Info Conseil

Comunicato n° 364 dell'8 ottobre 2013

Respinta una mozione sull'inchiesta relativa al parcheggio dell'ospedale Parini

Adunanza del Consiglio regionale dell'8 ottobre 2013

L'Assemblea, nella seduta dell'8 ottobre 2013, ha discusso una mozione, proposta dai gruppi consiliari Alpe, Union Valdôtaine Progressiste, Partito Democratico-Sinistra VdA, Movimento 5 Stelle, volta ad impegnare la Giunta regionale a costituirsi parte civile nell'inchiesta "Usque tandem" relativa all'acquisizione del parcheggio dell'ospedale Parini di Aosta. Il testo è stato respinto con 18 voti contrari (UV, SA) e 17 a favore (Alpe, M5S, PD-SVdA, UVP).

Il Consigliere Alberto Bertin (Alpe) ha illustrato l'iniziativa, ricordando che «l'acquisto del parcheggio è stato un atto scandaloso e, non a caso, ha visto l'interessamento della n'drangheta e coinvolto la Valle d'Aosta, per la prima volta, in un processo di stampo mafioso. Da un filone dell'inchiesta "Tempus venit", è nata l'inchiesta "Usque tandem", che ha visto la richiesta di rinvio a giudizio della Procura di Aosta nei confronti di sette persone, tra cui il Presidente della Regione, l'imprenditore Giuseppe Tropiano e l'Amministratore unico della Coup srl, Paolo Giunti, a cui sono contestati, a vario titolo, l'abuso d'ufficio e la turbativa d'asta.» Per il Consigliere, «vi è la possibilità di un danno patrimoniale nei confronti dell'Amministrazione regionale e pertanto riteniamo necessario che, nell'eventualità di un rinvio a giudizio – l'udienza preliminare si svolgerà il 23 ottobre prossimo –, la Giunta si costituisca parte civile nel procedimento. Questa è una vicenda grave.»

Il Consigliere Jean-Pierre Guichardaz (PD-SinistraVdA) ha detto: «Noi siamo garantisti e non vogliamo anticipare sentenze. La nostra iniziativa vuole essere un impegno per la Regione a costituirsi parte civile, affinché non diventi soltanto spettatore di un processo che la vede parte lesa. Per noi è un atto dovuto e i termini sono ristretti (il 23 ottobre). E' importante  che si faccia chiarezza. In caso di non approvazione, ve ne assumerete la responsabilità politica. L'impressione è che si stia sottovalutando la vicenda.»

Il Consigliere Nello Fabbri (UVP) ha affermato: «Non vogliamo imbastire un processo, tuttavia non possiamo non esprimere in questo Consiglio le nostre preoccupazioni politiche, perché questa vicenda influenzerà il buon nome della nostra Autonomia e della nostra regione. Non si può far finta di nulla, trincerandosi dietro la foglia di fico "lasciamo che sia la Magistratura a decidere". La mancata approvazione della mozione  sarà incomprensibile per l'intera comunità.»

Nella replica, il Vicepresidente della Regione, Aurelio Marguerettaz, ha riferito che «la mozione non ha l'interesse di tutelare gli interessi della Regione, è piuttosto un atto politico nei confronti di una persona. La Regione non intende costituirsi parte civile, come peraltro avvenuto ultimamente sia nei confronti di Amministratori che di dipendenti. La qualifica di parte civile spetta soltanto a chi può vantare, in conseguenza del reato, un danno risarcibile sia patrimoniale che non patrimoniale. Inoltre, nel caso in cui sia disposto il rinvio a giudizio e dovesse emergere un danno alla Regione, l’azione risarcitoria potrà comunque essere condotta dalla Corte dei Conti, la cui Procura regionale risulterebbe avere già aperto una vertenza in relazione ai medesimi fatti. L’esercizio dell’azione civile da parte della Regione sarebbe pertanto un’inutile duplicazione.»

Il Consigliere Bertin (Alpe) ha quindi replicato: «Ci si nasconde dietro questioni varie, con scuse  difficilmente comprensibili. La risposta del Vicepresidente lascia perplessi. Il nostro era un invito al rispetto delle regole, della legalità. Avevamo già evidenziato, all'inizio di questa Legislatura, l'inopportunità di designare alla Presidenza della Regione una persona indagata, ora con una richiesta di rinvio a giudizio. La vostra decisione è grave e scandalosa. Da vent'anni, la politica italiana si avvita sui problemi giudiziari di Berlusconi. Non vogliamo che in Valle d'Aosta si arrivi a tanto. Costituirsi parte civile era, a nostro avviso, un atto dovuto per garantire gli interessi della Regione.»

SC