Objet du Conseil n. 63 du 8 juillet 1954 - Verbale

OGGETTO N. 63/54 - ACCETTAZIONE DELLE DIMISSIONI RASSEGNATE DAL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, DAL VICE PRESIDENTE E DA CONSIGLIERI DEL GRUPPO DEMOCRISTIANO.

Il Presidente ff., Sig.ra RONC-DESAYMONET Anaide, riferisce quanto segue:

"Onorevoli colleghi,

il Signor Presidente ed il Vice Presidente del Consiglio regionale, gli Assessori e parte dei Consiglieri del gruppo della Democrazia Cristiana mi hanno rassegnato le dimissioni in data 3 corrente mese con una lettera della quale vi dò lettura:

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Ill.ma Sig.ra

DESAYMONET Anaide in RONC

Consigliere anziano

presso il Consiglio regionale

AOSTA

I sottoscritti Consiglieri regionali pregano la S.V. di voler portare a conoscenza dell'On.le Consiglio regionale, per le decisioni di sua competenza, quanto in appresso:

Sono note le accuse formulate contro la D.C. ed i suoi rappresentanti dal Presidente della Giunta e dell'U.V., nella imminenza e dopo le elezioni politiche svoltesi nel giugno 1953.

Allo scopo di evitare al Paese una crisi e nella speranza che la situazione politica si chiarisse, i Consiglieri appartenenti o aderenti alla D.C. continuarono a collaborare in seno al Consiglio ed alla Giunta regionali.

Di fronte, però, alla constatazione che nel Consiglio si è costituita una nuova operante maggioranza tra i Consiglieri Unionisti e Social-Comunisti, maggioranza intesa ad alimentare polemiche ed in funzione propagandistica, - che la campagna di accuse infondate e di astiosa denigrazione della D.C. e dei suoi uomini è andata metodicamente intensificandosi ad opera di coloro che costituivano parte della maggioranza voluta dal Corpo Elettorale -, i sottoscritti ritengono che la loro posizione, nel Consiglio e nella Giunta regionali, sia divenuta assurda, intollerabile e tale da rendere impossibile ogni opera fattiva nell'interesse della Regione.

Hanno, pertanto, deciso di denunciare apertamente la situazione al Paese da cui ebbero largo mandato ritirandosi da ogni attività in seno al Consiglio ed alla Giunta regionali, poiché la collaborazione è tra l'altro resa impossibile dal nuovo atteggiamento politico assunto dai responsabili dell'U.V. in palese sostanziale connubio col Social-Comunismo.

Presentano, quindi, le loro irrevocabili dimissioni quali Consiglieri regionali e, di conseguenza, anche dalle cariche da taluni ricoperte in seno al Consiglio stesso.

Saluti distinti.

Aosta, 3 luglio 1954.

F.ti: Flaviano Arbaney - Aimé Berthet - Bionaz G. Ferdinando - Bondaz Vittorino - Dujany Cesare - Ferrein Giuseppe - Giovanni Marchese - Dr. Desiderato Norat - Page Elia - Augusto Pasquali - Carlo Sapegno".

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Il Presidente ff., Signora RONC DESAYMONET Anaide, dichiara inoltre quanto, segue:

"Queste dimissioni aprono una falla nell'imbarcazione della nostra autonomia regionale.

Ringrazio tutti i Consiglieri presenti che, fedeli al mandato ricevuto dal popolo nelle elezioni del 1949, sono qui a tutelare gli interessi della nostra Valle.

Delicato è il momento attuale e gravi sono i pericoli che corre il nostro Statuto autonomo: l'unità di tutti i cittadini valdostani è la condizione per turare la falla odierna e per condurre a buon porto la nostra autonomia.

Pertanto, mi appello ai Consiglieri presenti e al Popolo valdostano tutto perché sostengano gli intenti di coloro che vogliono assicurare la continuità alla vita del nostro Consiglio, sino alla convocazione delle nuove elezioni regionali".

Il Presidente ff., Sig.ra RONC-DESAYMONET Anaide, premesso quanto sopra, dichiara aperta la discussione sull'accettazione o meno delle dimissioni rassegnate dal Presidente e dal Vice Presidente del Consiglio e da Consiglieri del gruppo democristiano.

Il Consigliere Signor MANGANONI dichiara quanto segue:

"SIGNORI CONSIGLIERI: Possiamo affermare che la seduta di oggi del nostro Consiglio regionale è storica e di basilare importanza per la vita della Valle d'Aosta autonoma e si svolge in un momento oltremodo delicato e drammatico, a causa delle dimissioni di quegli undici Consiglieri della DEMOCRAZIA CRISTIANA che, con un gesto che possiamo definire inconsulto e maramaldesco, hanno abbandonato questo Consesso.

