Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 2056 del 24 luglio 1996 - Resoconto

SEDUTA POMERIDIANA DEL 24 LUGLIO 1996

OGGETTO N. 2056/X Ratifica della deliberazione n. 3131, in data 12 luglio 1996, adottata dalla Giunta regionale in via d'urgenza.

Oggetto n. 3131 in data 12 luglio 1996: Approvazione dello schema di convenzione relativo all'insediamento in immobile di proprietà regionale sito in Pont-Saint-Martin delle società Zincocelere S.r.l. e Nord Elettronica S.r.l. e conferimento di incarico di finanziamento a Finaosta S.p.A. (ai sensi dell'articolo 5 della legge regionale 28 giugno 1982, n. 16).

Presidente Nella seduta antimeridiana abbiamo avuto quattro iscrizioni d'urgenza, fra le quali c'era una ratifica di deliberazione adottata dalla Giunta, che era rimasta in sospeso perché avevamo chiuso i lavori con le ratifiche iscritte all'ordine del giorno e l'altra ulteriore presentata con l'ordine del giorno suppletivo. Pertanto partiremo dalla delibera n. 3131 in data 12 luglio 1996.

Ha chiesto la parola l'Assessore all'industria, commercio e artigianato, Mafrica.

Mafrica (GV-PDS-SV) Il 16 aprile di quest'anno avevamo avuto da parte del responsabile europeo della Conner la comunicazione dell'intenzione della società Sea Gate di chiudere l'attività entro fine giugno.

L'11 luglio abbiamo, in un incontro con i Capigruppo prima, e con le Organizzazioni sindacali poi, e in seguito con le maestranze della Conner, potuto annunciare una soluzione a questo grave problema occupazionale che aveva investito la nostra regione, la Bassa Valle in particolare.

Oggi il Consiglio è chiamato a ratificare uno schema di convenzione per l'insediamento nello stabilimento ex Conner dell'attività produttiva della società Zincocelere.

La società Zincocelere opera nel settore dei circuiti stampati dal 1960 ed ha più di 60 anni di storia; in precedenza lavorava per la produzione di lastre di zinco che servivano per la stampa dei giornali. Nel dicembre '95 la società è stata acquisita attraverso un'operazione di management buy out da parte di un gruppo di dirigenti della stessa società e di due banche internazionali, che hanno ritenuto valida l'azienda, valido il management e interessante il business costituito dall'attività di questa società.

La società opera nel settore dei circuiti stampati, producendo circuiti stampati da due strati fino a 22, quindi multistrati. Il fatturato della società è stato nel '94 di 103 miliardi, con 9 miliardi di utili, nel '95 di 147 con 16 miliardi di utili, nel '96 vi è stata una ulteriore crescita di circa il 25 percento per cui è atteso un fatturato di 180 miliardi, di cui 20 di utili.

Il 70 percento delle produzioni sono vendute sul mercato europeo al di fuori del mercato nazionale e si tratta di un mercato in particolare sviluppo. Nel '95 questo mercato ha le dimensioni di circa 3,6 miliardi di dollari ed è attesa per gli anni dal '96 al duemila una crescita media ulteriore del 35 percento, che porterà questo mercato intorno ai 5 miliardi di dollari.

La crescita è particolarmente forte nel settore della telefonia, dove si attende una crescita del 50 percento, nel settore dell'auto per le applicazioni nella iniezione elettronica, negli airbag e nell'ABS (crescita attesa del 9 percento annuo) e nel settore dell'information technology, dove è attesa sul mercato europeo una crescita del 20 percento annuo.

Il settore ha numerose aziende che operano, però solo 25 hanno un fatturato superiore ai 30 miliardi, la Zincocelere si situa con ordini di grandezza di fatturato confrontabile nelle prime 7 aziende e per posizione competitiva nelle prime 4.

La competitività dell'azienda è sia sul fronte dei prezzi, sia dal punto di vista della solidità finanziaria, sia dal punto di vista della qualità, vale a dire del numero dei pezzi per milione di pezzi non ritenuti validi, sia nella celerità dei servizi (anche per far rispetto al nome). Oltre alla crescita molto rapida del fatturato, oltre a queste caratteristiche riscontrate in analisi tecniche da parte di Finaosta, l'azienda denota un vantaggio competitivo nella sua capacità di progettazione di circuiti stampati specifici al servizio di richieste da parte delle imprese per i telefonini, per le automobili, per l'informatica.

Qual è stata la ragione per cui l'azienda ha presentato richiesta di localizzazione in Pont-Saint-Martin? Lo stabilimento ex Conner dispone di camere bianche di alta qualità, che possono risultare utili per la produzione di multistrati che nelle normali aziende che producono circuiti stampati non è possibile produrre, che solo con l'utilizzazione di camere bianche possono essere portati a termine.

Il piano 1996-2000 di sviluppo dell'azienda prevede utili crescenti negli anni da 6 miliardi a 34 miliardi prima del calcolo delle tasse. Simulazioni fatte da Finaosta su questo piano, anche in condizioni di tassi di sviluppo di crescita del mercato inferiori, danno comunque segnali positivi di utili che permangono, anche se in quantità più ridotte, da 6 miliardi nel '96 a 26 nel 2000. C'è quindi da parte di Finaosta, come è anche stato illustrato in modo diffuso in IV Commissione, un parere complessivamente positivo, tenuto conto dei punti di forza e dei rischi che sempre esistono sul mercato, sia sulla solidità finanziaria dell'azienda, sia sulle prospettive del mercato, sia sul piano di sviluppo aziendale dei prossimi cinque anni.

La nostra convenzione prevede che la società Zincocelere, attraverso una società controllata che si chiama Nordelettronica, che entro fine agosto di quest'anno trasferirà la sede locale, fiscale e legale in Valle d'Aosta, possa avviare le operazioni che iniziare le attività a partire dal 1° gennaio 1997. Successivamente, la società Nordelettronica, che opererà in Valle d'Aosta, entro il 31 dicembre 1998 si fonderà con la società madre Zincocelere e l'intero gruppo e tutto ciò che riguarda la parte fiscale per il suo personale trasferirà la sede legale e fiscale in Valle d'Aosta.

Quali sono le condizioni previste dalla convenzione? La convenzione prevede che lo stabilimento ex Conner sia affittato per dieci anni, a partire dal 1° gennaio 1997, ad un canone di 480 milioni complessivi per anno (il 3,5 percento del valore di mercato dell'immobile stimato dai nostri uffici), che riguarda il seminterrato e il piano terreno, mentre il primo piano verrà destinato alla Orel, che è attualmente dislocata sui tre piani in verticale e che occuperà quindi il primo piano rialzato che corrisponde a circa il 10 percento della superficie.

La convenzione prevede ancora che vengano effettuati lavori di adattamento degli impianti fissi alla nuova attività produttiva per 4,1 miliardi; su questo investimento che verrà fatto da parte dell'azienda verrà riconosciuto un contributo del 40 percento per un totale di 1,640 miliardi. I lavori riguardano gli impianti fissi per adeguarli alle particolarità della produzione e alle norme previste dal decreto n. 626 sulla sicurezza sui luoghi di lavoro. In particolare, sono previsti lavori per ciò che riguarda la depurazione, l'abbattimento di fumi e polveri, opere edili e ulteriori lavori di adeguamento degli impianti idrici, per un complesso di 4,1 miliardi.

La società potrà ancora usufruire di mutui per 22 miliardi per la collocazione nello stabilimento degli impianti di produzione, su un complesso di investimenti di 33 miliardi quindi verranno riconosciuti alla società mutui fino a 22 miliardi di lire, che saranno restituiti ad un tasso pari al 50 percento del tasso fissato dal Ministero dell'industria. Tasso che proprio nella giornata di ieri ha subito una riduzione dello 0,75 percento.

Sono poi previsti corsi di formazione professionale sull'arco dei 4 anni per un totale massimo di 6 miliardi di lire con una partecipazione pubblica massima dell'80 percento. É poi previsto che si estenda la legge n. 84, che riguarda la ricerca e lo sviluppo per le piccole e medie imprese, che consente di erogare alle piccole e medie imprese contributi per ricerca e sviluppo fino ad un massimo di 300 milioni all'anno per 5 anni.

Quali sono gli impegni della società? La società si impegna ad occupare 150 persone entro il 1997, 200 entro il 1998, 225 entro il 1999, 250 entro il 2000. Questi lavoratori saranno prioritariamente scelti fra i lavoratori in cassaintegrazione e in mobilità di Pont-Saint-Martin e dei comuni limitrofi con una percentuale del 20 percento, che potrà essere destinata a lavoratori non residenti che abbiano la specializzazione richiesta dall'azienda, che in particolare ha bisogno di personale che sa operare nelle camere bianche e quindi di personale che ha riferimento con l'attività della ex Conner.

La convenzione prevede rispetto a convenzioni precedenti alcune novità, soprattutto per ciò che riguarda impegni e possibilità di contenziosi. É prevista la possibilità di risoluzione della convenzione qualora l'azienda non rispetti l'impegno di pagare l'affitto, qualora l'azienda non proceda ad assicurare gli immobili, non inizi l'attività entro la data ultima consentita, non trasferisca la sede legale e fiscale della società controllante in Valle d'Aosta. É prevista anche una risoluzione del contratto, qualora si scenda sotto una percentuale del 70 percento nell'assunzione del personale; in caso di percentuale superiore al 70 percento ma non corrispondente ai numeri concordati nella convenzione, si tratterà di rivedere la convenzione.

Se non vengono rispettati gli impegni, è previsto il recupero sia del contributo del 40 percento che viene attribuito per i lavori da compiere, sia i contributi eventualmente concessi per la ricerca e per la formazione professionale.

Nella convenzione è anche presente un riferimento a possibilità di contenzioso con arbitrato presso il foro di Aosta che, una volta costituito il collegio, decida entro 90 giorni per consentire di risolvere in fretta le controversie senza attendere i tempi lunghi delle cause civili.

Complessivamente, si tratta di una convenzione che risolve in tempi rapidi, perché si prevede che già entro l'anno un certo numero di lavoratori possa essere occupato, un problema sociale che si era manifestato con l'improvvisa decisione della Sea Gate, che consente di utilizzare uno stabilimento con apparecchiature e impianti delicati che, se non utilizzati per tempo, potrebbero subire deterioramento, che consente anche di dimostrare come con tutte le difficoltà presenti e con tutti i problemi aperti comunque in questa regione ci sia ancora la possibilità di intervenire per risolvere problemi di occupazione e per contribuire al mantenimento di livelli industriali indispensabili in una società che voglia avere una economia distribuita ed equilibrata.

Presidente É aperta la discussione generale.

Ha chiesto la parola il Consigliere Tibaldi.

