Objet du Conseil n. 349 du 19 décembre 1973 - Verbale

OGGETTO N. 349/73 - (Varia) - Celebrazioni del trentesimo anniversario dell'incontro di Chivasso e della "dichiarazione dei rappresentanti delle popolazioni alpine".

DOLCHI, Presidente del Consiglio - Signori Consiglieri, Invitati, Autorità, Sindaci, Signore e Signori,

a seguito di una specifica e particolare decisione della Conferenza dei Capigruppo, nel quadro delle celebrazioni del Trentennale della Resistenza, come apertura in Valle d'Aosta di tale ciclo di commemorazioni, e nel quadro anche delle celebrazioni del XXV anniversario della promulgazione della Costituzione repubblicana, il Consiglio regionale si è riunito oggi in seduta straordinaria per ricordare il XXX anniversario dell'Incontro di Chivasso.

Come è noto, dopo questa seduta, nella sala sottostante, avrà luogo una tavola rotonda alle quale sono invitati a partecipare i rappresentanti dei Gruppi che siedono in questo Consiglio, i graditi ospiti, che ringraziamo per aver voluto accettare il nostro invito ad essere qui fra di noi, e quanti altri vorranno intervenire nel dibattito.

Sono fra noi oggi, quali graditi ospiti, Osvaldo COISSON, Gustavo MALAN e Cesarina PAGE, figlia del compianto Senatore Page; l'On.le Emilio CHANOUX, nella sua veste di Deputato della Valle d'Aosta.

Ringraziamo, inoltre, cordialmente per la loro partecipazione alla odierna cerimonia celebrativa le Autorità, le Associazioni combattentistiche e culturali, le Forze politiche e sindacali, i rappresentanti della Scuola, della resistenza, delle organizzazioni giovanili e studentesche.

Dovevano essere fra di noi, ma ne sono stati all'ultimo impediti, oltre a Mario ROLLIER e a Giorgio PEYRONEL, che avevano partecipato, trent'anni fa, all'incontro di Chivasso, anche i Presidenti del Consiglio regionale del Piemonte OBERTO e il Sindaco di Chivasso.

Da loro ho ricevuto le seguenti comunicazioni: "Sopravvenuti inderogabili impegni impediscono mia partecipazione odierna manifestazione ricordo Carta Chivasso. Auspicando migliore riuscita, deferentemente saluta. Chiavarino, Sindaco di Chivasso". - "Causa sopravvenuta convocazione del Gruppo consiliare per risoluzione nostra crisi Consiglio ore 18 di mercoledì est impossibile mia partecipazione at Celebrazione Incontro Chivasso per dichiarazioni rappresentanti popolazioni alpine. Calleri, Presidente Giunta regionale del Piemonte". - "Rammaricato non poter essere presente prego voler portare at convenuti saluti Consiglio regionale Piemonte et mia personale sottolineando decisiva importanza documento formulato da uomini montagna per avvenire autonomia regionale. Gianni Oberto, Presidente Consiglio Regionale del Piemonte".

Sono assenti anche i Vice Presidenti e il Segretario, cioè i componenti dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale del Piemonte che avevamo invitato, perché impegnati nella risoluzione della crisi che interessa quella Regione. Impossibilitato partecipare causa impegni in precedenza assunti ringrazio cortese invito a formulo voti successo manifestazione. Giuseppe Fassino, Vice Presidente del Consiglio Regionale del Piemonte".

Inoltre, Giorgio Peyronel, che ha scritto una lunga lettera di cui darò lettura nel corso della tavola rotonda perché affronta problemi specifici interessanti il dibattito che sarà aperto da questa tavola rotonda, scrive: "Riesprimo il mio più vivo rammarico per assoluta impossibilità già illustrata nella mia precedente lettera espresso di partecipare Convegno causa inderogabili impegni universitari. Cordialissimi saluti a tutti i partecipanti, Giorgio Peyronel".

E non è nemmeno presente fra noi - e ce ne dispiace - il Presidente della Giunta Regionale, il quale, come già dal medesimo comunicato l'altro ieri al Consiglio riunito, è impegnato a Roma, in questo stesso momento, in una riunione a livello governativo, una riunione che vede numerosi Ministri e i Presidenti di tutte le regioni italiane, discutere i problemi riguardanti la partecipazione delle Regioni ai programmi prioritari di interventi pubblici, con particolare riferimento alla impostazione dei bilanci regionali e alle competenze attuative delle direttive della Comunità Europea in materia di agricoltura. La sua forzata assenza è quindi, penso, da tutti ampiamente giustificata.

