Oggetto del Consiglio n. 851 del 23 settembre 1999 - Resoconto
OGGETTO N. 851/XI Esame delle problematiche del settore sanitario.
PrésidentLa parole à l'Assesseur à la santé, au bien-être et aux politiques sociales, Vicquéry.
Vicquéry (UV)La Giunta regionale ha inteso chiedere l'iscrizione di questo punto all'ordine del giorno perché, a fronte di tutte le problematicità evidenziate in questa calda estate nel settore della sanità, intendeva e intende fare il punto della situazione per cercare da un lato di evidenziare e di delineare chiaramente quali sono le problematiche alla base delle difficoltà del settore e dall'altro, facendo il punto della situazione, cercare d'indicare i rimedi e avere delle indicazioni da parte del Consiglio regionale sulle azioni da perseguire nel prossimo futuro.
È ben noto infatti che al 31 dicembre di quest'anno scade la validità del piano socio-sanitario regionale e in questa fase, che è stata più volte definita una fase di transizione, si reputa opportuno che quest'Assemblea dia delle indicazioni precise alla Giunta regionale su quali sono le politiche socio-sanitarie da perseguire perché dal punto di vista strettamente formale il decreto "Bindi" di riforma prevede che i consigli regionali adeguino i piani socio-sanitari regionali al piano sanitario nazionale entro 9 mesi dall'adozione del piano stesso.
E allora questo momento diventa molto importante dal punto di vista propedeutico perché è di tutta evidenza che una pianificazione seria può essere fatta a condizioni certe sia di risorse finanziarie, sia di risorse umane perché ripeto che l'intenzione del Governo regionale è quella di presentare un piano sanitario nuovo, pragmatico, realistico e calabile nella realtà territoriale piuttosto che un piano sanitario che faccia dei voli pindarici, che poi non possa essere applicato nel corso della sua validità per i motivi che sono intrinseci al settore sanitario.
Allora, per non ripetere cose già dette nella giornata di ieri e di oggi, che costituiscono di fatto le problematicità più evidenti, mi limiterò a fare una relazione illustrativa che poi sarà condensata in due risoluzioni: una che tocca i problemi dei rapporti Regione-Stato e l'altra che tocca i problemi della Valle d'Aosta con gli impegni che la Valle d'Aosta intende assumersi.
Rispetto al primo punto, il decreto legislativo 19 giugno 1999 n. 229, riforma "Bindi", ha radicalmente innovato la disciplina di rapporto del lavoro del personale del servizio sanitario, nel senso che ha previsto la privatizzazione con immediatezza del rapporto di lavoro, in luogo della precedente previsione che voleva ricondurre gradualmente la regolamentazione dei diversi istituti al diritto comune.
Tra le numerose regole due acquistano particolare rilievo e si presentano quindi come novità assoluta: la prima è che la dirigenza sanitaria è in un ruolo unico e su un unico livello suddiviso in profili professionali; l'altra è l'esclusività del rapporto di lavoro per tutti i dipendenti. Privatizzare il rapporto di lavoro vuol dire superare un sistema poco contrattualizzato e regolamentare un rapporto di lavoro esclusivo significa modificare profondamente la normativa preesistente.
Al contratto di lavoro dei medici e veterinari, in sede di discussione a livello di ARS, spetterà disegnare anche il quadro generale nel quale ciascuna azienda sanitaria attingerà per stabilire le regole da applicare per consentire lo svolgimento delle diverse tipologie di libera professione intramuraria prevista dal decreto legislativo n. 229. Nel contempo il contratto dovrà trovare le risorse finanziarie sufficienti per finanziare le riforme e specificatamente l'esclusività del rapporto di lavoro incentivando l'opzione in favore del sistema sanitario pubblico.
Preliminarmente all'individuazione di detto quadro generale va definitivamente chiarito il regime fiscale a cui sottoporre l'attività intramuraria, oggetto di una circolare del Ministero della sanità che l'assimila a tutt'oggi al rapporto di lavoro dipendente.
Questo tema del finanziamento del rapporto esclusivo è un tema fondamentale per il futuro della sanità perché, come sapete, chi non opta per il rapporto esclusivo avrà contrattualmente un abbattimento sul salario e non potrà più avere progressioni di carriera ed è per questo motivo che le organizzazioni sindacali mediche chiedono al Governo che vengano stanziati ben 900 miliardi per poter adeguatamente coprire lo sforzo, fra virgolette, della scelta del rapporto esclusivo.
L'altro tema è quello del regime fiscale dell'attività intramoenia, è un tema molto delicato che, se non risolto, rischia di vanificare quest'indicazione di dare la possibilità ai medici di fare l'attività intramoenia anche all'interno dell'Ospedale. Si tratta in poche parole di decidere se è assoggettabile a partita IVA o meno. È chiaro che se è assimilata al rapporto di lavoro dipendente l'attività libero-professionale intramoenia, contestatissima dalle organizzazioni sindacali mediche, rischia come dicevo di essere vanificata, se assimilabile al rapporto di lavoro autonomo è assoggettata a IVA e può essere espletata in modo diverso.
A fronte di ben 80 mila medici disoccupati, questo è un dato non ufficiale, ma più o meno accettato da tutte le parti, si registra paradossalmente una carenza soprattutto nelle strutture ospedaliere di medici specialisti, anestesisti, radiologi, ortopedici, medici legali, medici del lavoro, eccetera che compromette seriamente lo svolgimento regolare dell'attività con ripercussioni negative sull'assistenza da erogare ai cittadini.
Di fronte a tale carenza, la programmazione nazionale degli specializzandi da ammettere nelle diverse scuole non è in grado di coprire il fabbisogno del servizio sanitario nel breve e nel medio periodo; nel lungo periodo sicuramente sì perché la programmazione sta avvenendo da alcuni anni, ma è insufficiente perché i tempi medi di una specializzazione sono 5 anni, quindi nel breve e nel medio periodo questa copertura non ci sarà, ma ci sarà nel lungo periodo.
La situazione attuale è talmente grave che richiede interventi urgenti e almeno transitori; urge a tale uopo sbloccare l'iter del progetto di legge cosiddetto "omnibus", giacente da ben due anni in Parlamento, che regolamenta la posizione dei medici incaricati provvisori e il passaggio di area o di disciplina del personale del servizio sociale nazionale che disciplina i servizi di guardia medica e di emergenza territoriale.
È un disegno di legge questo cosiddetto di "sanatoria generalizzata" che si dava per votato già più di un anno fa e che più lobbies hanno bloccato in Parlamento, quando parlo di lobbies, parlo di lobbies mediche, gli specialisti stanno bloccando la possibilità ai non specialisti di rimanere nel servizio sanitario, ma questo peggiora ulteriormente la situazione. Solo noi in Valle d'Aosta ne avremo una decina in questa situazione.
Si ipotizza quindi, al fine di non sguarnire gli organici, l'immissione specialmente nelle realtà regionali prive di università, come la Valle d'Aosta, degli specializzandi nell'attività delle strutture in cui svolgeranno la formazione pratica con responsabilità diretta sugli interventi anche se in alcuni casi con un monitoraggio continuo da parte degli operatori cosiddetti "strutturati". Tale ipotesi è in linea tra l'altro con raccomandazioni dell'Unione Europea ed è largamente praticata in altri Paesi europei come la Germania e l'Inghilterra.
Le realtà come la Valle d'Aosta, priva di sede universitaria, sono ulteriormente penalizzate dal fatto che dove c'è la sede universitaria, comunque la frequenza degli specializzandi nei reparti è visibile, i medici specializzandi partecipano - pur non essendo retribuiti - all'attività di reparto e coprono una grossa fetta di attività lavorativa. Nelle nostre realtà questo non avviene, se non per sporadici casi, in virtù di alcune concessioni date dai presidi di facoltà.
Contestualmente si registra una forte carenza nei servizi di personale infermieristico, tecnico e di riabilitazione con ciò vanificando di fatto i principi del piano sanitario nazionale che si basa sulla prevenzione, sulla cura e sulla riabilitazione, ma se mancano queste figure professionali non se ne può fare nulla.
Poi si tocca anche il tema delle competenze statutarie della Valle d'Aosta; come sapete l'articolo 3, lettera l) attribuisce alla Regione competenze in materia d'igiene, sanità ed assistenza ospedaliera e profilattica, competenza integrativa o concorrente, ma più integrativa che concorrente. Non entro nel merito dell'interpretazione sull'articolo 3, ma la realtà dei fatti è questa.
Si prende atto che, in virtù della legge finanziaria n. 724/94, quella del famoso pacchetto della dogana per intenderci, la Regione autonoma si autofinanzia il sistema sanitario regionale dovendo però sottostare nel contempo a normative vincolanti dello Stato e ciò in aperto contrasto con i principi alla base del federalismo per cui si chiede in questa prima bozza di documento una piena attuazione della propria autonomia costituzionalmente riconosciuta, si impegna la Giunta regionale e si invitano i Parlamentari ad intervenire presso il Governo per ottenere un chiaro rafforzamento delle competenze della Regione in materia sanitaria mediante lo strumento dell'articolo 48 bis dello Statuto ossia quello della Commissione paritetica.