Tibaldi (Ind) Sollevo subito una questione di procedura. La convenzione che oggi siamo chiamati ad esaminare in Consiglio regionale ci è stata proposta - uso questo eufemismo - in tempi iperaccelerati in IV Commissione ieri ed oggi arriva in Consiglio, lasciando poco spazio e poco tempo ai consiglieri e della IV Commissione e dell'intero Consiglio regionale di affrontare con maggior cognizione di causa quella che è una vicenda che, stando alle parole dell'Assessore che ha concluso adesso il suo intervento, dovrebbe risolversi in tempi rapidi. La fretta non è sempre la soluzione ideale per trovare uno sbocco a quelli che sono i problemi nel settore economico e nel settore industriale, che in Valle d'Aosta e soprattutto in Bassa Valle sappiamo sta affrontando periodi di crisi particolare.

Purtroppo però con questa accelerazione procedurale e improvvisa si impedisce ai consiglieri di arrivare qui in aula supportando determinate argomentazioni a sufficienza, e si devono raccogliere e spesso si arriva a raccogliere informazioni a destra e a manca in maniera un po' rabberciata.

Tuttavia di cose da dire su questa vicenda e su questa convenzione che oggi ci viene proposta ce ne sono, e già ieri penso che con l'audizione che abbiamo avuto insieme ai rappresentanti di Finaosta, in particolare al Presidente e ad un dirigente, sono emerse nonostante le tinte rosse con cui questa operazione ci è stata dipinta perplessità ed anche dei dubbi. Cercherò di affrontarle in maniera sintetica, anche per lasciare spazio a chi - come me - ha da fare le proprie considerazioni su questa operazione.

Un'operazione che è tesa a porre rimedio a quel vuoto imprenditoriale e nel contempo anche occupazionale, che si è creato con la chiusura improvvisa dello stabilimento Conner di Pont-Saint-Martin; evento, questo, che - come più volte ho detto, ma non sono stata l'unica voce - era comunque prevedibile e forse addirittura previsto da qualcuno.

Le mie affermazioni sono state confermate anche dallo stesso Presidente di Finaosta ieri in IV Commissione, il quale ha ammesso che i contatti con la Zincocelere erano già avviati da alcuni mesi, per cui l'Amministrazione regionale e la sua società finanziaria avevano previsto il declino rapido della Conner e la sua conseguente chiusura.

Questa convenzione, nonostante quanto abbia detto l'Assessore, non mi sembra presenti elementi di sostanziale novità rispetto al passato. É una convenzione che, a parte qualche clausola di salvaguardia per la Regione, è ispirata alla solita filosofia della consegna "chiavi in mano" di uno stabilimento ad un imprenditore e soprattutto dell'ampio supporto finanziario ed economico che allo stesso in questo caso viene elargito.

Si tratta di un management buy out, come ha detto l'Assessore, sostanzialmente di un gruppo di dirigenti che fino a qualche mese fa erano alle dipendenze dell'ing. De Benedetti e che poi si sono organizzati in forma autonoma, creando questa società ed avendo delle garanzie sulle commesse da parte di Olivetti. Il primo punto sul quale conviene fare una piccola considerazione è la presenza dell'Olivetti.

La società è gravitata - fino alla fine del '95 ieri ci è stato detto, fino al febbraio '96 ci dice il "Sole 24Ore" di giovedì 18 luglio - in quella galassia che è l'Olivetti, che ora è nelle mani dell'amministratore delegato Caio, il quale sta portando avanti quel processo di razionalizzazione di tutta la nebolosa olivettiana, senza badare troppo ai tipi di dismissioni e soprattutto ai tagli occupazionali. Dismissioni che hanno già ferito la Valle d'Aosta nel '93 quando De Benedetti lasciò la joint venture con la Conner, perché l'addio di De Benedetti era il preludio di quello che è stato poi il tracollo della società Conner.

Come si presenta ora questa società? Se uno si fermasse a quelle che sono state le informazioni dateci ieri in IV Commissione, ben rilegate, munite di grafici, di statistiche, soprattutto di piani di sviluppo che promettono bene, non resterebbe da dire che la società sembra essere ad un buon livello nell'ambito del mercato.

In realtà penso che ieri, a parte alcune considerazioni affrettate, ci siano state omesse delle informazioni, che comunque siamo riusciti a reperire.

La prima informazione, che era stata anche smentita, era che Zincocelere sbarca in Valle d'Aosta senza pregiudizio alcuno nei confronti dello stabilimento di Cavaglià. Non è assolutamente vero, perché l'insediamento di Cavaglià ha già subito recentemente un taglio occupazionale di 40 persone e sono previsti ulteriori tagli fino a 95 unità, anche se Zincocelere ha confermato che 15 di queste 95 unità non verranno espulse dal processo produttivo.

In un certo senso allo "sbarco" di Zincocelere in Valle d'Aosta corrisponde un prosciugamento occupazionale nel Biellese, e un conseguente innesto di occupazione nella nostra regione. Magari chi ragiona in formula egoistica dice: poco importa, si dà lavoro a dei Valdostani e si toglie lavoro ai vicini Piemontesi. Spero che un ragionamento di questo tipo non abbia sede nelle menti di qualcuno dei presenti, perché sarebbe veramente riduttivo e non mi sembrerebbe equo affrontare il problema in questa maniera. Infatti a Cavaglià rimane il settore galvanico, mentre a Pont-Saint-Martin verrà trasferita quella parte di produzione che riguarda gli strati intermedi dei circuiti stampati, che necessitano di situazioni ambientali e quindi di lavorazioni in camere bianche che a Cavaglià adesso non ci sono.

Allora, la prima considerazione che bisogna fare per smentire quanto dettoci è che Cavaglià subirà un pregiudizio per l'apertura dello stabilimento valdostano.

Il secondo aspetto che già ieri è stato sollevato in commissione riguarda la concorrenzialità, cioè come si pone questa società nell'ambito del mercato. Mi ricordo molto bene un grafico, dove la società non è leader del settore ma risulta in posizione alta, ragguardevole, in grado di far fronte a quelle che saranno le evoluzioni future del composto; un composto che, è bene ricordare, è in fase di liberalizzazione completa, ove la concorrenza spietata genera concentrazioni imprenditoriali che tendono a emarginare i più piccoli a lasciare respiro solo a quelli che diventeranno un domani i colossi del campo dei circuiti stampati.

Impropriamente è stato detto che i principali concorrenti sono in Germania e in Inghilterra, mentre in realtà la forte concorrenza che Zincocelere ed altre società europee subiscono nel settore dei circuiti stampati proviene proprio dalla Cina popolare e dal far east asiatico. Quindi, ancora una volta dobbiamo sapere - come d'altronde si sapeva anche che, andando verso la mondializzazione dei mercati, le concorrenze non sono più fra imprese residenti in una stessa nazione, ma sono fra imprese residenti in tutto il mondo, per poi non andare ad imputare "al solito americano che pigia un bottone e si spegne uno stabilimento a Pont-Saint-Martin" - che i principali concorrenti si trovano dove la mano d'opera ha prezzi a livelli pari a un decimo rispetto a quelli italiani ed europei. Pertanto non si può dire che la concorrenza sia essenzialmente europea, con problemi di carattere sindacale e occupazionale che sono analoghi fra Italia, Germania e Inghilterra; dovremo invece fare i conti con questo mercato del terzo mondo che sta avanzando prepotentemente e che può pregiudicare qualsiasi tipo di iniziativa, anche nella ricca ed opulenta Valle d'Aosta.

Quali sono allora le chances della Zincocelere in questo mercato? Le chances sono notevolmente ridotte: sembra quindi sufficiente un prodotto qualitativamente più elevato di altri competitori per rimanere a galla nell'ambito del mercato. Si deve tenere presente la parte elastica del mercato, caratterizzata dalla liberalizzazione da una parte e dalla concentrazione dall'altra. Lo vedete anche voi come stanno scendendo i prezzi dei telefonini, dalla media di 1 milione siamo a mezzo milione, e discenderanno ancora, addirittura in Germania il telefono cellulare viene dato all'utente gratuitamente al prezzo simbolico di 1 marco, solo a condizione che costui generi traffico telefonico e quindi paghi le bollette che sono normalmente dovute al consumo di scatti. Quindi è una liberalizzazione che in questo caso deve essere tenuta in considerazione nella sua globalità e non limitata ad un'analisi scolastica, come è stata fatta in IV Commissione ieri dal Presidente di Finaosta.

Qual è dunque la chance che ha Zincocelere? Non senz'altro quella della qualità, e non senz'altro quella della competitività sul prezzo e sui costi di produzione. L'unica chance, e lo dice il nome stesso - sono d'accordo con Mafrica - è la celerità delle consegne, una celerità che però un domani abbastanza prossimo potrebbe venir meno per il fatto che anche altre aziende presenti sul mercato - mi riferisco soprattutto a quelle del far east asiatico - potrebbero possedere pregiudicando la sopravvivenza e la longevità dell'insediamento che si vuole avviare con questa delibera.

Un'altra riflessione va fatta sull'intervento della Regione, complessivamente superiore ai 33 miliardi. Sono 33 miliardi articolati in convenzione in maniera differente, dal contributo di 1,6 miliardi circa relativo ai lavori di adeguamento ai 2,4 miliardi di sconto sulla locazione per l'adeguamento che viene affrontato dall'impresa, allo stimato miliardo e mezzo previsto con la modifica della legge regionale alla ricerca e allo sviluppo, ai 22 miliardi di Finaosta, che sono sì in forma di mutuo agevolato da restituire, ma che si traducono in liquidità di cui l'imprenditore potrà disporre immediatamente, oltre ai 6 miliardi di formazione. E sulla formazione voglio soffermarmi un attimo, ma prima ribadisco che sono più di 33 miliardi che corrispondono a quell'impegno di circa 33 miliardi di investimento globale che intende fare la Zincocelere in Valle d'Aosta. Quindi c'è una sostanziale parità numerica. Poi ci sono destinazioni differenti, però l'intervento della Regione, guarda caso, corrisponde a quello che dovrebbe essere l'impegno a livello di piano di sviluppo che si assume l'imprenditore, senza considerare che già esiste uno stabilimento razionale in pronta consegna.

Tornando alla formazione, a questa vengono destinati 6 miliardi che sono assolutamente sprecati, perché i livelli professionali richiesti per effettuare questo tipo di produzione - e già il fatto che ci siano insediamenti nel Terzo Mondo ce lo fa capire - sono notevolmente bassi, primo e secondo livello, come a Cavaglià. I lavoratori dipendenti di Cavaglià appartengono al primo e al secondo livello; a parte "i colletti bianchi" che godono di livelli superiori, coloro che si occupano della produzione in senso stretto e quindi lavorano nello stabilimento hanno un basso livello di scolarizzazione, e questo risulta dai dati che ci sono stati forniti dalle stesse organizzazioni sindacali.

Quindi questi 6 miliardi a cosa servono, come vengono spesi, chi li utilizza? É opportuno che in qualche maniera l'Assessore ci dia delucidazioni perché, se teniamo in considerazione che soggetti del Terzo Mondo che non hanno né i livelli di scolarizzazione né di professionalità che ci sono nel mondo occidentale, avanzato, tecnologicamente preparato, riescono a produrre e ad essere molto competitivi sul mercato, mi chiedo come mai tutti questi soldi vengano destinati alla formazione professionale.

