Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 1058 del 12 gennaio 2005 - Resoconto

OGGETTO N. 1058/XII - Timori delle organizzazioni sindacali in ordine ad uno stato di concorrenzialità all'interno della Casa da gioco di Saint-Vincent. (Interrogazione)

Interrogazione

Osservato che con lettera datata 19/12/2004, inviata al Consiglio di Amministrazione della Casinò spa e alle massime Autorità politiche regionali, la Delegazione Sindacale Giochi Tradizionali-Reparto tecnico della Casa da gioco di St. Vincent, ha lamentato un inopportuno stato di concorrenzialità interno all'azienda;

Ritenuto necessario avere chiarimenti in ordine al disagio lamentato dalla citata Delegazione Sindacale;

il sottoscritto Consigliere regionale

Interroga

l'Assessore competente per sapere:

1) se corrisponde al vero quanto affermato nella lettera 19/12/2004 indirizzata dalla Delegazione Sindacale Giochi tradizionali al Consiglio di Amministrazione della Casinò spa, al Presidente della Regione e all'Assessore alle Partecipazioni regionali;

2) quale giudizio esprime sul contenuto della missiva, con particolare riferimento alle anomalie rappresentate in ordine allo stato di concorrenzialità all'interno della Casa da gioco.

F.to: Curtaz

Presidente - La parola all'Assessore al bilancio, finanze, programmazione e partecipazioni regionali, Marguerettaz.

Marguerettaz (UV) - Una piccola premessa perché mi pare d'obbligo inquadrare l'argomento all'interno dell'attività della casa da gioco, che - ricordo - nel 2004 si è chiusa con una "performance" positiva rispetto a quella del 2003. Gli incassi sono stati superiori per oltre 6 miliardi con una crescita del 2,2; i primi 10 giorni, quindi la prima decade del 2005 continua, ma la situazione è del tutto provvisoria con incrementi che superano 5-6%, sia in ingressi che in proventi, per cui qualche nota positiva credo sia opportuna e possa essere il preludio ad un'analisi, che mi pare correttamente il Consigliere Curtaz ci chiede su certe tensioni sindacali, ma che si inquadrano in un contesto di un'azienda che qualche carta da giocare ce l'ha ancora e che è una risorsa per la Valle.

In relazione all'interpellanza avente ad oggetto lo stato di concorrenzialità, lamentato dalla Delegazione sindacale giochi francesi con lettera del 19 dicembre, credo sia opportuno descrivere lo scenario in cui si colloca la vicenda; cercherò di non essere noioso, ma è importante premettere alcuni dati. Sia i giochi francesi che i giochi americani offrono al cliente la possibilità di puntare sulla "roulette". Si tratta però di due varianti del gioco totalmente diverse, sia per la disposizione dei numeri all'interno del cilindro che soprattutto per il fatto che la "roulette" americana prevede, oltre allo zero della francese, anche il doppio zero. Tale differenza (38 numeri contro 37) aumenta di quasi il doppio (5,26 contro 2,7) la percentuale a favore della casa da gioco, quindi riduce significativamente il vantaggio del giocatore: giocare nella "roulette" francese è più conveniente per il giocatore.

A seguito di quanto sopra, sin dall'introduzione dei giochi americani al casinò, alla "roulette" americana è stato associato il minimo di giocata più basso, posto che il giocatore, con maggiori disponibilità economiche, difficilmente avrebbe rischiato il proprio denaro su tavoli con percentuali universalmente note più sfavorevoli rispetto a quelle garantite dalla sorella maggiore francese. In realtà, per la professionalità dei croupiers che vi lavorano, la "roulette" americana è sempre stata gestita nel rispetto della tradizione del casinò, quindi con la garanzia di resa del migliore servizio possibile al cliente e, di conseguenza, in antitesi rispetto alla sua vocazione di gioco veloce, estremamente vantaggioso per la casa, il cui cliente era solo di passaggio e in certi casi consumava la sua prima esperienza di gioco di azzardo in un casinò. L'attenzione nei confronti del cliente ha, di fatto, creato negli anni un parco di giocatori fidelizzato con potenziale di spesa medio-alto, che si sono appassionati alla "roulette" americana a dispetto del minore vantaggio che la stessa garantisce.