Questi undici ex Consiglieri, che pur avevano con noi in questa sala, in parecchie occasioni, affermato il loro attaccamento all'autonomia regionale, hanno portato un premeditato e proditorio attacco al Consiglio regionale, concepito come massima e fondamentale istituzione della Valle d'Aosta autonoma.

Apponendo la loro firma sullo stesso foglio di carta, sotto una dichiarazione dettata dall'alto, con meschina giustificazione e per miseri interessi di parte, si sono sottratti o meglio tentano di sottrarsi alle loro gravi responsabilità.

Noi del gruppo socialcomunista riteniamo, invece, che questo sia proprio il momento in cui ogni Consigliere, ogni partito o movimento, ogni cittadino conscio dei propri doveri debba assumersi in pieno le proprie responsabilità.

Ecco perché, a nome dei miei colleghi del Partito Comunista e del Partito Socialista, in questa dichiarazione di voto, sento il dovere di ribadire alcuni concetti e fare un breve esame degli avvenimenti di questi ultimi anni che chiarisca in modo lampante la responsabilità della odierna situazione.

L'eroica lotta del Popolo Valdostano contro il fascismo e l'invasore tedesco e il glorioso sacrificio di Chanoux, Lexert e di cento altri nostri figli, hanno dato alla nostra Regione lo Statuto autonomo, approvato nel 1948 dall'Assemblea Costituente, eletta all'indomani della Liberazione.

Ma, con la vittoria ottenuta il 18 aprile 1948, la Democrazia Cristiana abbandonava le vecchie posizioni regionalistiche, trovando più conveniente centralizzare ogni potere nelle mani del Ministro dell'Interno.

Inizia così, dal 18 aprile 1948, e dalla vittoria della D.C. nelle elezioni regionali nel 1949, una lunga azione di sabotaggio contro il nostro Statuto autonomo. L'attività dei Consiglieri democristiani e l'atteggiamento del Governo D.C. di Roma sono lì a dimostrarlo: la zona franca non è stata applicata; i beni demaniali non sono stati trasferiti alla Regione; delle poche leggi varate dalla Regione le più importanti dormono da oltre quattro anni, senza essere approvate, a Roma; del miliardo e ottocento milioni annui che il Governo doveva versare alla Valle solo mezzo miliardo all'anno è stato versato in acconto al "riparto fiscale", e dopo una attesa di più di tre anni.

Il "riparto fiscale", cioè la divisione, fra lo Stato e la Regione, delle imposte e tasse pagate dai Valdostani non ci è stato ancora concesso, violando così apertamente l'articolo 50 dello Statuto e negandoci l'autonomia finanziaria.

L'attuale Consiglio è scaduto da oltre un anno e il Governo di Roma non prepara la legge elettorale, negando così ai Valdostani il diritto di scegliere i propri Amministratori.

Se diamo poi un'occhiata all'attività specifica della Giunta in questi cinque anni, il quadro che se ne presenta non è migliore: per quanto riguarda i lavori pubblici eseguiti in Valle, i sussidi e i contributi deliberati dal Consiglio e concessi dalla Giunta, noi affermiamo che essi potevano essere molti di più e distribuiti più equamente: essi, comunque, sono stati finanziati con fondi ricavati dal Casinò di St. Vincent e contraendo miliardi di prestiti dalle Banche al tasso dell'8 per cento.

Le Commissioni consiliari, alcune nominate da anni, per lo studio e la soluzione di importanti problemi della Valle, salvo poche eccezioni, sono rimaste praticamente sulla carta.

Deliberazioni comunali giacciono mesi e mesi, quando non si tratta addirittura di anni, tra le polverose cartelle degli Assessorati o della burocrazia del nostro piccolo Governo.

I lavori pubblici, deliberati dal Consiglio, solo in parte sono stati eseguiti dall'Assessore ai Lavori Pubblici, Bionaz, assorbito dalle molteplici attività extra consiliari di Agente di assicurazione e di agente assicuratore degli stessi automezzi di proprietà dell'Amministrazione regionale.

La mutua malattia per i contadini e gli artigiani, approvata in linea di principio dal Consiglio da ben due anni, non è stata ancora attuata.