Questo è un punto forte che stiamo chiedendo, mai dalla Regione è stata avanzata un'ipotesi di richiedere competenze primarie non mediante la modifica dello Statuto, ma mediante la metodologia della Commissione paritetica, metodologia già attuata con modi diversi però dalle Province di Trento e Bolzano.
È un'istanza forte quella che avanziamo perché non possiamo continuamente come Regione sentirci dire che abbiamo delle evidenti difficoltà gestionali e d'altro canto applicare pedissequamente normative dello Stato rigide e vincolanti. Gli esempi sono numerosissimi, il contratto dei medici veterinari è un esempio dove, secondo la normativa dello Stato, non è possibile ipotizzare che il medico veterinario non esplichi l'attività libero-professionale se non in una USL di non appartenenza; nella nostra realtà coincidendo l'USL con il territorio della Valle d'Aosta questa norma è inapplicabile e da tre anni non riusciamo a sbloccare questa situazione e vaghiamo con interpretazioni.
I medici di base devono sottostare a una graduatoria unica nazionale che fa sì che l'elenco dei medici presenti in Valle d'Aosta sia di circa 400 persone all'anno e, ogni qualvolta si deve sostituire un medico di medicina generale, dobbiamo applicare tutta la graduatoria nazionale con tempi lunghissimi perché generalmente i primi in graduatoria sono medici dai 40 ai 55 anni che sono in graduatoria perché ritengono utile esserlo, ma che non hanno nessuna disponibilità a venire a lavorare in Valle d'Aosta. Così dicasi per l'ex guardia medica e per quelli che vengono definiti i medici di assistenza territoriale che, provenendo dalle regioni del sud, non conoscono la realtà regionale, non accettano di fare i turni previsti da un contratto rigidissimo che prevede la possibilità di fare solo 48 ore al mese non prorogabili.
Potrei citare una marea di esempi d'intoppi burocratici che non ci permettono di gestire in modo snello questa sanità, allora il richiedere un rafforzamento delle competenze della Regione in materia di sanità significa autogestire con legge regionale questa normativa. Sarebbe un passo avanti enorme per la snellezza e per la funzionalità del servizio sanitario. Sicuramente questo è un punto di partenza, dovremo lavorare tutti perché potrà essere una chiave di svolta nella gestione della sanità in Valle d'Aosta.
Si chiede, in virtù di quanto è stato detto prima, al Governo di approvare d'intesa con le regioni una norma urgente per disciplinare una fase transitoria che consenta ai medici neolaureati disoccupati di accedere al servizio sanitario mediante l'applicazione di misure straordinarie per superare l'attuale fase di emergenza, metodo Germania, Inghilterra e quant'altro, di fatto ritornare alla situazione di 6 anni fa, prima della riforma del 502 e 517, che dava la possibilità ai medici specializzandi di lavorare.
Si chiede con questo documento di aprire una fase transitoria - fermo restando i principi sacrosanti per cui in sede ospedaliera devono lavorare gli specialisti, difatti lo si dice - per far sì che tra gli 80 mila medici neolaureati e pseudodisoccupati o sottoccupati se ne possa pescare qualcuno che provvisoriamente copra i buchi che stanno aprendosi sempre più nel sistema.
Si chiede di ridefinire i rapporti fra regioni e Ministero dell'università e della sanità per l'accesso alle specializzazioni postlaurea nonché ai corsi di diploma universitario per personale infermieristico, tecnico e di riabilitazione, tre grossi settori dove ci sono delle carenze.
Questo per far sì che, se è vero che la programmazione regionale fa sì che vengano definiti di anno in anno i posti disponibili, anche le università, che sono il nocciolo duro di tutta questa normativa, si adeguino alle esigenze delle regioni e non il contrario come avviene oggi. Basti pensare che a Torino il 14 settembre è stato fatto un avviso per fisioterapisti, i posti disponibili erano 30 e le domande 650, per cui c'è la domanda di partecipazione, non c'è purtroppo la disponibilità dei corsi.
Si chiede poi che il contratto di lavoro dei medici e dei veterinari traduca le indicazioni del decreto "Bindi" con regole semplici, chiare e trasparenti definendo da un lato la questione della partita IVA per l'attività libero-professionale, sottoponendo la stessa al regime del reddito da lavoro autonomo, dall'altro finanziando adeguatamente l'esclusività del rapporto di lavoro. Questo è un punto chiave perché se non si risolve l'aspetto contrattuale, dobbiamo aspettarci una stagione di scioperi, già alcuni attuati, (10 mila e più hanno scioperato in tutta Italia dieci giorni fa), altri in fase di programmazione, perché l'aspetto della retribuzione è un aspetto molto delicato.
Se pensate che un medico di secondo livello, un primario o anche un ex aiuto con una ventina di anni di anzianità non arriva a 5 milioni netti al mese, vi rendete conto che obiettivamente, se la volontà del legislatore è quella che si instauri un rapporto di lavoro esclusivo e che non vengano svolte altre attività fuori dall'Ospedale, questi sono stipendi bassi, molto bassi rispetto alle medie europee dove questo sistema è applicato, ma con salari molto ben differenziati. Il contratto quindi va finanziato e deve esserci un impegno forte del Governo che sta invece in questo momento tentando di ribaltare sulle finanze regionali i maggiori oneri contrattuali, i quali hanno già comportato nello scorso rinnovo contrattuale aumenti abnormi per le casse, superiori al 10-12 percento e le regioni in questo momento hanno detto fermamente no ad un'ipotesi di questo genere, hanno dato la disponibilità finanziaria e quota parte del rinnovo contrattuale, ma chiedono nel contempo un forte impegno da parte del Governo.
Si chiede poi di approvare definitivamente il disegno di legge cosiddetto "omnibus" che sana tutta la situazione e che permetterebbe già nel piccolo di definire alcuni aspetti. Questa è la parte relativa al rapporto Regione-Stato che vi sottoponiamo.
Rimane poi un altro punto che è quello della situazione della sanità in Valle d'Aosta, dove si individuano i 4 punti critici fondamentali che sono stati oggetto già in questi giorni di dibattito: la carenza di medici specialisti, la fuga dei suddetti medici richiesti da numerose aziende sanitarie locali, attratti dalle regioni di origine e comunque da realtà ospedaliere che permettono sviluppi di carriera impensabili in Valle d'Aosta per le sue dimensioni; la carenza del personale infermieristico che impedisce di migliorare la qualità del servizio ospedaliero e territoriale nonché la carenza di personale tecnico e di riabilitazione che vanifica la programmazione regionale tesa al potenziamento dei servizi di riabilitazione; il nodo della precarietà dell'istituto del commissariamento che impedisce di affrontare le problematiche dell'azienda USL con una logica di programmazione a medio e lungo termine. Per cui l'ipotesi che si avanza è che il Consiglio regionale impegni la Giunta regionale, presi per buoni questi punti critici, di adottare delle misure per superare i punti stessi: da un lato che vengano reperite le risorse umane e finanziarie per potenziare gli organici dell'USL e per attrarre forze lavoro in Valle d'Aosta.
Questo significa ovviamente continuare a bandire i concorsi come sono stati fatti, cercare di - e lo si dice dopo - instaurare dei rapporti di collaborazione con le università affinché vengano riservati i posti per tecnici della radiologia, per tecnici della riabilitazione nonché per le altre figure professionali che mancano nel servizio sanitario regionale applicando la legge regionale sulle borse di studio; si chiede che vengano reperite ulteriori risorse per investimenti al fine di potenziare e sostituire le strutture e attrezzature carenti e obsolete, questo in parte riferendomi a quello che diceva la collega Squarzino; si chiede di dare disposizione all'USL affinché trovi soluzioni alla ridotta attività dei servizi prioritariamente con le attuali risorse presenti nel servizio sanitario e questo significa mettere in atto, laddove possibile, una logica di mobilità fra settori seguendo quanto è stato detto per il personale infermieristico e in subordine a questo ci si convenzioni con strutture private, accreditate, per ridurre le liste di attesa delle operazioni chirurgiche e delle visite ambulatoriali, ma uno dei punti critici è comunque quello della riduzione delle liste di attesa.
Cioè si dà mandato alla Giunta che a sua volta attivi l'USL per promuovere convenzioni con strutture private, d'altro canto questa è già un'indicazione chiara del bilancio regionale del 1999, dove abbiamo appunto 900 milioni a disposizione per mettere in atto queste politiche.
Si chiede che si dia disposizione all'USL perché venga resa possibile l'effettuazione dell'attività libero-professionale intramoenia e perché in subordine si convenzioni anche in questo caso con strutture private accreditate.
