Oggetto del Consiglio n. 138 del 21 dicembre 1961 - Verbale

OGGETTO N. 138/61 - (Varia) - CASA DA GIOCO DI ST. VINCENT. - SENTENZA DEL TRIBUNALE DI FIRENZE. - COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE DELLA GIUNTA, MARCOZ, E DELL'ONOREVOLE CHABOD RENATO, SENATORE DELLA VALLE D'AOSTA.

Il Presidente della Giunta, MARCOZ, informa il Consiglio che il Tribunale di Firenze, in data 9 dicembre 1961, ha emanato sentenza di piena assoluzione nei confronti del Dr. Carlo Gabriele Cotta, del Gran Uff. Francesco Rivella e del Conte Alberto Zorli di Bagnacavallo, gestori della Casa da gioco di St. Vincent, - i quali erano stati tratti a giudizio per rispondere di gioco d'azzardo non autorizzato -perché il fatto non costituisce reato, sia in riferimento all'elemento soggettivo che a quello obiettivo.

Comunica che si è trattato di una battaglia durissima dal punto di vista giuridico e di una grande battaglia dal punto di vista sostanziale per i risultati raggiunti.

Precisa che ci si attende ora che la motivazione della sentenza contenga elementi che costituiscano un riconoscimento diretto e indiretto della legittimità della istituzione della Casa da gioco di St. Vincent.

Riferisce di aver assistito allo svolgimento di tutto il processo e di poter affermare, con cognizione di causa, che gli Avvocati difensori dei gestori della Casa da gioco sono stati tutti valorosissimi e che tutti si sono battuti molto bene.

Cita l'Avvocato Renato Chabod che, - egli dice -, da un anno aveva fatto un lavoro da certosino, in previsione del processo, riuscendo a mettere insieme una documentazione veramente cospicua e preziosa per la dimostrazione della tesi di interesse della Regione.

Osserva che, se il Senatore Avv. Chabod era il patrono dei gestori della Casa da gioco di St. Vincent, i quali erano direttamente interessati alla causa, e non già della Regione, è indubbio peraltro che, indirettamente, il processo di Firenze interessava anche l'Amministrazione Regionale per i rilevanti interessi che erano in gioco.

Ritiene, pertanto, di interpretare il pensiero dei Signori Consiglieri nel proporre che il Consiglio esprima un voto di plauso e di ringraziamento al Senatore Avv. Chabod per l'abilità e la tenacia con cui ha saputo difendere gli Amministratori della Società SITAV e, per riflesso, anche gli interessi della Regione Valle d'Aosta.

Chiede che il Consiglio gli dia mandato per scrivere ed inviare al Senatore Avv. Chabod una lettera di plauso e di ringraziamento.

Il Consigliere DUJANY dichiara che i Consiglieri del gruppo della minoranza concordano sulla proposta fatta dal Presidente della Giunta, Marcoz.

Il Consigliere GUGLIELMINETTI dichiara di associarsi alla proposta fatta dal Presidente della Giunta, Marcoz, esprimendo l'avviso che il voto di plauso e di ringraziamento debba essere esteso anche agli altri patroni i quali con il Senatore Chabod hanno validamente collaborato per il conseguimento dei risultati ottenuti.

Il Consigliere TREVES, dopo aver premesso di essere stato informato già giorni orsono dell'esito favorevole del processo di Firenze direttamente dal Senatore Chabod, dichiara di concordare sulla proposta fatta dal Presidente della Giunta, Marcoz.

Il Consigliere BERTHET dichiara di essere certo di interpretare il pensiero del gruppo di minoranza nell'associarsi alla proposta del Presidente della Giunta, Marcoz, circa il voto di plauso e di ringraziamento all'Avv. Chabod.

Ritiene, però, che il voto di plauso vada esteso anche agli altri patroni, collaboratori del Senatore Chabod, fra i quali cita il Senatore On. Angelini che si è prodigato in modo particolare per la buona riuscita della causa.

Si fa menzione che analoga dichiarazione viene fatta dal Consigliere PAGE.

