Oggetto del Consiglio n. 2051 del 6 giugno 2001 - Resoconto
OGGETTO N. 2051/XI Approvazione del piano annuale 2001 e del programma lavori per il triennio 2001-2003 per la realizzazione di interventi di conservazione, di restauro e di scavo archeologico della Direzione beni culturali, ai sensi della L.R. 12/96.
Deliberazione Il Consiglio
Considerate le funzioni della Direzione Beni Culturali che prevedono, tra l'altro, la realizzazione di interventi di conservazione, restauro e scavo archeologico;
Preso atto che i Servizi della citata Direzione hanno provveduto a redigere il programma di interventi da effettuarsi sul territorio regionale nell'anno 2001, desunto dalle valutazioni riguardanti le necessità conservative e archeologiche, sulla scorta di dati forniti da ricerche e studi passati, o ancora in atto;
Evidenziato che sono stati effettuati da parte degli uffici competenti preventivi e valutazioni per ogni singolo cantiere e che gli interventi sono stati a loro volta suddivisi per tipologia e costi presunti come riportato negli allegati alla presente deliberazione, dai quali traspare anche l'entità globale degli interventi ripartita nel triennio di programmazione;
Evidenziato, ancora, che il costo globale per il triennio 2001-2003 è di Lire 51.617.000.000 (cinquantunomiliardiseicentodiciassettemilioni) pari a Euro 26.657.955 (ventiseimilioniseicentocinquantasettemilanovecentocinquantacinque) ripartito come segue:
- 2001 per un complessivo di L. 18.840.000.000 (diciottomiliardiottocentoquarantamilioni) pari a Euro 9.730.047 (novemilionisettecentotrentamilaquarantasette);
- 2002 per un complessivo di Euro 9.658.260 (novemilioniseicentocinquantottomiladuecentosessanta) pari a L. 18.701.000.000 (diciottomiliardisettecentounomilioni);
- 2003 per un complessivo di Euro 7.269.647 (settemilioniduecentosessantanovemilaseicentoquarantasette) pari a L. 14.076.000.000 (quattordicimiliardisettantaseimilioni);
Ai sensi del comma 5, articolo 46 della L.R. n. 12/96 e successive modificazioni e dell'articolo 1, lettera h) e l'articolo 3, lettera c) della L.R. 712/1979, n. 66 in ordine alla competenza del Consiglio regionale;
Visto l’articolo 8 del decreto legislativo 22 aprile 1994, n. 320, come modificato dall’articolo 1 del decreto legislativo 16 febbraio 1998, n. 44, in ordine alla sottoposizione dell’atto a controllo;
Visto il parere favorevole rilasciato dal Direttore della Direzione Beni Culturali, ai sensi del combinato disposto degli articoli 13, comma 1, lettera e) e 59, comma 2 della legge regionale 23 ottobre 1995, n. 45, sulla legittimità della presente deliberazione;
Visto il parere della V Commissione consiliare permanente;
Delibera
1) di approvare le linee programmatiche di intervento per il triennio 2001-2003, come da allegati alla presente deliberazione;
2) di stabilire che la Giunta regionale possa, nella realizzazione degli interventi, operare scostamenti del 10% rispetto al costo preventivo previsto per ognuno, nel limite della spesa impegnata;
3) di approvare, a tale titolo, la spesa complessiva per il triennio 2001-2003, di L. 51.617.000.000 (cinquantunomiliardiseicentodiciassettemilioni) pari a Euro 26.657.955 (ventiseimilioniseicentocinquantasettemilanovecentocinquantacinque) di cui:
- L. 18.840.000.000 (diciottomiliardiottocentoquarantamilioni) pari a Euro 9.730.047 (novemilionisettecentotrentamilaquarantasette), per l'anno 2001;
- Euro 9.658.260 (novemilioniseicentocinquantottomiladuecentosessanta), pari a L. 18.701.000.000 (diciottomiliardisettecentounomilioni), per l'anno 2002;
- Euro 7.269.647 (settemilioniduecentosessantanovemilaseicentoquarantasette), pari a L. 14.076.000.000 (quattordicimiliardisettantaseimilioni), per l'anno 2003;
Queste somme troveranno copertura, per:
Anno 2001
- Lire 11.491.000.000 (Euro 5.934.606) sul Cap. 65920 ("Spese per restauro e manutenzione straordinaria di beni mobili e immobili di interesse artistico e storico nonché installazioni impianti e sistemazione museale - comprende interventi rilevanti ai fini IVA");
- Lire 4.039.000.000 (Euro 2.085.969) sul Cap. 65905 ("Spese sui fondi assegnati dallo Stato per il recupero e la conservazione dei beni culturali, archeologici, storici e artistici"), di cui:
a) Lire 1.268.293.731 sul c.d. residuo di stanziamento proveniente dall'esercizio finanziario 2000;
b) Lire 770.706.269 finanziati in entrata dal trasferimento di cui all'articolo 3, comma 83, legge 662/96 come da nota del Ministero per i Beni Culturali e le Attività Culturali in data 29 novembre 2000, prot. 5036.A;
c) Lire 2.000.000.000 sul dettaglio 9488;
- Lire 800.000.000 (Euro 413.165) sul Cap. 64990 ("Spese sui fondi assegnati dallo Stato per lavori sugli immobili che interessano il patrimonio storico e artistico"), c.d. residuo di stanziamento proveniente dall'esercizio finanziario 1999;
- Lire 760.000.000 (Euro 392.507) sul Cap. 66000 ("Spese per scavi e ricerche di interesse archeologico")
- Lire 1.750.000.000 (Euro 903.800) sul Cap. 66060 ("Spese per restauri e opere di manutenzione del patrimonio archeologico");
Anno 2002
- Euro 7.876.398 (Lire 15.250.833.090) sul Cap. 65920 ("Spese per restauro e manutenzione straordinaria di beni mobili e immobili di interesse artistico e storico nonché installazioni impianti e sistemazione museale - comprende interventi rilevanti ai fini IVA");
- Euro 1.033.000 (Lire 2.000.166.910) sul Cap. 65905 ("Spese sui fondi assegnati dallo Stato per il recupero e la conservazione dei beni culturali, archeologici, storici e artistici);
- Euro 77.469 (Lire150.000.000) sul Cap. 66000 ("Spese per scavi e ricerche di interesse archeologico");
- Euro 413.166 (Lire 800.000.000) sul Cap. 66060 ("Spese per restauri e opere di manutenzione del patrimonio archeologico");
- Euro 258.228 (Lire 500.000.000) sul Cap. 66090 ("Spese per la realizzazione del parco archeologico dell'area megalitica di Saint-Martin de Corléans nel comune di Aosta;
Anno 2003
- Euro 5.436.139 (Lire 12.518.730.353) sul Cap. 65920 ("Spese per restauro e manutenzione straordinaria di beni mobili e immobili di interesse artistico e storico nonché installazioni impianti e sistemazione museale - comprende interventi rilevanti ai fini IVA");
- Euro 1.033.000 (Lire 2.000.166.910) sul Cap. 65905 ("Spese sui fondi assegnati dallo Stato per il recupero e la conservazione dei beni culturali, archeologici, storici e artistici");
- Euro 77.469 (Lire150.000.000) sul Cap. 66000 ("Spese per scavi e ricerche di interesse archeologico");
- Euro 413.166 (Lire 800.000.000) sul Cap. 66060 ("Spese per restauri e opere di manutenzione del patrimonio archeologico");
- Euro 309.874 (Lire 600.000.000) sul Cap. 66090 ("Spese per la realizzazione del parco archeologico dell'area megalitica di Saint-Martin de Corléans nel comune di Aosta");
4) di approvare come parte integrante della presente deliberazione gli allegati relativi al Programma Lavori del Servizio Beni Archeologici, al Programma Lavori del Servizio Beni Architettonici Artistici e Storici Settore Beni Architettonici e al Servizio Beni Architettonici Artistici e Storici Settore Beni Artistici e Storici.
Allegati
(Omissis)
PrésidentLa parole à l’Assesseur à l’éducation et à la culture, Pastoret.
Pastoret (UV)Pour la deuxième année l’Assemblée régionale examine le plan des travaux de la Surintendance aux biens culturels.