La riforma "Bindi" dà la possibilità di rivolgersi alle USL perché trovino gli spazi e gli ambulatori perché i medici svolgano l'attività all'interno delle sedi ospedaliere, ma consente anche alle USL di utilizzare a questo scopo strutture accreditate; si considera quindi che il medico svolga attività libero-professionale sia che lavori nell'Ospedale, sia che lavori nel suo ambulatorio privato, sia che lavori presso strutture accreditate e questo nell'ambito del rapporto esclusivo e a certe condizioni. Quest'ultima versione del decreto "Bindi" è stata oggetto di mediazioni perché nella prima versione veniva considerata esclusivamente nell'ambito delle mure ospedaliere, mentre nell'ultima versione approvata dal Parlamento ci sono queste tre possibilità e questo è fondamentale poterlo sbloccare per le motivazioni già dette.
Si chiede alla Giunta l'impegno di presentare con urgenza un disegno di legge che riguarda la riorganizzazione del servizio sanitario regionale in modo da dare un assetto stabile alla gestione dell'USL mediante la nomina del direttore generale; si chiede di aprire un confronto fra Amministrazione regionale e parti sociali per addivenire alla stipulazione di un patto sociale che definisca con chiarezza le priorità d'intervento e che persegua obiettivi di più alti livelli di qualità dei servizi sanitari pur in una logica di razionalizzazione delle spese.
È assolutamente indispensabile che si addivenga alla stipula di questo patto sociale tra le istituzioni intese in senso lato: regioni, comuni, enti locali, USL e le parti sociali, dove anche qui non si considerano solo le organizzazioni sindacali, ma anche le organizzazioni di categoria in generale perché deve essere chiaro che cosa può fare il sistema sanitario, deve essere indicato chiaramente quali sono le priorità d'intervento perché se continuiamo così non ci capiremo mai.
Se ogni parte sociale diversa continua a ritenere prioritario l'intervento della guardia medica del Poliambulatorio di Donnas piuttosto che del Centro traumatologico di Courmayeur, piuttosto che dell'ampliamento del servizio di Oncologia dell'Ospedale, eccetera, noi, anziché risolvere i problemi, ne creiamo uno in più di volta in volta, pertanto è assolutamente necessario che si definisca.
Lo si definisce, si discute, ci si confronta, alla fine si stabilisce fra tutti gli interventi possibili gli interventi da fare per l'anno in corso, lo decidiamo di fare previa attenta analisi delle risorse finanziarie come si deve lavorare in un'azienda. L'USL sta diventando un'azienda e dobbiamo ragionare come azienda.
È inutile, inopportuno ed addirittura dannoso pensare d'ipotizzare l'ampliamento dei servizi quando ci mancano i due elementi fondamentali: la carenza di risorse umane e soprattutto la carenza di risorse finanziarie e, se è vero che la seconda è risolvibile perché possiamo dimostrare, come è stato fatto ultimamente da un comunicato apparso sui maggiori quotidiani, che la Valle d'Aosta sotto questo punto di vista ha le carte in regola perché per quanto concerne la quota capitaria siamo i quarti in Italia per cui finanziamo adeguatamente il servizio sanitario, è assolutamente indispensabile definire con chiarezza questo proprio per chiarezza di rapporti fra istituzioni.
È evidente che o si ragiona in termini di corresponsabilizzazione, in termini di logiche di programmazione, d'insieme fra istituzioni, in prima battuta fra regioni ed enti locali, così come prevede il disegno di legge di riorganizzazione, che prevede la predisposizione dei cosiddetti "PAL" (programmazione attuativa locale), che devono venire dal basso come proposte, devono poi essere recepiti dall'alto, Regione e USL, oppure se non si ragiona in questi termini, ci troveremo sempre più in rapporto di conflittualità fra istituzioni e fra le istituzioni e il cittadino.
Allora va detto chiaramente al cittadino quali sono le nostre priorità d'intervento e quali non sono, fin dove possiamo agire, fin dove possiamo dare delle risposte concrete e da dove non possiamo più darle, perché non possiamo continuare a prendere in giro il cittadino nel momento in cui gli si chiede di aspettare 8 mesi per fare una visita: è una presa in giro.
Al cittadino possiamo dire che noi siamo in grado di garantire le visite nell'arco dei sessanta giorni, dal sessantunesimo giorno possiamo scegliere altre strade, ma questo patto sociale dovrà dirlo. Altre strade possono essere quelle di mantenere la logica del rimborso indiretto oppure di convenzionarsi con strutture o quant'altro agendo anche nella logica della razionalizzazione della spesa e questo è un grossissimo capitolo.
A livello ministeriale è stata istituita una commissione mista che ha individuato 20 punti principali d'individuazione delle spese e sta incominciando a lavorare per dire quali sono i settori su cui si può spendere di meno e si può stoppare con indicatori chiari e precisi il rapporto fra domanda e offerta dei servizi. Se vedeste questa bozza, vi rendereste conto che, a fronte dell'indicazione del settore di possibile risparmio, nella colonna a destra si dice che l'istituzione deputata ad intervenire è nove volte su dieci il Governo perché le regioni hanno una possibilità applicativa nulla o quasi. Allora lavorare per ridurre la domanda, perché stamani abbiamo parlato dell'enormità della domanda di prestazioni da un lato, ma dall'altro in una logica di livello di qualità di servizi che aumenta, per dare delle risposte in termini di efficienza e di efficacia.
In ultimo si chiede che la Giunta si impegni per avviare un processo di deospedalizzazione con il decentramento dei servizi sul territorio con particolare riferimento alle RSA. Questi in estrema sintesi, perché non voglio ripetere concetti espressi più volte e anche per economicità del dibattito, i punti che riteniamo principali. Siamo disponibili ad accogliere suggestioni e proposte; io vi invito a ragionare in termini d'istituzione e non in termini di maggioranza e di opposizione perché nessuno qui ha la soluzione, nessuno può dirsi dalla parte della ragione o dalla parte del torto. Stiamo cercando di fare una diagnosi dei mali della sanità, ma allo stesso tempo stiamo cercando tutti insieme di proporre dei rimedi.
È una prima fase, è una fase importante di costruzione e per questo vi invito a riflettere su queste proposte e ad avanzarne altre con l'unica raccomandazione a proporre cose calabili nella nostra realtà, a proporre rimedi che siano fattibili non da domani mattina, ma da dopo domani mattina, altrimenti non faremmo un servizio utile per la Valle d'Aosta, ma aumenteremmo caos al caos.
PrésidentLe débat est ouvert.
La parole à la Conseillère Squarzino Secondina.
Squarzino (PVA-cU)Devo dire che sono stata abbastanza sorpresa della relazione fatta dall'Assessore; per metà della relazione non capivo bene quale fosse l'oggetto del nostro dibattito, sono andata a rileggermi il punto all'ordine del giorno: "Esame delle problematiche del settore sanitario" e pensavo che fosse il settore sanitario nazionale sentendo la prima parte del discorso dell'Assessore, poi dalla seconda parte ho capito che si parlava anche di quello locale. Prendo atto del taglio dato.
In secondo luogo devo dire che ho apprezzato molto sia il Presidente del Consiglio sia il Presidente della Giunta quando, nel portare al Consiglio regionale un punto importante in discussione, si sono preoccupati di fornire una serie di dati in modo che fossero a tutti disponibili alcuni elementi da prendere in considerazione. Qui devo prendere atto che manca il materiale di documentazione. È vero che ieri l'Assessore ci ha forniti gli ultimi due studi sulla situazione degli infermieri, però rispetto al discorso così ampio che l'Assessore ha fatto, ho difficoltà a trovare una relazione fra quanto ha detto e il materiale che ieri ci ha dato.
Detto questo, ho ancora da sottolineare un aspetto che mi ha sorpreso per certi versi, mentre per altri mi sembra abbastanza abituale, cioè l'atteggiamento tipico per cui se qui le cose non vanno bene, la colpa è di Roma. È come se l'Assessore Pastoret, nel momento in cui sottolinea, come ha fatto in un recente convegno a Saint-Vincent, alcuni problemi della scuola, ad esempio, il fatto che ci sono molti abbandoni, avesse detto che la colpa di questo va ricercato a Roma, che è responsabile della riforma scolastica, del nuovo esame di Stato?
(interruzione dell'Assessore Vicquéry, fuori microfono)
? ma è chiaro, non lo ha detto, giustamente perché l'atteggiamento di chi attribuisce sempre la responsabilità di mali che sono qui a decisioni prese altrove, è tipico di chi non vuole accettare le proprie responsabilità e non vuole esercitare l'autonomia che continuamente rivendico.
Il fatto di essere partiti con una relazione sulla riforma "Bindi", mettendo in luce tutti i problemi che questa comporta, è come dire che i guai che oggi abbiamo nel settore sanitario dipendono da questa riforma e che, se la riforma non ci fosse stata, la sanità in Valle d'Aosta sarebbe andata bene e funzionerebbe benissimo. Per l'Assessore, pertanto, la responsabilità dei guai che qui abbiamo è da attribuire alla riforma "Bindi": il nostro disagio dipende da Roma.
Non accetto questa lettura e voglio fare riferimento ad un'affermazione fatta stamani dall'Assessore che, parlando del sistema sanità che in Valle d'Aosta sta scoppiando, ha usato il termine giusto di "sistema"; ora un sistema non è qualcosa dove basta che un elemento non funzioni per cui tutto quanto non realizzi le sue finalità. Il sistema è proprio una complessità di più elementi che sono collegati l'uno con l'altro e se il sistema è sano e ben regolato, anche se capitano alcuni incidenti, vengono assorbiti dall'intero sistema; se invece il sistema è fragile, è facile che entri in fibrillazione a fronte di difficoltà impreviste.