Per quanto riguarda poi la convenzione, c'è da dire anche che il prezzo del canone di locazione che viene stabilito fra le parti è decisamente di favore perché è di 410 milioni annui, oltre ad IVA, e se teniamo presente che la Zincocelere occuperà circa il 90 percento dello stabilimento, quindi la porzione maggioritaria, il prezzo è decisamente di convenienza. Il valore di mercato di questo insediamento qual è? Ci è stato detto ieri che tale valore è di 15 miliardi, il 3,5 percento, quindi grosso modo arriveremmo a questa cifra; ma un valore di mercato di 15 miliardi come si giustifica a fronte di 30 miliardi che sono stati spesi per costruirlo e insediare la Conner. É quanto meno paradossale che uno stabilimento diminuisca il suo valore, nonostante possieda le camere bianche che vengono utilizzate per una produzione analoga e sia già tecnologicamente preparato ad ospitare questo tipo di produzione.

Mi soffermo anche su un altro aspetto che è contenuto nell'articolo 16, punti 1 e 2, articolo che si riferisce ai livelli di assunzione che sono notevolmente ottimistici e che prevedono 150 unità già entro il giugno '97, secondo la rettifica che è stata fatta in commissione, per arrivare ad un totale di 250 unità fino al 2000. C'è da augurarsi che nel 2000 questo stabilimento esista ancora, c'è da augurarsi anche che gli articoli 16.1 e 16.2, che prevedono le priorità, siano rivisti secondo criteri di maggiore equità.

Certo, l'intervento è della Regione Valle d'Aosta e bisogna guardare alle assunzioni dei Valdostani, però non dobbiamo dimenticare che questo intervento serve a rimediare un vuoto che si è creato a causa della chiusura dello stabilimento Conner; quindi se si parla di priorità, la priorità in qualche maniera deve essere rivolta a coloro che erano dipendenti della Conner, perché parlare di priorità di assunzione a residenti nel Comune di Pont-Saint-Martin e nei comuni valdostani limitrofi, ha un senso di tassatività che stona decisamente in una delibera che deve essere ispirata a criteri di Federalismo solidale, come va di moda parlare da quando c'è il Governo Prodi. Al punto 16.2 si rafforza questo concetto di tassatività, in quanto si dice che l'assunzione di lavoratori non residenti sul territorio valdostano potrà essere effettuata solo in caso di mancata reperibilità; anche qui penso che la formula possa essere modificata in maniera più soffice, visto il prezzo che stiamo facendo pagare a Cavaglià, e precisamente è più opportuno parlare di preferenza e non di tassatività.

Non vorrei, e concludo, che questa operazione abbia il sapore di qualcosa che abbiamo già visto: la Conner. Non vorrei che la stessa Syntax, visto che è stata ceduta alla Sema Groupe francese, segua lo stesso epilogo. Non vorrei che anche questa società, visto che nonostante le previsioni ottimistiche ha delle ampie zone d'ombra, ci riservi in un futuro prossimo la stessa sorte e che un domani si venga qui a dire che, in nome del liberismo, il solito tizio internazionale ha schiacciato il pulsante e ci ha chiuso l'azienda.

Spero che da parte della Giunta regionale ci sia una rivalutazione più attenta di questa delibera e di tutte le condizioni che potranno dare accesso in Valle d'Aosta ad un imprenditore di questo tipo, e di conseguenza di quelle che saranno le garanzie occupazionali ma soprattutto di longevità che un insediamento di questo tipo potrà avere.

Sulla base di queste considerazioni attendo delle risposte dalla Giunta e mi riservo di fare una replica conclusiva.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Bich.

Bich (RV) Spero di non tediarvi - e non sarà una cosa semplice - per quanto riguarda questa delibera che ha un valore, è stata opportunamente preparata e ne è stato fatto un battage sull'opinione pubblica, quindi ci auguriamo che oggi il dibattito consiliare non sia solo un fatto propagandistico, uno spezzone di Film Luce, ma abbia uno spessore anche nel dibattito politico strategico per quanto riguarda quello che vogliamo fare per l'industria, e quindi il Consiglio regionale delimiti certe sfere di azione per l'industria in Valle.

É vero, in effetti da qualche mese ogni tanto la IV Commissione, ma anche altre commissioni, si riuniscono, stendono sul tavolo il gioco del Monopoli e iniziano a far girare la pallina, a tirare i dadi, a vedere come gira la proprietà e come si muove l'economia nella nostra regione. Tre mesi fa la sensazione che avemmo tutti quanti era di un amaro senso del destino, che purtroppo ci sospingeva verso delle condizioni di sfavore per la Regione.

Devo anche dire che in poco tempo si è preso atto, questo va ad onore della Giunta, della situazione di disagio per circa 200 licenziamenti, per una chiusura traumatica di un'azienda che era stata messa sugli altari come una dei gioielli della nostra regione. In effetti questo senso di amarezza era quello che ci dava una preoccupazione profonda, si vedevano famiglie messe sul lastrico, e del resto il problema occupazione è il principale fattore di disagio nella nostra società, non solo valdostana ma anche italiana, e quindi bisogna svolgere ogni sforzo ed ogni accelerazione nella direzione della sanatoria di questo.

Tutto bene, tutto si è svolto secondo una buona regia, questo lo voglio ammettere, è inutile che stiamo a criticare per criticare, la convenzione è stata scritta anche meglio delle altre convenzioni, però abbiamo risolto un episodio. Come dire che in uno di questi film a puntate Indiana Jones vince, nel nostro caso abbiamo vinto ed è andata bene, viene riassorbita la mano d'opera della Conner che aveva purtroppo lavorato per poco e noi ci creiamo anche delle prospettive, se a breve, medio o lungo termine non lo sappiamo.

E qui apro un primo elemento non dico di polemica, ma di quelle cose che si possono fare senza far nascere degli attriti. Allora diamo subito, quando insorgono queste situazioni, le opportune informazioni. Se tutti avessimo avuto le informazioni dovute al consigliere regionale o all'operatore che si trova a decidere del pubblico bene, probabilmente non sarebbero sorti dei malintesi, non ci sarebbero state delle polemiche e avremmo evitato di procrastinare all'interno della commissione un senso di malfidenza che si è creato e che si crea talvolta fra la Giunta o l'Assessore e la commissione stessa.

Quando si dice, se la convenzione poggia su un parere di un organo tecnico, finanziario ed economico com'è in questo caso la Finaosta, fateci parlare subito con la Finaosta e dateci la documentazione necessaria per poter aderire al parere favorevole dato dall'organo tecnico stesso, o comunque per potere discutere su questo.

Ieri abbiamo fatto un passo avanti, perché sono venuti quanto meno il Presidente della Finaosta e un dirigente, che ci hanno palesato un piano di sviluppo della Zincocelere a Pont-Saint-Martin, che aveva una sua qualità. Ce lo hanno fatto con mille riserve, e la riserva viene sempre dal piano politico perché si sente che sotto il tavolo c'è qualcuno che dà il calcio per non far parlare, tant'è che la documentazione ci veniva mostrata a distanza. Veniva da dire: ma insomma, lasciateci la documentazione, ce la leggiamo, aspettiamo un'ora in più e se è il caso stasera ci rivediamo perché, se è vero che siamo tutti sulla stessa barca, è bene darci la possibilità in buona fede di esaminare il materiale.

Però è stato un bel passo avanti, e si è fatto anche un bel passo avanti nella radiografia della Zincocelere: secondo quanto avevamo avuto modo di conoscere nella Conferenza dei Capigruppo quattro giorni fa, la Zincocelere era una premiata ditta e basta, una ditta che dal '62 opera nel settore industriale, il meglio del meglio, pronta ad ottemperare quanto richiedevamo, però i contorni di tipi imprenditoriale e di tipo gestionale non comparivano affatto, e quando si chiedeva qualcosa ci si rimproverava di voler far del pessimismo, di voler ostacolare, eccetera. In effetti non era così, tant'è vero che la relazione di Finaosta era una relazione di forte connotazione, dove venivano alla luce i punti di forza e i punti di debolezza.

Intanto ci veniva detto che la Zincocelere non era più Olivetti da pochi mesi, che era stata attuata un'operazione di management buy out, e quindi era stata venduta a dei manager a 90 miliardi, che di questi 90 miliardi 20 erano stati versati subito alla Olivetti S.p.A. e 70 invece erano previsti in un piano di rientro a breve, medio e lungo termine, che la ditta stava sul mercato perché c'era una competitività del prodotto, una rapidità delle consegne, una buona configurazione di tipo finanziario con la possibilità di aprire linee di credito molto superiori di quelle aperte fino adesso, con un'esposizione bancaria ancora abbastanza bassa, con un fatturato in crescita, con un utile netto di esercizio anche questo in crescita e foriero di miglioramenti in questo esercizio e nei prossimi, quindi c'erano tutte le condizioni per fare questa operazione.

Questi erano i punti di forza, poi c'era un punto di debolezza nel sistema del management buy out. Quei 70 miliardi erano stati anticipati da due banche di tutto prestigio a condizioni finanziarie che non conosciamo, ma che d'altronde non dovevamo essere noi a richiedere, però il punto interrogativo era: riusciranno i nostri eroi a far rientrare i 70 miliardi nei piani prestabiliti dalle banche?

Se riusciranno e sarà una buona operazione, se non riusciranno passeranno la mano e la Zincocelere con tutti i nostri favori o i nostri voti purtroppo dirotterà verso altri lidi, quindi ci sono delle condizioni di incertezza.

Però noi non possiamo bloccare sempre e soprattutto chi si richiama al Liberismo, chi si richiama alla validità del mercato, non possiamo essere sempre lì a dare una colorazione negativa e pessimistica a queste operazioni; diamo quindi fiducia a chi vuole rischiare, e qui ci sono i manager che vogliono rischiare e che ritengono di poterlo fare, la stessa Finaosta nello scenario che ha prodotto, nelle sue ipotesi di intervento ci dice che questo può avvenire con un buon margine di approssimazione, allora non possiamo star qui a dire non facciamo niente.

Pertanto otteniamo un punto di equilibrio che è eccellente: riportiamo i 180 al posto di lavoro, ricreiamo delle prospettive per una tecnologia che sembra che per adesso non ne abbia confronto, portiamo in Valle d'Aosta l'azienda che ha dei punti di forza. Su questo punto non mi azzarderei a dare dei voti, però mi azzarderei a dare il voto, quindi la Giunta senz'altro merita un voto e il sostegno.