Il Presidente della Giunta, MARCOZ, preso atto delle dichiarazioni fatte da vari Consiglieri e sulle quali concorda, comunica che provvederà a far pervenire una lettera di plauso e di ringraziamento del Consiglio a tutti i patroni dei gestori della Casa da gioco di St. Vincent nella sopramenzionata causa svoltasi presso il Tribunale di Firenze.

Informa il Consiglio che la Commissione legislativa della Camera dei Deputati ha approvato, nei giorni scorsi, una legge con la quale verrebbe regolarizzata la questione della Casa da gioco di St. Vincent nel senso di autorizzare la continuazione dell'esercizio della Casa da gioco.

Auspica che detta legge sia approvata al più presto anche dalla Commissione legislativa del Senato.

Conclude, informando che contro la sentenza di assoluzione dei gestori della Casa da gioco di St. Vincent, emessa dal Tribunale di Firenze, è stata interposto appello dal Pubblico Ministero.

Il Presidente, FILLIETROZ, dopo aver accertato e dato atto che il Consiglio ha espresso, all'unanimità, un voto di plauso e di ringraziamento al Senatore Chabod e agli altri patroni che hanno difeso gli Amministratori della Casa da gioco di St. Vincent nel processo di Firenze, dà la parola, su conforme parere favorevole del Consiglio, al Senatore Chabod, per comunicazioni concernenti il processo di Firenze.

Il Senatore On. CHABOD dichiara quanto segue:

"Ringrazio di cuore il Consiglio per le gradite espressioni rivoltemi. Desidero, però, dire due parole in merito al processo di Firenze.

Il problema era per noi un problema giuridico, ma prima ancora era un problema di conoscenza della storia e dei precedenti della situazione della Casa da gioco di St. Vincent.

Molti giornali hanno pubblicato dei commenti inesatti e questo per ignoranza della reale situazione della Casa da gioco.

Noi avevamo una prima difficoltà da superare e, cioè, portare a conoscenza dei nostri giudici quella che era la situazione e la storia recente della Valle d'Aosta.

Io ho lavorato in modo particolare a questa illustrazione ed il richiamo allo spopolamento del Comune di La Magdeleine l'ho fatto non già per fare del sentimento, ma per puntualizzare una situazione.

Voi ricorderete certamente che, un mese fa circa, è stato inaugurato il nuovo edificio scolastico di La Magdeleine.

Ne ha dato notizia la stampa, informando che per la costruzione di questa Scuola la Regione aveva speso 10 milioni e 3 altri milioni il Consorzio dei Comuni Valdostani del Bacino Imbrifero della Dora Baltea.

Detta scuola è frequentata da 4 alunne: una di prima, una di seconda, una di terza e una di quarta classe.

Aggiungeva la notizia di stampa che l'edificio scolastico era sede anche di un Ambulatorio medico, che viene aperto un giorno al mese perché quel paese di montagna ha diritto al medico una sola volta al mese.

Io ho voluto sottolineare questo e ho detto ai giudici del Tribunale di Firenze che prima di affrontare il problema giuridico dovevano conoscere la nostra situazione. Non dimenticate che il processo era stato sottratto al Tribunale di Aosta perché il Procuratore Generale di Torino aveva fatto una istanza di remissione per legittima suspicione dicendo che i giudici di Aosta sentivano troppo questa situazione e non sarebbero stati sereni nel loro giudizio.

Mi sono fatto dare dal Presidente della Giunta, Marcoz, le recenti carte plastigrafiche della Valle d'Aosta che la Regione ha pubblicato e le ho presentate al Tribunale affinché i giudici ne prendessero conoscenza e le esaminassero e questo perché nelle aule dei Tribunali, in Parlamento e fuori e sui giornali circola il solito ritornello secondo cui la Valle d'Aosta sarebbe il paese di Bengodi e che i suoi abitanti sarebbero tutti pieni d'oro.

Secondo tale voce, noi avremmo il più alto reddito pro-capite, guazzeremmo nell'abbondanza ed avremmo dallo Stato il massimo dei contributi possibili ed immaginabili rispetto alle altre Regioni a Statuto speciale.