L'Assessore stesso dice che, quando si va ad analizzare la situazione critica della Valle d'Aosta, bisogna individuare quali sono i punti critici e ne ha indicati 4 facendo una premessa che, secondo me, è intellettualmente corretta: analizza la situazione valdostana dicendo che non funziona, che ha dei punti critici ed ha individuato in questi quattro settori le cause del non funzionamento del sistema valdostano della sanità.
Io considero validi questi punti critici, ma credo che occorra andare oltre per individuare le cause vere che sono alla base del disagio e delle difficoltà che sono emerse quest'estate nel settore sanitario e che sono alla base degli stessi "punti critici". Un'ipotesi che potrebbe essere formulata nasce dalla seguente domanda: chi è il responsabile di questa sanità? Chi in questi anni si è occupato della sanità, chi è stato assessore in tutti questi anni, chi è stato direttore dell'USL, chi è stato responsabile per 11 anni della direzione sanitaria, chi? Vediamo che è sempre la stessa persona – l'attuale Assessore Vicquéry - che occupa posti di grande responsabilità nella sanità in Valle d'Aosta per cui dobbiamo proprio convenire che nel bene e nel male, ripeto e sottolineo: nel bene, però c'è anche del male, quindi nel bene e nel male, c'è qualcuno che è responsabile "in primis", più di tutti gli altri. Questa è l'ipotesi che faccio; valuteremo poi le conseguenze di quest'ipotesi. Se non individuiamo le vere cause, anche i rimedi che l'Assessore ha cercato d'indicare, con grande volontà e con grande solerzia, non riusciranno a cambiare la situazione.
Il mio intervento parte dal presupposto che quello che oggi sta capitando ha radici molto più lontane dei fatti contingenti che l'Assessore ha stasera analizzato e, a riprova della mia affermazione, parto da un documento ufficiale: il piano socio-sanitario che quest'Assemblea ha votato nel 1997. Questo piano socio-sanitario aveva indicato due caratteristiche di questo sistema complesso che è la sanità in Valle d'Aosta. Innanzitutto l'inevitabile presenza di una sola USL su tutto il territorio crea oggettivamente il rischio di duplicazioni e sovrapposizioni di ruoli e di compiti fra USL e Regione, col rischio limite - poi vedremo se questo rischio si è realizzato - che USL e Regione, cioè il livello tecnico e il livello politico confondano i loro ruoli.
Ma esiste un'altra condizione ancora precedente: "possiamo esprimere", si legge in questo piano, "una soddisfazione sulle potenzialità di strutture e servizi presenti in tutto il territorio a cui non corrisponde sempre" - e questo è l'elemento che viene sottolineato – "un adeguato quadro istituzionale, gestionale e organizzativo". Ci sono pertanto le strutture che sarebbero pronte a funzionare, ma manca un quadro adeguato dal punto di vista istituzionale, gestionale e organizzativo. Nel piano si spiega anche qual è il limite che si riscontra in questo quadro istituzionale, quale ne è la caratteristica più saliente: "Ciò che è accaduto è che negli anni, all'emergere di ogni nuovo problema giudicato rilevante, veniva creato un nuovo programma, una task force ad hoc, stratificando in questo modo una moltitudine d'interventi che hanno finito per indebolire le attribuzioni stabili di responsabilità e generare complessivamente un quadro d'incertezza e di scarsa chiarezza di compiti. In una siffatta situazione è necessario rafforzare la struttura stabile di responsabilità cercando di non perdere il potenziale contributivo positivo apportato dalla struttura per programmi".
Qui emerge un limite tipico della sanità in Valle d'Aosta - non della sanità in Italia - e cioè si opera sempre inseguendo l'emergenza: ogni volta che c'è un problema, c'è un intervento nuovo che viene fatto; ogni intervento si stratifica sui precedenti senza che ci sia un collegamento fra il nuovo e l'esistente. In questo modo vengono indebolite le attribuzioni stabili di responsabilità, cioè quello che è il quotidiano, quella che è la base di ogni struttura, questa che viene indebolita, a questa non si fa attenzione.
A me sembra, Assessore, che rispetto a quest'atteggiamento, che era stato sottolineato nel 1997, facendo riferimento a una tradizione che c'era già nel passato e che continua tuttora, tutta la seconda parte del suo intervento rispecchi ancora totalmente questo limite, nel senso che ancora una volta vengono individuati quattro singoli problemi, fra cui mancanza di infermieri, mancanza di medici specialistici, precarietà della situazione del commissario. Ancora una volta si ritorna a ripercorrere le stesse strade: si guarda e si rincorre solo l'emergenza. Se fossero state strade che il Consiglio regionale aveva riconosciuto come valide e positive, potevamo essere d'accordo ma il Consiglio regionale – e lui stesso, Assessore, nel momento in cui ha votato il piano - ha riconosciuto che questo è un limite, un limite al quale non si è trovata una risposta soddisfacente, perché la strada che si percorre è sempre la stessa: è una strada che porta solo, come si dice nel piano, a moltiplicare gli interventi, ad intervenire a macchia di leopardo, ma senza che vengano affrontati i nodi fondamentali della sanità in Valle d'Aosta e vengo ad indicare quelli che sono a mio avviso.
Lei ha detto: "? presi per buoni questi punti critici?", a mio avviso, per i motivi che ho detto prima, questi sono punti critici temporanei, quasi casuali, ma non strutturali, allora qual è uno dei punti critici che non è stato affrontato su cui lei ha sorvolato tranquillamente? È proprio questo rapporto fra l'azienda e l'assessorato, fra il settore politico e il settore tecnico. Qui il Consiglio aveva fatto diverse leggi, aveva definito sia nella legge sull'USL, la legge regionale n. 24/94, sia nello stesso piano socio-sanitario, i compiti diversi: l'uno di programmazione, di competenza dell'organo politico: "l'organo politico deve provvedere a programmare, indirizzare, controllare ed assegnare ed erogare le risorse finanziarie", quindi due cose: deve dare risorse e deve svolgere un ruolo di programmazione, indirizzo e controllo. L'altro compito di gestione, affidato all'USL.
Questi due ruoli si sono confusi continuamente in questi anni e ancora nella vicenda di quest'estate abbiamo visto questi ruoli confondersi continuamente, faccio un esempio, proprio il più macroscopico, quello su cui abbiamo parlato più a lungo in questo Consiglio, la vicenda Bragonzi.
L'Assessore ha cercato di spiegare la fine della gestione Bragonzi, dicendo che si era trovato di fronte alle dimissioni del Direttore generale Bragonzi, che non poteva non accettare. Ma tutti sappiamo bene - e chi è stato in Vª Commissione ha sentito quello che ha detto Bragonzi in quella sede - che la causa reale è un'altra: il Dott. Bragonzi cercava, con tutti i limiti (io non lo difendo acriticamente, perché lui, come qualunque persona, può sbagliare nelle sue azioni) dicevo, di difendere l'autonomia dell'azienda, l'autonomia dell'azienda che non è un pallino di qualcuno, ma che è affermata proprio dalla legge regionale a cui accennavo prima: "L'USL è dotata di personalità giuridica pubblica, di autonomia organizzativa, amministrativa, patrimoniale, contabile, gestionale, tecnica".
Ora tutta quest'autonomia ha cercato di esercitarsi ma, nel momento in cui esercitandosi andava a cozzare contro quello che il politico - ma qui intendo il singolo personaggio politico, non il progetto politico complessivo -, aveva in mente, le cose non sono più andate bene. Anche perché il confronto non può avvenire in rapporto ad una programmazione, ma al volere e alle scelte discrezionali dell'Assessore.
Fra l'altro la difficoltà proprio in questa Valle a definire i ruoli fra il politico e il tecnico non è casuale; in parte, in buona parte, dipende proprio dal modo in cui è stato impostato il piano socio-sanitario.
Mi rallegra sentire stasera l'Assessore che usa rispetto al futuro piano socio-sanitario, le stesse parole con cui io cercavo di spiegare il senso del piano nel '97, che si riferisce alle stesse cose che io chiedevo con forza: l'indicazione delle priorità, mi si diceva allora che non aveva senso indicare le priorità dei vari interventi perché il piano socio-sanitario è nel suo complesso che vale. Lo ricordo soprattutto per i colleghi che allora non sedevano ancora in quest'aula, il piano socio-sanitario nella sua prima stesura era accompagnato da uno specchietto con l'indicazione di tutti i capitoli di spesa relativi ai diversi obiettivi e progetti che il piano elencava.