Voilà, su questo siamo d'accordo. Quello che invece non mi sento assolutamente di avallare è intanto la strategia generale, che è ancora legata a far crescere, a finanziare e ad aiutare aziende che in Valle d'Aosta sono "cattedrali nel deserto", cioè sono aziende agganciate ad un mercato internazionale, a processi di mondializzazione dell'economia. Entriamo in condizioni di mercato, come dicevo un momento fa, per quel che riguarda approvvigionamenti, prezzi, materie prime, listini e via discorrendo, che non siamo assolutamente in grado di governare, che vengono invece governate da centri di potere che sono fuori dalla Valle d'Aosta, addirittura fuori dal continente o fuori dall'Italia, che ci lasciano in balia di condizioni che non possono essere rese costanti e permanenti dalla nostra azione politica. Questo tipo di strategia va modificata, questo modello che per dieci-quindici anni si è richiamato soprattutto ad aziende derivanti dall'albero Olivetti, da virgulti venuti fuori dall'albero Olivetti, ha dato origine ad un trend al quale non possiamo continuare ad andare dietro. Questo trend è supercostoso, non ci dà nessuna garanzia, se vogliamo dirla in modo politico è l'espressione manageriale di un partito della Sinistra ben noto che ha dato infausti risultati in certe aree ministeriali - li abbiamo visti in questi giorni - così come il Cav. Berlusconi era espressione di un altro partito che ben conoscete.

La leadership nel settore industriale di De Benedetti a noi ha causato solo un sacco di guai, ci è costata qualcosa come 80 miliardi l'esperienza Conner, 80 miliardi che adesso recuperiamo solo in parte: recuperiamo i mutui, recuperiamo la parte finanziaria elargita da Finaosta in parte ordinaria, ma non recuperiamo - almeno non ci è stato ancora detto né come né quando - gli investimenti a fondo perduto. Inoltre abbiamo ingessato una parte non secondaria della nostra pur lieve managerialità, dei nostri quadri, delle nostre espressioni del lavoro più avanzato e tecnologicamente migliore in esperienze che sono estremamente mutevoli ed evanescenti e che, come si vede in queste circostanze, se non vengono aiutate dalla mano pubblica non hanno avvenire. Abbiamo ancora da aprire la parentesi su Tecdisk, e arriverà anche quello, perché tutti stanno zitti e l'Assessore non ne fa menzione, però abbiamo già visto passare delle lettere che chiamano soldi.

Non è ancora stata posata la prima capriata che la barca Syntax è già andata con un'altra flotta, qui rientriamo di nuovo nella fase mondializzante, per cui non sappiamo se il Sema Groupe sarà un gruppo che tiene conto della nostra specificità, se tiene conto della nostra puntualità nel pagare, e via dicendo.

Dinanzi a questo la Regione è nuda, come diceva De Gregori per l'Italia: l'Italia è nuda come sempre, per cui se togliete la Conner dove si è andati malissimo, Balteadisk che ogni volta è lì in ebollizione, Tecdisk sta chiedendo già May-day, May-day, Item e quante altre esperienze abbiamo avuto che non sussistono se non hanno iniezioni poderose di denaro pubblico per sostenerle.

Allora la proposta che faccio io non ha nessuna iattanza e nessun senso del primo della classe, non mi sono mai sentito il primo della classe e non lo sono mai stato fra l'altro, qualche volta ero anche rimandato a ottobre. Molto umilmente, non sarebbe il caso di cambiare strategia per l'industria, di avvicinarci piuttosto ad altre forme di finanziamento, ad altri termini di finanziamento e soprattutto ad altri moduli di sviluppo legati ad aziende molto più piccole ed agili, molto meno coinvolgenti e molto meno rischiose e dove abbiamo anche il fattore umano, che è importantissimo? Se tu metti un Valdostano in una tuta di cellophane e lo fai lavorare in una camera bianca, il fattore umano va proprio a farsi benedire! Quello che noi chiamiamo con grande patriottismo il fattore umano nostro vediamo di recuperarlo non più in aziende di quel tipo lì, ma seguendo altri moduli, e qui ad Aosta abbiamo già un polmone grosso che è il terreno Cogne. Anche qui non si sa niente, è sparito, sono 500mila metri quadrati e solo pochi riescono a sapere, Marco Viérin...

(... ilarità dell'assemblea...)

... e quanti altri mai, e lì c'è quest'isola nell'isola che non si sa che fine fa. Discutiamo di questo, non c'è assolutamente niente da nascondere. É vero che abbiamo criticato la Zimatec, ma l'abbiamo criticata anche con ragione; è vero che abbiamo criticato certi ingegnerismi perché vediamo sempre le stesse persone affondare nell'otre degli incarichi e vorremmo fossero cambiate un po' di mani. É vero che vediamo sempre certi studi di ingegneria finanziaria, certi studi di commercialisti, che non so poi che senso abbiano: ce ne sono dei potentissimi, altro che l'Opus Dei, la Massoneria; al loro confronto sono dei dilettanti! La vera intermediazione fra potere politico e potere finanziario e industriale avviene in quei ricettacoli, lo vedremo poi un giorno, lo abbiamo già in parte visto, ma lo vedremo in seguito. So che qualcuno dirà sottovoce: "Quel figlio di puttana", va bene, sarà anche così.

Questo per dire che secondo me ci sono gli spazi per unire a certe iniziative che stanno andando avanti in questo momento, come quello del riassetto delle aree, la definizione del territorio, la definizione degli strumenti finanziari, il modo per uscire da questo circolo vizioso e pedante che è l'Hi-tech alla valdostana. Usciamo al più presto, usciamo assumendo magari degli strumenti adeguati, quando Borre parlava della Camera di Commercio io credo che uno strumento di questo tipo, che sappia svolgere le indagini e gli accertamenti di marketing, che sappia dare in tempo reale le notizie e quanto è necessario per ricercare il tipo di sviluppo economico che vogliamo ottenere, penso che potrebbe essere una condizione di partenza per agganciarci ad un modulo di sviluppo che è già cresciuto non solo in laboratorio, ma anche nella realtà ed in altre aree del Paese e che ha dato ottimi frutti, valorizzando il fattore umano.

Mi riferisco al nord-est d'Italia, a parte della Lombardia, a parte del Veneto, a parte dell'Italia centrale, insomma abbiamo molti raccordi da effettuare.

In conclusione, voto senz'altro favorevole e nota di lode dai banchi della palude verso la Giunta che ha agito con velocità, e non posso negarlo; però togliamo al più presto dalla scena quell'immagine del Grande fratello, perché a vedere questa delibera e a vedere quello che dicono i giornali finanziari che ben si compenetrano nella delibera - ovvero sugli uni si dice: nel mese di febbraio si chiudeva, nell'altra: nel mese di marzo la Zincocelere veniva venduta - ci sembra che sussista una regia che non è qua, o lo è solo parzialmente, che svolge questi grandi movimenti di industrializzazione e di reindustrializzazione in settori però che non sono assolutamente congeniali alla Valle d'Aosta. Allora, se abbiamo un po' di pazienza e di umiltà penso che avremo modo di aggiustare le strategie. Quindi annuncio il voto favorevole di noi tre con le condizioni che abbiamo detto e che volevamo sottolineare.

Si dà atto che, dalle ore 17,18, presiede il Presidente Stévenin e dalle ore 18,31 presiede il Vicepresidente Aloisi.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Chiarello.

Chiarello (RC) Dopo l'intervento di Bich, che ha dato un voto alla Giunta, un voto più che sufficiente, sono un po' in difficoltà.

Faccio solo una battuta su quello che diceva alla fine del suo intervento il Consigliere Bich, ovvero che siamo legati al carro di De Benedetti e dal quale sono venuti diversi danni economici alla Valle d'Aosta; mi viene da pensare al Canavese, dove ha fatto un danno di 25mila posti di lavoro, figuriamoci un po'!

Voglio richiamare in questo intervento quel famoso Federalismo solidale di cui si parla sovente. Io non ho le conoscenze del capitale sociale di quest'azienda, avevo chiesto all'Assessore di avere la relazione della Finaosta, ancora non l'ho avuta, sarà forse colpa mia o colpa degli impegni che abbiamo, dato che deve passare tutto in questo Consiglio; a me risultava che il 51 percento del capitale è di una finanziaria inglese, non so se sia vero oppure no, questo lo appurerò. So che la Zincocelere ha una fabbrica anche in Inghilterra e non vorrei, come diceva Bich, che poi quando i bussolotti sono 2 e c'è da sceglierne 1, si chiuda - come è successo per la Conner - quello che si trova in Valle d'Aosta e si tenga aperto quello in Inghilterra.

Però queste sono ipotesi che spero non si verifichino mai. Quello che invece so che è successo, e ve lo voglio leggere di sana pianta, l'ho appreso da un comunicato appeso nella fabbrica Zincocelere: "Perché a Pont-Saint-Martin l'azienda si è impegnata con un piano di assunzioni fino al 2000 e a Cavaglià ha lasciato a casa 40 lavoratori, e non si sa cosa accadrà a settembre"?

Un'azienda che è in piena espansione, che ha delle previsioni di sviluppo di 150-200 dipendenti e a 40 chilometri da qua lascia a casa già 40 lavoratori in formazione lavoro e non dice ai Sindacati e a chi di dovere cosa succederà a settembre, non mi sembra sia una cosa seria, Assessore. O non è seria con noi, o non è seria con loro questa azienda. Penso che anche il Presidente del Consiglio, che ha fatto attività nel sindacato, si rivolterebbe se la stessa azienda che lascia a casa 40 persone ad appena 40 chilometri di distanza da qui, viene a presentarci un piano di sviluppo con 150 persone nel breve termine e 250 nel giro di un anno. Qui è scritto che 40 lavoratori sono già a casa; in altre aziende gli accordi week-end - sono quegli accordi famosi che riguardano il sabato e la domenica, abbiamo avuto anche esperienze in Valle, c'è stata un po' la ritrosia dei lavoratori ad accettare questi accordi che poi sono stati imposti - hanno generato posti di lavoro, invece qui non è stato così, perché hanno fatto gli accordi week-end ed hanno lasciato a casa i lavoratori.

Non ho niente contro il capitale, a me interessa veramente il Federalismo solidale; non voglio che si dica che non si vogliono le fabbriche in Valle d'Aosta, perché prima qualcuno mi ha fatto questa battuta: "Allora cosa facciamo? Non l'apriamo qui? Dobbiamo scegliere il male minore, apriamo qua e là anche se pagano qualcosa...". A me questo non va bene proprio perché una fabbrica che apre e che deve dare delle garanzie, deve darle effettivamente. Se non c'è espansione, si dice che si assumono solo 100 persone o anche meno, ma non si parla di 150 persone se poi non ci sono le garanzie.

Faccio questo intervento perché non vorrei trovarmi fra un anno e mezzo che qualcuno dica che non si era detto niente di questo; ripeto che sono contento che venga risolto il problema a Pont-Saint-Martin.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Ferraris.

Ferraris (GV-PDS-SV) Nella discussione di questa sera abbiamo ascoltato alcuni paradossi, nel senso che da una parte ci rammarichiamo nell'intervento di Tibaldi della celerità con cui la Giunta ha agito, quando spesso l'accusa che viene fatta nei confronti della Giunta è l'esatto contrario, per cui non riesco a capire questo tipo di impostazione rispetto alla soluzione di un problema che si è risolto con estrema celerità.