Ce plan détaille les lignes de programmation et d’adresse déjà contenues dans le budget de prévision pour les activités futures des services concernés et il représente aussi un élément d’information et donc de transparence en ce qui concerne les prochains travaux dans le secteur des biens architecturaux, artistiques, historiques et archéologiques.
Le document présente le programme annuel et pluriannuel des interventions en rapport avec le budget annuel et pluriannuel de l’Administration qui a fixé le montant nécessaire à financer les ouvrages présentés en détail dans ce document.
Les fiches annexes présentent la situation de chaque intervention, elles contemplent une série de travaux à réaliser à partir d’une estimation des besoins en fonction des différentes nécessités de récupération et de restauration des monuments, des sites archéologiques, des biens historiques et artistiques sur la base des disponibilités budgétaires des années 2001-2002-2003.
Le coût total des interventions pour les trois années est prévu en 51.617 millions de lires qui sont ainsi repartis: 18.840 millions pour 2001, 18.701 millions pour 2002, 14.076 millions pour 2003.
Je veux tout d’abord signaler que, face aux graves événements qui ont touché notre Région au mois d’octobre 2000, il y a eu des modifications au budget de prévision de la Région avec la destination de sommes importantes aux interventions urgentes ne pouvant pas être reportées.
Le plan 2000 a donc dû être repris quasi entièrement compte tenu des interventions auxquelles on a dû renoncer pour les exigences que je viens de rappeler.
On a bien sûr maintenu les travaux de continuation du plan de l’année 2000, mais tous ces changements ont emporté un certain retard pour l’approbation du plan de la part du Gouvernement qui n’a pu les délibérer que le 2 avril dernier.
Même face à ces contraintes, les interventions prévues sont importantes et de qualité, tout particulièrement au cours de ces dernières années les recettes financières dans le secteur des biens culturels ont été considérables. En fait, au cours de l’année 1999 nous avons effectué des investissements pour 13 milliards de lires environ, pour l’année 2000 ces interventions se sont chiffrées à 17,7 milliards de lires et pour l’année courante à 18.840 millions de lires.
Ces données donc témoignent un engagement important soit en ressources économiques soit en ressources humaines et témoignent d’une attention politique et administrative importante pour ce secteur.
Je voudrais aussi soumettre à l’attention de l’Assemblée quelques éléments concrets liés aux interventions prévues dans le futur sur la base d’un travail de rédaction d’avant-projet et de projet qui a été fait au cours des années précédentes.
Pour ce qui est des châteaux, il y a lieu de signaler les interventions prévues sur le bâtiment de Sarriod de la Tour à Saint-Pierre, sur les immeubles afférents le château d’Aymavilles, pour la réfection des installations techniques du château d’Issogne, pour lequel les appels d’offres sont presque conclus. Le château Baron Gamba a vu tout récemment l’approbation du projet d’exécution et l’ouverture de la procédure pour l’appel d’offres; les travaux de réfection de la tour du Baillage seront prochainement adjugés et cela à tout seul suffirait à témoigner l’importance des initiatives qui dans le bref délai démarreront.
Mais je rappelle aussi que les châteaux de Verrès, de Fénis et de Gressoney-Saint-Jean font l’objet de projets qui sont déjà en bonne phase de réalisation tandis que le comité scientifique s’occupant de la destination des monuments d’Aymavilles et de Quart achèveront leurs travaux dans de courts termes et cependant il y a lieu de signaler que sur ces deux monuments les travaux de réfection et de restauration de certaines parties sont déjà en cours.
D’importants travaux de restauration sont en cours sur le paroissial de Saint-Etienne, de Morgex, à la Cathédrale et à Saint-Ours et quant à cette église, au-delà des travaux prévus pour le futur sur le clocher, je voudrais rappeler l’extraordinaire intervention de récupération qui a été exécutée au prieuré homonyme, ce qui a capturé l’attention des experts sur le plan international.
Bien que cela ne tienne qu’en partie à la discussion sur ce plan des travaux, je veux aussi rappeler le considérable travail scientifique et technique qui a été réalisé à la Cathédrale d’Aoste soit au niveau de fouilles soit en ce qui concerne les fresques de la soupente.
Dans le secteur de l’archéologie des interventions importantes sont aussi prévues pour ce qui est de la restauration de la façade du théâtre romain, à cet égard je rappelle qu’il y a eu une importante collaboration avec le CNR sur les techniques d’intervention ainsi que des financements octroyés par le Ministère de la recherche scientifique.
On est en train de procéder à la restauration de la partie orientale de la Porte Prétorienne qui, comme les Commissaires de la Vème Commission ont pu le constater, a des importantes fissures qui rendent malade cette structure.
Pour revenir enfin à un complément d’information en ce qui concerne la délibération qui est soumise à l’attention du Conseil, je veux donner quelques données davantage en ce qui concerne les chiffres.
Les fiches jointes à la délibération de 1 à 9 illustrent les différentes interventions dans les secteurs suivants: interventions dans le secteur des biens archéologiques où sont prévus des engagements de 2.510 millions pour 2001, 1.450 millions pour 2002, 1.550 millions pour 2003 pour un total de 5.510 millions de lires.
Des interventions sont prévues dans le secteur des biens architecturaux pour 15.750 millions pour 2001, 16.865 millions pour 2002, 12.140 millions pour 2003 pour un total de 44.755 millions.
Enfin les interventions dans le secteur des biens historiques et artistiques qui se chiffrent à 580 millions pour 2001, 386 millions pour 2002, 386 millions pour 2003 pour un total de 1.352 millions.
Les fiches annexes portent une synthèse de description des travaux et l’estimation du coût total des interventions. Ce coût peut se référer à une seule année dans le cas de travaux de moins longue haleine, il peut avoir une référence sur les trois ans ou se situer sur des termes plus longs lorsqu’il s’agit de travaux complexes, dans certains cas le coût total est pris en charge seulement de façon partielle parce que l’?uvre, ayant déjà été commencée en 2000, a comme élément terminal les chiffres résiduels pour le complètement de l’intervention.
Les fiches détaillent aussi le responsable de la procédure d’exécution des travaux, les sommes disponibles au cours de l’année courante, les sommes nécessaires disponibles pour la sécurisation des ?uvres et la prévision d’achèvement des travaux et de l’utilisation de l’?uvre.
Les fiches résument enfin les priorités des interventions sur la base des paramètres qui sont définis sur la base d’un cadre de référence des dispositions en matière de biens culturels. La moyenne des priorités associées de la troisième colonne donne l’ordre d’importance prioritaire des interventions.
Ces fiches reportent aussi le total des disponibilités financières sur les trois ans, ce qui donne les éléments nécessaires au Gouvernement pour la réservation des dépenses afférentes aux différentes interventions.
En conclusion et, en ayant déjà largement débattu sur ce plan au sein de la Vème Commission, je n’entre pas dans d’ultérieurs détails. Je veux cependant remercier tous les Commissaires de la Vème Commission pour le travail accompli, pour la disponibilité manifestée et pour les observations avancées pendant les réunions d’examen du plan.
PrésidentLe débat est ouvert.
La parole à la Conseillère Squarzino Secondina.
Squarzino (PVA-cU)Ho ascoltato con attenzione l’Assessore e non ho trovato elementi diversi da quelli già esposti in commissione.
L’Assessore in commissione aveva detto che nel predisporre il piano annuale e poi il programma dei lavori per il triennio relativo alla conservazione, restauro e scavo archeologico ha tenuto conto delle osservazioni formulate lo scorso anno dai Consiglieri di minoranza.
Incoraggiata da questo ascolto presento anche quest’anno alcune osservazioni.
A nostro avviso siamo ancora di fronte ad un elenco di opere e non ad un programma di lavori o ad un piano triennale di lavori.
Quando si parla di un piano in genere, questo è sempre sintetizzato in alcune schede, in alcuni schemi, certamente, ma in genere è preceduto o accompagnato dalla presentazione degli obiettivi e delle finalità che con quel piano si vogliono raggiungere e dei criteri di priorità che sono stati stabiliti.
