere questi compiti; spiegateci a cosa serve questo nuovo osservatorio, perché sembra quasi che sia un macro-obiettivo che serve per riempire la pagina! Mancavano i trafiletti, le 5 righe per completare la pagina 30, avete messo l'osservatorio di turno... siamo a quota 13, quindi vogliamo difendere la posizione della classifica regionale italiana, anche noi abbiamo la nostra quota consistente di osservatori di questo tipo!
Nell'ambito delle spese, Assessore, se vuole introdurre e dare una nuova impronta di efficienza e di rigore a un'amministrazione che è sempre stata spendacciona negli anni, lo può dimostrare non tanto scrivendolo su questo foglio che oggi ci propone, ma traducendo le parole in fatti, anche perché ci avete fatto una piccola lezione sul "patto di stabilità" con tanto di commenti - che, sotto certi aspetti, è anche condivisibile -, però è un punto di vista che ignora completamente il sistema circostante. Continuate a ragionare nell'ottica di una Valle d'Aosta slegata dal "sistema Italia", di una Valle d'Aosta slegata dal contesto europeo.
Dobbiamo capire che bisogna far sistema non solo a livello interno in Valle d'Aosta, quindi tra i vari operatori pubblici e privati che popolano la nostra regione, ma bisogna imparare a far sistema anche con le altre realtà extraregionali, quindi le altre regioni, lo Stato e la cornice europea che ci sta imponendo, ogni giorno che passa, sempre più vincoli al normale funzionamento. Forse è il prezzo anche di quel "federalismo" tanto auspicato, tanto voluto, che comporta dei sacrifici e delle regole da osservare tutti quanti comunemente, e che si fonda su quel patto non solo di stabilità, ma di reciproca osservanza, che concerne "in primis" le regole contabili e finanziarie. Allora, Assessore, chiediamo che effettivamente lei abbia questa capacità, che non sia solo dichiarata, ma che possa tradursi in qualcosa di più efficace e tangibile a livello concreto.
Faccio un'ultima osservazione sul livello di benessere della nostra regione. La nostra regione appare sempre come un'area geografica e demografica che si caratterizza per il suo benessere, un benessere il più delle volte virtuale, ma anche reale rispetto ad altre realtà analoghe, un benessere che si misura dai livelli sociali di assistenza, di solidarietà, oltre che dai livelli economici di efficienza e di aziendalità del sistema stesso. Un livello di benessere che si misura anche sulla base dei livelli di scolarità; è paradossale che abbiamo dei tassi di abbandono scolastico fra i più elevati d'Italia e dei tassi di scolarizzazione che sono piuttosto bassi! Ci piacerebbe capire - magari nella replica l'Assessore competente sarà in grado di darci qualche ragguaglio in più - cosa si intende per "successo scolastico" a pagina 41, dove nei macro-obiettivi si prevede che ogni sforzo dovrà essere svolto al fine di migliorare il tasso di abbandono scolastico, riuscendo ad assestare il raggiungimento della qualifica diploma. Allora quali sono le idee che ha in testa l'Assessore per conseguire questo successo scolastico? E soprattutto se questo miglioramento dovrà essere perseguito, magari attraverso un allentamento dei criteri di valutazione da parte del corpo docente... non vorremmo che fosse questo! Non vorremmo che ci fossero docenti più compiacenti nel promuovere più facilmente gli alunni, per far sì che la Valle d'Aosta risalga quella china piuttosto umiliante che ci vede nelle classifiche verso il fondo per quanto riguarda la scolarità e l'abbandono scolastico!
Sono considerazioni brevi, io concludo qui; ci sarà il mio collega che ne aggiungerà qualcun'altra, ma anticipo fin d'ora il nostro voto contrario a questa previsione finanziaria per le ragioni che abbiamo anticipato a luglio, e che oggi confermiamo.
Président - La parole au Conseiller La Torre.
La Torre (FA) - Voglio subito ringraziare il Consigliere Viérin Marco che è stato gentile a cedermi la parola.