Così come mi sembra abbastanza paradossale che chi spesso in quest'aula ha parlato di Liberismo, ci abbia fatto una lunga lezione mettendoci in guardia da quelli che sono i rischi della libera concorrenza, della mondializzazione dei mercati e di tutto quanto può conseguire a questo.

Vorrei dire alcune cose molto brevemente. Giudico positiva la scelta che è stata fatta per quanto riguarda la soluzione Conner, non dimentichiamoci da quale situazione eravamo partiti e qual è la soluzione a cui si arriva; una soluzione che vede un incremento dei posti di lavoro rispetto alle condizioni di partenza, un'azienda che dimostra di avere una buona competitività nel suo settore, ma anche una risposta ad una giusta richiesta che veniva dai lavoratori dell'area di Pont-Saint-Martin che avevano perso il posto di lavoro. Quindi credo che da questo punto di vista il lavoro che è stato fatto abbia dato una risposta concreta e in tempi certi.

É giusto riflettere sul ruolo dell'industria in questa regione, non vorrei però che venissero assunte delle posizioni che poi rischiano di essere liquidatorie rispetto all'occupazione industriale, vuoi per i costi che questa ha comportato, vuoi per i rischi intrinseci che ci sono nell'attività industriale. D'altronde nell'attività industriale si utilizza quello che viene normalmente definito capitale di rischio e nei rischi c'è anche che un'impresa possa da una parte svilupparsi, ma dall'altra che possa anche chiudere.

Però vorrei far riferimento ad alcuni dati. Questa regione ha creato negli ultimi 6-7 anni circa 2000 posti di lavoro nel settore industriale, questo credo sia un elemento da tenere in considerazione perché iniziative analoghe messe in piedi a livello nazionale, penso alla SPI o ad altri organismi che avevano compiti di questo genere, sicuramente non hanno risposto come è stata in grado di fare la Valle d'Aosta. Ed allora, se si deve fare una riflessione su come si è operato nel settore industriale in Valle, bisogna farla partendo dal presupposto che qui non c'è il disastro industriale, come si potrebbe cogliere da alcuni interventi, semmai il problema è di vedere, non tanto con battute sulla questione Olivetti che non ci portano da nessuna parte, quale debba essere il rapporto di una regione piccola con quelli che sono i settori limitrofi - vedi il settore dell'auto, il settore della elettronica - ; vedere se una regione delle dimensioni della Valle d'Aosta è nelle condizioni di creare un distretto industriale o se questo, proprio per il tipo di dimensioni nostre, non rischia di essere un elemento di freno allo sviluppo; verificare se gli strumenti che la Regione ha messo in campo e che dei risultati li hanno dati - penso alla possibilità di credito tramite la Finaosta, la Formazione professionale, i servizi, quindi in sostanza ruolo di Finaosta, il Centro sviluppo, l'Agenzia per il lavoro, la stessa pépinière - non è forse il caso di coordinarli meglio, ma comunque facendo un salto in avanti dal punto di vista qualitativo. Anche perché sono convinto che non facciamo nessun passo avanti sul piano della risoluzione dei problemi industriali, se ci lasciamo a facili battute tipo quelle che i Valdostani non sono fatti per le camere bianche.

I Valdostani che hanno partecipato alle assemblee, ed erano dipendenti Conner, in camera bianca ci tornano anche volentieri; ma al di là di questo sono altrettanto convinto che non è sicuramente un modello fatto di piccole aziende a bassa tecnologia, fatto da orari di prima industrializzazione inglese e soprattutto di lavoro nero, qual è il modello del nord-est, che adesso vediamo essere in crisi anche quello, che risolve i problemi di questa regione.

Quindi una discussione sull'industria facciamola, ma facciamola seriamente!

Presidente Ha chiesto la parola il Vicepresidente Viérin Marco.

Viérin M. (PpVA) Questo caso della Zincocelere mi sembra che se non altro abbia portato ad una discussione un po' più ampia di quello che fino ad oggi abbiamo potuto fare in questo Consiglio, che era l'affrontare il caso per caso. Anche se questo è comunque un caso, oggi si è cominciato a delineare il vero problema, che è quello che diceva a conclusione del suo intervento il collega Bich e sul quale tornerò anch'io.

Vorrei partire dall'inizio, perché oggi all'ordine del giorno c'è l'approvazione di questa convenzione, quindi dobbiamo analizzare quello che andremo ad approvare (o meno).

Da un certo punto di vista posso essere soddisfatto di alcune cose, meno di altre, intanto devo dare atto alla Giunta di aver avuto la volontà di venire subito in Consiglio a ratificare questa delibera anziché fare come altre volte che la rettifica veniva fatta dopo quattro o cinque mesi. Però nel contempo non vorrei che questa voglia di celerità, in questo caso, significhi il voler dare poco tempo per acquisire dei dati, che non siano stati quelli ufficiali trasmessici. Inoltre anche quegli ufficiali - come già rilevato da altri colleghi, anche di maggioranza - sono stati pochi e a volte anche ricercati con ardore dalla IV Commissione, perché ad oggi noi abbiamo nelle nostre mani la bozza della deliberazione, però non abbiamo quella che è stata la motivazione della scelta di Zincocelere, cioè la relazione di Finaosta, che qualcuno ci ha detto trattarsi di un documento segreto, da non divulgare per non mettere in difficoltà le aziende a livello concorrenziale fra loro.

Altro discorso è l'utilizzo di Finaosta, diciamo che forse questa è l'altra novità che condivido: abbiamo delle aziende totalmente pubbliche, almeno utilizziamole; poi potremo verificare se queste sono state utili nella consequenzialità dei fatti futuri.

Tornando alla convenzione, cosa ci interessa sapere oggi? Vogliamo sapere quanto costa l'operazione alla comunità valdostana e quale durata avrà questa occupazione per i lavoratori della Bassa Valle, soprattutto per i lavoratori dell'ex Conner.

Sul primo aspetto, anche considerando l'urgenza che ne deriva, possiamo innanzitutto dire, e qui forse c'è una discordanza con il collega Tibaldi, il quale calcolava la disponibilità finanziaria totale che questa azienda avrà nelle proprie mani quasi immediatamente venendo in Valle d'Aosta, mentre il sottoscritto vuol fare un'analisi di cosa costerà in maniera reale alla Regione Valle d'Aosta questo intervento, ebbene possiamo dire che questo intervento costerà circa 18-19 miliardi. Questo perché ci sono i 4,1 miliardi previsti dagli articoli 5 e 12 in merito ad un contributo a fondo perduto, ci sono i 6 miliardi sulla formazione lavoro, che si dice verrà fatta dall'azienda, quando già esponenti della maggioranza hanno detto in quest'aula che non si sarebbero più fatti corsi di formazione direttamente gestiti dalle aziende perché non si sa cosa fanno, cioè non si sa se la formazione la fanno sul serio o se la fanno figurativamente, guarda caso siamo ritornati alla vecchia maniera; c'è poi quel miliardo e mezzo rispetto al quale in convenzione si dice che la Regione si impegna a modificare una legge per far sì che Zincocelere possa percepire quella somma in cinque anni, e cioè i 300 milioni all'anno per fare ricerche tecnologiche. Poi ci sono i circa 5 miliardi, che sono gli interessi del mutuo, che Finaosta darà in gestione ordinaria, e qui c'è un primo punto interrogativo: perché questi 5 miliardi inerenti all'accordo che Finaosta farà in gestione ordinaria non fanno parte della convenzione?

Questo dubbio me lo sono chiarito, perché Finaosta se non altro ha preteso e pretenderà, da quanto ci è stato detto nel corso dell'incontro in IV Commissione, che su questi 22 miliardi a mutuo ci sia poi una fideiussione bancaria che garantisca a Finaosta di rientrare comunque di questa cifra. Invece per gli altri miliardi che andremo a spendere come Regione Valle d'Aosta non avremo nessuna garanzia, per cui se la cosa avrà un termine - anche se spero che duri il più a lungo possibile - e farà la fine dell'ex Conner, non recupereremo questi soldi. É vero che nella convenzione si dice che potremo farci rimborsare quanto erogato, ma sappiamo bene che se un'azienda dichiara fallimento, non possiamo chiedere ai lavoratori di versare delle quote facoltative perché la Regione rientri in possesso di almeno parte delle risorse finanziarie destinate in questi giorni. Quindi, come dicevo, un costo totale da parte della Regione di 18,6 miliardi circa compreso gli interessi sul mutuo.

Altra cosa a cui andiamo incontro è il fatto dell'affitto, 3,5 percento, lo abbiamo fatto con tutti, evviva; però pare strano che uno stabilimento costruito nel '90 e costato 30 miliardi sia oggi valutato 15, per cui in 5 anni abbiamo perso metà del valore. Vorrei capire bene, anche perché se, come diceva Tibaldi, le camere bianche sono indispensabili per l'insediamento in Valle della Zincocelere, non si può dire che bisogna fare una trasformazione completa. L'unica trasformazione degli impianti riguarda gli impianti di depurazione delle acque e dei fumi, come ci è stato detto in commissione, e anche qui ci sarebbe da aprire un capitolo per capire se veramente queste produzioni daranno problemi di inquinamento o meno.

Questi sono i costi della Regione. Vediamo ora quale occupazione e quale durata. Con l'articolo 16 prevediamo che ci sia occupazione per 250 lavoratori, poi all'articolo 23 si dice che se l'azienda arriva a 175 lavoratori, potremo riaprire un dialogo ma non è che decade la convenzione, però guarda caso il conteggio non viene fatto di anno in anno, ma il parametro si prende all'anno 2000, cioè fra 4 anni. Perché ho fatto questa considerazione? L'ho fatta perché nell'incontro con la struttura Finaosta siamo stati informati dei punti a favore di questa operazione, ma siamo stati informati anche dei punti a sfavore. Non ripeterò quelli che ha elencato Bich, ne riprenderò altri.

Finaosta ci ha detto che punti a rischio ci sono; non voglio dire che qui debbano esserci delle scelte che evitano ogni rischio, non sarei onesto con me stesso e con voi tutti, ogni scelta ha i suoi rischi, però dobbiamo sapere quali sono i rischi che oggi corriamo se andiamo ad approvare questo accordo.

A breve termine ha detto Finaosta che non ci saranno problemi sulla sopravvivenza di questo stabilimento a Pont-Saint-Martin perché sia nel sud-est asiatico che nell'est europeo non ci sono ancora industrie che hanno iniziato a fare queste produzioni. Però ci dice anche che i più grossi concorrenti di queste produzioni sono aziende tedesche, le quali stanno già guardando verso l'est europeo. E cosa faranno le aziende tedesche nei prossimi anni? Se investiranno nell'est europeo, è chiaro che avremo dei problemi in questo settore; inoltre, poiché risulta dalla relazione di Finaosta che il 70 percento della produzione di Zincocelere oggi viene venduta in Europa, se l'investimento di queste aziende si concentrerà nell'est europeo, rischiamo che il 70 percento di mercato che Zincocelere ha oggi in Europa, soprattutto nell'Europa del nord, venga man mano a diminuire.