Sicuramente l’Assessore, quando faceva l’insegnante, ha steso dei piani annuali di lavoro e in questi piani non c’era solo l’elenco dei contenuti che avrebbe trattato, delle lezioni che avrebbe fatto durante l’anno, ma c’era un elenco preciso di obiettivi e finalità, elenco più o meno dettagliato, ma abbastanza chiaro tanto che chiunque avesse preso in mano quel documento sarebbe stato in grado di capire qual era la filosofia educativa che l’insegnante in quella classe o in quelle classi aveva adottato.
Prendo un altro esempio: il piano dei lavori post-alluvione. Questo anche ha una premessa, molto articolata in cui è espressa la filosofia che deve ispirare la ricostruzione e la scelta addirittura della tipologia di opere, seguita dall'elenco delle schede. Magari le opere elencate e fatte non rispecchiano le premesse (questa è la critica da parte mia, Assessore), però almeno c’è stata l’attenzione verso chi prende in mano quel piano, verso l’intelligenza di chi poi leggerà quel piano, nel senso che con chiarezza e trasparenza si dice dove si vuole arrivare e con quali metodi.
In questo caso, dicevo, non c’è niente di tutto questo e la priorità sembra essere data quasi dall’ordine con cui le opere sono elencate o dal fatto che sono collocate nel piano annuale, cioè le più urgenti sono quelle collocate nel piano annuale ma, al di là dell’urgenza, non si capisce quale filosofia complessiva ci sia dietro la scelta di queste opere.
Nelle tabelle riassuntive sono indicati i valori numerici di priorità desunti dall’articolo 14, comma 3, della legge n. 109/1994; ma io ho avuto difficoltà a trovare una correlazione fra il valore di priorità assoluto che è stato individuato, e che voi trovate nelle schede n. 3, n. 6 e n. 9, e l’entità del finanziamento oppure la loro realizzazione nel tempo.
Questo è un programma che, come è indicato a più riprese, è stato stilato sulla base di una normativa nazionale.
Qui non voglio fare la battuta facile che proprio quelli che inneggiano di più all’autonomia sono quelli che poi seguono per filo e per segno la normativa nazionale. In genere la seguono in modo pedissequo quando interessa, al di là dello spirito che le ispira.
Noi avremmo dovuto, Assessore, lei lo sa e già l’anno scorso glielo ho detto, dotarci di una legge regionale che regolamenti questi aspetti. Mi riferisco alla legge regionale n. 12/1996 in cui all’articolo 6, comma 5, si dice che: "Con separata legge la Regione procede ad uniformare ai principi della presente legge la disciplina prevista per la realizzazione dei lavori relativi ai beni culturali". Sono passati 5 anni dal 1996 e, nonostante le assicurazioni fornitemi proprio lo scorso anno, non ci sono novità.
Eppure la cosa che mi stupisce è che il deliberato specifica che la Giunta propone che il Consiglio deliberi di approvare questo piano ai sensi del comma 5, articolo 46 della legge regionale n. 12/1996. Ora mi sembra strano che si chieda al Consiglio, sulla base di una legge che non esiste, di approvare questo piano.
La scelta fatta dall’Assessore è stata la seguente, se ho capito bene. In assenza di una norma regionale si ricorre ad una norma nazionale e si fa riferimento alla legge n. 109/1994, la quale indica sì delle priorità, ma indica proprio quelle priorità che vengono qui riportate nelle tabelle n. 3, n. 6 e n. 9 in quella colonna intitolata alle priorità, articolo 14, comma 3, della legge n. 109/1994, "priorità di categoria assoluta", "priorità associata".
Quali sono queste priorità a cui fa riferimento la legge n. 109/1994? Chiarisce tale legge che sono prioritarie "ope legis", quindi indipendentemente dal programma politico di una maggioranza, di un governo, di una regione, "la manutenzione, il recupero del patrimonio esistente, il completamento dei lavori già iniziati, gli interventi per i quali ricorra la possibilità di finanziamento con capitale privato maggioritario".
Qui, essendo stati applicati questi criteri "ope legis", si ha l’impressione che non esistano altre scelte specifiche, altre priorità che politicamente sono individuate.
Anche nella sua illustrazione, Assessore, che fra l’altro è stata interessante, analitica, ma che dovrebbe essere il documento di accompagnamento di un piano e non la sua relazione in Consiglio, nel senso che dovrebbe accompagnare il tutto e spiegare le scelte che vengono fatte, dicevo, anche nella sua relazione lei ha elencato delle opere e delle cifre, ma non ho trovato una parola che spiegasse - può darsi che non l’abbia sentita, ma in tal caso, la prego di ridirla a questo consesso - la politica regionale rispetto a questo patrimonio immenso che abbiamo.
Di fatto, in questo piano vengono utilizzate le schede proposte a livello ministeriale; fra l’altro sempre a livello ministeriale viene proposta una serie di schede. Qui vengono prese in considerazione solo alcune schede: la scheda n. 5 e la scheda n. 6 di questo decreto ministeriale 21 giugno 2000 che esplicita meglio i contenuti della legge n. 109/1994.
Sempre in questo decreto ministeriale si fa la proposta di altre tipologie di schede, a mio avviso molto più interessanti o almeno altrettanto interessanti, che risponderebbero proprio agli interrogativi che abbiamo posto. Per esempio, c’è una scheda che chiede elementi descrittivi più analitici riguardanti problematiche di ordine urbanistico e territoriale da affrontare, livello di appalto, di esecuzione dei lavori. Non solo, c’è una prima scheda - e non si capisce perché questa non venga utilizzata - che descrive proprio la "finalità degli interventi" e i "risultati attesi dalla loro realizzazione" e il "grado stimato di soddisfacimento della domanda". Ci sono gli strumenti per fare un passo avanti nella progettazione.
Ora lei mi risponderà: se ha letto bene il decreto ministeriale, verificherà che è scritto che in sede di prima applicazione, cioè per il 2001, la programmazione triennale e l’elenco annuale possono essere elaborati in via semplificata compilando solo alcune schede. L’Assessore ha ritenuto opportuno utilizzare questa procedura semplificata trascurando però la possibilità di offrire richieste di maggiore informazione avanzate dai Consiglieri di opposizione fin dall’anno scorso e queste schede avrebbero potuto fornire elementi.
Allora, se lei ha questi elementi, perché non li rende pubblici e trasparenti? Perché non dà elementi ulteriori per capire il contesto in cui i singoli lavori si collocano?
Il documento che oggi ci viene sottoposto è stato lungamente esaminato in V Commissione e potrei dire, in modo eufemistico, che l’esame finale è stato rinviato non dico a settembre, ma alla riunione successiva perché alcune schede formulate contenevano degli errori materiali delle somme non proprio aderenti alla logica dell’addizione o della sottrazione. E questo sarebbe il meno. Contiene anche dati collocati nella stessa tipologia di caselle che però erano calcolati con valutazioni totalmente diverse oppure addirittura non erano espresse in euro le cifre relativamente agli anni 2002-2003.
L’impressione che ho avuto, gliela esplicito qui, è che proprio non ci sia una testa pensante alla base della formulazione del programma, dell'elaborazione del documento. Non metto in dubbio che in Assessorato ci siano dei tecnici valenti nei diversi settori di tutela e di conservazione dei beni archeologici e storici, ma l’impressione, corroborata anche durante l’audizione in commissione, è che chi dovrebbe essere il responsabile culturale di questo settore si limiti a una ragionieristica presa d’atto dei lavori che i suoi uffici hanno elencato.
Le dicevo che alcune schede avevano alcune imperfezioni, ma non è questo che mi scandalizza di più. Fra l’altro anche nella nuova versione, o la V Commissione non è stata abbastanza attenta oppure non siamo riusciti a spiegarci bene, ma anche nelle nuove schede ci sono alcuni errori. Ce n’è uno di tipo materiale: la scheda n. 3 ha un elenco intitolato "descritto" dei lavori, invece di "descrittivo", ma questo è un errore minimo.
Ma soprattutto mi chiedo, nonostante le nostre ripetute osservazioni e richieste di informazioni, e prendo a riferimento la scheda n. 5, "elenco descrittivo dei lavori", mi chiedo come possa essere chiamato elenco descrittivo dei lavori la seguente dicitura: "Castello Sarriod de la Tour - Saint-Pierre" oppure "Rustici del castello di Aymavilles". È indicata la località, ma non può dirmi che questo è l’elenco descrittivo dei lavori.