L'Assessore aveva detto - e mi sembrava un'ottima cosa - "appositamente abbiamo messo quanto costa ogni servizio, perché così possiamo fare una scelta di priorità vedendo quanto costa e rapportando tale costo alle nostre risorse". Quest'ipotesi è saltata del tutto: l'Assessore non l'ha più voluta portare avanti, per cui noi abbiamo un piano triennale, 1997-1999, che è ricchissimo di progetti e di servizi, che è, questo sì, il libro dei sogni, anche se l'Assessore aveva detto allora che non era un libro dei sogni, ma era una cosa realistica.
Lei, Assessore, stasera ha usato per descrivere il futuro piano regionale, le stesse parole con cui io indicavo il piano, che Lei, Assessore, ha votato: ha detto che deve essere un piano che presenta delle priorità perché le risorse sono limitate, perché si sa che non possiamo fare tutto, perché bisogna andare a contrattare anche le varie parti sociali per scegliere e fissare le priorità. Questa era la cosa che andava fatta nel momento in cui il piano è stato steso.
Il fatto che nel piano del 1997 si fosse scelto come programmazione di predisporre elenchi di interventi senza definire le priorità, ha consentito nella fase di attuazione del piano di non capire più in cosa consisteva la programmazione perché se questa, la programmazione, era un elenco indiscriminato di progetti, cosa si andava a realizzare? Di volta in volta del piano si realizzava quello che in quel momento, su pressione o di un settore professionale preciso nella sanità o di una forza politica presente in maggioranza o perché l'Assessore aveva delle pressioni in altro senso o per altri motivi che non conosco, aveva più forza per imporsi. In questa non chiarezza di programmazione come è possibile che vengano fatte delle scelte razionali? Per forza che si sono fatte delle scelte che, come dice la relazione introduttiva al piano, rispondono a singole esigenze, ma non rispondono a un disegno razionale e le conseguenze sono quelle che sono; non possiamo pensare che un sistema complesso della sanità, come lei lo descrive e come è in realtà, riesca a crescere in modo organico e funzionale nelle varie parti quando si interviene senza un disegno preciso in una parte o nell'altra del sistema. La non chiarezza di programmazione non ha consentito finora il funzionamento di questo sistema.
C'è un terzo elemento strutturale - ma ce ne sarebbero tanti altri, io mi limito a tre - che è la debolezza della dirigenza attuale, fra l'altro una dirigenza che si fonda sulla non osservanza di una legge regionale, lo abbiamo già detto altre volte, ma ritengo utile ricordarlo. Non può il politico, di fronte ad una situazione in cui non riesce a comandare ad una struttura che deve essere autonoma, mandare via chi è responsabile della struttura e decidere lui, in barba alla legge, di mettere chi vuole e poi lamentarsi che le cose non vanno bene. Questo non è un modo rispettoso dell'azienda, perché non si danno all'azienda le risorse professionali necessarie per essere efficace. Quando dico che a questa dirigenza si è arrivati in barba a quello che dice l'articolo 9 della legge n. 24/94, ricordo che tale articolo dice che, "in caso di vacanza di ufficio, le funzioni del direttore generale sono assorbite dal direttore più anziano di età e che, ove l'assenza o l'impedimento si protragga oltre sei mesi, si procede alla sostituzione".
Sono passati oltre sei mesi dal momento in cui è avvenuta questa nomina, ma nulla è stato fatto per superare questa situazione illegittima.
Che la struttura dirigenziale attuale sia debole, lo dimostra lo stesso fatto che si è dotata di un esperto, il Dott. Falcitelli che fra l'altro non sappiamo che fine ha fatto, c'è ancora?? Allora, la direzione attuale aveva delle difficoltà e prende una persona esperta, ma se i risultati sono quelli che abbiamo visto quest'estate, mi chiedo quali sono i frutti di questa consulenza e dei soldi che vengono spesi in questo senso.
Dicevo c'è debolezza dal punto di vista tecnico, dal punto di vista gestionale e professionale tanto che in ogni vertenza, lo abbiamo visto quest'estate, entra l'Assessore, e che ogni problema di tipo tecnico sia ribaltato sul tavolo dell'Assessore significa una sola cosa: che l'azienda ha una dirigenza che non funziona. Ma quella dirigenza non è andata lì così perché qualcuno ha tirato a sorte. C'è qualcuno, l'Assessore, che ha deciso di mettere quelle persone a dirigere l'azienda, quindi c'è una responsabilità a mio avviso molto chiara dell'Assessore rispetto al non funzionamento dell'attuale dirigenza dell'USL.
Se vogliamo veramente affrontare la situazione della sanità in Valle d'Aosta, dobbiamo affrontare i nodi che ho sollevato poi forse ve ne sono anche altri, io ne ho ricordato solo tre. Ma adesso vengo anche ai punti critici che lei, Assessore, ha indicato per dire che non condivido il tipo di risposta che lei intende dare. Faccio alcuni esempi.
Lei dice che c'è una carenza d'infermieri. Certo che c'è una carenza, ma la responsabilità di queste carenze risale non a quest'estate o all'anno scorso, ma agli anni addietro. Sembra che qui uno dica sempre le stesse cose: ricordo che nel 1995 c'è un concorso per 30 infermieri professionali, ci sono 92 candidati partecipanti, ne vengono respinti 68 alla prova di francese, non si riesce a coprire neanche quei 30 posti disponibili. Avremmo potuto assorbire allora delle infermiere professionali di ruolo, c'erano, erano qui, avevano chiesto di venire a lavorare. Nel 1996 la stessa cosa: concorso per 40 infermieri professionali, partecipano 129 candidati, 70 non superano la prova di francese. Nel 1998 c'è un concorso per 62 infermieri professionali, si presentano in 134, ne vengono respinti 63 nella prova di francese. A me sembra che ci fossero le possibilità per assumere altro personale e si è detto praticamente di no.
Le risposte che vengono date adesso, quelle che sono contenute nel dossier che ci è stato distribuito (fra l'altro un dossier molto chiaro nel suo titolo: emergenze infermieri e molto chiaro nel suo obiettivo: proporre soluzioni a breve termine: quindi sempre soluzioni tampone, atte ad arginare e sappiamo che si argina di fronte a una piena, cioè si interviene di fronte a un problema grave e urgente al quale si cerca di mettere un tampone). Dicevo, fra le risposte che vengono qui presentate alcune le abbiamo già analizzate ieri o in questo Consiglio in risposta ad interrogazioni e ad interpellanze, c'è anche la ricerca d'infermieri in paesi extracomunitari.
Sono ben contenta che si offra lavoro ad extracomunitari; mi chiedo però se è proprio questa la soluzione più adatta oppure se la soluzione non poteva essere quella che ricordavo prima: dei concorsi fatti in modo diverso o anche semplicemente il pagare tempestivamente le persone che lavorano. Lei sa bene, Assessore, che alcune infermiere che hanno un contratto a termine se ne sono andate via perché dovevano aspettare più di 2 mesi per avere il salario. Mi spieghi, Assessore, come una persona possa lavorare 60 giorni senza avere il salario.
Secondo problema che lei pone: mancanza di anestesisti. Anziché pagare, come abbiamo già detto altre volte, fior di quattrini questi anestesisti - ed è giusto pagarli perché devono tamponare una situazione - lei stesso ha ammesso che, avendo noi due sedi ospedaliere ciascuna dotata di sale operatorie, è chiaro che anche quest'organizzazione ospedaliera richiede un numero maggiore di anestesisti.
Ancora, una delle ipotesi mi sembra fosse quella di dirottare una parte degli anestesisti che lavorano al 118 per il lavoro nelle sale operatorie è stata stroncata nel nascere: fra l'altro sarebbe interessante verificare se il 118 è adeguato a questa realtà regionale o non è un po' sovradimensionato come i dirigenti dell'USL hanno sempre detto nelle varie audizioni nella Vª Commissione.
Terzo problema: i medici se ne vanno via, cosa fare per tenerli? Per alcuni medici abbiamo visto che si aprono le porte perché se ne vadano e, se per caso vogliono tornare, si chiudono bene per impedire che tornino; parlo ad esempio del dott. Pierini: ma, a parte questi casi specifici, vanno garantite delle condizioni di lavoro all'altezza della loro professionalità e qui, Assessore, non può rispondere solo offrendo due soldi in più perché c'è un problema di luogo di lavoro, di spazi di lavoro.
Come fanno i nostri medici a considerare appetibile stare qui a meno che non amino molto la montagna, la famiglia, se qui hanno difficoltà di spazi di lavoro? Stamani lei, parlando della professione intramoenia, diceva che noi abbiamo il problema di reperire i locali, quindi non solo non abbiamo locali per studi medici, locali per i pazienti normali, ma figuriamoci se possiamo trovare anche locali per l'attività intramoenia. Questo è un problema e i medici lo sanno, non vedono prospettive rispetto a questo, quindi che tipo di lavoro lei offre a queste persone?
Quando parlavo di programmazione non era un riferimento casuale perché se il primario non sa quando le cose dette nel piano saranno realizzate, ma sa che queste cose del piano saranno realizzate o prima o dopo a seconda di come gira il vento politico, mi dica come fa ad avere certezza che la sua professionalità è valorizzata. Qui una delle soluzioni era quella del nuovo ospedale, lei l'ha scartata.