Vi è un altro dato che ci dà Finaosta. Già da oggi rispetto alle 2500 aziende che lavoravano in questo settore, siamo scesi a 1500, per cui già 1000 aziende hanno chiuso. Sempre da Finaosta ci viene detto che ci sarà un'ulteriore riduzione nei prossimi anni del 20 percento, quindi altre 3-400 aziende che operano in questo settore avranno grossi problemi, soprattutto dei problemi finanziari, perché essendo questo un settore tecnologicamente avanzato dovranno avere grosse disponibilità finanziarie per stare sul mercato.

Ebbene il dubbio che ho è questo: non è che a Zincocelere abbia solo l'intenzione di stare in Valle d'Aosta per 4 anni e vedere cosa succede? Tutti i dati mi portano a fare questa considerazione, vista anche la presenza delle due banche, come rilevava Bich, che sono quelle che hanno messo le disponibilità finanziarie al 92 percento e quindi quei famosi 70 miliardi che hanno investito. Sappiamo benissimo che le banche vogliono evitare di perdere risorse proprie, preferiscono lavorare sui soldi degli altri, allora, entro quanto tempo prevedono il rientro di questi 70 miliardi? Questo non lo sappiamo, però è una domanda che ci dobbiamo porre.

Abbiamo tutta la convenzione che è basata sul rispetto di scadenze che arrivano al '99 e al 2000, abbiamo anche il discorso dei posti di lavoro che sono legati ai posti che ci saranno nel 2000, e le eventuali garanzie che ci sono decorreranno sempre da quegli anni, quindi non c'è niente che ci permetta nei prossimi 4 anni di avere un termometro di controllo, di mettere uno stop parziale o definitivo.

A mio avviso quest'azienda potrà anche funzionare, ma sicuramente è un'azienda che non vuole rischiare niente; vuole arrivare fino al 2000 e vedere cosa succede sul mercato senza rischiare le proprie risorse e solo allora deciderà in merito. Anche perché - e mi collego al discorso di Chiarello - a Cavaglià a quello che ci risulta ci sono 40 lavoratori che sono già stati mandati a casa, poi ci sono altri contratti che stanno scadendo che pare non verranno più rinnovati. Cosa potrebbe succedere in Valle d'Aosta? Quando assumo in lista di mobilità, ho per due anni i benefici di legge sul risparmio dei versamenti contributivi, quindi in questi 2-3 anni l'azienda avrà anche questo vantaggio. Se nel 1999 o nel 2000 deciderà di andarsene, è chiaro che avrà utilizzato in pieno anche questo vantaggio e non avrà più bisogno di rispettare altri impegni.

Ritengo di essere stato molto chiaro, non ho voluto toccare altri aspetti, ho cercato di portare a tutti i colleghi le mie considerazioni personali, che possono essere sempre accettate, smentite, però sono convinzioni che restano a verbale e un domani purtroppo dovremo accertare se questi miei dubbi sono fondati o meno. Spero che non siano fondati per il bene dei Valdostani e per il bene di coloro che stanno cercando di avere un posto di lavoro, e oggi non lo hanno (mi riferisco agli ex addetti Conner).

In conclusione, volevo fare una battuta a Bich che diceva che Marco Viérin, Chiarello ed altri sanno qualcosa dell'ex Cogne, e così via. Da tempo diciamo che bisognerebbe ragionare in senso generale, ma questo non è possibile se facciamo continui accordi con due settori produttivi, quello dell'auto e quello dell'informatica. Questo è pazzesco, perché qualsiasi persona riesce a capire che soprattutto oggi è importante diversificare. Oggi invece continuiamo con l'embrione Olivetti, è inutile che giriamo intorno al problema, e continuiamo con una produzione rivolta all'informatica; se il 70 percento della produzione della Zincocelere è rivolta ai telefonini e se è vero che il mercato dei telefonini è in crescita, è vero anche che Finaosta dice un'altra cosa, e cioè che sicuramente i prezzi saranno sempre più bassi, ci sarà sempre più competitività in quel settore, quindi la remuneratività sarà sempre più bassa. Pensate che delle banche rimarranno in un settore dove la remuneratività del denaro è bassa? Questo non è mai successo, e queste cose ci devono far pensare.

Prendo atto di quello che diceva Ferraris, a malincuore, però quando mi dice che non ritiene che ci sia quella crisi industriale in Valle che invece molti dicono che ci sia, quando dice che negli ultimi anni sono stati creati 2000 posti di lavoro, gli devo ribattere che forse è l'ora di non prendere più in giro i Valdostani, perché nelle liste di collocamento si legge che i disoccupati 4 anni fa erano circa 3000 e oggi superano i 7000. E ora c'è anche il comunicato del Direttore dell'Ufficio del lavoro, Fioravanti, che conferma questi dati, per cui non possiamo prenderci in giro. E la crisi è maggiore nel centro Valle e nell'alta Valle, caro Ferraris, e arriveremo a discutere anche dell'ex area Cogne, dove vedremo se lì si è fatto un discorso di politica industriale e occupazionale, perché non dobbiamo fossilizzarci e rivolgerci sempre all'industria. Perché se l'industria va a bagno, almeno mettiamoci il salvagente e cerchiamo di stare a galla! Anch'io posso essere amante di un settore, però dobbiamo essere onesti con noi stessi e capire i problemi che esistono. L'industria in Valle avrà sempre dei problemi, non ce lo possiamo nascondere, problemi anche maggiori rispetto ad altre realtà quali la pianura Padana o altri luoghi.

Ognuno è libero di pensare che in Valle d'Aosta non ci sia crisi industriale, che la Valle d'Aosta a livello occupazionale vada abbastanza bene, Ferraris è libero di accusarci di essere troppo generici, di dichiarare i pericoli alla libera concorrenza, e così via. Forse Ferraris che ha fatto alcune contestazioni in passato oggi non può più farle, ha difficoltà a giustificare alcune scelte di politica economica, occupazionale e industriale, questo posso capirlo; però chiederei vivamente a Ferraris di vedere con occhi spalancati la situazione drammatica in cui versa la Valle d'Aosta nel settore occupazionale.

Interverrò in seguito per dichiarazione di voto, dopo aver sentito la controrelazione dell'Assessore o del Presidente della Giunta.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Florio.

Florio (VA) Sono rimasto in dubbio fino alla fine se parlare o no, e credo proprio di doverlo fare, e lo faccio ovviamente a titolo personale perché non ho avuto modo di confrontarmi con nessuno dei miei due colleghi, premettendo che non ho ricetta alcuna da dare all'Assessore Mafrica, che si interessa di un aspetto che non costituisce un problema per questa regione, ma costituisce un problema per l'intero nostro Paese e per tutto il mondo occidentale in sostanza. Sicuramente si deve interessare di questioni la cui soluzione non è dietro l'angolo e che affrontano questa nostra età con sconvolgimenti riorganizzativi incredibili, a cui si è già accennato nel corso degli interventi che si sono svolti.

Quando alcuni giorni fa siamo stati convocati in una riunione di Capigruppo e ci è stata illustrata dall'Assessore questa prospettiva nuova, non posso non rilevare, come ha già fatto Bich, che ne ho ricevuto una positiva impressione. Secondo me la velocità con cui la Giunta e l'Assessore erano riusciti a risolvere questo problema era un aspetto positivo. Faceva sorgere alcune domande questa velocità, non legata - come qualcuno ha citato poco fa - al fatto che di solito la Giunta si muove lentamente, ma perché credo che sia difficile trovare soluzioni a problemi di questo genere. E il problema era stato affrontato e risolto in breve tempo e positivamente. L'Assessore ci ha dato una serie di informazioni rispondendo anche ad alcune precise domande che gli sono state presentate da alcuni dei Capigruppo, dopo di che ci si è lasciati riconoscendo la positività della soluzione data.

Poco fa ho avuto modo di leggere il testo della deliberazione con l'allegata convenzione e qui non posso tacere che non ci siamo. Vorrei sottolineare ancora una volta un aspetto che ha già toccato il Consigliere Bich, ed è quello dell'informazione.

Non ho desiderio di polemica alcuna, lo posso garantire, ma a me piace di capire ciò che mi si chiede di votare, a me piace di capire fino in fondo qual è il rospo che devo trangugiare, qual è il rischio che posso correre, qual è la scelta che viene fatta; tutto questo deve essere chiaro ai consiglieri di opposizione come a quelli di maggioranza, perché così scientemente faccio la scelta politica di accettare la proposta che mi viene fatta o di non accettarla, perché questa è la funzione che sono stato chiamato a svolgere.

E allora i termini della convenzione sono strani, ad una prima lettura sembrano chiarissimi, si susseguono l'uno all'altro abbastanza chiaramente e sicuramente è una convenzione che si esplicita meglio di altre nel passato, ma ci sono delle cose che non vengono dette, dicendone altre.

Un solo aspetto mi sono preoccupato di verificare. Facendo solo delle somme su di un foglio, richiamandomi al punto relativo all'affitto che la società A e la società B saranno chiamate a pagare, punto 6, lett. a), 410 milioni annui per 10 anni sono 4,1 miliardi; poi al punto 5 riconosciamo un contributo per l'adeguamento evidentemente dell'edificio, delle sue strutture: ma di quali strutture? Ci sono forse problemi connessi con l'inquinamento, Assessore, perché gli importi che vengono riconosciuti non sono trascurabili. Che tipo di produzione nel concreto viene realizzata, che tipo di materiali vengono manipolati: materiali gassosi, minerali, liquidi, acidi? Ci sono problemi di abbattimenti?

Comunque, la Regione riconosce per questo adeguamento 2,46 miliardi e poi in base al punto 7 riconosce per 6 anni di locazione 2,46 miliardi sempre per i lavori di adeguamento; infine al punto 11 si riconoscono 1,64 miliardi per un importo pari al 40 percento di quanto eseguito e pagato, eccetera. Il totale di tutti questi importi guarda caso fa 4,1 miliardi. Allora perché non dirci esplicitamente, senza richiedere al consigliere che riceve la delibera mezz'ora prima e che deve andare a farsi questi conti, ed io fino ad oggi non avevo potuto farli, che sì, è vero, che diamo 4,1 miliardi, però siamo disposti - con giustificazione politica che non sono in grado di valutare - a riconoscere alla Zincocelere un importo pari perché questa faccia con maggiore facilità e velocità i lavori di adeguamento e di abbattimento, faccia la formazione professionale, e via dicendo.

Allora faccio un richiamo alla chiarezza là dove non constato e non tocco con mano chiarezza piena nei confronti di questi fatti, che sono difficili e forse anche impossibili da affrontare nella piena serenità verso il futuro che mi è sembrato venga richiesta da parte di tutti; però facciamo chiarezza perché mi sento a disagio!

Presidente Altri consiglieri chiedono la parola? Se nessun altro chiede la parola, dichiaro chiusa la discussione generale.