Le funzioni del Consiglio regionale erano state ridotte a quelle di un organo destinato solo a ratificare le delibere di Giunta; da ciò l'esautoramento del Consiglio stesso, che veniva lasciato inattivo per lunghi periodi (una interruzione è durata più di cinque mesi).

I lavori e le opere pubbliche per lenire la disoccupazione invernale non costituivano certamente una preoccupazione dell'Assessore democristiano, che ne decideva l'esecuzione solamente in seguito a ripetute pressioni dei Consiglieri socialcomunisti, delle Amministrazioni comunali e delle delegazioni dei disoccupati.

Non è stato risolto il problema della concessione delle nostre acque per la produzione di energia idroelettrica, il che avrebbe potuto favorire l'economia della Valle d'Aosta, compresa la sua agricoltura.

Ma la dimostrazione più chiara del sabotaggio democristiano si ha con le dimissioni improvvise dei Consiglieri D.C. dal Consiglio regionale.

I Consiglieri D.C. giustificano il loro atto affermando che una nuova maggioranza si è formata in seno al Consiglio regionale: anche se così fosse stato, poteva essere giustificabile solo una loro uscita dalla Giunta del Governo locale, ma non dal Consiglio regionale. Il loro comportamento dimostra, fra l'altro, il loro spirito antidemocratico, che non può concepire l'adempimento del mandato anche, all'opposizione; essi, non potendo agire a loro esclusivo piacimento, non volendo avere il controllo dai loro alleati di cinque anni di governo, danno oggi le dimissioni, tentando la grossa manovra dello scioglimento stesso del Consiglio regionale.

Ciò vorrebbe dire la liquidazione della stessa autonomia: i democristiani, infatti, con il loro continuo e deliberato sabotaggio, hanno voluto prima ingenerare fra la popolazione il più largo senso di sfiducia e di delusione per le mancate realizzazioni delle antiche aspirazioni valdostane; oggi essi, con la presunta dimostrazione dell'impossibilità di formare una maggioranza efficiente, intenderebbero affermare l'inutilità stessa dell'autonomia regionale.

Cosi, con il discredito degli organismi democratici, dovrebbe subentrare la giustificazione per l'invio di Commissari governativi che amministrino la Regione secondo le vedute e gli interessi del Governo centrale.

Questo ci riporterebbe al passato, quando si imponeva ai Valdostani di chiamare Porta Littoria la nostra La Thuile.

Per queste ragioni, il Gruppo consiliare socialista e comunista riaffermando la sua fedeltà ai principi marxisti, che assicurano, ai popoli e alle minoranze, proprie assemblee rappresentative e propri Governi, fedele agli ideali dei socialisti e comunisti caduti per la liberazione e l'autonomia della Valle d'Aosta, condanna fieramente il tradimento democristiano e dà il proprio appoggio disinteressato per far fallire la losca manovra della D.C.

I comunisti e i socialisti vedono nella piena applicazione dello Statuto regionale la possibilità di realizzare un vasto programma di rinascita e di progresso che porti una vita nuova alla nostra Regione.

Per realizzare questi obiettivi, è necessario, secondo noi, che la Giunta si prefigga di affrontare e di risolvere, sollecitamente, almeno i problemi che brevemente vogliamo elencare.

Nel campo industriale, noi riteniamo che, - con il potenziamento della produzione della "Cogne" e assicurando a questo grande complesso industriale una amministrazione capace e legata agli interessi della Valle e non quella di Anselmetti, che porta all'affossamento dell'azienda -, sia possibile avere nella "Cogne" uno strumento di potenziamento e di sviluppo di tutta l'industria valdostana e di industrializzazione delle zone ancora arretrate.

Identica funzione è possibile dare alla grande industria elettrica, che oggi pompa solo dei miliardi nella nostra Valle.

Nel campo dell'agricoltura, è necessaria una effettiva azione di bonifica e di sistemazione montana e di valorizzazione di tutte le nostre risorse e, innanzi tutto, l'attuazione della mutua malattia ai contadini e agli artigiani entro questo autunno.