A me, la Conferenza dei Capigruppo ha affidato l'incarico di essere il portavoce del Consiglio, l'unico oratore in questa seduta straordinaria, per rievocare a trent'anni di distanza l'incontro di Chivasso e la dichiarazione dei rappresentanti delle popolazioni alpine.

È un compito difficile quello di parlare a nome di tutti voi, ma la prevista successiva tavola rotonda mi tranquillizza, perché, in quella sede, ogni Gruppo potrà completare quanto io posso non aver sufficientemente detto ed illustrare il punto di vista del proprio Gruppo; ma è anche difficile compito la rievocazione dell'Incontro di Chivasso perché molto è già stato detto e scritto da personalità politiche e del mondo della cultura ben più autorevoli di me e, soprattutto, da quelli che il 19 dicembre 1943 si sono trovati a Chivasso quella riunione.

Diventa quindi improbo dire qualche cosa di nuovo e di originale anche perché il primo dicembre, a seguito di una encomiabile iniziativa della Città di Chivasso, del Presidente del Consiglio regionale del Piemonte e della nostra Regione, vi è già stata una interessantissima tavola rotonda alla quale molti di noi hanno partecipato e nella quale molto e bene è stato detto.

Possiamo semmai considerare l'incontro di oggi come un proseguimento di quella tavola rotonda, nell'intento di interessare sempre più e, soprattutto, ad Aosta, nel capoluogo della Regione Autonoma della Valle d'Aosta, il cui Statuto speciale concretizza molte delle indicazioni emerse a Chivasso, interessare sempre più, dicevo, le giovani generazioni allo studio, all'esame, alla conoscenza di quei problemi.

Mi sembra indispensabile sottolineare che quanto andrò dicendo vuol quindi essere una riaffermazione della validità del documento sottoscritto a Chivasso. Il valore di tale documento sta proprio nel fatto di aver percorso i tempi ed è quindi compito nostro verificarne la validità, l'attualità e, soprattutto, assicurarne la diffusione, quale prezioso patrimonio di idee, di indicazioni e di programmi, a cui le nuove generazioni possono ancora oggi validamente ispirarsi.

E proprio a queste nuove generazioni penso che il Consiglio debba rivolgersi, per richiedere un particolare momento di riflessione nel corso di tutte le celebrazioni del trentennale della Resistenza, che sono rievocazioni di tappe sanguinose, crudeli, ma anche esaltanti del cammino percorso dalla Comunità valdostana per la conquista della sua autonomia regionale.

Queste rievocazioni, queste commemorazioni, gli incontri che avverranno nel corso del trentennale saranno le occasioni per trarre alimento da quegli eventi ormai consacrati alla storia e per continuare, con lo stesso impegno, la lotta democratica di ogni giorno. Non celebrazioni quindi fini a sé stesse, ma occasione di meditazione, di dibattito, di confronto, di rinnovato impegno, come vuole essere anche l'occasione odierna.

Ecco perché non può mancare, proprio per le nuove generazioni, per quanti non conoscono appieno i fatti, un cenno di cronaca.

Esattamente 30 anni fa, nella prima mattina del 19 dicembre, si riunivano al secondo piano della casa del Geom. Edoardo Pons, al n. 2 della vecchia Piazza d'Armi di Chivasso, sei importanti esponenti della Resistenza, in rappresentanza delle vallate alpine.

Erano, per la Valle d'Aosta, il Notaio Emile Chanoux e l'Avv. Ernesto Page; per le Valli valdesi i Proff. Osvaldo Coisson, Gustavo Malan, Giorgio Peyronel e Mario Alberto Rollier; mancava all'appuntamento, per un sopravvenuto impedimento dell'ultima ora, il valdostano Federico Chabod.

Nel corso di tutta la giornata furono discussi i problemi riguardanti la vita e l'avvenire delle popolazioni delle valli alpine, nell'intento di trovare l'accordo su un documento comune che dovesse servire come base rivendicativa per tutte le future azioni.