Io ho preparato un prospetto, che porterò poi a vostra conoscenza, della ripartizione, non già pro capite, ma per Km. quadrato planimetrico, delle entrate delle quattro Regioni a Statuto speciale per compartecipazione ai tributi erariali.

Tale prospetto, che è estremamente istruttivo, dimostra che sul bilancio preventivo del 1960 noi avevamo 1980 milioni di compartecipazione ai tributi erariali o alle quote di riparto.

Ora di questi 1980 milioni noi abbiamo speso 1112 milioni per la Scuola ed io ho dimostrato che la Scuola costa quel che costa ed ho detto ai giudici del Tribunale: "Non diteci che spendiamo troppo, perché se non si vuole che vi siano analfabeti bisogna spendere".

Ho ancora ribadito che nel Comune di La Magdeleine la popolazione ha diritto al Medico soltanto un giorno al mese, il che significa che negli altri 29 giorni del mese gli abitanti non possono beneficiare dell'assistenza di un Medico.

Per far sì che il Medico possa raggiungere i paesi di montagna ci vogliono le strade e ci sono delle valli con 300 abitanti, come la Valsavaranche, che hanno uno sviluppo di 30 Km. di strada di accesso che va tenuta in buono stato manutentivo.

Ho, altresì, presentato al Tribunale un prospetto, fornitomi dall'Assessore ai Lavori Pubblici, delle spese sostenute dall'Amministrazione regionale per lo sgombro della neve sulle strade, spese che ammontano a 62 milioni all'anno; in Sicilia tali spese non si fanno, vi sono delle nevicate eccezionali, ma normalmente non si fanno spese per lo sgombro della neve.

Ho fatto presente al Tribunale che, se togliamo dai 1980 milioni di entrata assegnati alla nostra Regione per compartecipazione sui tributi erariali, la cifra di Lire 1112 milioni sostenuta per spese della Scuola, - che nelle altre Regioni sono a carico dello Stato -, rimangono 868 milioni netti che, divisi per 3262 Km. quadrati, danno una quota di 266.000 lire per Km. quadrato, mentre la Sicilia ha una quota di dieci volte tanto e, cioè, Lire 2.500.000 al Km. quadrato.

Ho soggiunto che i 3262 Km. quadrati della Valle d'Aosta non corrispondono alla superficie che è di molto superiore se si calcolano i dislivelli.

Il Tribunale di Firenze ha dimostrato di apprezzare assai le argomentazioni da me presentate.

Detto questo, rimaneva il problema giuridico; e qui concordo sulla proposta del Consigliere Berthet di tributare un particolare ringraziamento al Senatore Angelini, il quale non si è limitato a fare la causa come il grande Avvocato che dà una lettura superficiale, che ascolta quello che dicono gli altri e che parla per ultimo mettendoci un pizzico di suo.

Il Senatore Angelini ha steso lui l'ultimo memoriale; di memoriali ne abbiamo fatti due: un primo memoriale, preparato da me, che comprendeva tutta la vasta documentazione parlamentare, che era interessantissima.

A tale memoriale sono seguite discussioni tra di noi, e il Senatore Angelini, con il particolare contributo del Prof. Bodda sul piano del diritto amministrativo, ha quindi steso il nostro memoriale definitivo.

Il che significa che il Senatore Angelini ha dovuto studiare a fondo tutta la materia.

L'ultima richiesta di documenti che ho fatto alla Regione l'abbiamo fatta d'accordo con il Senatore Angelini, il quale ha concordato con me sulla necessità di affrontare la questione a fondo.

Su un unico punto si può dire che la Casa da gioco di St. Vincent non è legittimamente funzionante e il Tribunale ci ha seguito nella nostra esposizione e nel nostro ragionamento.

Intanto non vi è ancora la legge statale che sancisce la legalità della Casa da gioco e se ci fosse, - e il Pubblico Ministero ce lo ha rinfacciato in udienza -, ciò significherebbe che non siamo a posto, perché se uno è a posto non ha bisogno di nessuna legge; noi eravamo innanzi ad un Tribunale che doveva giudicare del passato e non dell'avvenire e, semmai, una legge concernerebbe l'avvenire e non già il passato della Casa da gioco.