Quando insegnava credo che, se avesse chiesto ad uno studente di fare un elenco descrittivo degli oggetti presenti in una certa classe, non avrebbe accettato solo il nome: quaderno, matita, penna, carta geografica o non so cos’altro. Elenco descrittivo vuol dire che ci deve essere un minimo di descrizione, di rappresentazione.
Ma dicevo, non mi scandalizzo tanto del modo in cui sono fatte queste schede, pur con tutti i limiti che hanno, purtroppo mi preoccupa la vacuità progettuale di questo elenco di opere definito pomposamente: "Linee programmatiche di intervento per il triennio 2001-2003".
Ora linee programmatiche di intervento vuol dire che lei presenta delle linee di programma. Lei non può dirmi che linee di programma sono un elenco di opere, di cui non si sa quanto costano ed entro quando devono essere fatte. Questo è un elenco di opere, non è un programma.
Gli stessi bilanci, che sono degli elenchi, sono accompagnati da un'analisi, da una presentazione delle linee programmatiche, della filosofia a cui quelle cifre rispondono.
Credo che, in mancanza di motivazioni, di chiarificazione sugli indirizzi della politica culturale, ai consiglieri non rimanga che prendere atto dell'informazione che l’Assessore ci fornisce: ci dà un'informazione e noi prendiamo atto, ma non possiamo che dire no a un atto che è chiamato molto pomposamente: "Linee programmatiche di intervento per il triennio".
Quindi assolutamente non condividiamo questo programma perché per noi è un'assenza di programma, ripeto, è un elenco. Vorrei scendere in alcuni dettagli. In commissione ci siamo confrontati per ore su questo, quindi non voglio ripetere tutte le osservazioni fatte. Ne riporto alcune come esempio, a nostro avviso, di mancanza di base progettuale nel piano.
Nella scheda n. 3 si parla di scavi archeologici di epoca preistorica e protostorica e si indica il luogo esatto (Chenal, Montjovet) in cui questi scavi andranno fatti.
Sono veramente convinta che sia sempre alta, da parte degli uffici competenti, l’attenzione per le testimonianze dell’era preistorica e protostorica. Tuttavia rimane un problema: che facciamo di questi reperti?
Noi spendiamo diversi milioni ogni anno, giustamente, sono ben spesi, ma io chiedo: si prevedono per il 2001 70 milioni, più niente per il 2002-2003, che significa: che si sono scoperti e portati alla luce tutti i reperti archeologici di epoca preistorica e protostorica esistenti? Oppure ci sono altri motivi? Non possiamo avere risposte a queste domande sulla base di un semplice elenco di opere.
Dicevo, cosa si fa di questi reperti? Finora il destino che aspetta questi reperti - penso a Vollein, chi di voi ha avuto la fortuna di vedere 20-30 anni fa gli scavi di Vollein sa l’importanza che questi hanno, ma questi scavi adesso sono stati interrati - è l’interramento, cioè li si fa ritornare alla terra da cui erano stati portati alla luce.
C’è da chiedersi per quali motivi si spendono soldi pubblici per estrarre dei reperti per poi reinterrarli. Sarebbe interessante capirlo. Secondo me, va detto pubblicamente perché sono soldi pubblici, sono soldi di cui dobbiamo rendere conto, di cui lei deve rendere conto, lei e la sua Giunta.
Sarebbe bene dare, quindi, alcune indicazioni di linee politiche al riguardo di questo tipo di scelte. Magari ci sono ottime ragioni. Non sto dicendo in questo momento che questa operazione è sbagliata; dico che sarebbe bene dare le ragioni per cui vengono fatte certe scelte in modo che il cittadino capisca se è utile o meno spendere 70 milioni per un certo tipo di interventi e questo vale per moltissime altre situazioni.
Prendiamo un’altra tipologia: gli scavi archeologici di epoca romana e medioevale - è sempre la scheda n. 3 - interventi urgenti.
Per il 2001 non si prevede nulla, la casella vuota, poi ci sono gli anni 2002 e 2003, con dei finanziamenti. Come è possibile che le opere diventino urgenti a partire dal 2002? Vuol dire che non sono poi così urgenti.
Va bene che nell’ottica della protostoria e del periodo anche preistorico il tempo acquista un’altra valenza, per cui anche il termine "urgenti" potrebbe significare una cosa diversa. Però sarebbe interessante anche qui motivare il perché delle scelte, non ci sono opere urgenti da fare oppure le risorse sono utilizzate per riparare i lavori mal fatti negli anni precedenti? Vedi, ad esempio, la villa romana alla Consolata.
Credo che su questo noi potremmo scrivere libri e libri. Dopo il termine dei lavori, dopo tutta una serie di interventi si sono verificate delle perdite di acqua. Forse come conseguenza di quei giardinetti che avrebbero dovuto consentire una fruizione dei reperti.
Ma allora chi prepara i progetti non dovrebbe tenere conto anche del contesto? Fra l’altro, tanto per far vedere come tutto è collegato, in quelle famose schede che dovrebbero essere fatte almeno per legge dopo il 2002, a meno che la Regione non si faccia un’altra legge sua e cambi la normativa per sé, nella scheda n. 5, ad esempio, si chiede che accanto ad ogni intervento vengano individuate le problematiche di ordine urbanistico-territoriale: in questo caso quali sono le azioni da intraprendere?
Ancora, se prendiamo l’altro tipo di intervento, scavo archeologico nell’area del Criptoportico della Cattedrale di Aosta e anche restauro criptoportico forense ala est, vediamo che le cifre non sono molto alte: sessantamilioniduecentotrenta. Per certi aspetti il fatto che non siano previsti stanziamenti alti ci fa ben sperare sul fatto che non si abbiano come prodotto finale degli obbrobri come purtroppo è avvenuto per quanto riguarda la piazza del Foro che potrebbe essere rinominata "parcheggio pubblico con finta colonna" perché chi passa di lì vede questa finta colonna e vede le macchine parcheggiate.
Ma potrebbe definirlo ancora: "ritrovo di persone non sempre educate, rispettose del bene pubblico". Basta ricordare quanto è stato scritto su questa bruttissima piazza.
Prendiamo poi le Porte Pretoriane, per il Teatro romano il discorso è diverso, ma per le Porte Pretoriane si ha l’impressione che si proceda a tentoni salvo poi correggere l’intervento di restauro fatto. Sembra un po' una filosofia questa che viene desunta dalle opere e dagli interventi successivi.
Si fa un tettuccio sulla porta ovest in attesa di fare qualcos’altro che magari non si farà mai. L'opera che dovrebbe essere provvisoria rischia di diventare definitiva.
Si restaura la facciata ovest delle Porte Pretoriane e poi si capisce che quell’intonaco è da correggere: così la visione di questo rudere romano viene deturpata dal tettuccio e dalle placche di cemento grigio.
Riguardo a Saint-Martin de Corléans, non so se è per il fatto che in tabelle ci sono solo tre colonne, per cui non si scrivono le cifre che si pensa di destinare in futuro, però non si capisce come con le cifre indicate si preveda la conclusione dei lavori alla fine del 2007. Allora quali dati ci sono dietro questa data?
Mi fermo qui, Assessore, perché potrei continuare ancora a lungo.
Vorrei che fosse chiaro che le critiche che poniamo non sono certamente contro l’impiego di risorse per questo settore, lungi da noi questo pensiero.
Noi siamo d’accordo che questo è un settore importante e che impegnare risorse in questo settore sia estremamente utile; risorse che tutelino e valorizzino questi beni su cui tra l’altro si basa il turismo culturale, che può essere una delle future risorse economiche di questa Regione.
Le risorse che spendiamo a mio avviso non sono poi così significative. Ricordo soltanto che spendiamo decine di miliardi in campagne pubblicitarie per attirare i turisti che dovrebbero venire a vedere opere e reperti, mentre spendiamo poco per rendere fruibili quei tesori che dovrebbero soddisfare i turisti che sono stati chiamati a suon di miliardi.
PrésidentLa parole au Conseiller Frassy.
