Oggetto del Consiglio n. 1636 del 5 dicembre 2005 - Resoconto
OGGETTO N. 1636/XII - Eventuale insediamento di un centro di ortopedia e di riabilitazione in Comune di Saint-Pierre. (Interrogazione)
Interrogazione
Premesso:
- che il Comune di Saint-Pierre ha ipotizzato sin dal 1994 l'insediamento, in località Breyan, di un centro sanitario di alto livello scientifico e di carattere internazionale, operante preferibilmente nel settore dell'ortopedia e della riabilitazione;
- che tale ipotesi si è tradotta, negli anni 1996-1997, in uno studio di fattibilità a cura della Compagnie française de gestion de services de santé-Sanesco;
ciò premesso, i sottoscritti Consiglieri regionali
Interrogano
l'Assessore delegato per sapere:
1) se è a conoscenza dell'ipotesi di cui in Premessa;
2) se tale ipotesi ha avuto un seguito. In caso affermativo:
- qual è l'ente o la società privata che si occuperà della realizzazione;
- quali sono i tempi, le modalità e i costi di realizzazione;
- se la Regione o qualche società da essa partecipata o controllata interverrà nella realizzazione o nel finanziamento di tale progetto;
3) se la previsione di un centro specialistico nel settore dell'ortopedia e della riabilitazione rientra nella pianificazione sanitaria vigente e/o in quella in corso di elaborazione;
4) se è a conoscenza dei risultati dello studio Sanesco e se essi sono coerenti con i fabbisogni previsti nel piano socio-sanitario vigente e/o in quello in corso di elaborazione.
F.to: Tibaldi - Frassy - Lattanzi
Presidente - La parola all'Assessore alla sanità, salute e politiche sociali, Fosson.
Fosson (UV) - Alle due prime domande non posso rispondere nulla, nel senso che non sono assolutamente a conoscenza dell'iniziativa che viene descritta qui. Dirò di più, non vi è una documentazione di tale insediamento in nessun cassetto dell'Assessorato e anche i funzionari che sono stati responsabilizzati su questo non ne sanno nulla, quindi anche alla seconda domanda su tale società francese non le posso rispondere. In Assessorato non vi sono domande di accreditamento di nessuna struttura privata, tranne quella psichiatrica - che lei conosce bene - a Châtillon. Fra l'altro, con il Comune di Saint-Pierre abbiamo svolto una lunga relazione sul fatto della farmacia... però di questo non so niente.
Per correttezza, mi sembra di dover fare un discorso anche rispetto alla terza domanda: "se la previsione di un centro specialistico nel settore dell'ortopedia e della riabilitazione rientra nella pianificazione sanitaria vigente e/o in quella in corso di elaborazione", anche perché i rapporti fra pubblico e privato nella sanità sono all'ordine del giorno. È stato accolto molto positivamente l'articolato della finanziaria nazionale, dove non dice come, ma parla della necessità di porre comunque dei tetti di controllo alla mobilità attiva e passiva; questo articolo dà la possibilità - il che non vuol dire togliere la libertà - di controllare in base all'appropriatezza e soprattutto sui "DRG" medio bassi l'appropriatezza delle prestazioni, altrimenti non riusciamo a controllare il sistema. Si discute molto dei rapporti fra pubblico e privato in sanità, tali accreditamenti che fanno diventare pubblici dei privati senza una programmazione, stanno ponendo in tutte le Regioni dei grandi problemi, soprattutto le piccole Regioni devono affrontare questo discorso con una normativa, che sembra che adesso abbiamo. Per parlare di tali rapporti fra pubblico e privato devo citare il decreto legislativo n. 502, che fissa tutta la normativa, dividendo questi rapporti in tre passi: autorizzazione, accreditamento, convenzione, laddove l'autorizzazione delle strutture private, ma anche di quelle pubbliche - noi stiamo facendo questa autorizzazione a seconda di "standard" che per la prima volta sono stati pubblicati lo scorso anno - deve essere concessa a chiunque ha tali requisiti, cioè uno fa una domanda, l'ufficiale sanitario verifica l'idoneità della struttura, dopodiché è autorizzato ad aprire con un rischio di impresa. Altro discorso è l'accreditamento: l'accreditamento è definito dal decreto legislativo n. 502 come un processo amministrativo