Il "PREFIN" è un documento politico importante, su cui ritengo bisogna cercare di svolgere anche qualche riflessione di tipo politico, e non solo legata agli aspetti di tipo pratico e amministrativo. Innanzitutto credo che correttamente vada fatto un complimento alla Giunta, che ha cercato di introdurre questo nuovo metodo di lavoro, così come viene bene spiegato nella pagina iniziale, dove vengono indicate le motivazioni di questo piano regionale economico e finanziario. Bisogna riconoscere che questa strada è corretta, ma, come abbiamo detto prima, questo è un documento politico molto importante per le cose che enuncia e per i contenuti; da qui la riflessione.
Per portare a compimento un documento così importante, in buona parte anche condivisibile su molte cose, occorre una maggioranza solida, stabile, fortemente coesa: questo è l'elemento fondamentale di tale documento, i contenuti sono una conseguenza. L'obiettivo che si pone in questo documento è secondo me indiscutibile, evidentemente tendiamo tutti a lavorare per questa regione, per far sì che la qualità della vita, per far sì che le attività produttive economiche... per far sì che i nostri cittadini possano vivere sempre meglio in questa regione. Ebbene, questo obiettivo che ci accomuna richiede poi di essere trasformato in una maggioranza solida, stabile e coesa. In questo noi ci sentiamo partecipi quindi, non tanto nella maggioranza, non siamo di maggioranza; ci sentiamo come forze del buon senso di poter essere utili a tale discorso, ma ci chiediamo anche se questa maggioranza avrà la capacità di essere così coesa e solida da non aver bisogno del nostro aiuto; un aiuto che noi, comunque, con il buon senso, daremo, un aiuto che nell'interesse della nostra regione daremo sulle cose su cui andremo a confrontarci.
Queste perplessità di tipo politico vengono anche dal rapporto che questa regione ha, come ha introdotto il Consigliere Tibaldi, rispetto al contesto dell'Italia, parliamoci chiaro. Quando si affronta il discorso del "patto di stabilità" si rimane perplessi, perché se è vero che da un certo punto di vista dobbiamo rispettare delle regole, cioè un "patto di stabilità" nei confronti dello Stato, emerge una domanda: ma lo Stato ha rispettato nei nostri confronti quello che è un riconoscimento storico di questa regione, cioè il principio della sua autonomia? Il principio della nostra autonomia non viene ridotto, oggi, dalla portata di quello che è il federalismo? Non è che forse riconoscendo agli altri degli altri titoli, diritti, ruoli e competenze non si sottrae a noi quelli che erano i riconoscimenti storici fondamentali dei presupposti della nostra autonomia? É un rapporto difficile quello che la nostra regione ha nei confronti di questo Stato e di questo Governo, è difficile perché è un momento difficile.
Le entrate andranno a diminuire, lo si dice nel documento, una previsione attorno al 5 percento, però ci si dà la possibilità di aumentare l'IRAP, l'IRPEF, le tasse; ma, da una parte, Berlusconi dice che vuole diminuire le tasse, e poi dice alla Regione Valle d'Aosta: "noi vi diamo meno soldi, voi potete spendere meno soldi, però aumentate le tasse"! É questo il compito che ci dobbiamo assumere? Quello di aumentare le tasse? É quello di dire ai nostri cittadini sui problemi reali che le nostre risposte passano attraverso un rapporto con lo Stato in un "patto di stabilità" che non riconosce completamente la nostra autonomia e a noi dice: "aumentate le tasse ai vostri cittadini"? Questa è una riflessione politica che spiega anche degli atteggiamenti, perché gli atteggiamenti di una Regione e dei suoi rappresentanti sono anche in funzione dei rapporti con lo stato e, secondo me, i rapporti con questo Governo Berlusconi non sono buoni!
