Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 1984 del 9 maggio 2001 - Resoconto

OGGETTO N. 1984/XI Presenza in affluenti della Dora di sostanze chimiche utilizzate per lavorazioni nel Traforo del Monte Bianco. (Interrogazione)

Interrogazione Appreso che sostanze chimiche utilizzate nella lavorazione del calcestruzzo nei cantieri del traforo del Monte Bianco in Courmayeur, sono finite nei torrenti affluenti della Dora;

Osservato che si tratta dell’ennesimo episodio di inquinamento verificatosi negli ultimi mesi nell’alta Valle;

il sottoscritto Consigliere regionale

Interroga

l’Assessore competente per sapere:

1) quali sono i prodotti chimici utilizzati dalla ditta "Cossi S.p.A." per le lavorazioni nel traforo e perché sono finiti in Dora;

2) se vi sono stati pericoli per la salute pubblica;

3) su chi ricadranno gli oneri per la "ripulitura" dei corsi d’acqua interessati dall’inquinamento.

F.to: Curtaz

PrésidentLa parole à l’Assesseur à la santé, au bien-être et aux politiques sociales, Vicquéry.

Vicquéry (UV)Premesso che dai rapporti informativi trasmessi dalla stazione forestale di Pré-Saint-Didier in data 9 febbraio 2001, protocollo n. 170, e in data 13 marzo 2001, protocollo n. 303, non si evincono informazioni in merito alla denominazione dell'impresa che ha provocato l’inquinamento rilevato nella Dora di Veny, si fa presente, così come comunicato dalla Direzione del Corpo forestale, che, anche a seguito del sopralluogo effettuato dal Magistrato, Dott.ssa Meroni, in data 25 gennaio 2001, è stata effettuata una segnalazione ufficiale in Procura della Repubblica su quanto rilevato nel controllo effettuato.

Ciò premesso, per rispondere alla prima domanda posta dal Consigliere Curtaz, do lettura delle informazioni trasmesse all’Assessorato in data 7 maggio 2001 dal Corpo forestale stazione di Pré-Saint-Didier che dice: "Facendo seguito a quanto comunicato precedentemente?" i rapporti informativi già citati "? si precisa quanto segue. Per quanto riguarda il primo quesito, si comunica che sono state impiegate dalle società che lavorano alla ricostruzione del tunnel, oltre al comune calcestruzzo, altre 15 sostanze fra polveri e liquidi per la maggior parte di provenienza Mapei S.p.A.. Circa l’80 percento della massa delle malte impiegate, in totale circa 1.500 tonnellate, è costituita dal mapegrout-bm bicomponente, cioè polvere più liquido e dal mapegrout-T60 monocomponente."

Le formule di queste malte speciali sono coperte da segreto industriale, pertanto non è possibile fornire dati precisi sulla loro composizione chimica, ad eccezione di quanto riportato sulle schede del prodotto e sulle schede di sicurezza che vengono allegate.

La parte liquida del mapegrout-bm, impiegata in proporzione di un quinto rispetto alla parte polverulenta, è costituita da resine sintetiche polimeriche, mentre la parte solida è costituita da cemento, calcari ed argille ed altri inerti e da fibre sintetiche da 9 a 15 micron. Queste ultime sono composte da poliacrinonitrili, sostante stabili non pericolose, a differenza del relativo monomero, classificato tossico nocivo ai sensi della tabella 1.1 della delibera del Comitato interministeriale del 27 luglio 1984 e del quale non sono state trovate tracce nei depositi dell’alveo.

La malta T60, oltre ad essere composta dallo stesso tipo di fibre, è integrata da altre varie sostanze, per le quali si evidenziano solamente gli inibitori di corrosione organici composti dallo 0,2 percento di benzoato di sodio.

La frazione semisolida delle malte bm e T60, defluita nel canale sotterraneo della galleria, e quindi depositatasi nell’alveo del rio della Brenva, circa 300 metri lineari, e in minor misura nella Dora di Veny, è stata valutata dagli scriventi da un minimo di 5 a un massimo di 20 tonnellate.

Per quanto riguarda i motivi della fuoriuscita di tali sostanze nelle acque del rio della Brenva, è evidente che, durante l’operazione di confezionamento delle malte e delle gettate sulla volta, e direttamente nel sottostante canale delle acque di galleria, in uno o più punti non esattamente individuabili a posteriori, data anche la dimensione del cantiere, gli accorgimenti tecnici adottati dall'impresa costruttrice sono risultati inidonei ad impedire che parte delle sostanze confluissero nelle acque sotterranee che a loro volta sfociano nel rio anzidetto.