Inoltre, noi proponiamo:

l'esecuzione dei lavori pubblici, strade, scuole, acquedotti, cimiteri ecc., già deliberati dal Consiglio e messi a dormire dall'Assessore democristiano;

l'elaborazione di un programma di lavori pubblici per il 1954, che tenga conto delle esigenze e delle necessità della popolazione e, particolarmente, dei nostri Comuni e dei nostri villaggi di montagna;

che sia dato corso alle deliberazioni di tutti i Comuni che da troppo tempo giacciono inevase presso l'Amministrazione regionale;

che siano convocate le Commissioni consiliari e facilitato il loro lavoro, affinché in brevissimo tempo possano portare a termine i loro incarichi;

che il Consiglio regionale venga convocato con più frequenza, affinché abbia la possibilità di conoscere e dibattere i molteplici problemi sospesi e non risolti e sia, così, investito delle sue responsabilità;

che vengono varate tutte le leggi regionali utili e necessarie e possibili in regime di autonomia;

che si intensifichi quella energica e indispensabile azione presso il Governo centrale, affinché i problemi vitali della nostra autonomia vengano una volta per sempre risolti secondo lo spirito e la lettera dello Statuto regionale.

Questa attività, se sviluppata in pieno, potrà portare alla rinascita e al progresso delle nostre vallate.

Un saggio governo regionale può e deve operare per ottenere tutto ciò, anche attraverso la guida oculata e l'aiuto alle Amministrazioni comunali locali e agli altri Enti che svolgono delle funzioni sociali nella Regione.

Pertanto noi, socialisti e comunisti, riteniamo che la difesa dell'autonomia e delle prerogative dello Statuto regionale sia il primo compito e il primo dovere di ogni cittadino valdostano onesto.

Noi ci appelliamo a tutte le persone di buona volontà e, denunciando le gravi minacce che incombono in questo momento sulla nostra Regione, li invitiamo a stringersi vigilanti attorno alle forze sinceramente autonomiste.

Solo nell'unità di queste forze, al di sopra di ogni interesse particolaristico, esiste oggi la salvaguardia della nostra autonomia.

Noi, quindi, coerenti con questa linea, dichiariamo di dare il nostro appoggio, per assicurare la continuità della vita dell'odierno Consiglio e per sventare l'arbitrio che vorrebbe portare all'invio dei Commissari da Roma.

Costruttivamente, come sempre abbiamo fatto, noi daremo tutto il nostro contributo di fiducia e anche di critica serena, affinché il Consiglio e la Giunta regionale amministrino secondo gli interessi del Popolo Valdostano e per la salvaguardia della nostra autonomia, fino alla convocazione delle prossime elezioni regionali".

L'Assessore Per. Ind. FOSSON riferisce quanto segue:

"Ha detto il Consigliere Manganoni che forse la seduta odierna del Consiglio regionale sarà una seduta storica. Certo è che, se anche non vogliamo darle questo nome pomposo, la riunione odierna dovrà ricordarsi negli annali della nostra vita regionale.

Il gruppo dei Consiglieri e degli Assessori democristiani ha creduto di sopprimere, con la sua azione, la vita del nostro Consiglio, dando così un colpo di pugnale nella schiena della nostra autonomia.

Purtroppo non è da oggi che questo partito, specialmente al centro, ostacola l'applicazione del nostro Statuto e conseguentemente la realizzazione di una vera autonomia.

Non è quindi il caso oggi di soffermarsi troppo a recriminare su quanto è avvenuto, meglio è pensare al futuro e, se gli intenti di coloro che sono rimasti saranno degli intenti costruttivi, come ardentemente me lo auguro, noi potremo forse domani rallegrarci che questa palla di piombo si sia staccata volontariamente dal nostro piede.

Ha detto il Consigliere Manganoni, a nome del suo gruppo, che prima di tutto interessava, oggi, la salvaguardia di questo istituto, di questa autonomia che è il frutto del pensiero e del lavoro dei migliori Valdostani, della lotta di liberazione, del sacrificio supremo, dei nostri martiri.

Ebbene, credo che su questo punto possiamo trovarci d'accordo, perché anche noi, permettetemi di dire, specialmente noi dell'"Union Valdôtaine", con questo sentimento abbiamo sempre lavorato e queste direttive ideali abbiamo sempre seguite.

I colleghi del Consiglio dimissionari hanno pensato diversamente e non hanno neppure saputo stare al gioco democratico. Non vi è forse in democrazia una parte che governa ed una che costituisce l'opposizione? Il compito di quest'ultima è appunto quello di avallare quanto è fatto bene e di dissentire, dimostrando attraverso la discussione, da quanto si crede sia fatto male.

Ora, gli Assessori che hanno diviso con noi per cinque anni le responsabilità del governo della Regione, che all'unanimità hanno sempre votato con noi in Giunta, ad un certo momento hanno pensato di scindere queste responsabilità comuni.