Il discorso è allora politico, è politico a livello regionale perché per portare avanti un ragionamento di questo tipo occorre una maggioranza solida, stabile e coesa, ma anche una partecipazione e un contributo del buon senso da parte di chi ritiene di darli e, come "Fédération", li vogliamo dare, ma esiste anche un problema politico, di valutazione politica rispetto a quello che è il "PREFIN" nel contesto di un paese Italia e di alcuni atteggiamenti che questo pone nei nostri confronti.
É stato fatto anche un riferimento alla "Finaosta"; a titolo personale vorrei dire che è vero, si corre un grossissimo rischio: la "Finaosta", che dovrebbe essere il braccio organizzato economico della nostra regione, ha assunto una sua identità talmente forte, talmente marcata, che oggi potrebbe diventare, da quella che era un'opportunità, un problema... e bisogna dirle queste cose! Se già solo andiamo ad immaginare, e si vocifera e si dice - perché è chiaro - che la "Finaosta" ha la sua autonomia - quindi non è detto che debba dare i suoi dati - e si dice gestisca sui suoi conti correnti liquidi 1.500 miliardi... ma sono soldi pubblici! E come vengono gestiti questi soldi? E come saranno gestiti? Ma 1.500 miliardi sono un piano finanziario! Esistono questioni che dovrebbero essere sviluppate e approfondite di più; ho voluto limitarmi a queste valutazioni politiche e concludo ringraziando il Consigliere Viérin che mi ha ceduto la parola.
Complimenti alla Giunta, però attenzione ci vuole una maggioranza solida, stabile e coesa; per fare le cose e siamo convinti, anche a sentire gli interventi provenienti da molti consiglieri della maggioranza, che tutta questa coesione e questa stabilità non traspare più di tanto oggi in Consiglio. Però, Presidente, come ho detto, le forze del buon senso sono pronte a ragionare e a dare il loro contributo.
Président - La parole au Conseiller Viérin Marco.
Viérin M. (SA) - Il gruppo della "Stella Alpina" ha votato a favore dell'istituzione del "PREFIN", a suo tempo, proprio perché ci credeva, forse a differenza di "Forza Italia" che ha una visione diversa.
Dai dati di fatto, dalla discussione di oggi, dal documento che ci è stato consegnato che ci ha permesso di avere notizie e dati molto importanti, possiamo riconoscere che la Giunta non ha voluto nascondere alcuni dati scomodi come ad esempio, dati che ci permettono di poter rilevare le difficoltà che sta attraversando la nostra Valle, difficoltà emerse anche dai vari interventi dei colleghi. Basti vederne uno, quello che è illustrato da pagina 4 a pagina 10, cioè il discorso della crescita della popolazione e tutto quel che ne consegue, aumenti della popolazione avuti nell'ordine dell'1 percento, sia nel 2002 che nel 2003, che inoltre è soprattutto un aumento dovuto, altrimenti sarebbe stato un decremento, da immigrazione extracomunitaria, e questo ci deve far riflettere su alcuni lavori che la popolazione valdostana non vuole più fare.
Si sta invecchiando con una media molto più alta rispetto alla nazionale, c'è un tasso di natalità inferiore al tasso di mortalità, il numero maggiore di anziani è fortemente presente nei comuni più piccoli di alta montagna, i giovani vengono verso Aosta e comuni limitrofi. Gli indicatori - come avevo detto - che vanno da pagina 4 a pagina 10, ci danno una fotografia di tendenza che in questi ultimi anni è preoccupante - su questo c'è anche l'ammissione della Giunta in maniera corretta, perché "amministrare" vuol dire anche ammettere alcune situazioni, cercare di farvi fronte, poi le soluzioni possono essere diverse - tipo la scolarità, la criminalità, la disoccupazione...
Oggi tutti ci siamo richiamati alla serietà per evitare che la spia della riserva si accenda; io dico che la spia della riserva non è ancora completamente accesa, ma per evitare che si accenda tutti ci siamo richiamati a dover agire. Però ai nostri proclami dobbiamo far seguire un'inversione di tendenza; credo che l'inversione di tendenza sia quella che "Stella Alpina" ha già detto da tempo, cioè avere la capacità di superare schieramenti per ricercare la migliore soluzione per la Valle d'Aosta, senza strumentalizzare niente. Noi crediamo, con alcuni disegni di legge, di aver cercato di avere tale posizione, anche nelle votazioni, su argomenti presentati da altri, di aver fatto questo ruolo, essere molto duri nel caso di cose che non condividiamo, essere d'accordo su cose che condividiamo e sulle quali ci si confronta. Credo che continueremo questa strada politica in senso serio e propositivo.