Rispetto alla seconda domanda scrive il Brigadiere Zardo:

"? Non è possibile rispondere con certezza a tale quesito anche perché non è competenza del Corpo forestale fornire direttamente valutazioni in materia di igiene e sanità. Non è neppure possibile esprimersi in merito al grado di inquinamento effettivo subito dalle acque durante i momenti di maggiore afflusso delle sostanze inquinanti perché l’unico prelievo istantaneo di acque eseguito, a causa delle difficoltà ambientali, non ha mostrato valori superiori alla tabella 3 dell’allegato 5 del decreto legislativo n. 152/1999.

Si tengano comunque presenti le seguenti considerazioni:

- le sostanze fibrose che si sono depositate nel letto del corso d’acqua, come già chiarito, hanno un comportamento sostanzialmente inerte;

- le acque del rio della Brenva non sono utilizzate per l’alimentazione umana né per scopo irriguo;

- l’esercizio della pesca nel tratto sottostante di Dora fino alla confluenza con la Dora di Veny è tuttora sospeso per motivi precauzionali in seguito all’ordinanza del Sindaco di Courmayeur emanata subito dopo l’incendio del tunnel verificatosi in data 24 marzo 1999.

Si rammenta che, ai sensi dell’articolo 14, comma 17, del decreto legislativo n. 22/1997, l’onere del ripristino dei luoghi è posto in capo al responsabile anche a livello accidentale dell’inquinamento?".

Per quanto ci riguarda, rispetto alla domanda se vi sono pericoli per la salute pubblica, allo stato dell’arte, sentita anche l’ARPA, si può dire che, per quanto concerne il possibile pericolo per la salute pubblica, il principale effetto dello sversamento di liquami provenienti dalle lavorazioni di ricostruzione della volta del Tunnel del Monte Bianco ha comunque provocato la formazione, in tempi relativamente contenuti, di alghe.

Ho le documentazioni fotografiche. L’effetto è generalmente derivante dalla presenza di nutrienti di carattere organico che, pur apportando una modificazione dello stato dell’alveo, di fatto non possono essere considerati pericolosi per la salute delle persone.

L’ARPA ha effettuato dei controlli sulle acque in data 29 gennaio 2001 e successivamente ed ha accertato "? che non si notano valori fuori limite della legge regionale n. 59, tabella H?", dunque siamo nei limiti di tale legge.

Riguardo al terzo punto, confermo quanto già affermato dal Corpo forestale: è evidente che gli oneri della ripulitura e del ripristino ambientale, ai sensi del decreto legislativo n. 22/1997 e successive integrazioni e modificazioni dell’articolo 58 del decreto legislativo n. 12/1999, spettano al soggetto che lo ha provocato.

Ribadisco che è in corso un'indagine della polizia giudiziaria.

PrésidentLa parole au Conseiller Curtaz.

Curtaz (PVA-cU) Prendo atto delle risposte che sono state date dall’Assessore e mi limiterò ad alcune brevi considerazioni al riguardo.

Intanto dal rapporto del Corpo forestale apprendiamo che si è trattato di un'immissione negli affluenti della Dora Baltea da 5 a 20 tonnellate di materiale inerte, in sostanza di malta da cantiere e mi sembra un quantitativo piuttosto importante.

Un’altra cosa che a me sembra, al di là del caso specifico, preoccupante è il fatto che si dica che non si riesce a risalire alla composizione chimica del prodotto perché siamo in presenza di segreto industriale. Questa mi sembra una cosa paradossale, perché il cittadino non può sapere qual è il prodotto inquinante.

L’Assessore poi per certi versi ha rassicurato, nel senso che le analisi fatte dagli organi competenti dell’USL avrebbero accertato che l’inquinamento delle acque non ha superato i limiti consentiti dalla legge. Io rilevo soltanto che queste verifiche non sono così convincenti perché dipende dal giorno in cui vengono fatte; normalmente non sono state fatte nell'immediatezza dell’evento, quindi riesce difficile capire se i limiti sono stati superati o meno.

Ma al di là di queste brevi considerazioni, che non fugano tutte le mie perplessità, a me sembra che sia necessario su questo terreno incrementare l’attività di vigilanza e di prevenzione perché può essere un caso, ma assistiamo da alcuni mesi a fenomeni analoghi che avvengono soprattutto nell’alta Valle.

Sarà perché ci sono i cantieri del Tunnel del Monte Bianco, sarà perché l’alta Valle è ancora sfornita di depuratore, però lo scorso Consiglio abbiamo discusso di una mia iniziativa analoga relativa all’inquinamento da gasolio, oggi discutiamo di questo inquinamento da fuoriuscita di calcestruzzo edilizio dai cantieri del Monte Bianco, pertanto a me sembra che sia una situazione generalmente preoccupante che indica un certo lassismo, poca attenzione sia da parte di chi lavora, sia da parte di chi dovrebbe non solo punire a fatti avvenuti, ma prevenire questi eventi dannosi.