Quando noi abbiamo accusato il Governo perché certi punti dello Statuto non venivano applicati per cattiva volontà, qualcuno ha osato dire che la colpa era nostra, mentre, tutti insieme, avevamo dovuto constatare più volte questa cattiva volontà, l'avevamo constatata in Giunta, l'avevamo constatata in Consiglio e sempre all'unanimità ci eravamo trovati d'accordo per chiedere al centro il rispetto e l'applicazione dello Statuto approvato con legge costituzionale, dando così una dimostrazione di compattezza, al di sopra dei nostri partiti, che ci onorava.

Si è voluto trovare una scusante alle dimissioni, è nata così la favola di una nuova maggioranza costituitasi in Consiglio. Se anche fosse giusta l'assurda motivazione del connubio fra Union Valdôtaine e i socialcomunisti, gli Assessori D.C. avrebbero potuto dimettersi dalla Giunta, ma rimanere in Consiglio con i loro colleghi per esercitare in questa sede la loro opposizione.

Questa via non è stata seguita per vari motivi, la loro azione va quindi considerata da tutti i Valdostani come una fuga: questo grave gesto va sottolineato, perché quando uno è eletto dal popolo non può arbitrariamente scaricarsi del suo mandato senza tradire coloro che questo mandato gli hanno conferito con il voto.

Un altro rilievo è necessario fare:

l'azione che in questi ultimi tempi è stata svolta in questo Consiglio non si può identificare con un connubio sul piano politico ed ideologico fra l'Union Valdôtaine e i social-comunisti, ma bensì come una naturale confluenza e unità di intenti per la difesa e la salvaguardia dell'Autonomia.

Nei momenti più critici, nella difesa dei punti fondamentali sanciti dal nostro Statuto, non vi è stato alcun connubio. Vi è stata invece l'unanimità del Consiglio, compresi i democristiani, - è bene ricordarlo in questa circostanza -, unanimità espressasi ancora recentemente nel respingere le proposte inaccettabili che erano state fatte per il riparto delle entrate erariali.

Noi siamo consci della delicatezza del momento che stiamo attraversando, ci auguriamo perciò che tutto il Popolo Valdostano valuti dal canto suo la delicatezza di questo momento e sappia ricordare l'azione di oggi e sorreggerci in quella di domani sino al momento in cui lui stesso sarà chiamato alle urne per eleggere nuovamente i suoi rappresentanti.

È delicato il momento, ma attraverso i momenti delicati, e nell'atto di assumersi delle responsabilità, che si conosce la tempra degli uomini e che si misura la capacità degli uomini.

Noi oggi non siamo qui per dire e promettere delle cose che non potranno essere mantenute; dobbiamo però promettere a tutto il Popolo Valdostano, a coloro che ci hanno eletti, come a coloro che sono stati nostri avversari durante le elezioni, che noi, da questi banchi, continueremo la lotta, non ci perderemo d'animo; anche se una parte dei Consiglieri ha disertato, noi continueremo perché, sopra tutte le cose, prima di tutto, ci preme l'interesse della Valle d'Aosta, dei Valdostani tutti."

Il Consigliere Sig. CUAZ fa la seguente dichiarazione:

"In questo momento, in quest'aula, stiamo scrivendo una pagina di storia della nostra Valle .

Noi Valdostani abbiamo alle nostre spalle otto secoli di vita pubblica che possiamo affermare, relativamente ai tempi trascorsi, democratica.

Coll'avvento dell'autonomia, abbiamo instaurato un superiore regime di democrazia, più legittima e più diretta.

Son ora cento anni dacchè i grandi patrioti idealisti del Risorgimento, Mazzini, Cattaneo e tanti altri, auspicavano e lottavano per gli ideali di libertà democratica.

Questo nostro così modesto Parlamentino è una affermazione di quei grandi ideali auspicati da quei grandi repubblicani.

Infiniti altri uomini hanno sofferto e lottato ed hanno sacrificato anche la vita per una maggiore libertà democratica.

Qui, in questo momento difficile della vita politica del nostro Consiglio, un pensiero reverente dobbiamo rivolgere ai Chanoux, ai Lexert, Albert Deffeyes ed a tutti gli umili sconosciuti che hanno dato tutto per il conseguimento di un vivere civile più giusto, più elevato, più onestamente democratico.

In nome del supremo sacrificio di quegli uomini agli ideali democratici, noi abbiamo il dovere di difendere questa nostra piccola autonomia, nel supremo interesse della nostra Regione e del Paese tutto."