Fra l'altro sbaglio a dire "lei": lei e questa Giunta, lei e questa maggioranza l'avete scartata e vorrei che fosse chiaro, Assessore, che quello che sto dicendo a lei, non è rivolto a lei come Signor Roberto Vicquéry, ma a lei come Assessore della sanità che fa parte di questa Giunta, di questa maggioranza per cui quello che dico a lei, lo dico a tutte le forze di maggioranza e alla Giunta perché siete insieme responsabili di questo settore.
PrésidentLa parole au Conseiller Piccolo.
Piccolo (FA)Non nascondo l'amarezza e la delusione di parlare a quest'ora in un'Assemblea così stanca anche chi vi parla non lo è di meno e soprattutto su un argomento così importante che avrebbe richiesto una maggiore vivacità almeno in chi vi parla, comunque?
Premetto che desidero prendere la parola dopo la Squarzino su un argomento così importante come quello della sanità per portare il mio modesto contributo al dibattito in modo critico, ma costruttivo senza arrière-pensées, senza accuse precise, senza demagogia, non rientrando infatti nella mia forma "mentis" questo modo di pensare e di operare.
Vorrei iniziare quest'intervento riprendendo in parte quanto da me dichiarato in occasione dell'approvazione del piano socio-sanitario della Regione nella precedente legislatura: lo strumento con il quale viene programmata l'intera attività socio-sanitaria assistenziale in Valle d'Aosta.
Inizierei facendo una riflessione ad alta voce, riflessione fatta già in occasione della discussione del piano socio-sanitario regionale. Lo faccio ponendomi una domanda e usando un linguaggio un po' da addetto ai lavori - permettetemi la presunzione - in quanto sono stato per oltre 25 anni dipendente dell'USL e, considerato che parliamo di sanità, mi sono posto un interrogativo: la sanità in Valle d'Aosta è malata?
Esistono secondo me ancora alcuni settori della sanità che sono malati ma, una volta individuati i malati dal buon medico curante e dopo averli sottoposti ad una serie di esami clinici e ad un'attenta diagnosi, possiamo tranquillamente curarli e guarirli.
Occorre pertanto avere in particolare una precisa volontà politica poiché esistono tutte le possibilità ed anche i mezzi finanziari necessari, se ben mirati, per poter dire senza tema di smentita che questa nostra piccola Regione, che introita direttamente i contributi sanitari versati dal cittadino valdostano, e qui sottolineo: con il principio del federalismo ha la possibilità di poter bene figurare in campo sanitario rispetto ad altre regioni grazie anche al suo limitato numero di cittadini e quindi fornire loro un'efficiente ed efficace servizio sanitario socio-assistenziale.
La ritenevo un'importante premessa questa per poter esplicitare all'esterno di quest'aula e ai cittadini che l'Amministrazione regionale intende elevare la qualità della vita di tutti i Valdostani. Questo è dunque l'impegno che noi amministratori regionali dobbiamo assumerci fin da subito al di là dell'appartenenza ad una forza politica e al di là dei ruoli istituzionali. Questi secondo me devono essere i propositi che si devono prefiggere gli enti preposti: l'Amministrazione regionale, nella fattispecie l'Assessore competente, l'ASL e gli operatori del settore.
Vorrei ricordare ai nuovi eletti di questa legislatura che il già citato piano socio-assistenziale regionale è arrivato al dibattito consiliare della precedente legislatura con molte integrazioni e modifiche rispetto al primo progetto varato dalla Giunta di allora e la prova è che vi è stato un confronto serio, non affrettato, che ha coinvolto i gruppi consiliari nelle commissioni competenti, gli operatori e le associazioni del settore e dove ognuno ha potuto muovere i rilievi che riteneva necessari e molti rilievi hanno trovato accoglienza, altri meno.
Il Consiglio di oggi deve quindi trarre le conclusioni di quanto fino ad oggi si è fatto nel rispetto del piano delineando il futuro prossimo e meno prossimo della sanità in Valle e in considerazione del fatto che il piano socio-sanitario regionale scade fra pochi mesi e si dovrà tenere conto del nuovo decreto "Bindi", ma non è certamente un compito facile come chi mi ha preceduto ha sottolineato perché in tutti i campi della vita sociale è in atto un continuo cambiamento delle scelte e soprattutto delle procedure. La sanità da questo processo non è risparmiata e non è solo la continua evoluzione tecnica e scientifica a rendere difficili le previsioni, ma anche le sempre meno rosee prospettive sul piano finanziario, ma credo che la salute venga prima di ogni cosa.
Di fronte a questo scenario credo sia stato saggio oggi accantonare ogni decisione di nuove localizzazioni e di nuovi ampliamenti e non solo per tattica politica, ma proprio per rendere le decisioni serie ed attendibili in un quadro di riferimento più chiaro per poter meglio intervenire con finanziamenti mirati razionalizzando così le risorse finanziarie e utilizzandole per i settori ancora critici.
Un settore quindi importante della vita sociale quello della salute pubblica, alla quale tutti noi perché oltretutto direttamente interessati, e in particolare noi amministratori regionali, dobbiamo cercare di dare le giuste risposte in tempi stretti in quanto la salute di ognuno di noi non può aspettare.
Come gruppo politico abbiamo sentito il dovere in questi ultimi mesi, anche a causa delle molte critiche e lamentele mosse, di confrontarci con una serie di persone impegnate nei vari settori del campo socio-sanitario e assistenziale e dalle quali abbiamo recepito con interesse osservazioni e indicazioni che cercherò qui di seguito di evidenziare.
Un ruolo importante dovranno evidentemente avere anche gli enti locali ai quali necessariamente dovrà rivolgersi il direttore del macrodistretto in quanto gli amministratori dei comuni sono coloro che conoscono più da vicino le esigenze e i desiderata dei cittadini.
Va qui evidenziata un'attenta valutazione delle competenze da attribuire agli enti locali da parte dell'Amministrazione regionale, in particolare per quei servizi socio-assistenziali che già da anni gli enti locali hanno diligentemente svolto con interessanti iniziative, soprattutto quelle rivolte agli anziani.
Riprendo quindi subito il problema degli anziani in quanto le microcomunità non sono purtroppo in grado ancora oggi di soddisfare i particolari casi di persone anziane che necessitano di continua assistenza sanitaria, persone quindi non autosufficienti e non assistibili a domicilio, infatti le microcomunità non sono state istituite per le persone anziane non autosufficienti e che necessitano di assistenza sanitaria continua e allora le strutture previste per questi casi quali sono? Sono le RSA, le residenze sanitarie assistenziali, poche per la verità individuate in Valle d'Aosta, e oltretutto quelle individuate le trovo personalmente non troppo rispondenti, oltre che in termini di collocazione geografica, agli effettivi requisiti previsti dalla legge in materia di RSA e cioè che le stesse devono essere adiacenti a strutture ospedaliere o poliambulatoriali e non mi risulta che tutte le RSA in Valle d'Aosta rispondano a questi requisiti. Per questi particolari casi di anziani occorre che nelle RSA ci sia l'indispensabile presenza assidua di personale medico e paramedico e sappiamo tutti, ed è anche argomento di questi giorni, che detto personale non è facile da reperire in loco.
A mio parere, sarebbe opportuno per le strutture sanitarie sopracitate, se fosse ancora possibile questo, che si rivedesse la loro destinazione e sicuramente prevedere d'individuarne altre da dislocare sul territorio regionale. Si verrebbe così incontro alla giusta razionalizzazione del personale medico e paramedico ricordando che di detto personale se ne parla tutti i giorni, ormai da troppo tempo, critiche che sentiamo e leggiamo quotidianamente tramite mezzi d'informazione pur tenendo conto del recente accordo sindacale raggiunto fra l'Assessore e le categorie interessate.
Questo tipo di scelta permetterebbe oltretutto di decongestionare l'Ospedale dall'occupazione di posti letto oltre che consentire alle persone anziane di essere più vicine al comune di provenienza e di residenza e soprattutto vicine ai propri cari.
Un'attenzione più incisiva e puntuale dovrà quindi, secondo me, essere prestata alla cooperazione sociale e al privato sociale, componente che sarà sempre più necessaria sia per ridurre la burocratizzazione dell'ente pubblico sia per sfruttare a vantaggio della collettività le grandi risorse del volontariato da cui questo settore è animato e in gran parte promosso, ma è necessario, per non vanificare tale attenzione, da una parte dare precise indicazioni e regole riguardo alle attività gestite e dall'altra decidere con rapidità i finanziamenti dovuti.
Il privato sociale fornisce infatti rilevanti servizi alla collettività a costi inferiori rispetto a quello che sopporterebbe l'ente pubblico per i medesimi servizi. È necessario che tale fatto venga riconosciuto non solo sul piano politico, ma anche da tutta la struttura burocratica regionale di cui il prevalere dei controlli sulle procedure di spesa anziché sul costo e sulla qualità dei servizi, elementi sui quali va portata tutta l'attenzione.