Frassy (FI) L’argomento è sicuramente uno di quegli argomenti che meriterebbe un dibattito ampio ed approfondito, cosa che in parte abbiamo fatto in commissione, dove penso che, indipendentemente da quelle che sono le diverse posizioni che ognuno di noi qui ricopre, penso che sia innegabile che le varie componenti politiche hanno cercato di esprimere dei ragionamenti concreti uscendo dagli schematismi delle posizioni politiche ricoperte da ognuno di noi.
È evidente che questo atto amministrativo che viene portato all’esame del Consiglio è un atto che ha un'importanza già solo per la cifra che viene impegnata: oltre 51 miliardi nel triennio, una cifra importante ed è una cifra ancora più importante se pensiamo che è destinata a quei beni culturali che per certi versi sono insieme alla natura, che costituisce forse il patrimonio primario di questa Regione, l’altro elemento di attrazione turistica per la nostra Regione e devo dire che, proprio leggendo e rileggendo le schede e le considerazioni che hanno accompagnato queste schede dei lavori di commissione, non posso non sottrarmi al rimpianto di quanti siano i beni culturali che ancor oggi non abbiano trovato quella loro dignitosa collocazione, ristrutturazione e restauro affinché possano essere rimirati innanzitutto da noi residenti e poi da tutti i turisti che frequentano questa Regione.
Il piano triennale ha l’ambizione di definire delle linee programmatiche di intervento, e qui penso che si inizi a creare la prima divaricazione fra quella che è la visione politica dell’Assessore, della Giunta e della maggioranza su come intervenire e quella che può essere la diversa visione politica, diversa almeno per quel che riguarda Forza Italia.
Perché diciamo una diversa visione di quelle che sono le linee programmatiche di intervento?
Perché penso, Assessore, che qua due siano i problemi di fondo: uno di forma e l’altro forse ancora più importante di sostanza non dimenticando peraltro che molte volte anche la forma alla fin fine diventa sostanza.
Ho cercato di fare un lavoro improbo che in commissione non avevo fatto e che devo confessare non sono riuscito a fare nemmeno dopo, di conseguenza più che trarre la conclusione di questo mio lavoro, che avevo idealmente ipotizzato, cercherò di trarre alcune suggestioni su questo mio lavoro.
Se è vero che la programmazione è importante nella gestione delle varie attività, vuoi nel campo privato, vuoi soprattutto nel campo pubblico, è ancor più vero che la programmazione è importante quando si vuol recuperare un qualcosa e nei fatti i beni culturali oggetto di questi interventi sono beni che devono essere recuperati a una fruizione, che devono essere recuperati per evitare un ulteriore degrado.
E allora io ho guardato cosa era stato portato in discussione in questo Consiglio regionale lo scorso anno e cosa è stato ripreso da questo piano perché se è vero che il piano triennale può essere soggetto a delle variazioni dettate da flussi di cassa, da esigenze finanziarie, ad esempio l’alluvione ha comportato proprio in questo settore qui degli storni sull’area di Saint-Martin per cui la bruttura di quell’area se non altro è spostata nel tempo, però poi al di là degli elementi finanziari ci dovrebbe essere una continuità nel progetto di recupero.
Invece noi, Assessore, o forse perché non siamo riusciti ad integrare questi due schemi anche perché fra lo scorso anno e quest’anno sono cambiate alcune rappresentazioni grafiche delle tabelle, ma ci rendiamo conto che dei progetti che dovevano avere una continuità nel triennio scorso, nel nuovo triennio o si perdono o comunque si annacquano di parecchio, poi cercherò di esemplificare questa mia riflessione.
Questo per dire che cosa? Per dire che abbiamo la sensazione che queste linee programmatiche, al di là di quelle che possono essere le buone intenzioni dell’Assessore nel momento in cui con gli uffici predispone questo documento, all’atto pratico tendono ad essere disattese in quella che dovrebbe essere un'attività di programmazione esecutiva.
Esemplificando abbiamo visto come lo scorso anno in regione Consolata fossero previsti 110 milioni per il 2000, 120 milioni per il 2001 e 300 milioni per il 2002. In regione Consolata nel piano triennale di quest’anno non troviamo né i 120 milioni del 2001, che erano nel secondo biennio dello scorso piano, né i 300 del 2002, ma troviamo semplicemente 70 milioni.
L’Assessore mi dirà che probabilmente questi 70 milioni sono da imputare a interventi diversi ed è evidente perché la previsione di 120 più 300 sicuramente copriva interventi più ampi e maggiori rispetto alla previsione dei 70.
La considerazione, per rimanere su questo esempio, ma è uno dei tanti che potrei fare, è che regione Consolata prevede l’apertura, se non erro, non nel 2001, come potrebbe suggerire l’impegno di spesa limitato al 2001, ma nel 2003 come lascerebbe intendere l’impegno di spesa approvato nello scorso triennale.
Allora vorremmo capire, Assessore, ma proprio per capire la programmazione, se tutto ciò che non è stato ripreso in questo piano vuol dire che va ad esaurimento con il piano scorso o se invece avrebbe dovuto essere ripreso in questo piano stesso.
Esemplificando, quando approviamo il bilancio triennale, il bilancio triennale è l’aggiornamento del precedente triennale, nel senso che recepisce praticamente il biennio del precedente, lo adegua e dà la proiezione sul nuovo terzo anno del triennale. Se questa dovesse essere l’impostazione, è evidente che c’è qualcosa che non quadra nell'impostazione di questo piano.
Se così invece non fosse, non quadra comunque perché non abbiamo una visione triennale in quanto, rimanendo alla regione Consolata, ci sono dei lavori che probabilmente andranno avanti nel 2001 per 120 milioni, nel 2002 per 300 milioni che non trovano peraltro rispondenza nel piano triennale di quest’anno che prevede solo 70 milioni, con comunque fruizione di quello che è il bene in oggetto soltanto nel 2003.
Questi elementi riteniamo che non siano elementi di poco conto perché denotano una confusione che sussiste in capo agli uffici che si occupano di questo tipo di programmazione e che ci sia una difficoltà, Assessore, nella programmazione, sempre dal punto di vista della forma - lo vediamo dal fatto che quest’anno come già lo scorso anno?, ma quest’anno abbiamo peggiorato mi sembra di due mesi perché lo scorso anno la delibera è giunta in Consiglio ad aprile e quest’anno arriva a giugno, forse è arrivata a giugno, ma con l’intendimento di anticipare nell’anno successivo -, ma parlavo di una difficoltà nella programmazione perché se questa deve essere una programmazione che comporta impegni di spesa per le delibere di Giunta, è evidente che la programmazione dell’anno corrente è già sacrificata dai tempi ridotti del 50 percento rispetto a quella che è la previsione dei 12 mesi dell’anno.
Ma al di là di questi aspetti di forma, che peraltro servono a capire come si articola la sostanza, esprimiamo dei dubbi su come è gestita in questa Regione la gestione dei beni culturali.
In altre regioni - non vorrei dire nella totalità perché non ho il dato della totalità -, ma in parecchie altre regioni vi sono più sovrintendenze che hanno ad oggetto periodi storici ben definiti, sovrintendenze che si occupano dei beni protostorici, dell’archeologia preistorica, sovrintendenze che si occupano degli aspetti della storia romana, sovrintendenze che si occupano degli aspetti della storia medioevale.
Qui non voglio riprendere quella che è una querelle fra ordini professionali; abbiamo assistito nel corso dei lavori della III Commissione come i geometri rivendichino delle competenze che non gli vengono riconosciute nel settore dei lavori pubblici, però è evidente che quanto dicevano i geometri in questa querelle è per certi versi vera. Gli architetti in questa Regione fanno di tutto, dalla progettazione dei marciapiedi alla progettazione degli acquedotti, alla progettazione dell'impiantistica?
(interruzione dell’Assessore Lavoyer, fuori microfono)
? non le docce, Assessore, impiantistica in senso più lato, poi che l’Assessore Lavoyer debba tutelare la categoria degli architetti in quanto iscritto all’albo mi sembra quanto meno fuori luogo, però va bene lo stesso? ma sono dei dati, poi glieli fornirò, Assessore e anche nell’ambito dei beni culturali, ma non per non considerare la professionalità degli architetti, non sono qui per fare il censore delle professionalità altrui, però evidenzio come sia innegabile che in questa Regione gli architetti siano gli artefici dei tanti accadimenti che hanno a che fare e con le opere pubbliche e con i beni culturali.