Mr. le Conseiller DAYNE' déclare ce qui suit:

"En ce capricieux début du mois de juillet, et précisément à la fin de la semaine dernière, ce qu'en italien on appelle "fulmine a ciel sereno" a éclaté, d'une manière vraiment foudroyante, en Vallée d'Aoste, et ce "fulmine a ciel sereno" a été la lâche trahison des représentants de la Démocratie Chrétienne au sein du Conseil de la Vallée, qui ont abandonné le mandat que la majorité du Peuple Valdôtain légalement leur avait assigné. Mais ce lâche abandon a provoqué l'immédiate réaction de toute la partie la plus saine de la population de notre Vallée. Tout le monde s'est demandé: mais à quoi a-t-il valu d'avoir tant lutté pour reconquérir en partie nos anciennes libertés, pour lâcher ensuite tout d'un bout?

Mais non, nous ne devons lâcher rien du tout bien qu'il y ait eu des défections. Ceux qui restent doivent serrer les dents et ne pas regarder aux sacrifices pour assumer la continuation de l'Administration jusqu'aux prochaines élections."

Si dà atto che il pubblico presente nell'aula plaude alle parole del Consigliere Sig. Dayné.

Il Presidente, Signora RONC-DESAYMONET, dichiara che, a' sensi dell'articolo 90 del regolamento interno del Consiglio regionale, il pubblico deve "mantenere il silenzio e non può fare alcun cenno di approvazione o di disapprovazione".

Invita, quindi, il pubblico ad astenersi dell'applaudire.

Si dà atto che interviene all'adunanza, alle ore diciotto e minuti quindici, il Consigliere Sig. CIAMPORCERO Osvaldo.

Mr. le Président de la Junte, Avt. CAVERI, relate ce qui suit:

"Ce n'est pas tout-à-fait exact - et je regrette de ne pouvoir partager sur ce point l'opinion de Dayné - ce n'est pas tout-à-fait exact que la décision des Assesseurs et des Conseillers démochrétiens a été un "fulmine a ciel sereno", car depuis quelque temps des bruits couraient, des voix circulaient sur certaines décisions suicides.

Mais nous nous refusions de croire que des personnes qui avaient une responsabilité auraient pu prendre une décision pareille.

Ce dernier geste, qui s'ajoute à une longue série d'abandons, à une politique d'abandon de l'idéal de l'autonomie, ce dernier geste prouve que les dirigeants de ce Parti, pour le moins en Vallée d'Aoste, ont la naîveté de croire, - c'est une erreur - que ce sont les petits artifices, les petites manoeuvres de couloir ou de corridor et non pas la puissance des idées et faits, non pas la nécessité des choses, qui déterminent les grands changements.

Ces gens prétendaient constituer un parti-guide de l'idée autonomiste et régionaliste en Vallée d'Aoste, ces gens prétendaient avoir inventé l'idée autonomiste et, au lieu, qu'ont-ils fait?

Le bon capitaine n'abandonne pas le navire au moment de la tempête, au moment où l'autonomie valdôtaine passe une heure dangereuse, (démontrée par la situation financière de notre administration, situation déterminée par un boycottage tellement évident qu'il est inutile de dépenser des paroles), le bon capitaine n'abandonne pas le navire au moment du danger. Or, ces personnes non seulement l'on abandonné, mais ils l'ont abandonné après l'avoir sabordé, avec l'intention précise de faire sauter en l'air toute la construction de la maison valdôtaine, parce qu'ils ont peut-être vu, dans la Bible, quelqu'un qui a dit "Muoia Sansone con tutti i Filistei".

Il est donc clair qu'il s'agit de la trahison la plus noire que des Administrateurs et des Conseillers de la Vallée pouvaient accomplir. Les intentions, les buts de ces démissions sont principalement trois:

1) Raison de propagande: abandonner la responsabilité du gouvernement régional afin de pouvoir accuser et mieux attaquer ceux qui sont sur le navire, en évitant ces observations que faisaient dernièrement dans le journal "l'Union" les Conseillers Perron et Dayné, c'est-à-dire qu'il était ridicule de vouloir concentrer le feu des attaques sur une seule personne et lui attribuer des responsabilités, qui étaient en réalité partagées aussi par tous ceux qui étaient à la Junte et qui au Conseil, n'ont jamais eu le courage de dire un mot ou d'avoir un sursaut d'énergie. L'intention est donc claire: pouvoir accuser sans avoir à assumer les responsabilités du gouvernement. C'est de la petite polémique misérable.

2) Puis il y a un autre motif de propagande: pouvoir agiter le "drappo rosso", pouvoir parler d'un grand danger, pouvoir faire les prophètes et dire qu'un grand cataclysme, une grande Apocalypse est en train de s'abattre sur la Vallée d'Aoste.