Ha chiesto la parola l'Assessore all'industria, commercio e artigianato, Mafrica.

Mafrica (GV-PDS-SV) Ringrazio tutti i consiglieri che sono intervenuti anche perché mi pare che la discussione sia stata una discussione che è entrata nel merito e che si è svolta con tranquillità e possibilità di confronto superiori ad altre occasioni.

Credo che, come qualcuno ha sottolineato, questi problemi di cui ci dobbiamo occupare per il settore industriale siano problemi che hanno uno spessore e una dimensione tali da essere di difficile soluzione e da richiedere la collaborazione e il coinvolgimento di tutti. Se il tema dell'occupazione è in Italia e in Europa il primo problema, se questi temi che sono stati qui richiamati della globalizzazione dei mercati e dell'internazionalizzazione degli stessi sono presenti, indubbiamente credo che nella nostra realtà si possa cercare di utilizzare competenze, qualità, caratteristiche della nostra popolazione e della nostra Autonomia per farvi fronte, ben sapendo che una serie di scelte, di orientamenti e di effetti possono sfuggire alla nostra possibilità di intervento. Quindi, da questo punto di vista, credo che il confronto, come è stato richiesto, su prospettive più generali, su indirizzi per una riqualificazione del tessuto produttivo valdostano, vada accolto.

Credo anche che indubbiamente si possa fare qualcosa di più per informare meglio le commissioni e il Consiglio. É stato dato atto del fatto che con Finaosta si è proceduto all'illustrazione puntuale del contesto in cui viene ad inserirsi questa convenzione, credo che queste cose debbano essere sviluppate e che indubbiamente lo sforzo per fornire elementi ai consiglieri possa essere maggiore.

In questo caso credo che ci siano state anche condizioni dettate dai tempi: la convenzione è stata votata dalla Giunta il 12 luglio, oggi c'era l'ultimo Consiglio visto che non ci riuniremo più per almeno due mesi, da qui l'esigenza di portare all'esame del Consiglio questa convenzione perché avesse la possibilità di essere esaminata e votata prima di essere applicata. Quindi credo che si possano per il futuro creare condizioni di maggiore rapporto per ciò che riguarda questo tipo di iniziative.

Entrando invece nel merito di questioni sollevate dai diversi consiglieri, il Consigliere Tibaldi già più di una volta tenta - e a me sembra una cosa che non può avere nessun fondamento - di fare teoremi, per cui sarebbe un piacere della Giunta o dell'Assessore che le industrie chiudano, perché così possano venire altri a sostituirle, o cose di questo tipo. A me questa osservazione sembra non meritare risposta; comunque, siccome si sono fatti degli accenni, la società ha presentato all'Assessorato domanda il 16 aprile, il primo incontro con la società e Finaosta è avvenuto l'11 maggio.

I punti che sono stati sollevati come possibilità di rischio sono relativi al mercato e alla struttura societaria. Per quel che riguarda il mercato, devo dire che né l'Assessore né la Giunta hanno capacità divinatorie o possono dare assicurazioni di tipo personale. Le analisi di mercato, di settore e sulla solidità aziendale sono state condotte da società specializzate, dalla società Littel, che è una società internazionale che ha condotto l'esame per conto delle banche che hanno deciso di intervenire nel management buy out, dalla Finaosta che a sua volta si è avvalsa di due società specializzate nell'esaminare questi mercati che neanche Finaosta conosceva.

Le analisi fatte da Finaosta, le analisi fatte in precedenza dalle banche che hanno ritenuto di intervenire, dicono che c'è una possibilità di crescere del mercato, dicono che questa azienda è solida, è competitiva ed è in sviluppo, per cui possiamo solo prendere per buone queste valutazioni ed augurarci che corrispondano alla realtà dei fatti, perché i mercati sono complessi e penso che tutte le industrie abbiano, giorno per giorno, il problema di cercarsi gli ordini per il mese successivo, che debbano conquistarsi il mercato giorno per giorno, e che quindi previsioni e certezze su un'azienda insediata che rimanga per decenni sono difficili da darsi da parte di chiunque.

Venendo al discorso relativo di questo mercato, diceva il Vicepresidente Viérin che possono presentarsi delle situazioni di concentrazione; è vero, è in corso un processo di concentrazione che sta riguardando però le industrie più piccole, che hanno fatturati inferiori ai 10 miliardi e c'è una riduzione soprattutto delle lavorazioni fatte all'interno di aziende che operano nel settore informatico. Invece di farsi i circuiti stampati per conto proprio nell'interno dell'organizzazione, una serie di queste imprese sta rivolgendosi all'esterno, quindi chiudendo queste attività e mettendole sul mercato.

Da questo punto di vista le capacità di penetrazione delle aziende del sud-est asiatico non sono finora tali - come è stato detto in commissione - da consentire un loro facile ingresso nel mercato europeo, perché se si sommano i costi di produzione con i costi di trasporto il risultato è di non convenienza. D'altronde in Cina, dove fanno questi prodotti, finora si sono limitati a prodotti che riguardano 4 strati, mentre la Zincocelere arriva fino a 22 strati; questo per collegarsi a quanto chiedeva il Consigliere Tibaldi sulla formazione.

Indubbiamente ci sono delle aziende i cui processi produttivi possono richiedere una formazione di tempi inferiori; aziende che vogliono usare le camere bianche - non tutte ma pochissime aziende nel campo dei circuiti stampati operano con camere bianche - richiedono periodi di formazione più lunghi. Non credo che possa essere l'Agenzia del lavoro a fare i corsi di formazione su come si opera per arrivare alla fotoincisione, alla microforatura, alla scontornatura di un circuito stampato, ma credo che solo l'azienda che conosce quel processo, soprattutto se è un'azienda specializzata, possa farlo.

Quindi la formazione è affidata alle aziende proprio per questo fatto e sicuramente ciò che compete alla Regione e agli uffici è controllare che i corsi corrispondano per le presenze, per le frequenze, per gli orari, a quanto previsto nei programmi.

É stato ancora osservato da parte del Consigliere Bich che ci sono una serie di aziende di provenienza Olivetti che hanno difficoltà, e faceva riferimento alla Tecdisk. Devo qui dire che la Tecdisk è passata da 25 miliardi di fatturato del '93 agli 84 previsti per quest'anno, aumentando quindi il suo fatturato in un modo notevole. Mi auguro che continui ancora molto a lungo ad operare, se ci sono necessità di intervento le verificheremo.

Per quello che riguarda la Syntax, è stata acquisita dal gruppo Sema, un gruppo inglese che ha un fatturato di circa 1600 miliardi, che è interessato a produrre in Valle d'Aosta perché non è presente sul mercato italiano ed ha quindi fatto già conoscere alla nostra regione l'intenzione di continuare nella direzione della convenzione sottoscritta.

Queste aziende potranno avere successo, come ci si augura, oppure potranno avere difficoltà, ma quello che non si può dire è che soltanto ci sono aziende che operano nel settore informatico. Nella nostra regione, rispondendo al Consigliere Viérin, esistono presenze significative di aziende che operano nel mercato dell'acciaio (la Cogne con il gruppo Marzorati), nel mercato alimentare (la Heineken e la Converter nel settore degli imballaggi), nel settore sportivo (la Scott et la Rossignol); nella sola comunità montana del Mont Rose ci sono 35 aziende con un numero di addetti superiore ai 20, di queste 15 hanno convenzioni con la Regione.

C'è quindi una parte della reindustrializzazione che sta andando nella direzione di un diffuso e diversificato campo di attività produttive. Probabilmente si può fare meglio, occorre che l'imprenditoria valdostana faccia anche dei passi e delle proposte; per ciò che riguarda la Conner, purtroppo ciò non è avvenuto, ma sarebbe stata certamente esaminata con attenzione una proposta che fosse arrivata dall'imprenditoria valdostana.

Questo non significa che nell'ambito di una riflessione sulle aziende che potranno essere insediate sull'area Cogne non ci sia una possibilità di confronto con tutto il Consiglio, per verificare se possano essere presenti su quell'area in numero rilevante anche piccole e medie aziende in settori diversificati.

Sono state fatte osservazioni ancora da parte del Consigliere Chiarello, che ha fatto riferimento ad un'azienda posseduta in Inghilterra da questa società. É un'azienda che ha una superficie operativa di 10mila metri quadrati - ricordo che l'azienda di Cavaglià ha una superficie di 25mila metri quadrati - ha bisogno di diversificare le sue attività, quindi terrà l'azienda di Cavaglià soprattutto per le lavorazioni che vanno fatte sulla doppia faccia, lavorerà nello stabilimento di Pont-Saint-Martin sui multistrati e con produzioni nuove. Questo fatto dovrebbe portare ad un aumento complessivo dei volumi di produzione dell'azienda e quindi anche ad un beneficio per la lavorazione successiva sulle facce esterne anche sull'azienda di Cavaglià.

Lui ha citato un comunicato sindacale, io ne ho un altro che non leggo della FLM che dice cose anche diverse, a me dispiace molto, mi auguro che non ci siano problemi. Non sono in grado di dire le motivazioni per cui l'azienda a Cavaglià fa o non fa determinate scelte; mi risulta che si parli di 40 contratti a termine e di 9 contratti di formazione lavoro...

(... intervento del Consigliere Chiarello, fuori microfono...)

... sì, però l'espansione richiede che vengano in Valle e che la produzione complessiva possa far aumentare i fatturati e le lavorazioni riflesse anche sullo stabilimento di Cavaglià, che oggi, a quel che ci risulta, è compresso perché tiene le due attività in spazi ristretti. Mi auguro che non si presentino problemi; sicuramente per quel che ci riguarda ci auguriamo che sia tutta occupazione aggiuntiva e che l'attività valdostana possa consolidarsi e dare risultati positivi al complesso delle aziende del gruppo.

Il Consigliere Florio faceva ancora un'osservazione sull'intervento regionale: avevo detto nel mio intervento introduttivo che necessitano lavori per 4,1 miliardi, che il 40 percento di questi lavori eseguiti dall'azienda riceveranno un contributo del 40 percento, il restante 60 percento non è un contributo ma è uno scomputo rispetto agli affitti che verranno pagati per gli anni. É una cosa che, se vogliamo, può essere equivalente ad un contributo, però occorre che l'attività proceda e duri nel tempo; sono soldi che l'azienda anticipa e che in qualche modo vengono restituiti o recuperati, e sono fondi motivati con iniziative necessarie per adeguare gli impianti fissi alle nuove attività produttive, che a norma di convenzione devono essere non inquinanti. Quindi verranno fatti nei processi di lavorazione tutti quegli impianti e verranno utilizzate tutte le necessarie apparecchiature di depurazione, perché alla fine l'attività sia, com'è anche nella sede attuale di Cavaglià, non inquinante.