Il volumetto, stampato in questi ultimi tempi a cura dell'Amministrazione Regionale della Valle d'Aosta e dovuto alla passione e alla competenza di Cesare Perrin, ci fornisce i testi predisposti dai vari partecipanti, che furono la base del dibattito.

Lo stesso volumetto, così come la rivista "Piemonte" del secondo semestre 1973 e numerose altre precedenti pubblicazioni, tra le quali quelle del Partito d'Azione, apparsa già nella clandestinità durante la Resistenza, hanno ampiamente divulgato il documento finale di quell'incontro, i commenti che ne sono stati fatti, la dichiarazione dei rappresentanti delle popolazioni alpine.

Non è certo mia intenzione commentare le singole indicazioni del documento, ma ritengo utile sottolineare che, pur nelle difficili condizioni in cui si operava nel dicembre del 1943, i lavori dell'incontro di Chivasso furono diligentemente preparati mediante la redazione di testi preliminari; uno, redatto nel mese di novembre, dai rappresentanti di Torre Pellice, Proff. Coisson e Malan; un secondo dal Prof. Rollier; un terzo, datato primo dicembre, da Federico Chabod e un quarto, datato 8 dicembre, dal Prof. Peyronel.

Senza entrare in polemica, mi sembra che non possa essere accettata la parte dello studio "La genesi dell'autonomia regionale valdostana" pubblicata dalla Rassegna del Movimento di Liberazione in Italia nell'aprile-giugno di quest'anno, nella quale si afferma che, come rappresentanti della Valle d'Aosta, Emilio Chanoux e l'Avv. Page non avevano predisposto alcun testo scritto e diedero soltanto un contributo orale nella discussione.

Non voglio certo avventurarmi nelle contestazioni storiche, ma mi sembra doveroso ribadire, proprio al Consiglio Regionale valdostano, che né Page né Chanoux si recavano a Chivasso senza precise idee.

Come ci ha ricordato il Prof. Alessandro Passerin d'Entrèves nella tavola rotonda del 1 dicembre e come è noto a tutti per gli scritti e per le testimonianze, Emilio Chanoux si era recato a Chivasso forte della esperienza clandestina della Jeune Vallée d'Aoste, forte di un bagaglio culturale particolarmente valido e aderente allo spirito valdostano.

Non solamente nella Jeune Vallée d'Aoste gli ideali di difesa delle prerogative etniche e linguistiche, della validità di una autonomia e del regime federalista erano stati conservati e vivificati, ma Chanoux, già nella sua tesi di laurea, sedici anni prima, si era cimentato su questi particolari problemi e aveva detto delle cose chiare in proposito.

Inoltre, mi sembra, in accordo con il volumetto regionale, che una dichiarazione dei diritti delle popolazioni alpine, redatto da Chanoux, prima della riunione di Chivasso, possa essere considerata anch'essa un testo preliminare alla riunione del 19 dicembre. Ma in proposito, forse, i nostri graditi ospiti potranno bel corso della tavola rotonda chiarire eventuali perplessità: questa mia introduzione è stata forse una provocazione ad un certo dibattito attorno a queste affermazioni di Rotel.

Oltre a questi che sono forse particolari, rimane comunque, come commento autentico e validissimo, lo scritto "Federalismo e autonomie", con cui Emilio Chanoux illustrava la "Dichiarazione dei rappresentanti delle popolazioni alpine".

E Chanoux, in questo scritto, indicava in tre parti distinte il valore del documento: una prima parte, dedicata alle constatazioni, cioè alla situazione di denigrazione a cui la centralizzazione politico-amministrativa dello Stato italiano, culminata col fascismo, aveva portato i piccoli popoli alpini; una seconda parte di affermazioni, con le quali si affermavano i principi generali della dichiarazione e una terza parte, "le dichiarazioni", che è la parte essenziale, rivendicativa e programmatica.

Sia nel documento, come nel commento di Chanoux si rileva appieno l'importanza delle indicazioni politiche ed economiche.

Questa parte è divisa in autonomie politiche e amministrative, in autonomie culturali e scolastiche, in autonomie economiche. E mi permetto citare in proposito il Prof. Peyronel, che dirà più tardi in un suo scritto: "Il commento di Emilio Chanoux è un'appassionata dichiarazione di fede nella possibilità di una rinascita della libertà nella democrazia, attraverso le autonomie, e rispecchia molto fedelmente lo spirito del Convegno. È da augurarsi che questo spirito possa ispirare nel loro difficile e rischioso cammino gli esperimenti autonomistici di quelle Regioni che, più forti di numero e di possibilità di azione, hanno potuto già realizzare, almeno in parte, il programma autonomista, in attesa che una possibile futura federazione europea ponga sul piano internazionale e nella sua autentica luce di problema europeo il problema delle autonomie di confine, che solo potranno rinsaldare l'unità dell'Europa".