ad un soggetto già autorizzato, che dice che è idoneo ad erogare prestazioni sanitarie per il servizio sanitario nazionale. È idoneo però non è detto che il servizio sanitario stabilisca con lui dei contratti, che invece possono avvenire con il terzo momento: quello delle convenzioni. C'è una notevole confusione in questo momento, perché il sistema sanitario piemontese ha di fatto identificato accreditamento con convenzione, definendo che chi è idoneo ad erogare prestazioni sanitarie per il servizio sanitario nazionale praticamente diventa pubblico. L'accreditamento, che è un passo fondamentale, da cosa può essere determinato? Può essere determinato secondo dei tetti, cioè ti accredito, ma tu mi fai 100 prestazioni; allora definire cento prestazioni e poi la centunesima no diventa difficile, oppure come abbiamo vissuto nel caso della struttura di Châtillon un accreditamento geografico, cioè posso fare una struttura accreditata in bassa Valle e non in media Valle. Cerchiamo di definire questo accreditamento a seconda dei fabbisogni, cioè io accredito una struttura, dico: "ho bisogno di te per far funzionare meglio la sanità, laddove io come sanità pubblica, dopo aver "fatto" tutte le possibili soluzioni, non riesco a far fronte a una domanda che i cittadini mi pongono", e poi comunque perché, e questo era il punto di partenza iniziale... che una struttura privata si ponga in competizione con una struttura pubblica può stimolare anche una struttura pubblica a funzionare meglio. Questi 3 sono i momenti istituzionali, quindi possiamo prevedere un accreditamento, che adesso non c'è, per tetti o per fabbisogni.
Arrivo al passo successivo dicendo che in questo momento abbiamo una mobilità passiva importante per alcuni settori, lei lo sa bene e cita Ortopedia e Riabilitazione come settori importanti per una mobilità. Non credo possa sorgere una struttura operatoria solo ortopedica su un bacino di utenza così piccolo come il nostro. Sulla riabilitazione invece il discorso da fare è molto ampio, cioè noi quando siamo arrivati non avevamo un letto di riabilitazione, i primi letti nel pubblico sono stati fatti ad Antey, il 1° dicembre è stata aperta anche la RSA ad Aosta, ma, di fatto, abbiamo delle convenzioni di riabilitazione con delle strutture private convenzionate all'esterno della Valle d'Aosta. In questo momento, pur cercando di potenziare il pubblico al massimo, dobbiamo utilizzare delle strutture private accreditate e quindi pubbliche soprattutto in questi settori. Non le nego che vi sono diverse aziende che si rivolgono a noi chiedendo com'è la situazione della Valle d'Aosta, cercando di vedere i dati di mobilità che abbiamo e che sono dati nazionali. Premetto che penso che la Valle d'Aosta, dal punto di vista della situazione, potrebbe essere una Regione in cui il sistema riabilitativo... per le comunicazioni... sia particolarmente appetibile anche per una mobilità attiva. Dal punto di vista tecnico, dico che subire un intervento chirurgico importante ortopedico e fare una riabilitazione a 300 chilometri di distanza tecnicamente non è il massimo, perché la relazione fra il fisioterapista e chi ha operato l'individuo mi sembra necessaria e da ricercare.
In questo momento non vi è nella nostra programmazione nessuna di tali domande di autorizzazione di accreditamento; se arrivassero penso che potrebbero essere verificate positivamente proprio per le convenzioni che abbiamo in atto con delle aziende fuori Valle e ritengo che avere una risposta in Regione a questo, in attesa che il servizio pubblico si metta alla pari soprattutto sulla riabilitazione, potrebbe essere positivo: è positivo dal punto di vista tecnico per la nostra sanità, potrebbe essere positivo per l'industria della salute in Valle d'Aosta, abbiamo già parlato delle terme, sicuramente un sistema riabilitativo convenzionato qui potrebbe avere dei lati positivi per la nostra occupazione. In questo momento non vi è nulla di preciso, vi è solo un'indagine dei fabbisogni, un accreditamento dovrà sicuramente essere subordinato ai fabbisogni che abbiamo e su un discorso di questo tipo al momento non saremmo negativi, anzi.