L'obiettivo finale è quindi creare le condizioni più reali di occupazione, perché se c'è lavoro la ruota gira, se manca il lavoro comincia ad incepparsi tutto: da quello che è il tempo libero, al discorso delle risorse per far fronte agli investimenti, e così via. Quindi bisogna avere il coraggio di lavorare per un'occupazione duratura; in questi ultimi anni abbiamo fatto tanti interventi volti a un'occupazione dell'oggi e del domani.
Noi condividiamo alcune questioni presentate nel "PREFIN", soprattutto i macro-obiettivi, perché andiamo dalla valorizzazione delle risorse dei territori rurali all'utilizzazione in maniera sostenibile delle risorse ambientali, e ancora alla protezione civile che va potenziata e rilocalizzata, al discorso della gestione sostenibile delle stesse - parlo del patrimonio faunistico e venatorio -, ma, anche se qui, vorremmo capire in maniera più pratica cosa vuol dire, alla fornitura di servizi reali all'impresa, e via dicendo... ce ne sarebbero parecchie!
Volevo fare alcune osservazioni su una delle cose previste, cioè l'allargare con opportune politiche la disponibilità di accoglienza degli asili nido della Valle d'Aosta. Forse la "Stella Alpina" dirà oggi qualcosa in controtendenza, non lo so, ma lo abbiniamo al discorso delle microcomunità per anziani; avevamo già detto in passato che non possiamo creare strutture all'infinito che, alla fine, ci portano a fare, nel tempo, il seguente ragionamento: "questa persona è anziana, la mettiamo lì; questa persona è giovane, la mettiamo di là...", cioè il distacco dei giovani e degli anziani dal nucleo familiare. Per noi è fondamentale questo ragionamento; crediamo che il rilancio della Valle d'Aosta passi attraverso l'occupazione e il mantenimento della cultura della famiglia. Dico alla Giunta di fare attenzione a questa proposta: giusto gli asili nido, giuste le microcomunità, ma fino a un certo punto, perché se l'obiettivo è quello poi di prendere e lasciare persone della famiglia che siano giovani appena nati o siano anziani, credo non sia lo spirito della cultura valdostana, sicuramente non è lo spirito della "Stella Alpina"! É giusto avere queste strutture per chi veramente ne ha bisogno. Se poi diventa una "moda"... perché ho sentito anche alcuni ragionamenti di amici che dicono: "c'è l'asilo nido, mi fa più comodo, prima andava mia mamma a prenderlo, lo metto lì, vado a prenderlo, lo rilascio lì"... poi, alla fine, lo vedi un'ora al giorno! L'anziano non lo vedi più perché vai a trovarlo a Pasqua e a Natale e pensi di aver risolto i tuoi problemi... io dico che su questo dobbiamo fare un forte ragionamento.
Su altri problemi richiamiamo l'attenzione della Giunta; crediamo che per dare un impulso vero - nessuno pensa di avere la verità in tasca - il confronto è l'aspetto più serio per addivenire a fare dei ragionamenti a favore della Valle d'Aosta; anche lavorando si può sbagliare, ma è importante riconoscere errori che devono essere modificati, perché la serietà sta anche nel fatto di riconoscere errori del passato, che possiamo aver commesso, metterci mano e modificare il "trend". Riteniamo che si debba rilanciare qualcosa per Aosta, che rispetto ad altre città dell'arco alpino non è riconosciuta ancora come un vero centro turistico o storico: basti pensare che le località della Valle hanno difficoltà a consigliare ai turisti di scendere ad Aosta in estate o in inverno per andare a visitare la città, quindi la città manca di questo cuore!