A questi concetti e ideali di autonomia, per la Valle d'Aosta, si ispirarono poi, dopo l'olocausto di Emilio Chanoux, i combattenti della Libertà, la Resistenza tutta, che agirono nella nostra Regione, nella clandestinità e con le armi in pugno, fino al vittorioso 25 aprile 1945.

Ed a questi principi, come a tutta l'azione coordinata della "diplomazia valdostana nel corso della resistenza", si ispirarono anche gli impegnativi pronunciamenti; quello del C.L.N. per il Piemonte in data 2 settembre, quello del manifesto del C.L.N.A.I. del 6 ottobre 1944 e infine il manifesto del Governo provvisorio italiano, con il suo messaggio del 16 dicembre 1944 per i patrioti e la popolazione della Valle d'Aosta.

Se mi è permessa una brevissima parentesi, a guisa di testimonianza personale, ricordo con quanta commozione e soddisfazione io stesso ho avuto occasione di leggere ai microfoni della radio clandestina di Cogne, ai primi di ottobre 1944, il documento del C.L.N.A.I. e, soprattutto, la frase che cito: "Il C.L.N. Alta Italia afferma solennemente che è dovere dell'Italia liberata restaurare i vostri diritti violati e conculcati, attraverso l'instaurazione di un regime di ampia autonomia linguistica, culturale e amministrativa, nel quadro di una libera comunità democratica ispirata al rispetto degli interessi locali e al decentramento delle amministrazioni".

Era il riconoscimento, atteso dagli autonomisti della Valle d'Aosta, che nell'Italia liberata si sarebbe attuata quella autonomia preconizzata a Chivasso; e i combattenti, la cui radio aveva per motto "pour que nous puissions dire demain notre parole", vedevano aprirsi un orizzonte nuovo e di speranze.

Possiamo dire, a trent'anni di distanza, che tali speranze e tali indicazioni hanno trovato attuazione?

Allora, trent'anni fa, si combatteva, si subivano crudeli rappresaglie e un popolo unito affrontava supremi sacrifici per conquistare, con le armi in pugno, la pace di domani, quella pace che purtroppo non si è ancora affermata in tutto il mondo, dove troppe guerre insanguinano interi paesi.

E permettete quindi che, a nome del Consiglio, in questo momento, io rivolga un pensiero commosso e deferente alle innocenti vittime della barbara strage compiuta l'altro ieri all'aeroporto di Roma e a tutti i caduti - operai, agenti, finanzieri - vittime di questo tragico e infame atto di pirateria, che oltre tutto, è un crimine che non contribuisce alla distensione internazionale, ma che tende semmai a sabotare gli sforzi che vengono fatti per una giusta pace nel Medio oriente.

Ma, ritornando alle speranze deluse - e ce ne sono - il discorso si farebbe lungo e difficile; mi sento però in dovere di affermare che dopo Chivasso, comunque, si è andati avanti. C'è stata la liberazione, la costituzione repubblicana, lo Statuto speciale per la Valle d'Aosta, la nascita della democrazia, la realizzazione dello stato regionalista, prima con le Regioni a statuto speciale e poi, dopo lungo travaglio e difficile lotta, con l'attuazione delle Regioni a statuto ordinario.

Se quindi molto cammino è stato fatto, come si suole dire, molto ancora resta da fare, in parecchi settori che già - e qui vorrei sottolinearlo - che già erano indicati come prioritari trent'anni fa a Chivasso; ad esempio, nell'agricoltura, nel potenziamento dell'industria e dell'artigianato, nella scuola, ma, soprattutto, per noi valdostani, nel problema della lingua.

In proposito, penso che questo Consiglio possa sottoscrivere all'unanimità quanto 18 giorni fa a Chivasso affermava il Presidente della Giunta Dujany, sul nostro diritto di usare la lingua locale, sul diritto all'insegnamento della stessa lingua nelle scuole, sulle garanzie nei concorsi e per l'accesso al pubblico impiego.