Questa, tra parentesi, è la ragione per la quale né io né il mio collega On.le Caveri non abbiamo mai voluto presentare un disegno di legge di nostra iniziativa, perché presentare un disegno di legge da parte nostra significa riconoscere che non eravamo a posto; tanto è vero che il Procuratore della Repubblica ha finito la sua replica dicendo: "Se eravate tanto tranquilli, perché avete fatto fare questa legge? Questo dimostra che voi non siete a posto".

Io ho risposto al Procuratore della Repubblica che non avevo il potere di impedire ai Deputati di valersi del loro diritto di iniziativa e che se un Deputato, il quale ha apprezzato la nostra situazione, ha creduto, a fin di bene, di presentare un disegno di legge di sua iniziativa, io non potevo certamente proibirglielo.

La questione della legge ha indubbiamente il suo valore, perché non dobbiamo dimenticare che la concessione del 1946 è fatta per 20 anni e scadrebbe, quindi, nel 1966.

La legge è redatta in questi termini: "è autorizzata la continuazione ...".

Scusate se mi dilungo, ma il decreto (del Presidente della Giunta) del 1946 - questa è la situazione amministrativa trattata in particolare dal Prof. Bodda aveva questa particolarità: secondo noi non poteva più essere impugnato.

Il Procuratore della Repubblica di Aosta aveva chiesto che la questione venisse sottoposta alla Corte Costituzionale, ma questo non si poteva più fare, e lo ha dimostrato il Prof. Bodda, perché il decreto del 1946 non era una legge ma un atto amministrativo e il Governo avrebbe dovuto impugnarlo nei 70 giorni della prima udienza della Corte Costituzionale.

Non avendolo fatto, il decreto non può più essere impugnato né dal Procuratore della Repubblica, né dal Procuratore generale, né da chiunque altro.

Questa era la nostra tesi e vedremo in seguito come tale tesi è stata seguita dal Tribunale.

Tuttavia ciò non toglie che nel 1966 la concessione andrà a decadere e il Consiglio regionale non avrà la facoltà di fare una legge, come non l'aveva la Sicilia per il Casinò di Taormina. Tuttavia, a differenza del problema di Taormina, la nostra posizione era questa: c'era un atto amministrativo in partenza, che poteva anche essere legittimo, - secondo noi era viziato di eccesso di potere -; però tale atto amministrativo non è stato impugnato e, anzi, è stato convalidato da una serie di atti successivi, cioè da varie relazioni al Parlamento, da atti del Governo e soprattutto, - ciò che ci consentiva di poter anche prescindere dal decreto del 1946 -, dalla situazione di fatto del problema di St. Vincent.

Il legislatore patrio non ha più riconosciuto apertamente nessuno dei Casinò attualmente esistenti, tanto è vero che il Procuratore della Repubblica ha iniziato dicendo che erano fuori legge tutti i Casinò, quello di San Remo, Campione, Venezia e St. Vincent.

Apparentemente ha ragione lui perché le leggi istitutive dei Casinò di San Remo, di Campione e di Venezia non dicono affatto che è autorizzato un Casinò da giuoco nei predetti Comuni, tutt'altro.

Ci sono delle leggine che sono tutte uguali nella loro formulazione e che dicono: "Il Comune di ... è autorizzato, per risanare il proprio bilancio, ad adottare i provvedimenti contemplati dalle leggi vigenti".

In base a tali leggine, sono stati poi emessi i decreti ministeriali e prefettizi che hanno autorizzato l'apertura delle Case da gioco.

Perché questo interrogativo? Perché, come avete visto dalla reazione di Taormina, in Italia, se danno qualcosa a uno, tutti la vogliono e se si tratta di colpire uno, allora sono tutti d'accordo di colpire.

Ora cosa è successo? È successo che nel 1949 si è cominciato, con una prima legge, ad istituire una imposta per il soccorso invernale in due Case da gioco.