Inoltre, c'è la necessità di agevolare più incisivamente il recupero dei centri storici sia per le necessità della famiglia sia per evitare lo spopolamento dei paesi. É vero, oggi ci sono delle normative che aiutano tale recupero, ma ci sono anche delle normative che bloccano in maniera ferrea la futura vivibilità di chi va a recuperare una casa in centro storico, perché se una famiglia deve investire dei propri guadagni nel recupero di una casa nel centro storico e poi non può aprire una finestra in una certa maniera, non può disporre di una serie di servizi; facciamo sì che il discorso del recupero dei centri storici venga abbandonato.
L'altro ragionamento è una ridefinizione del ruolo di "Finaosta", come ha detto bene il collega La Torre; qui il problema non è tanto nei 1.500 milioni di euro, ma è soprattutto nel fatto che la "Finaosta" si è trasformata in banca. Oggi si dice sempre che bisogna rilanciare l'imprenditoria valdostana anziché esportarla da fuori; però, per crearla, occorre dare, a chi non ha la possibilità finanziaria di partire, di avere delle risorse. Il volano che "Finaosta" doveva esercitare in passato e che in parte ha esercitato, non si sta più sviluppando, perché finanzia delle operazioni a coloro che hanno già delle risorse per poter fare da soli, mentre la capacità starebbe nell'identificare meglio le idee proposte da persone valdostane, affinché vengano finanziate, anche se non a totale copertura del rischio, altrimenti giriamo sempre nello stesso secchio!
Una concreta strategia sullo smaltimento dei rifiuti è presente nel "PREFIN", ma ricordo ai colleghi che la discarica dei Brissogne è alla fine dei suoi giorni: da qui a qualche anno, non potremo più utilizzarla e tutto in sospeso sull'eventuale inceneritore, su dove andare; spero che non si arrivi all'ultimo minuto perché è un tema troppo delicato.
Infine, riassumendo, riteniamo che la Valle debba decidere e quindi noi dobbiamo decidere, nel prossimo futuro, quali settori rilanciare e su quali settori la Valle deve basare il suo futuro. Riteniamo che l'industria vada salvaguardata, ma la Valle d'Aosta non può, su quel settore, basare il suo futuro, va mantenuta perché ci sono posti di lavoro, va salvaguardata, però i due settori importantissimi che crediamo possano essere autofunzionanti sono il binomio "turismo-agricoltura" e il binomio "commercio-artigianato", perché comunque artigiani da fuori Valle non vengono, sono i nostri che crescono, il commercio più o meno allo stesso livello. Il discorso "turismo-agricoltura", anche se sul turismo bisognerebbe avere il coraggio - e nel "PREFIN" ho visto alcune proposte interessanti - di iniziare a ragionare anche più a medio e a lungo termine, perché a volte queste scelte non premiano la Giunta di turno, ma premiano chi verrà e quindi la Valle d'Aosta.
Non voglio entrare nell'aspetto politico. Abbiamo detto chiaramente, come ha fatto qualcun altro, che la verifica questa maggioranza l'ha fatta, ha comunicato che questa maggioranza è coesa, se non sarà così sarà questa maggioranza a dirlo a questa Assemblea o alla comunità valdostana. Non vogliamo quindi continuare a giocare ancora dicendo: "ma qui non siete uniti"; spetta alla maggioranza, ognuno ha il suo ruolo. Noi crediamo di avere un ruolo di opposizione, un'opposizione però costruttiva, come abbiamo dimostrato e dimostreremo nel prossimo futuro, e poi, la politica, la vedremo nei prossimi mesi!
Si dà atto che dalle ore 12,40 presiede il Vicepresidente Nicco.
Presidente - Se non ci sono altri colleghi, dichiaro chiusa la discussione generale.
Gli emendamenti annunciati dal gruppo "Arcobaleno" verranno distribuiti. Riprenderemo alle 15,30.
La seduta è tolta.
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La séance se termine à 12 heures 54.