Diceva Dujany: "Malgré la consécration de ces droits par loi constitutionnelle datant de 1948, nous devons assister en Vallée d'Aoste, trente ans plus tard et en défit de nos protestations et de nos efforts sans résultats, à l'agonie de la langue française, à l'équivoque d'une école créée et utilisée par le Centre uniquement pour parvenir à ses fins et pour son organisation.

Ces mois derniers, un nouveau coup a été assené à l'espoir que nous avait apporté la déclaration de Chivasso, l'espoir que les hommes de la nouvelle Italie eussent compris l'importance fondamentale de la liberté de la langue et des traditions culturelles pour la défense de la personnalité humaine.

La nébulosité, l'artifice témoignés à l'égard des droits de l'école valdôtaine par la dernière mesure adoptée sur la situation juridique des enseignants, le refus du visa à la loi régionale pour la réception des émissions télévisées de la langue française sont autant des preuves évidentes d'une volonté qui vise à comprimer définitivement nos espoirs et nos droits constitutionnels dans le domaine de la culture, de l'école et de la langue locale.

En effet, en ce qui concerne également cet ordre d'autonomie, nous avons le sentiment que l'objectif primordial du Centre soit de nous contraindre dans un état dont nous est impossible de nous libérer".

Sono parole dure e precise su un problema che questo Consiglio ben conosce e di cui credo dovrà nuovamente occuparsi.

Credo però che sia indispensabile sottolineare come, dopo tutti questi anni di travagliate esperienze e di faticose conquiste sul piano del rinnovamento democratico, l'incontro di Chivasso e la dichiarazione che ne sortì possono essere considerati sempre un valido punto di riferimento.

Certamente alcuni giovani possono considerare superate certe affermazioni e, soprattutto, certi modi di impostare i problemi; ma, chi fa una critica di questo genere, esamina solo superficialmente il documento e, soprattutto, non lo colloca nel contesto storico in cui è stato redatto.

Eravamo - e lo ricordo - nel 1943, in piena guerra; eppure, questi uomini hanno parlato e scritto nel documento di libertà, di lingua, di culto, di federalismo, di repubblica; e vi è anche un accenno fondamentale all'autonomia. Vi si parla di autonomia in modo tale che possiamo considerare tali enunciazioni come ispiratrici della Costituzione della Repubblica Italiana.

E chi ha vissuto quei tempi sa quanto audaci potevano sembrare queste affermazioni, quanto avanzate erano tali affermazioni, se si tiene conto della origine sociale e della formazione politico-religiosa dei partecipanti all'incontro di Chivasso.

Signori Consiglieri, mi sono sforzato di non riassumere quanto altri hanno detto e scritto, hanno fatto con cura e intelligenza e pazienza, scendendo anche in apprezzate disquisizioni in documenti dettagliati.

Spero che la tavola rotonda che seguirà possa essere occasione di un valido confronto sul tema che da trent'anni ci appassiona e, mi auguro, appassioni anche le nuove generazioni.

Mi sono sforzato di richiamare alla mia e alla vostra memoria alcune riflessioni che potessero validamente sottolineare l'importanza della riunione odierna e farne una occasione, come dicevo poc'anzi, una occasione di rinnovato impegno.

Ritengo che sia - e mi sento di affermarlo, a nome del Consiglio - un impegno coerente e fondamentale, quello di risalire alle più genuine manifestazioni di volontà e programmazione per continuare, pur nella diversità della caratterizzazione politica di ciascuno di noi, per continuare sulla via che ha sempre caratterizzato la storia della nostra Valle, la via dell'autogoverno, la via del "Coutumier", del "Conseil des Commis", dello Statuto speciale, la via dell'autonomia, del progresso e della libertà.

Colleghi del Consiglio, graditi invitati, amici della Stampa, e pubblico, siete tutti invitati nel Salone sottostante dove avrà luogo la tavola rotonda sulla "Dichiarazione di Chivasso".

La seduta è tolta.

---

Si dà atto che la seduta ha termine alle ore 16,56.

---

Letto, approvato e sottoscritto.

Il Presidente del Consiglio

(Dolchi Rag. Giulio)

Il Consigliere Segretario del Consiglio

(Chincheré Geom. Franco)

Il Segretario Rogante

(Pramotton Costantino)