3) Et enfin le motif principal, la raison principale, l'intention principale, celle de saborder le navire, de vouloir soutenir la thèse que le Conseil de la Vallée ne peut pas fonctionner, que l'Administration ne peut plus fonctioner et déterminer ainsi la nomination de Commissaires.

Voilà l'action des inventeurs de l'idée autonomiste! Et par une suprême hypocrisie, on a eu le courage de nier, de contester que celle-ci était l'intention des démissions, celle de provoquer la dissolution du Conseil et l'envoi de Commissaires! On a nié d'avoir cette intention, mais en niant, en contestant que l'intention est celle de dissoudre le Conseil, on finit par reconnaître que si ces Commissaires arriveront, ils arriveront pour accomplir une œuvre néfaste, contre l'autonomie, contre les intérêts du Peuple Valdôtain.

Mais le Peuple Valdôtain a compris très bien et a eu un mouvement général d'indignation contre ces gens qui ne savent peut-être pas même faire les intérêts de leur parti et qui, en tout cas, oublient qu'ils avaient avant tout le devoir de servir ce pays que nous ici Conseillers, Assesseurs et Président de la Junte, nous voulons, en oubliant toutes nos anciennes querelles, défendre aujourd'hui tous ensemble.

Dans la motivation des démissions, dans cette longue lettre écrite, il faut le dire, avec un style de brigadier de gendarmes, qui démontre que ce parti n'a pas de grandes vedettes littéraires, il y a une contradiction évidente. Aujourd'hui - y dit-on en substance - dans le Conseil de la Vallée il y a une majorité cachée, profonde, une majorité occulte déterminée par un accord secret et mystérieux entre les Conseillers de l'Union et les Conseillers de la gauche.

Nous ne voulons pas faire de polémique à cet égard, mais des conditions de ce genre auraient légitimé, tout au plus, les démissions des Assesseurs et non pas celles des Conseillers; parce que, s'il y avait vraiment cette convention secrète, les 11 démochrétiens pouvaient très bien reprendre leurs places de Conseillers ici et faire de l'opposition: cela signifiait respecter les règles du jeu démocratique.

En faisant le contraire, ces gens ont démontré que pour eux la démocratie n'est qu'un vain mot, ce n'est qu'un mot qui sert à camoufler l'intention de dominer la politique, et surtout le monde des affaires, en Vallée, à travers la politique!

Dernièrement, en France, Mr. Mendès-France a formé un gouvernement duquel le M.R.P., qui correspond à la D.C., a été exclu. D'après nos Conseillers et Assesseurs démochrétiens, le Ministre Bidault, du M.R.P., aurait donc dû présenter ses démissions de député et avec lui les autres députés et anciens ministres du M.R.P.!? Et les labouristes, en Angleterre, devraient présenter leurs démissions, abandonner le Parlement parce que les conservateurs les ont remplacé au pouvoir!?

Mais alors ce serait la fin de la vie politique, ce serait la fin de la démocratie, ce serait la fin du régime parlementaire!

Pour tenter de justifier de la sorte ces démissions, il est nécessaire d'avoir une ignorance crasse, ou bien il faut vraiment poursuivre ces buts ténébreux que, malgré toutes les dénégations, la population valdôtaine a très bien décelés.

Nous nous trouvons aujourd'hui à un tournant de notre histoire. La décision que le Conseil régional doit prendre aujourd'hui est une décision de la plus haute importance, non seulement pour la vie de cette Administration, mais pour l'avenir de l'autonomie même qui est en danger; car une gestion de Commissaires n'est certainement pas déstinée à être courte.

Dans la pensée des artisans, dans la pensée de ceux qui ont ourdi la manoeuvre, cette gestion doit durer beaucoup, afin de pouvoir opérer une transformation dans cette opinion publique que l'on sent aujourd'hui contraire, transformation de l'opinion publique qu'on peut faire à travers les Commissaires, avec l'arme de la menance et de la corruption.

Voilà quels sont les buts que se proposent ces gens.

Mais nous savons que ce n'est pas la force matérielle ni le nombre qui constituent la force des Etats ou des mouvements politiques, mais un principe auquel on tient avec une persévérante fermeté.

Nous entendons défendre la maison commune, la maison qui n'appartient pas plus à l'Union qu'aux autres partis, qui appartient à tout le monde, même à ces démochrétiens qui ont été trompés dernièrement.