Nel campo dei servizi assistenziali va sostenuta maggiormente la famiglia allorché si prenda cura direttamente dei casi che per l'ente pubblico rappresentano rilevanti problemi sociali prevedendo quindi gli aiuti finanziari familiari rispettando così quanto previsto dalla legge specifica sulla famiglia approvata dal Consiglio nella precedente legislatura e rivederla in alcune parti, se del caso.
Ho parlato finora di alcune esigenze improcrastinabili ma, affinché tutto quanto detto possa avvenire nel migliore dei modi, occorre innanzitutto provvedere affinché l'azienda USL sia sempre più autonoma nella sua attività gestionale e quindi garantire alla stessa gli strumenti necessari per la libertà di azione permettendone una più snella, sburocratizzata e tempestiva azione d'interventi se vogliamo che si possa definire l'ASL un'azienda al passo con i tempi, in particolare un'azienda che deve gestire la sanità pubblica con esigenze che non si possono dilazionare nel tempo e qui va fatta la doverosa precisazione: al potere politico la gestione politica, all'ASL il potere gestionale e tecnico.
È ovvio che qui si inserisce d'obbligo in tempi stretti la nomina del direttore generale USL al quale viene demandata responsabilmente l'intera gestione aziendale, per permettere all'ASL la libertà di azione si dovrà inoltre provvedere alla formazione professionale di tutti gli operatori dell'USL, siano essi medici, paramedici che amministrativi al fine di garantire servizi migliori e più rispondenti alle esigenze dei nostri cittadini.
Concludo quindi che, per quanto riguarda il problema sanità nel suo complesso, pur con alcune carenze che ho sopra evidenziato e rilevando che in alcuni settori esistono ancora lati oscuri, per quanto fatto finora oggi nel rispetto del piano socio-sanitario, esprimo un giudizio appena sufficiente, appena sufficiente proprio perché mancano i presupposti di una maggiore e incisiva azione dislocata sul territorio e quindi auspico ulteriori approfondimenti con l'Assessore competente non solo in quanto componente di questo Consiglio regionale, ma in quanto appartenente alla maggioranza invitandolo già da subito a sollecitare l'ASL ad espletare con più celerità il proprio compito sia per le cose ancora rimaste in sospeso, sia per altre che invece si intendono integrare alla luce delle nuove esigenze emerse.
Ribadisco quindi la scelta del mio movimento e quella personale che rimane sempre immutata: l'indispensabile oggi, il meglio per il domani.
PrésidentLa parole au Conseiller Beneforti.
Beneforti (PVA-cU)Dopo aver sentito la relazione dell'Assessore, sarei tentato questa sera anch'io di togliermi qualche sassolino dalla scarpa e l'occasione è propizia, ma vista l'ora cerco di graziarvi, però alcune cose devo dirle. Voglio dire, per quanto riguarda la parte della riforma sanitaria che sta andando avanti a livello nazionale, che è stata classificata come la riforma "Bindi", che la Bindi ha portato avanti la riforma per la delega che ha avuto dal Parlamento. Il Parlamento ha delegato il Governo, il ministro era lei per cui ha portato avanti la riforma sanitaria.
È chiaro che ogni riforma favorisce e scontenta e oggi, nonostante che questa riforma abbia avuto il consenso del Consiglio dei ministri all'unanimità, abbia avuto il consenso della Conferenza Stato-regioni, abbia avuto il consenso degli assessori alla sanità, questa riforma passa come quella che vuole "uccidere" la sanità nel nostro Paese.
È chiaro che ci sono medici e associazioni mediche l'hanno approvata; l'ANAAO e altre organizzazioni sindacali mediche hanno dato il loro consenso. Dopo aver minacciato scioperi si sono incontrati con il ministro e hanno trovato la quadra, quindi c'era il consenso generale; tuttavia rimangono delle frange di medici e di operatori della sanità che sono scontenti. Una di queste categorie sono i primari e lo sappiamo, ma è giusto che un medico che vince un concorso, non debba mai aggiornarsi e rimanere a vita a fare il primario? Se si aggiorna, se sta al passo con i tempi, rimane primario. Anche noi ,dei primari che non sono aggiornati, cosa ne facciamo nel nostro Ospedale? Queste sono le cose a cui bisogna guardare in questa riforma sanitaria; ogni cinque anni sarà riconfermato, se è preparato.
Dobbiamo stare attenti a questa riforma che tutti criticano: ha ragione l'Assessore quando dice che ci sono le lobbies dei medici anche in Parlamento. Il Parlamento per la gran parte è fatto di avvocati e di medici, per questo che non va avanti né la riforma della giustizia né quella sanitaria perché ognuno la vuole secondo il proprio tornaconto. Questa riforma sanitaria cerca di tutelare la salute e dare un'assistenza sanitaria a tutti i cittadini nello stesso modo e non in proporzione al reddito. Ciò per evitare che si possano curare solo coloro che hanno i soldi, tant'è vero che per il futuro prevede anche l'abbassamento dei ticket.
Certamente anche in questa riforma contiene delle carenze - nessuna legge è perfetta, neppure quelle che facciamo noi, tutte le leggi sono perfettibili -, ma cerchiamo di darle quell'applicazione che deve essere data interpretando il pensiero del legislatore. Certo bisogna essere preparati per gestirla occorre avere una struttura capace di recepire il nuovo che viene avanti. Noi abbiamo una struttura capace di recepire il nuovo che viene avanti? Stando alla relazione dell'Assessore no, noi oggi non siamo in condizioni di recepire i contenuti della legge perché manca una struttura efficiente.
Fatta questa premessa sul discorso più generale, ricordo che siamo seduti in questo Consiglio da oltre un anno e che in questo periodo con interpellanze, mozioni ed interrogazioni abbiamo portato all'attenzione della Giunta e dell'Assessore i mali che erano presenti nella sanità e a cui bisognava andare incontro. Abbiamo sostenuto qui le inefficienze che l'USL ha di fronte ai problemi della salute e l'incapacità dell'USL fino ad oggi di affrontare e risolvere i problemi che abbiamo. Abbiamo illustrato qui, in varie occasioni, la decadenza e il degrado a cui sta andando incontro l'Ospedale regionale e le stesse strutture che ci sono sul territorio, ma mai queste osservazioni sono state prese in considerazione, addirittura a volte sono stato accusato di fare strumentalizzazione, di fare politica elettorale, di denigrare l'Assessore e le strutture della sanità, anziché riconoscere che l'attuale gestione, come oggi viene riconosciuto, non è in grado di garantire la funzionalità dei servizi, non è in grado di garantire la qualità e la rapidità delle prestazioni da erogare alla collettività valdostana. Oggi in Valle d'Aosta abbiamo in gioco la credibilità del servizio sanitario regionale, a questo punto siamo arrivati! Il nostro servizio sanitario non è in grado di competere in termini di qualità e professionalità nell'interesse della nostra Comunità.
Ricordo che si è cercato di far credere alla collettività, quando denunciavo tutte quelle cose che oggi vengono riconosciute, che era un problema personale fra me e Vicquéry. Io non ho mai fatto della sanità un problema personale, so benissimo le difficoltà che si incontrano a fare l'Assessore. Ho sempre denunciato qui i problemi reali che aveva la sanità in Valle d'Aosta, che aveva all'Ospedale, all'USL e sul territorio, non ho mai cercato di strumentalizzare la questione.
Avevamo proposto qui, con una mozione, di fare una conferenza sulla sanità in Valle d'Aosta perché volevamo confrontarci: istituzioni, autonomie locali, operatori della sanità; volevamo fare un esame congiunto della situazione che esiste nel servizio sanitario valdostano, ma questa proposta è stata rifiutata.
Voi pensavate che avessimo chiesto questa conferenza per un tornaconto politico? Ma è assurdo pensare che sulla sanità, sui malati, su coloro che hanno maggiore bisogno, si possano fare speculazioni politiche o partitiche. Il problema era proprio di arrivare a stabilire quali sono le lacune del nostro servizio sanitario e vedere insieme come affrontarle e risolverle, ma purtroppo, come dicevo, i nostri appelli non sono stati accolti. Non si è mai voluto ammettere che nella vita si può sbagliare; che si può sbagliare nella scelta di consulenti, dei rappresentanti e dei dirigenti in cui riporre la fiducia. Oggi si dice che bisogna nominare il direttore generale, d'accordo, ma per 4 mesi, da gennaio ad aprile, in questa sede - basta andare a rileggere i resoconti consiliari - abbiamo insistito sulle inefficienze dell'USL e che si doveva nominare una dirigenza all'altezza della situazione.
Quasi quasi mi prendo una denuncia per aver detto che all'interno dell'Ospedale c'erano le lobbies; c'erano e ci sono e sono quelle che hanno portato al degrado e alle inefficienze attuali. Se tu conosci l'Ospedale, te le fai dire perché lo sanno in molti. Io lo frequento e lo seguo, seguilo e ti accorgerai che qualcuno te lo dirà un giorno quali sono le lobbies.
Nella sostanza la Giunta si è sempre opposta a quanto abbiamo continuamente proposto, mentre sono stati rispettati coloro che hanno attentato ed attentano alla dignità e alla salute del cittadino valdostano. Quelli sono stati più rispettati più di noi, che venivamo qui a dire le cose che abbiamo sempre detto e le ha dette oggi anche l'Assessore.