Anche la conseguente confusione e i conseguenti tipi di intervento che vengono effettuati sui beni culturali portano la deformazione professionale, di più ad una deformazione di un certo tipo: quella dell’architetto.
Non so di quanti archeologi, di quanti laureati in quelle scienze che ci permettono di leggere il passato, che non sono solo l’archeologia, ma sono le lettere antiche e così via, dispone la Sovrintendenza, però dagli interventi che qui vediamo capiamo che l’impronta è più quella dell’intervento di tipo edile, architettonico che non di conservazione e ristrutturazione.
Perché dico questo? La Consigliera Squarzino ha citato lo scempio che è avvenuto nella città di Aosta del Foro romano. Non spendo altro perché lì chiunque può andare a vedere se quello ha senso come ricostruzione del fasto di quel sito o se invece è la versione sacrilega e lo scempio di quel sito, ma una grossa preoccupazione la esprimo sugli 11,5 miliardi che ipotizziamo per l’adeguamento degli impianti ai castelli, Assessore, e 11,5 miliardi su 51 che andiamo a stanziare sono una cifra considerevole.
L’adeguamento degli impianti dei castelli, e questo è emerso in maniera chiara e inequivocabile, non è necessario per la normativa vigente di sicurezza e di fruibilità dei luoghi, non è necessario in assenza di interventi nuovi e qui è il problema: quali sono gli interventi nuovi? Non lo sappiamo.
Non lo sappiamo perché le destinazioni dei castelli di Verrès, di Fénis, di Issogne, di tutti quei castelli dove vengono rifatte le parti impiantistiche, non sono ancora state definite. Si ipotizzano sedi museali, si ipotizzano sedi di mostre itineranti, ma si fanno delle ipotesi.
Ora noi sappiamo che interventi di questi tipo rischiano perché sì è vero che la Sovrintendenza tutela in quanto è nume tutelare di questo tipo di interventi, ma è altrettanto vero che ho visto proprio in questo settore, cito l’esempio di Bard, degli interventi che la Sovrintendenza ha autorizzato su immobili pubblici che definirei con un eufemismo invasivi e degli interventi minimali che non ha concesso nel borgo di Bard a dei privati che volevano adeguare a delle norme igieniche i servizi piuttosto che togliere gli infissi e mettere degli infissi che dessero una maggiore protezione termica.
Ora lei vada a vedere i serramenti di PVC bianco, nemmeno color legno che possono richiamare la tipologia del serramento nel borgo di Bard, vada a vedere gli infissi in PVC bianco che la Sovrintendenza ha autorizzato e che sono già stati installati in alcune strutture pubbliche del borgo di Bard. Vada a vedere perché questo merita un'ulteriore riflessione.
Questo per dire che noi non siamo contrari ad interventi di conservazione e di restauro a tutela del patrimonio storico, archeologico, monumentale di questa Regione, siamo i primi ad auspicare questo tipo di interventi, siamo però fortemente preoccupati quando gli interventi di restauro prendono la piega dell’intervento di restauro - per citare un altro esempio noto che è già stato oggetto di discussione in quest’aula, ma anche di polemica fra cultori delle cose antiche - della cortina interna della Porta Pretoria tant’è che quell’intervento oggi ha già evidenziato un problema che è stato riconosciuto dalla Sovrintendenza ed è il problema dell’ossidazione del ferro contenuto nella puddinga.
Il che vuol dire che ci si è accorti, dopo aver lavato e sbiancato le mura come forse non lo erano nemmeno quando i romani le hanno edificate, che quel lavaggio è stato inopportuno perché se andiamo adesso a vedere quelle mura, sono puntinate di ipercolorazioni rugginose che sono dovute alla reazione chimica del materiale ferroso con gli agenti atmosferici sulla puddinga stessa e paradossalmente quella porta riacquisterà una sua patina e una sua colorazione naturale quando sarà nuovamente sporca, cioè quando non si noterà più il contrasto dell'ossidazione del ferro sul bianco, che più bianco non si può, della porta stessa.
Allora è importante stanziare delle risorse, ma le risorse devono essere stanziate con dei progetti mirati sia nel tipo di intervento che si vuole fare, sia nella destinazione che si vuol dare a questi luoghi. Noi abbiamo la percezione da quello che è stato fatto e da quello che si dice che verrà fatto che questi elementi di predeterminazione allo stato non esistono tant’è che molti di questi interventi prevedono finanziamenti sulla base di progetti di fattibilità e di massima, così è scritto nelle schede di accompagnamento.
Rimanendo poi su alcuni casi emblematici, per i quali diventa difficile condividere le scelte finali, le scelte di sostanza, ho scoperto leggendo questo piano dell'esistenza di una casa Rassat, una casa che non dice nulla dal punto di vista architettonico e storico.
È un rudere pericolante in fregio al Teatro romano, un rudere pericolante al quale, anziché dare la spallata definitiva per farlo cascare e dunque per dare una maggiore apertura al Teatro romano, che è in una delle vie di maggior passaggio pedonale e dunque di afflusso turistico perché il turista che transita nella via Porta Pretoria ha una percezione limitata del Teatro romano dovendo attraversare una specie di imbuto anziché far cadere questo rudere pericolante, andiamo ad ipotizzare un investimento iniziale, probabilmente i costi saranno maggiori, di 1.600 milioni per acquisire il rudere e per farci i servizi igienici ad uso dei turisti che vanno a visitare il Teatro romano e per farci i magazzini dei custodi e di quanti operano nel Teatro romano.
Queste sono scelte che non ci sentiamo di condividere, non ci sentiamo di inserire in un piano dei beni culturali 1.600 milioni per fare i servizi igienici in una struttura che non è storica né monumentale né di pregio architettonico, che è pericolante e che è in un contesto monumentale: la Porta Pretoria da una parte e il Teatro romano dall’altra.
Allora quali sono le conclusioni di queste riflessioni? Le conclusioni sono che questo programma anzitutto è un programma che non ha degli obiettivi definiti o meglio programmatici come dovrebbe suggerire la definizione stessa del piano e in secondo luogo è un programma che stanzia delle risorse importanti, ma che non ci dà la certezza di risultati altrettanto importanti. Perciò a fronte di queste considerazioni non ci resta che esprimere rammarico per le risorse importanti che vengono impegnate su degli obiettivi in parte condivisibili, ma in parte deprecabili e non ci rimane che concludere, come abbiamo concluso lo scorso anno e come probabilmente concluderemo anche il prossimo se non cambierà l’impostazione di questo tipo di interventi, che il nostro voto a malincuore è un voto contrario non perché non si voglia intervenire sul recupero e sul restauro dei reperti archeologici e monumentali, ma perché non condividiamo il tipo di impostazione che questo Assessorato, questa Giunta e questa maggioranza dà negli interventi sui beni monumentali di questa Regione.
Si dà atto che, dalle ore 19,51, presiede il Consigliere Segretario Perron.
PrésidentLa parole au Conseiller Cuc.
Cuc (UV) Avec l’approbation du plan en examen aujourd’hui, la Vallée d’Aoste continue dans une ?uvre de mise en valeur de ses monuments, des sites de grande importance historique qui représentent un patrimoine culturel et artistique incomparable.
Le choix de cette Administration d’investir d’importantes énergies financières dans ce secteur est de plus en plus un choix gagnant compte tenu que notre Vallée doit se caractériser non seulement pour les montagnes, pour les stations touristiques, mais pour la mise en valeur des châteaux et des sites archéologiques afin de diversifier et de présenter une offre de grande qualité aux nombreux visiteurs.
Mais la réflexion que je voudrais faire est d’une attitude différente de la part des Valdôtains à l’égard de ces monuments et de ces biens archéologiques qui finalement sont vus comme un patrimoine qui nous appartient et qu’il est important pour notre futur de les valoriser non pas seulement pour les touristes, mais parce qu’à l’intérieur de ces structures les citoyens retrouvent des souvenirs du passé, l’histoire de notre Vallée et des possibilités d’emploi pour les nouvelles générations.