On a eu le courage de tenir le Congrès de la démocratie-chrétienne, on a présenté un ordre du jour, mais on n'a pas eu le courage de discuter la question des démissions des Assesseurs et Conseillers. Là aussi il y a de l'hypocrisie, de la surnoiserie. On a vu que là-dedans il y avait des représentants campagnards qui auraient été contraires et, alors, on a raconté des histoires, et un beau jour, un matin ils se sont réveillés et on leur a dit: "Vous savez, vos grands maîtres ont présenté les démissions!" - Ils ont répondu: "Ce n'est pas possible!". Ils ne voulaient pas croire.

Voilà quelle a été la manoeuvre, conduite avec le style et la méthode des Pharisiens modernes, des Tartufes du XX siècle.

Mais nous ne sommes pas ici pour faire de la polémique, mais pour serrer les rangs.

Plusieurs choses, plusieurs problèmes, plusieurs opinions peuvent nous diviser, peuvent toucher d'une manière différente les Conseillers actuels qui sont restés dans ce Conseil de la Vallée; mais il y a une chose sur laquelle nous sommes tous d'accord: nous sommes d'accord de défendre, tous ensemble, cette maison commune qui appartient à tous les Valdôtains, de la défendre par la fidélité à nos idées, avec la ferme volonté et avec l'intention précise de continuer, coûte que coûte, notre lutte."

Si dà atto che il pubblico plaude alle parole del Presidente della Giunta, Avv. Caveri.

Il Presidente, Signora RONC-DESAYMONET, richiama nuovamente il pubblico all'osservanza dell'articolo 90 del regolamento interno del Consiglio, che vieta al pubblico di fare qualsiasi cenno di approvazione o di disapprovazione durante le adunanze consiliari.

Mr. le Conseiller CHEILLON fait la déclaration suivante:

"Je ne voulais presque même pas parler, parce que les campagnards ont compris, finalement - et ce finalement n'est pas celui du sénateur Page - que les démochrétiens ne sont plus autonomistes, car jamais un autonomiste n'aurait pu commettre une gaffe semblable.

Dans ma Vallée il y a un proverbe qui dit: lorsque le temps est mauvais et hors de saison - comme cette année - c'est parce qu'on a commis quelque crime. C'est probablement le grand crime que les démochrétiens ont commis envers la Vallée".

Il Presidente della Giunta, Avv. CAVERI, premesso che ha omesso, per dimenticanza, di dare comunicazione al Consiglio della lettera ricevuta in data 3 luglio 1954 dagli Assessori regionali dimissionari, dà lettura della lettera stessa, che è del seguente tenore:

"Ill.mo Signor Presidente della Giunta regionale

AOSTA

I sottoscritti Assessori regionali, in correlazione alle dimissioni in data odierna quali Consiglieri regionali, di cui si allega copia, presentano alla S.V. le loro dimissioni dalla carica di Assessore regionale.

Aosta, 3 luglio 1954

F.ti: Flaviano Arbaney - Bionaz Ferdinando - Aimé Berthet"

Il Presidente ff., Sig.ra RONC-DESAYMONET Anaide, invita il Consiglio a votare, a schede segrete, sull'accettazione delle dimissioni rassegnate dal Presidente del Consiglio, Avv. Dott. Vittorino Bondaz, dal Vice Presidente, Ing. Augusto Pasquali, e dai Consiglieri Signori: Geom. Flaviano Arbaney - Assessore all'Agricoltura e Foreste; Dott. Amato Berthet - Assessore alla Pubblica Istruzione; Geom. Ferdinando Bionaz - Assessore ai Lavori Pubblici; Dott. Cesare Dujany; Col. Giuseppe Ferrein; Sig. Giovanni Marchese; Dott. Pio Desiderato Norat; Sig. Elia Page; Sig. Carlo Sapegno.

Procedutosi alla votazione a schede segrete ed allo spoglio dei voti, con l'assistenza degli scrutatori Consiglieri Signori Nicco Anselmo, Perron Maurizio e Vuillermoz Zeffirino, il Presidente comunica i seguenti risultati della votazione:

Consiglieri presenti e votanti: n. 23 (ventitré);- schede n. 23 (ventitré); - voti favorevoli all'accettazione delle dimissioni predette n. 22 (ventidue); - schede bianche: n. 1 (una).

Il Presidente ff., Sig.ra RONC-DESAYMONET Anaide, in base all'esito della votazione, dichiara che il Consiglio ha accettato le dimissioni rassegnate dal Presidente e dal Vice-Presidente del Consiglio e dai Consiglieri summenzionati.

IL CONSIGLIO

prende atto.

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