Presidente - La parola al Consigliere Tibaldi.
Tibaldi (CdL) - Ringrazio l'Assessore della risposta, dove ha di nuovo tracciato quelle che sono delle tappe fondamentali che, ai sensi del decreto legislativo n. 502, devono essere percorse per addivenire a queste convenzioni fra privato e pubblico nel sistema sanitario; tuttavia, vorrei farle presente alcune cose. Fermo restando che non esiste alcuna domanda e che sul quesito n. 2 non poteva dare nessuna risposta in quanto non possiede elementi, mi sono informato presso il Comune di Saint-Pierre e mi risulta, sulla base di documenti che sono qui agli atti, che quel Comune sta lavorando su un certo tipo di progetto dal 1994, anno in cui ha incaricato questa società "Sanesco" di predisporre uno studio di fattibilità economica inerente la realizzazione di una struttura sanitaria in località Breyan. Questo incarico prevede la realizzazione di un centro sanitario ad alto livello scientifico, di carattere internazionale, preferibilmente operante nel settore dell'ortopedia e della riabilitazione. Ora la Giunta nel 1996 ne era a conoscenza, cito in proposito il provvedimento di Giunta n. 5283/1996, perché approvava una variante al PRG comunale e prevedeva che fosse fatto uno studio di impatto economico per tenere in debito conto le previsioni di insediamento a Breyan, fra le quali anche una struttura sanitaria. La Regione quindi aveva conoscenza di qualcosa che si stava modificando a livello di piano di dettaglio in una porzione del territorio comunale di Saint-Pierre. Di qui è scaturita l'esigenza di affidare questo studio alla società "Sanesco", che peraltro è stato siglato il 1° luglio 1996. Il fatto singolare è che all'articolo 4 della convenzione stipulata fra Comune di Saint-Pierre e "Sanesco" si dice che "la municipalité de Saint-Pierre, pour tout ce qui concerne les données actuelles d'activité des établissements de la Région...", cioè si impegna a fornire tutti i dati relativi ad attività di stabilimenti sanitari presenti in regione, i costi salariali, la fiscalità, le tariffe di rimborso, le regole autorizzative per la creazione di stabilimenti di tipo ospedaliero e le eventuali norme regionali da rispettare. Era stato quindi messo in moto un dialogo fra il Comune e la Regione, che immagino forse non lei, ma qualche suo collega potrebbe conoscere, tanto che il Comune impegnò la spesa di 50 milioni e sappiamo che per le esigue risorse comunali 50 milioni di vecchie lire rappresentano una cifra sostanziosa. Vi è di più: il 29 giugno 2005 il Consiglio comunale di Saint-Pierre ha ribadito la necessità di impegnare in questa variante urbanistica solo alcuni ettari dei 17 complessivi per realizzare questa clinica sanitaria, quindi una parte sarà destinata a parco e strutture funzionali alla fruizione del Castello di Saint-Pierre, un'altra parte dovrebbe essere utilizzata per la clinica.
Orbene, siamo nel 2005, prendiamo atto che lei, Assessore, non ne sa nulla, ma il Comune torna a parlarne come di un qualcosa che sarebbe di imminente avvio. La Regione è intervenuta in merito con la Direzione urbanistica, la struttura regionale ha espresso alcune osservazioni sempre per quanto riguarda l'aspetto di pianificazione territoriale, quindi ci fa strano che l'Assessore non ne sia a conoscenza. Un consiglio: ripristinate un po' più di collegialità all'interno della Giunta. Il Comune può farlo da solo e potrebbe essere anche una struttura meramente privata, ma immaginiamo che, se si è parlato di norme regionali fin dal 1996 e di opportunità di valutare i fabbisogni, eccetera, le intenzioni siano quelle di addivenire a una convenzione.
La ringraziamo per la sua risposta e ci tenevamo a darle queste informazioni, che ci sembrano importanti.