Penso di aver dato indicazioni sulle principali questioni sollevate, mi rimane solo da dire che non c'è un'incertezza rispetto al numero degli occupati, perché la clausola che fa riferimento al numero degli occupati è una clausola di salvaguardia che viene introdotta per la prima volta. Finora nelle convenzioni scrivevamo che dovevano esserci tanti occupati, ma non avevamo mai previsto possibilità sanzionatorie; questa volta si dice che se il numero degli occupati scende sotto certi livelli, è possibile la rescissione della convenzione nonché la richiesta del rimborso di tutti i contributi sotto qualunque forma erogati.

Mi pare che sia una cosa positiva, mi pare che questa convenzione rappresenti da una parte una risposta ad un problema sociale per cui il Consiglio ci aveva sollecitati ad intervenire, dall'altra un tentativo di fare convenzioni con termini più precisi rispetto ad altre del passato. Indubbiamente avremo modo di ridiscutere di questo problema per ciò che riguarda gli aspetti più generali dell'occupazione e della politica industriale innanzitutto per ciò che riguarda lo sviluppo dell'area Cogne.

Presidente Ci sono interventi per dichiarazione di voto?

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiarello.

Chiarello (RC) Prima volevo dire qualcosa a Ferraris. É vero che sono stati creati 2000 posti di lavoro, scusatemi, ma siccome qualcuno si riserva di parlare sempre per ultimo e aspetta sempre ad alzare il ditino...

Presidente ... diglielo a pugno duro stavolta...

Chiarello (RC) ... è vero che sono stati probabilmente creati 2000 posti di lavoro, ma vorrei ricordare solo 180 persone alla Cogne, che forse sono ancora in cassa integrazione o in mobilità - me lo spiegherà meglio Ferraris - la Saiform con 40-50 addetti che ha chiuso o sta chiudendo, la Conner con 200 persone che ha chiuso, la Meridian che da 120 previsti ne ha solo 66, la Trousseau Ancien che ha chiuso, l'Invicta che ha chiuso, le Eurovie S.p.A. che hanno chiuso, non so se l'Assessore vuole continuare... Penso che fosse obbligatorio recuperare qualche posto, un'amministrazione che è un po' mobile deve recuperare anche dei posti, altrimenti nella Forestale non ci stanno più le persone!

(... ilarità dell'assemblea...)

La formazione professionale di Zincocelere e questo lo so per esperienza, perché quando parlo di occupazione nel Canavese è anche perché per 25 anni ho succhiato al Canavese lo stipendio e come me qualcun altro in questo Consiglio, giustamente perché siamo in Italia e abbiamo lavorato lì senza vergognarcene.

Allora, la formazione professionale in questo stabilimento è del primo e secondo livello, al massimo del terzo; la formazione di un primo e secondo livello è qualcosa poco più di un manovale come contratto di lavoro, per cui mi sembrano tanti quei 6 miliardi previsti per la formazione. Ma ripeto che se creeranno operai altamente specializzati, sarò il primo ad esserne contento.

Per quanto riguarda il comunicato FLM, volevo solo dire che in questo comunicato è scritto: "Riuniti a Torino, abbiamo convenuto che sicuramente la scelta di andare in Valle d'Aosta fa parte di un'intenzione evidente di ridurre i costi aziendali - non c'è scritto di sviluppo, ma c'è scritto di ridurre i costi aziendali - agevolazioni della Regione autonoma sugli insediamenti produttivi e agevolazioni alle riassunzioni del personale posto in mobilità". Insomma non si parla di espansione nel comunicato, solo questo volevo sottolineare dal momento che lo ha citato l'Assessore.

Spero veramente che almeno questa operazione non si riveli poi una cosa che non va in porto; mi sembra tanto, come ha detto Marco Viérin, che i dati combaciano tutti con l'anno 2000 e vorrei ricordare che non sono 4 anni bensì 3, perché non è scritto da nessuna parte che quest'anno ci saranno delle assunzioni. Penso che sarà dal 1° gennaio 1997 che inizieranno le assunzioni, anche perché se questa fabbrica si vuole mettere in grado di funzionare con i nuovi macchinari, la data più credibile sarà inizio '97. Probabilmente non sarà più in questo Consiglio, però non vorrei nel 2000 essere qui a dire: abbiamo dato i soldi, ci avevano fatto tante promesse, hanno sfruttato la mobilità, hanno sfruttato i soldi della Regione e poi se ne sono andati.

Presidente Devo solo prendere atto, Consigliere Chiarello, che lei rispetto a Bertinotti è un "buonista".

Ha chiesto la parola il Consigliere Ferraris.

Ferraris (GV-PDS-SV) Intanto per una dichiarazione di voto favorevole, penso che si fosse già capito.

Rispetto alle diverse considerazioni che sono state fatte su cosa succederà nel 2000, c'era un bravo economista, che era Keynes, che diceva: "Nel medio periodo siamo tutti morti, per cui cerchiamo intanto di affrontare i problemi che ci sono oggi".

In un posto in cui tutti hanno fatto dei necrologi, hanno elencato le fabbriche che hanno chiuso, e potremmo aggiungere altre fabbriche all'elenco, dall'Ilssa Viola alla Montefibre, però ricordare che ogni tanto c'è stata una nascita non credo che sia un reato. Che con questo si siano risolti tutti i problemi dell'industria, lo abbiamo detto tutti che ci sono e che rimangono, però che questa regione non abbia fatto delle cose penso che sia doveroso riconoscerlo, tutti lì, e non è un atto di disonestà, caro Viérin.

Presidente Ha chiesto la parola il Vicepresidente Viérin Marco.

Viérin M. (PpVA) Contesto sempre l'Assessore Mafrica, però voglio far piovere come si dice... piove fuori? Sta già piovendo?

Diciamo che prendo atto con soddisfazione che anche l'Assessore Mafrica ha riconosciuto che effettivamente bisognerebbe dare, come è stato chiesto da più consiglieri, la possibilità alle commissioni di avere i dati e il tempo materiale di poter analizzare gli stessi in maniera corretta.

Invece sul discorso della convenzione e quindi di portare Zincocelere ad occupare l'ex stabilimento Conner, ebbene, Assessore, non è che lei abbia fugato i miei dubbi e le mie perplessità. Inoltre, quando lei dice che nessun imprenditore valdostano si è fatto avanti, io le dico che probabilmente non si poteva pretendere di trovare un imprenditore valdostano che sapesse produrre tramite le famose camere bianche, non è che si può inventare l'imprenditore oggi per utilizzarlo domani. Anche perché se si fosse presentato un imprenditore valdostano che opera già in altri settori a fare questo, avrei voluto vedere se la Regione gli dava 33 miliardi di disponibilità finanziaria per partire, perché comunque i costi per la Regione sono di 19 miliardi, mentre la disponibilità finanziaria che diamo in mano alla Zincocelere è di 33 miliardi.

Quindi rimangono i dubbi e le perplessità che questa società abbia l'interesse a stare in Valle fino al 2000. Spero vivamente di no, ma la convenzione fatta in questa maniera, le considerazioni che la Finaosta ci ha fatto in maniera molto corretta sia sui vantaggi che la società ha, ma anche sui rischi e gli svantaggi che la società potrebbe avere, ci portano a dire questo. La società potrà decidere nel 1999-2000 se avrà interesse a stare in piedi oppure no, e quasi sicuramente deciderà di no, perché ne fanno parte come proprietari al 92 percento due banche europee, o meglio una inglese e l'altra americana, mi corregga se sbaglio, Assessore, e sappiamo che le banche stanno in queste società finché c'è un'alta redditività dell'investimento. Non appena questa redditività cessa, le banche smobilitano alla grande e se ne vanno. Infatti in questa convenzione non vedo dei grossi rischi finanziari da parte della Zincocelere e quindi dei suoi proprietari. Allora bisogna capire se questi 3-4 anni serviranno a queste banche per permettergli di rientrare con i soldi - più gli interessi - che hanno investito in questa operazione.

Nessuno vuol fare l'uccello del malaugurio, ma siamo stati scottati più volte, Assessore. Non voglio fare qui nessun processo, ma ritengo importante esercitare quell'attività di controllo e di stimolo al Governo ad essere più attento che in passato. Oggi ci sono dei forti dubbi che quest'attenzione non sia proprio perfetta, che non sia ancora quell'attenzione dovuta al problema industriale ed occupazionale. Ma su questo torneremo quando discuteremo la riconversione dell'area ex Cogne, e mi ha fatto piacere che lo abbia detto anche l'Assessore, perché sarà una discussione interessante. Non vogliamo, proprio per non fare il processo alle intenzioni, dare un voto contrario a questa scelta, ma d'altra parte non possiamo dare un voto favorevole, pertanto ci asterremo sul provvedimento.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Tibaldi.

Tibaldi (Ind) Sarò breve. Ho ascoltato in parte l'intervento di replica dell'Assessore Mafrica, il quale puntualmente mi ha risposto che il mio intervento va contro le iniziative industriali. Non vorrei che fosse inteso in questa maniera, perché mi sono solo permesso come hanno fatto altri consiglieri di fornire parametri di valutazione che sono differenti, che sono integrativi a quegli elementi che ieri Finaosta ci ha illustrato frettolosamente in commissione.

Poi è ovvio che possono essere argomentazioni piacevoli o spiacevoli, ma sono comunque argomentazioni con un certo fondamento perché non si viene qui a raccontare la storiella propagandistica o elettoralistica per raccogliere consensi, si viene qui per ragionare su cifre, su dati e su parametri che ci sono stati forniti in tempi relativamente brevi e che oggi siamo chiamati ad esaminare e votare. Quindi i parametri di valutazione devono essere comunque accettati e confrontati in maniera un po' più serena che non chiudersi subito nel proprio guscio, dicendo: lui è contro l'industria. Assolutamente no.

Altrettanto paradossale mi sembra il discorso relativo alla celerità che mi è stato rivolto dal Consigliere Ferraris. A questo punto mi verrebbe spontaneamente di chiedere se, in quanto ex segretario della FLM, ha per caso sentito i suoi colleghi di Biella o di Cavaglià, e magari ha approfondito anche la tematica occupazionale in loco.

Ma a prescindere dalle perplessità e dai dubbi che sono stati sollevati, e che anch'io ho contribuito a sollevare in questa sede, ripeto che la filosofia di questa convenzione a mio avviso non si discosta granché da quelle precedenti, e quindi anche l'intervento politico - se così può essere chiamato - è in sintonia con quanto abbiamo già visto in passato. C'è un qualcosa in più, qualche clausola di salvaguardia in più, qualche garanzia che ritengo sia a questo punto l'unica. L'unica garanzia che, oggi come oggi, ha la Regione è una fideiussione sui 22 miliardi che verranno erogati in gestione ordinaria da Finaosta, e sarà una fideiussione escutibile a vista. Per il resto mi sembra che sia un "déjà vu".

Quindi la mia sarà una prudente astensione.

Presidente Se non ci sono altri interventi per dichiarazione di voto, pongo in votazione la delibera in oggetto:

Presenti: 32

Votanti: 26

Favorevoli: 25

Contrari: 1

Astenuti: 6 (Chiarello, Collé, Lanièce, Marguerettaz, Tibaldi e Viérin M.)

Il Consiglio approva