Alla luce di quanto sopra, l'azienda accolse molti anni fa, una richiesta delle Delegazioni sindacali dei giochi americani volta ad ottenere, su un numero limitato di tavoli, minimi e massimi di giocata più alti, che permettessero di soddisfare la domanda di gioco dei summenzionati clienti. I tavoli con minimi da 5.000 lire - parliamo ancora di lire - furono affiancati da 3 tavoli con minimi da 10.000 lire, massimo 200.000 lire, e da un tavolo da 20.000 lire, massimo 600.000 lire. Si precisa che i massimi di giocata si riferiscono a tutte le possibilità di puntata: pieno, cavallo, terzina, carré, sestina. In questa sede si precisa anche che il massimo di giocata in pieno alla "roulette" francese può essere raddoppiato per le puntate sul cavallo, 2 numeri, quadruplicato sulla puntata del carré, 4 numeri, e così via; mentre alla "roulette" americana il massimo in pieno diventa vincolante per tutte le altre puntate, cavallo, terzina, carré, e via dicendo, offrendo quindi minore difesa al giocatore.

Con il passaggio all'euro abbiamo fatto gli adeguamenti: minimo 2,5 euro, massimo 60; minimo 5 euro per 3 tavoli massimo 100 euro, e un tavolo con un minimo da 10 euro massimo 300. Il tavolo con minimo da 10 euro in casi del tutto eccezionali, clienti in forte perdita - perché il cliente in forte perdita chiede di recuperare -, è stato passato a 20 euro, associando come massimo il limite di 500 euro, oggi contestato dalle Delegazioni sindacali dei giochi francesi. Perché ho spiegato tutto questo? Perché si parla di questo nel comunicato stampa. A fronte di tale situazione dei giochi americani, questi sono i minimi e i massimi di giocata alla "roulette" francese per fare il paragone: minimo 5 euro, massimo 100 euro alla "roulette", minimo 10 euro, massimo 300 euro alla "roulette", su un tavolo 20 euro massimo 500 euro, e nel "privé" da 20 a 50 euro il minimo e massimo 500-1.000 euro e 1.000 euro è solo per la puntata in pieno, cioè quando si gioca un solo numero, quindi non vale per il cavallo, il carré...

Svolte le succitate considerazioni, entriamo nel merito delle rimostranze evidenziate dalla delegazione sindacale. Occorre premettere che tale delegazione sindacale ha più volte lamentato all'azienda l'assenza di equilibri dei minimi e massimi di giocata tra "roulette" americana e francese; obiezione alla quale l'azienda ha replicato precisando che, nel nostro casinò, a governare tali scelte non deve essere il vertice aziendale, ma il cliente, il quale, tramite la domanda di gioco che esprime, concorre a determinare la tipologia di giochi e di giocate che devono essere messe a sua disposizione.

Il fatto, accaduto nel mese di dicembre, che ha causato l'inasprimento dei rapporti fra Delegazione dei giochi francesi e l'azienda, si riferisce alla decisione di un cliente facoltoso della "roulette" francese di orientarsi verso la "roulette" americana in occasione delle sue recenti visite al casinò. Tale decisione deriverebbe, a detta del cliente, da scarsa attenzione nei suoi confronti in occasione di una sessione di gioco al "privé", in cui è stato disturbato da altri clienti e - a sua detta - non adeguatamente curato dal personale. Detto giocatore, avendo perso una ingente somma alla "roulette" americana, all'unico tavolo con massimo di giocata in piena a lui adeguato, 300 euro - di cui vi ho fatto il quadro prima - prontamente transennato per evitare disturbi al cliente - ricordiamo che il tavolo in questione si trova nella sala dei giochi americani molto frequentata e dove un giocatore di tale spessore diventa una vera e propria attrazione per i clienti che vi stazionano - chiedeva per rifarsi il passaggio ad un massimo superiore: 500 euro. Tale possibilità di giocare cifre più importanti gli veniva in via del tutto eccezionale concessa, pur nel rispetto della regola già citata per i giochi americani, che il massimo di 500 euro valeva solo ed unicamente per le giocate in piena e che restava lo stesso per il cavallo, carré. Il cliente ha perso, al termine della sessione di gioco, una ingente somma di denaro.

Tale situazione si è ripetuta per 2 volte; da qui è scaturita la programmazione di uno sciopero dei giochi francesi - poi commenterete - e ne sono derivati 2 incontri chiarificatori con l'azienda, il secondo a Delegazioni sindacali riunite americane e francesi. In questa ultima occasione l'azienda ha ribadito la sua fermezza nel non condizionare l'operatività dei giochi americani, confermando che il nostro casinò deve "in primis" avere attenzione al cliente, quindi soddisfare le sue aspettative in termini di gioco; peraltro si è trattato di un caso del tutto eccezionale e certamente frutto di un capriccio del giocatore, stante lo scontato svantaggio di rischiare somme ingenti su tavoli con percentuali enormemente favorevoli per la casa da gioco. In occasione dell'ultima visita, il cliente in questione è tornato ai tavoli di "roulette" francese, seppure dopo aver giocato per un intero pomeriggio alla "roulette" americana, a conferma che nessuno lo aveva condizionato per le sue scelte; responsabilità che non certo volutamente la Delegazione sindacale dei giochi francesi aveva addossato all'azienda.