En cohérence avec le programme de législature, ce plan de travail nous présente une série d’interventions finalisées à la qualification et à l’adaptation aux lois qui concernent la sécurité des châteaux d’Issogne, de Verrès, de Fénis et de Gressoney-Saint-Jean.
Ces sites sont déjà visités par des milliers de touristes, mais il est très important pour notre Région d’améliorer encore les services afin de rendre confortables les mêmes visites et surtout de laisser un souvenir d’une offre de qualité.
Permettez-moi, en tant que citoyen d’Aymavilles, et là je suis persuadé que les interventions prévues avec la réhabilitation à la réouverture du château d’Aymavilles, l’aménagement de son parc, l’utilisation des deux structures voisines finalisées à un emploi non seulement touristique, mais aussi avec des services liés au domaine agricole, le siège du CERVIM et exposition des vins primés dans les concours internationaux permettront non seulement à la communauté d’Aymavilles de se caractériser dans le secteur de la viticulture, mais à la Vallée d’Aoste de s’enrichir culturellement et de progresser économiquement.
Toutes les interventions prévues dans le plan de travail présenté aujourd’hui sont importantes et soulignent la volonté de cette majorité de bien vouloir valoriser les biens culturels qui constituent un patrimoine exceptionnel pour notre communauté.
Un aspect très important est lié à la méthode de travail voulue par l’Assesseur compétent avec l’institution des comités scientifiques qui en collaboration des administrations locales concernées ont bien travaillé et surtout ont donné des réponses claires et ponctuelles sur l’utilisation future des sites.
En conclusion une dernière réflexion: je ne partage pas les petites polémiques qui ont animé parfois la discussion en Vème Commission. Je suis sûr que l’Assesseur et les bureaux compétents à l’égard du prochain plan nous présenterons des données supplémentaires afin de mieux comprendre la destination, les temps de réalisation, un cadre général plus complet sur les différentes interventions.
Mais au-delà de la forme, ce sont à mon avis les contenus et les résultats, les chantiers et les ?uvres qui finalement démarrent, voilà la vraie importance et la validité du plan de travail sur lequel nous sommes appelés à nous exprimer et que je voterai avec conviction.
PrésidentLa parole à la Conseillère Charles Teresa.
Charles (UV) Je reconnais de remarquables capacités professionnelles auprès d’un grand nombre de personnes qui travaillent à la Surintendance aux beaux-arts. Je me rends compte de l’engagement de l’Assesseur Pastoret et du Gouvernement régional dans le domaine des Beaux-arts et dans la recherche des fonds qui nous permettent d’intervenir de manière substantielle dans la sauvegarde de notre patrimoine.
Mais je ne partage pas toujours tous les choix des responsables de la Surintendance et je vais souligner quels sont les aspects de ces choix qui m’empêchent parfois d’approuver, à titre absolument subjectif, certaines conduites. J’ai dit à titre absolument subjectif, parce que je m’insère dans ce qui a été dit aujourd’hui à propos de quelques collègues, je n’ai pas de certitudes, je parle vraiment à titre personnel et je fais des réflexions à voix haute.
Tout d’abord je suis consciente que cette matière est extrêmement complexe quant à la délicatesse de ce dont on parle parce qu’on traite de monuments fragiles, vieux de siècles et de siècles, qu’il faut arracher à la pollution, aux injures du temps et que nous avons le devoir et la nécessité de sauvegarder.
Je crois connaître aussi la grande responsabilité que la Surintendance a du point de vue historique, esthétique, de protection; je sais aussi qu’il existe de grandes responsabilités d’autre nature pour les choix dans les interventions, la sécurité en général et que la matière est plutôt difficile à manier et parfois elle est presque incandescente.
Mais à mon avis il y a des péchés par action et d’autres par omission. Je commencerai par ce deuxième aspect.
La Surintendance ne répond pas toujours aux attentes de la société civile parce que souvent elle ne donne pas de réponses aux citoyens. Lorsqu’un citoyen demande de vendre, d’acheter, de réaliser quelque chose, il arrive qu’on ne lui répond pas. Les années passent, on ne lui dit ni oui ni non.
Je pense que la vie d’une personne n’est pas longue et quand on veut réaliser quelque chose on ne peut pas se permettre d’attendre 7, 8 ou 10 ans. Si la réponse doit être négative, il faut avoir le courage de répondre non et le citoyen aura tout le temps de trouver d’autres chemins pour réaliser ces objectifs, mais les réponses doivent être données, c’est un devoir, soient-elles populaires ou impopulaires.
Au contraire il arrive que les démarches traînent pendant des années, qu’on laisse comprendre que ça peut se faire, qu’on renvoie d’une réunion à l’autre sans jamais trouver des solutions et le temps passe, les gens vieillissent et les choses ne se feront plus.
C’est un grave dommage et c’est aussi un dégât pour l’économie locale et une perte de temps considérable pour les citoyens et pour nos bureaux.
Un autre volet est celui de la longueur des réalisations. Nous savons tous que restaurer est bien plus délicat que faire ex novo, cependant certains travaux demandent des temps bibliques.
Suivant certains connaisseurs et certains experts de l’art ancien on sait que les Romains ont bâti le théâtre en deux ans, pour le restaurer il en faut vingt et peut-être plus et pas pour des raisons d’argent, ce qui pourrait être une justification pour le retard. Mais je ne veux pas parler du théâtre, dont d’ailleurs on nous a présenté les problèmes lors d’une visite effectuée au sein de la Vème Commission - mes collègues en ont déjà parlé -, mais en connaissance de cause je veux parler de la route romaine de Donnas. D’ailleurs il est juste de parler de ce qu’on connaît bien.
Elle est fermée cette route depuis 7 années. Les ronces et les buissons prospèrent sur le pavé de deux mille ans, on a fait des interventions qui ont duré peut-être dix, douze mois en tout, pas plus et maintenant on découvre que - je cite le rapport géologique daté 13 juin 2000 -: "? è stato condotto un approfondimento al fine di valutare le condizioni di pericolosità eventualmente ancora residue?".
Une réunion conjointe avec les Assesseurs compétents et les responsables de la Surintendance et des services géologiques ont affirmé que nous pouvons espérer réaliser les travaux de protection l’année prochaine. Moi je me demande: ne pouvait-on pas le faire avant et mieux coordonner les interventions? Ces jours-ci les buissons qui poussent sur la route romaine grâce à l’humidité ont fleuri et j’ai alors pensé que parfois la nature est plus généreuse que les hommes, mais dans un mois tout sera desséché et les marques de notre indifférence recouvriront à nouveau l’endroit.
Les cars des promenades scolaires se sont arrêtés en moyenne deux par jour pendant tout le printemps, ils ont trouvé pour la sixième année la route romaine mal entretenue et entourée par une grille et les touristes se sont plaints avec les rares survivants du bourg alluvionné. Je pense que la route romaine de Donnas avec le pont de Pont-Saint-Martin devrait être une belle carte de visite culturelle et touristique à l’entrée de la Vallée d’Aoste, mais je n’ai pas réussi, après des années et des années de sollicitation, à faire avancer les choses.
Heureusement beaucoup de choses marchent dans d’autres domaines; j'éprouve par exemple un grand plaisir à citer des réalisations particulièrement bien réussies, un exemple parmi tous, un fleuron récent et non encore complété qu’est la Maison Dayné de Cogne, siège d’un futur musée ethnographique.
Sur l’architecture rurale je voudrais dire un mot: des personnes très responsables et presque une entière génération de jeunes ont travaillé à l’inventaire de notre patrimoine rural et j’espère bientôt voir publier les résultats de cette imposante recherche.
La culture est un bien qu’il faut savoir partager avec les citoyens, les gens doivent donc comprendre ce que les biens culturels font, le pourquoi de certains choix, la nécessité de tutelle d’un endroit qui est aussi la tutelle et la protection de ses habitants qui doivent être ou devenir sensibles et comprendre que la sauvegarde du patrimoine est aussi la sauvegarde de leur histoire et en définitive d’eux-mêmes. Nous, comme Conseil de la Vallée, nous devrions être le relais entre les choix du Gouvernement, de la Surintendance aux Beaux-arts ou autres et les citoyens.