Ad agosto, nel periodo feriale, molti nodi sono venuti al pettine per quanto riguarda i posti letto, la chiusura delle sale operatorie, il potenziamento e il ricambio delle attrezzature, i servizi sul territorio, la mancanza di personale medico ed infermieristico. Ho seguito quotidianamente gli organi d'informazione che riportavano le prese di posizione delle organizzazioni sindacali, l'iniziativa della CISL, dei medici e degli operatori sanitari che hanno evidenziato la crisi che attraversa la sanità valdostana. C'era stata la minaccia di uno sciopero che è stato revocato perché è stato raggiunto un accordo in extremis.
Questa è stata la dimostrazione della ribellione che esisteva, come esiste oggi fra gli operatori della sanità perché, quando un'organizzazione sindacale arriva a proclamare uno sciopero, vuol dire che coloro che devono partecipare allo sciopero hanno maturato la ribellione contro chi ha creato quella situazione all'interno.
Avevamo presentato per questo Consiglio una mozione perché, visto che la conferenza sulla sanità non era stata accettata, visto quanto era successo nel mese di agosto, che ha messo in evidenza la crisi della sanità valdostana, tant'è vero che ne ha tratto le conclusioni anche l'Assessore e la Giunta regionale, volevamo proporre la creazione di un gruppo consiliare che portasse avanti un'indagine per verificare la situazione della sanità in Valle d'Aosta ed indicasse i provvedimenti necessari. Ma non si è voluto tenere conto su chi ricade l'inefficienza che oggi c'è nella gestione della sanità: ci sono nostri ammalati che sono costretti ad emigrare fuori Valle data l'urgenza che hanno di curarsi o perché nella nostra regione le attrezzature sanitarie sono obsolete o non sono state sostituite in tempo utile o perché mancano del tutto, come mancano i servizi nonostante siano stati promessi e mai realizzati.
I mali della sanità riguardano i tre settori principali che sono la prevenzione, la cura e la riabilitazione.
Certo che molto deriva anche dalla carenza di personale, ma la carenza di personale non si risolve monetizzando il disagio che viene richiesto agli operatori per far fronte all'emergenza; monetizzando il disagio degli operatori che prestano più servizio non è che si risolve il problema. La dichiarazione d'intenti, pur apprezzabile, perché con essa si assumono almeno degli impegni precisi, non basta per superare le inefficienze e il degrado a cui va incontro la nostra assistenza sanitaria.
Voglio chiedere una cosa all'Assessore, ma anche alla Giunta e al suo Presidente: quando avete previsto in bilancio 270 miliardi per la sanità, quando avete sottoscritto il contratto di programma con l'USL come previsto dal piano socio-sanitario, cosa è stato programmato? Cosa avete previsto in quel programma se a distanza di pochi mesi è scoppiata l'emergenza del personale infermieristico, dei posti letto, delle sale operatorie, dei servizi, delle attrezzature per alcune unità operative?
Come noto nel piano socio-sanitario, nel contratto di programma sono indicate le risorse che la Regione trasferisce alla USL sia per la gestione che per gli investimenti; sono indicati gli obiettivi e i risultati attesi, allora con le dichiarazioni d'intenti e gli accordi sindacali si sconfessa il contratto di programma con l'USL?
In quel contratto ci dovevano essere tutte le indicazioni che si intendevano portare avanti, per cui non mi venite a dire che, nel momento in cui avete fatto quel contratto di programma con l'USL, non vi siete posti il problema di come raggiungere gli obiettivi, con quali mezzi raggiungerli, con quali risorse umane e finanziarie realizzarli.
È triste oggi constatare che con il contratto di programma non vi siete posti una più razionale utilizzazione del personale, l'eventuale flessibilità del personale; non vi siete posti il problema dei posti letto, il problema delle sale operatorie e dei servizi e neppure il problema del nuovo ospedale che risolverebbe molti dei problemi che oggi abbiamo sul tappeto. Avrebbe risolto anche il problema dell'unificazione dei tre presidi ospedalieri, soluzione che avrebbe comportato, fra l'altro, anche una più razionale utilizzazione del personale e dei servizi.
Quando mi si parla di carenza di personale infermieristico, ho visto la documentazione, si fanno gli accertamenti, è vero, ci sono malattie e ci sono assenze inevitabili, ma siamo andati a vedere quanto personale infermieristico è imboscato all'interno dell'Ospedale? Abbiamo fatto quest'esame, Assessore? Dico imboscato nel senso che l'infermiera professionale forse è più utile nei reparti che sulla piastra; ci sono primari che visitano con l'infermiera, mentre non ce l'hanno nel loro ambulatorio fuori dell'Ospedale. Io credo che l'infermiera sarebbe molto più utile nei reparti che sulla piastra dell'Ospedale. Saranno poche, saranno tante, ci sono anche persone intoccabili e poi si deve proclamare uno sciopero per trovare tre infermiere da dare al Dr. Roveyaz perché non può più andare avanti al Geriatrico. Coloro che hanno fatto questi accertamenti, ho visto le firme, sono quelli che hanno determinato certe situazioni. Assessore, certi imboscamenti sono avvenuti perché le persone che hanno fatto quegli accertamenti sono quelle che hanno gestito l'Ospedale fino ad oggi! E cosa si vuole: che vengano a scoprire gli altarini loro?
Io apprezzo lo sforzo, però non si può coprire una situazione che sta scoppiando con le due risoluzioni proposte: una risoluzione per quanto riguarda la legge nazionale e una per risolvere i mali locali. Ma quello che sta scritto qui dentro per quanto riguarda il locale, non doveva essere previsto nel contratto di programma? È vero che il contratto di programma si può aggiornare, perché può mancare personale, possono mancare medici, ma non voglio entrare nel merito, c'è già entrata la collega Squarzino.
Ma ciò che non si può accettare è che si tenti di coprire il disagio che c'è nella politica sanitaria in Valle d'Aosta, cercando di accreditare nell'opinione pubblica che c'è una legge nazionale che ci castiga, mentre noi siamo bravi e dobbiamo fare un documento e vedere come si risolve il problema. I problemi che sono qui si dovevano affrontare quando si sono stanziati i 270 miliardi!
Io ammetto la buona volontà che ci avete messo, però vi dico che non è questa la strada da seguire. Noi vogliamo e chiediamo, e a questo scopo abbiamo presentato una mozione che discuteremo stasera o il prossimo Consiglio, per chiedere di fare un'indagine effettiva sullo stato della sanità in Valle d'Aosta. Ha detto lei, Assessore, di superare gli interessi di parte; siamo d'accordo, questa è l'occasione per dimostrarlo da parte vostra. Cerchiamo di fare un'indagine, non possiamo lasciarla fare a coloro che hanno creato il disagio, perché non sono più credibili! Il commissario non è più credibile e io glielo ho detto! Qui si deve risolvere, non là, dicendo che questo se ne deve andare.
Occorre nominare un direttore generale che dia certezza alla politica sanitaria in Valle, agli ammalati, agli assistiti, ma dia certezza anche alla Giunta regionale e all'Assessore. Il commissario può anche gestire perché ha pieni poteri, ma bisogna che abbia le capacità per farlo. Oggi è dimostrato che questa capacità di gestione non c'è, per cui perseverare in questa situazione è diabolico! Dobbiamo prendere dei provvedimenti immediati, perché nessuno va sul lastrico, va a fare un altro mestiere, va a fare quello che faceva prima all'interno dell'Ospedale.
Assessore, Presidente: qua dei provvedimenti bisogna prenderli. Voi dite che bisogna andare avanti nel discorso della nomina del direttore generale, io vi dico che bisogna farlo nel più breve tempo possibile per la certezza dei Valdostani, degli ammalati, della Giunta e anche dell'Assessore competente perché si trova in una situazione molto triste perché, nonostante i soldi che spendiamo per la sanità, 270 miliardi, non c'è altrettanta efficienza nel dare i servizi alla nostra gente.
Mi rifiuto di pensare che si arrivi all'ultimo momento a dover sostituire il sistema informatico del laboratorio che tutta l'estate saltava per aria, addirittura si mandano quelli che devono fare degli accertamenti a Torino o a Milano, il 118 corre solo per portare gente a Milano o a Torino o da altre parti. Vi sembra logico questo? Vi sembra di portare avanti una politica sanitaria degna della nostra Regione? Perché siamo in mano a persone che sanno fare altri mestieri, ma non questo.
Non aspettiamo troppo tempo, cerchiamo di risolvere i problemi che ci sono, le inefficienze derivano anche da queste situazioni. Teniamo presente che il pesce, come dicevano i latini, puzza sempre dalla testa e bisogna cercare di tagliare certe teste quando è necessario.
Si dà atto che, dalle ore 23,31 presiede il Vicepresidente La Torre e che, dalle ore 23,37, riassume la presidenza il Presidente Louvin.
PrésidentJ'invite les Chefs de groupe à approcher de la Présidence et les membres du Bureau.