Corre l'obbligo, in conclusione, di segnalare che la direzione in un successivo incontro ha accordato alla Delegazione dei giochi francesi in via sperimentale la possibilità su 2 tavoli di "fair roulette" di prevedere l'aumento dei massimi da 300 euro rispetto agli attuali 200 e sui tavoli di "roulette" con riferimento da 10 euro di associare il massimo di 500 contro gli attuali 300. Si ricorda che la politica dei minimi e massimi di gioco è una leva tanto delicata quanto importante per garantire la redditività dei giochi; parlare di "concorrenzialità" fra giochi americani e giochi francesi è certamente inappropriato, anche se si deve tenere nella massima considerazione l'adeguamento dell'offerta di gioco del casinò alle mutate abitudini e disponibilità del cliente. Il cliente è l'unico patrimonio di un casinò, lui detta le regole, lui decide delle fortune di questo o quel gioco, contrastare le sue scelte non può che determinare ancor di più, in un momento di congiuntura economica, una pericolosa disaffezione nei confronti della casa da gioco, abitualmente frequentata, considerate le tante alternative presenti sul mercato.

Resto a disposizione per qualsiasi ulteriore chiarimento.

Presidente - La parola al Consigliere Curtaz.

Curtaz (Arc-VA) - Basta chiarimenti, Assessore: mi arrendo!

Non posso neanche dire che abbia "menato il can per l'aia", come ogni tanto le succede, perché effettivamente ha dato risposta più che particolareggiata a questo caso. Sembrava quasi che fossi a conoscenza del caso e quindi patrocinassi un qualche avventore del casinò, che era stato maltrattato. È stato messo - abbiamo appreso - un tavolo addirittura transennato, ovviamente per proteggerlo. Questa lunga relazione poteva essere letta - non so chi gliela prepara - con un po' di ironia, forse veniva addirittura meglio...

Tornando invece all'interrogazione... perché l'abbiamo presentata? Perché la preoccupazione che, onestamente, la sua risposta ha fugato derivava da un passaggio di questo comunicato, che ora le leggo. Nel comunicato si denuncia che i responsabili del "marketing" indirizzano i clienti nelle aree di loro gradimento, che il responsabile dell'area giochi francesi non riesce a contrastare queste "emorragie" e "distorsioni" e porvi rimedio, che il responsabile dell'area giochi americani riesce ad ottenere dall'azienda minimi e massimi con una proporzionalità superiore a quella in atto nei giochi francesi, tale da ritenersi scriteriata, creando un'aperta conflittualità fra i reparti. Questo era il passaggio. Perché è delicato? Perché se questa, al di là del caso specifico, fosse una politica aziendale, avremmo una politica aziendale a detrimento dei giochi francesi rispetto ai giochi americani, cosa che, da un certo punto di vista potrebbe essere del tutto irrilevante. Invece è rilevante perché sono i giochi francesi a garantire maggiore occupazione e quella redditività sociale che la casa da gioco assicura alla nostra Regione. Da qui la nostra iniziativa, da qui il chiarimento che l'Assessore ha dato circoscrivendo l'ambito di questa vicenda.

Mi dichiaro soddisfatto della risposta; approfitto dell'occasione, visto che l'Assessore ha esordito con alcuni dati rispetto alla gestione del 2004, per una contro-battuta. I dati del 2004 non sono così positivi come l'Assessore ha voluto indicare, intanto perché l'Assessore definì il 2003 l'anno peggiore della storia del casinò...

(interruzione dell'Assessore Marguerettaz, fuori microfono)

... sì, i numeri lo dicono, ma lei lo dichiarò in questa sede! Ora abbiamo un calo di presenze, ma un aumento in termini finanziari del 2,2% pari a 6 miliardi - immagino di lire, ma forse sarebbe meglio precisarlo che si tratta di lire e non di euro -, una cifra che riequilibra la perdita di valore a causa dell'inflazione; pertanto siamo alla redditività identica a quella del peggior anno della storia del casinò.