L'imposta, che era temporanea in un primo tempo, è divenuta in un secondo tempo definitiva con una legge del 1954, contro la quale nessuno ha reclamato.

Detta legge sancisce: "È istituito un sovraprezzo di Lire 2.000 nei prezzi d'ingresso dei Casinò da gioco".

Le tre parole "Casinò da gioco" sono fra virgolette e quindi non sussistono dubbi sul riferimento.

Ora, nel 1954 vi erano, in Italia, soltanto 4 Casinò che funzionavano pacificamente e pubblicamente alla luce del sole ed erano quelli di San Remo, di Campione, di Venezia e di St. Vincent.

Vi dirò, per quanto riguarda la Casa da gioco di St. Vincent, che noi avevamo fra gli atti una fotografia, che ha avuto un peso notevole, che rappresentava due carabinieri sull'attenti, in grande uniforme, sulla porta dell'entrata del Casinò di St. Vincent.

In udienza io ho chiesto al Signor Colonnello del Carabinieri, citato come teste, se riconoscesse che la porta di entrata di cui alla fotografia fosse effettivamente quella della Casa da gioco di St. Vincent ed egli ha risposto con un "sì" ed ha pure risposto affermativamente alla mia domanda intesa a chiarire se i due carabinieri erano effettivamente due militi dell'Arma dei carabinieri.

Richiesto da me di voler precisare perché due carabinieri erano stati comandati a prestare servizio sulla porta d'entrata del Casinò, il Colonnello mi rispose che due carabinieri venivano comandati a prestare servizio d'ordine sull'entrata del Casinò ogni volta che giungevano al Casinò alte personalità.

La testimonianza del Colonnello dei Carabinieri mi è servita per dimostrare che nel 1954 il Casinò di St. Vincent funzionava "coram populi", cioè pubblicamente, poiché, oltre i due carabinieri posti alla entrata dcl Casinò, nell'interno dei locali garantivano l'ordine due agenti di pubblica sicurezza, un sottufficiale ed un commissario.

Questo risulta dalla testimonianza fatta da un Ispettore Generale di pubblica sicurezza che ha, altresì, dichiarato che per tale servizio gli agenti di polizia percepivano una indennità speciale.

È interessante sapere che il Casinò di St. Vincent ha pagato allo Stato, a tutt'oggi, per l'imposta a favore del soccorso invernale la cifra di circa 3 miliardi che, sommata alle cifre versate allo Stato per ricchezza mobile, IGE e diritti d'autore, ammonta ad un totale di circa 4 miliardi e mezzo di lire.

Il Procuratore della Repubblica ha dovuto ammettere tale fatto e, cioè, che beneficiario della citata entrata di 4 miliardi e mezzo era risultato lo Stato e non la Regione della Valle d'Aosta; però ha soggiunto che ciò era illegittimo.

Ho controbattuto al Procuratore della Repubblica rilevando che lo Stato aveva percepito tali somme a titolo di imposte.

Questa è la nostra posizione, che è completamente e assolutamente diversa da quella di Taormina.

In proposito dirò che ai Siciliani, che mi proponevano di fare un fronte unico adducendo che siamo tutti nella stessa posizione, ho risposto: "questo fa comodo a voi; dateci invece il vostro riparto entrate erariali e noi rinunciamo al Casinò di St. Vincent".

Ho ricordato loro che, mentre alle altre Regioni a Statuto speciale.- Sicilia, Sardegna e Trentino Alto Adige, era stato riconosciuto il diritto ad emettere azioni al portatore, alle Valle d'Aosta tale diritto era stato contestato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, che aveva impugnato dinnanzi alla Corte Costituzionale la legge regionale della Valle d'Aosta 6-10-1960, riguardante l'autorizzazione alla emissione di azioni al portatore nella Regione autonoma della Valle d'Aosta.

Questa è la situazione nostra.

Come vi è stato detto dal Presidente della Giunta, Marcoz, il Senato della Repubblica deve ancora pronunciarsi sul disegno di legge di iniziativa parlamentare concernente la autorizzazione alla continuazione dell'esercizio della Casa da gioco di St. Vincent.