Nous devrions participer pour faire participer, comprendre pour faire comprendre, voilà pourquoi j’ai pris la parole, pas pour être une note discordante dans la majorité. Je sens la chose comme une contribution nécessaire à la réflexion et un devoir civil et un devoir de représentant des Valdôtains.
Une requête toujours demeurée sans réponse parce qu’elle est faite dans des assemblées réservées, doit être rendue publique et je ressens cela comme un devoir. Je ne suis absolument contre personne, bien au contraire.
Je désirerais au contraire participer davantage à l’essor de la communauté valdôtaine comme je voudrais que certains choix restreints que les gens ne peuvent pas comprendre puissent être partagés par des citoyens sensibles à la dimension collective d’un problème.
Une plus ample participation dans l’idée de conservation et de sauvegarde d’une culture, qui nous appartient, mais qui est aussi universelle, est nécessaire, est incontournable. Il s’agirait alors d’une nouvelle sensibilité culturelle pour la Vallée d’Aoste, celle de comprendre que les biens culturels et historiques, avec le paysage, sont le vrai patrimoine d’un peuple.
PrésidentSi personne ne demande la parole, je ferme la discussion générale.
La parole à l’Assesseur à l’éducation et à la culture, Pastoret.
Pastoret (UV)Beaucoup de questions ont été posées, de sollicitations ont été avancées, de réflexions ont été entraînées.
Je voudrais tout d’abord remarquer encore un élément en rappelant que le plan des travaux est un outil de programmation et fixant les interventions à réaliser.
Le cadre de référence, je le répète, est celui du budget de prévision et cet acte est présenté au Conseil pour donner une information plus accomplie sur les activités programmées et pour se faire on fait référence aux outils qui nous sont fournis par les lois qui existent: la loi régionale n° 12/1996 et la loi étatique n° 109/1994.
L’on a respecté l’esprit de la loi n° 12/1996 en fournissant pour chaque intervention les priorités, les temps prévus pour la réalisation, les responsables des différentes procédures et l’état des projets pour chaque intervention.
Quant aux observations avancées par les collègues, permettez-moi de dire qu’une série d’entre elles sont les mêmes de l’année passée: la Porte Prétorienne, la place du Forum et toute une série de choses que je ne reprends pas.
Tout de même des problèmes sérieux qui méritent une réponse ont été posés. Je me réfère à la requête que M. Frassy m’a adressée quant au plan de 2000 et le plan de 2001 pour savoir quelles sont les correspondances économiques. Non, le plan de l’année 2000 c’était le plan que pour l’année 2000 et les deux années 2001 et 2002 étaient purement indicatives.
En effet l’année passée l’approbation du Conseil a été faite que sur le plan de 2000 parce que nous n’avions pas les éléments complètes pour la définition d’un plan sur les trois ans, donc pour l’année 2000 les éléments étaient ceux qui avaient été portés dans le plan, les autres ont été modifiés, nous n’avons pas un double engagement de dépense ou des doubles chiffres inscrits, M. Frassy.
Quant à la villa romaine de la Consolata, les prévisions étaient liées à toutes les nécessités d’intervention, avec l’argent dont on disposait l’année passée on est arrivés à faire tout ce qu’on pouvait faire compte tenu qu’une série de travaux ont été réalisés directement par nos services et pour cette année nous avons inscrit un chiffre de 70 millions de lires qui prévoit la restauration d’une partie de plancher de la villa.
Cette restauration se terminera en 2003, comme vous l’avez dit, M. Frassy, mais cela n’empêchera pas d’avoir l’ouverture de la villa romaine de la Consolata dans une période antérieure car le chantier sera visitable par le public.
Tous les conseillers l’ont souligné, les biens culturels représentent une richesse, qui appartient à notre communauté. Ils font désormais l’attention de secteurs toujours majeurs de la part des gens et ils représentent un important moment de développement pour les activités touristiques et commerciales, tout spécialement dans une Région comme la nôtre qui a un important patrimoine à offrir au tourisme culturel.
Autour de ce secteur il y a souvent des querelles car les experts développent des débats continuels.
"Le c?ur et la raison" est le titre d’une jolie exposition qui vient d’être réalisée à la Maison de Mosse; je reprends ce titre pour dire qu’aussi dans le secteur des biens culturels les jugements et les évaluations sont portés tantôt avec le c?ur, comme vient de le faire Mme Charles, tantôt avec la raison comme elle l’a aussi fait, mais parfois avec une raison qui doit être un peu froide et aussi un peu comptable.
Avec cet acte nous proposons à cette Assemblée non pas seulement d’approuver un acte d’adresse, mais aussi de s’exprimer sur la nécessité de garantir la sauvegarde et la mise en valeur de certains biens.
Evidemment on ne peut pas le faire dans l'immédiat sur tous les biens, on s’en rend compte, car cela demanderait des ressources supplémentaires d’un côté, mais aussi davantage de ressources humaines. Et quant aux ressources humaines je ne veux pas rentrer dans les questions que Mme Charles a soulevées quant à certaines aptitudes censurables si vraies, mais qui ne rentrent pas en ce moment dans l’objet de ce débat.
Je voudrais rappeler qu’au-delà de ce plan qui est présenté, pour ce qui est des ressources humaines au cours des dernières deux années ont été achevés les travaux pour compléter les structures du château de Sarre, de Ussel, de la soupente de la Cathédrale; le Prieuré de Saint-Ours dans un an et demi a été commencé et terminé; les façades de la Cathédrale ont été teintes complètement et ainsi la façade de la Maison Farinet pour en retenir que quelques-unes.
Je voudrais citer entre toutes les interventions celles concernant le château de Sarre, où une importante partie du réaménagement a été réalisée directement par le personnel de la Surintendance aux biens culturels, ceux qui ont eu l’occasion de le visiter ont pu s’en rendre compte et comme je l'ai dit souvent nous devons être fier d’avoir des collaborateurs qui sont à même de faire des travaux de si haute qualité.
C’est ce même personnel qui surveille les nombreux chantiers sur le territoire, je me limite à en citer que quelques-uns: la maison Gérard Dayné qui vient d’être rappelée par Mme Charles à Cogne, le fort de Bard qui est surveillé par nos collaborateurs quoique soit une société qui s’occupe de la récupération et de la restauration.
Ce sont des interventions qui sont suivies directement par nos techniciens qui fournissent la collaboration technique et scientifique sur des interventions qui sont faites par des sujets extérieurs.
Cela pour dire qu’il y a parfois des contraintes et des retards dans les réponses, mais évidemment l’engagement est important et le travail est long.
En conclusion je prends acte encore une fois qu’on veut garder des marges de liberté en ce qui sera le vote pour cette initiative, des marges de liberté que je comprends très bien qui permettront donc de se mettre de côté quant aux choix qui ont été faits.
Je sais bien que la "excusatio non petita" est et elle a été celle de dire: on est d’accord de sauvegarder, de protéger, de mettre en valeur, mais on contexte la méthode, le contenu, les objectifs.
Ces déclarations, on le comprend bien dans la politique, elles cachent derrière elles la volonté de non choisir sur des choses qui sont proposées par d’autres, cette volonté de ne pas être pour, mais d’être contre encore une fois, en laissant aux collègues de la majorité, la responsabilité de faire avancer les choses.
Et encore une fois j'appelle donc les collègues de la majorité à partager cette responsabilité car encore une fois les choix entre le faire et le non faire retombent sur nos épaules et, puisque nous sommes pour faire avancer les choses et pour donner des réponses, je vous invite à voter à faveur de ce plan des travaux publics.
Si dà atto che, dalle ore 20,32, riassume la presidenza il Presidente Louvin.
PrésidentSi personne ne demande la parole, je soumets au vote le plan avec le document annexe, il s’agit du texte qui a été amendé par la Vème Commission:
Conseillers présents et votants: 28
Pour: 24
Contre: 4
Le Conseil approuve.
Sur l’examen de ce point nous achevons les travaux de cette séance. Les travaux reprendront demain matin à 9 heures 15.
La séance est levée.
La séance se termine à 20 heures 34.