Vi informo, in proposito, che il Senatore Angelini ed io faremo un opuscolo nel quale raccoglieremo tutte le memorie e gli atti del processo, compresa la sentenza del Tribunale che servirà ad illustrare al Senato la nostra situazione.

Quando la sentenza del Tribunale di Firenze sarà resa pubblica e se ne potrà leggere la motivazione non succederà più, come succede oggi, di leggere certi commenti agrodolci e di sentire certa gente affermare che noi godiamo di un privilegio.

Affermo e ribadisco che noi non godiamo di alcun privilegio, perché i proventi della Casa da gioco di St. Vincent ci sono stati contabilizzati dallo Stato in detrazione di quelli che ci dovevano essere dati quale quota di riparto entrate erariali; quindi, il vero beneficiario delle entrate della Casa da gioco è indirettamente le Stato e non la Regione.

Io ho dimostrato al Tribunale di Firenze, con documenti e cifre alla mano, che di tutti i giochi d'azzardo che vengono praticati in Italia nell'interesse dello Stato che, come è noto, ha il monopolio dei giochi d'azzardo, quello che rende più di tutti è la Casa da gioco di St. Vincent.

Questo corrisponde a verità, perché i proventi dei giochi del Lotto, dell'Enalotto, della Sisal e del Totocalcio, vengono ripartiti per un terzo al monte premi e per due terzi allo Stato.

Aggiungo che i premi pagati dai predetti giochi sono esenti dall'imposta di R.M., mentre invece al Casinò di St. Vincent il monte premi non c'è e le vincite che vengono fatte dai giocatori vengono intascate interamente dagli stessi senza alcuna decurtazione.

Faccio, inoltre, notare che la Società concessionaria della Casa da gioco di St. Vincent paga l'IGE e l'imposta istituita dallo Stato sui biglietti d'ingresso del Casinò a favore del soccorso invernale.

Il Tribunale di Firenze ha voluto rendersi conto di tutto, ha interrogato tutti i testi citati ed ha fatto molte domande.

Debbo dire che validissimo testimone è stato il nostro Presidente della Giunta, Marcoz, il quale ha chiarito anche quali sono le diverse attività ed iniziative che fanno capo al piano di iniziative di interesse turistico che è stato assunto a base del decreto 1946 che ha autorizzato l'esercizio della Casa da gioco di St. Vincent.

Anche il Prefetto Alliaudi ci è stato di prezioso aiuto, perché ci ha riferito delle cose che non sapevamo o, meglio, che pensavamo ma che non erano documentate e fra l'altro, rispondendo ad una mia precisa domanda, ha dichiarato di aver sempre informato la Presidenza del Consiglio dei Ministri ed il Ministro dell'Interno in merito a tutto quanto concerneva la Casa da gioco di St. Vincent ed ha aggiunto che dal Governo Centrale nessun rilievo gli è stato mai fatto circa la Casa da gioco di St. Vincent.

Altri validi testimoni sono stati: il Colonnello dei Carabinieri, il quale ha riconosciuto che la fotografia da noi mostrata corrispondeva a quella della Casa da gioco,- il Questore Colomba ed il Senatore Page, il quale ci ha raccontato che, allorquando si è trattato di fare la legge sui contributi annui da erogare alla Regione, era stato richiesto dal Senatore Trabucchi di fare accertamenti sulla consistenza del gettito della Casa da gioco.

Il Tribunale, sulla base di tutti questi elementi, ha potuto formarsi un quadro reale della situazione ed ha emanato la sentenza che conosciamo.

Questa sentenza riconosce che nella Casa da gioco di St. Vincent si giocava e si gioca legittimamente, per cui ora non ci potrà più essere mosso l'appunto che siamo dei biscazzieri.

Vi ringrazio ancora una volta e vi esprimo la mia convinzione e fiducia che la questione-, della Casa da gioco di St. Vincent sarà quanto prima definitivamente chiarita anche con la legge, di prossima emanazione, per la autorizzazione alla continuazione dell'esercizio della Casa da gioco".

Il Consiglio prende favorevole atto.

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