Compte rendu complet du débat du Conseil régional

Objet du Conseil n. 3477 du 15 juin 1992 - Resoconto

OGGETTO N. 3477/IX Elezione del Presidente del Consiglio regionale.

Bich (Presidente) Rammento che si applica l'articolo 7 del Regolamento interno e che, pertanto, possiamo passare al dibattito.

Vorrei, a questo riguardo, fare una comunicazione: venerdì si è riunita la Conferenza dei Capigruppo. Si sarebbe trovata un'intesa di massima, all'unanimità tra i vari gruppi presenti, di iscrivere in via di urgenza, ai sensi dell'articolo 53 del Regolamento interno 2° comma, sia le nomine delle Commissioni Consiliari, sia l'elezione dei posti vacanti all'Ufficio di Presidenza.

Si è deciso altresì, di far slittare la sessione ordinaria del Consiglio, prevista per i giorni 24, 25 e 26, ai giorni 29 e 30 giugno.

Quindi si è proceduto alla determinazione del calendario, alla redifinizione del calendario, delle sedute consiliari, mantenendo per lo stesso giorno previsto in calendario precedentemente, la prima sessione di luglio, 8-9 e 10, e poi successivamente si è trovato l'accordo di far slittare di 4 giorni la seconda sessione di luglio; che sarà il 20-21e 22.

Per settembre, quanto previsto dal calendario precedentemente definito, resta invariato.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Andrione, ne ha facoltà.

Andrione (UV) La majorité propose, pour la charge de Président du Conseil, monsieur Edoardo Bich.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Milanesio, ne ha facoltà.

Milanesio (PSI) Colleghi Consiglieri, l'elezione del Presidente del Consiglio regionale non è mai un atto di scarso rilievo politico.

Il suo ruolo di supremo garante del Consiglio, solo organo in cui risiede la legittima sovranità popolare tra una consultazione e l'altra, richiederebbe un consenso, e quindi una credibilità, che dovrebbero scaturire da un confronto schietto tra la maggioranza e la minoranza.

Preciso subito, a scanso di equivoci, che non intendiamo avanzare, in questa sede, nessuna richiesta improntata a quell'ipocrita concetto di pseudo democrazia secondo cui la minoranza, per essere tutelata, dovrebbe poter esprimere il Presidente del Consiglio come bilanciamento dei poteri dell'esecutivo.

Ciò appartiene ad una mai abbastanza deprecata mentalità del consociatilismo, verso cui noi non abbiamo mai nutrito simpatia alcuna né fornito argomenti per la sua sopravvivenza.

Fatta questa doverosa premessa, pur tuttavia ci chiediamo e vi chiediamo: perché sul supremo arbiter dei lavori del massimo organo regionale, ci volete porre di fronte al fatto compiuto? Perché non avete avvertito nemmeno l'elementare correttezza di consultare i gruppi della minoranza, non già sul nome, ma almeno sul profilo, l'identikit di chi avrebbe potuto registrare, se non il gradimento esplicito, troppa grazia me ne rendo conto, almeno la non-ostilità dichiarata dell'opposizione.

Il preambolo e le successive dichiarazioni di intento politico-programmatiche del Presidente Lanivi, che noi abbiamo ascoltato con interesse e rispetto, ci sembra vadano in ben altra direzione, e dovrebbero vedere questo passaggio giocato in modo tale da non contraddire ulteriormente quanto solennemente affermato, solo pochi giorni or sono, in questa aula.

L'altra questione, su cui ci si è sciacquati la bocca e dato uno spropositato rilievo nei documenti programmatici, salvo farne strame immediatamente all'atto stesso in cui si è consumata l'elezione dell'esecutivo, è la oramai abusata questione morale.

Quello che intendo svolgere sono solo alcune riflessioni a voce alta, rivolte pacatamente a tutti i Consiglieri, con l'umiltà di chi deve premettere: confesso che ho vissuto, confesso che ho peccato, ma ho anche pagato. E allora comincerò col dire che noi intendiamo porre la questione morale non a guisa di angelo vendicatore che, con la spada fiammeggiante, mena fendenti o piattonate a dritta e a manca per annichilire Tizio, Caio o Sempronio.

La questione morale, per quello che ci riguarda, è troppo importante per essere usata come arma da una parte politica per delegittimare le altre in nome di una pretesa diversità genetica.

La storia passata e la cronaca presente si sono fatte carico di ridicolizzare la teoria dei puri.

Aveva ragione Pietro Nenni quando scriveva, a proposito delle lotte di potere mortali all'interno del Movimento Comunista Internazionale: "quando arriva un puro trova sempre uno più puro di lui che lo epura".

Non è quindi alla versione moralistica o moralisticheggiante della questione morale che vorremmo far riferimento. La conosciamo troppo bene, perché è stata usata contro di noi socialisti, e del sottoscritto in particolare, in tutte le sue versioni più subdole e sfacciate, da avversari a corto di argomenti, da ex compagni in cerca di benemerenze e talvolta persino da compagni desiderosi di distinguersi senza troppo faticare.

Il PSI da oramai 10 anni aveva avvertito, senza peraltro riuscire a fare un bel nulla, e questo lo dobbiamo ammettere, che la distorsione del nostro sistema politico richiedeva di porre con urgenza la questione della grande riforma istituzionale e morale. Già allora cogliemmo il diretto rapporto, la consequenzialità stretta, tra crisi istituzionale e crisi morale. A quel tempo non si capì abbastanza il perché di questi due aggettivi messi uno accanto all'altro.

I fatti che stanno accadendo in tutta Italia ne sono oggi la più drammatica ed eloquente dimostrazione.

Mi farò aiutare da alcune considerazioni brevi. State tranquilli che non vi infliggo delle lunghe perorazioni, alcune considerazioni che ho letto di recente e che mi confortano su un'analisi che noi abbiamo già fatto in qualche modo, sulla peculiarità italiana rispetto agli altri paesi, e quando dico italiana intendo anche quella valdostana.

I partiti si sono trovati, all'alba della Repubblica, ad assolvere un ruolo sostitutivo delle istituzioni che non c'erano. Questo ruolo l'hanno assolto con la più ampia partecipazione popolare, in quanto erano espressione di volontà collettive ed erano gli unici che si occupavano del funzionamento dello Stato.

Questo ruolo sostitutivo è rimasto con il passare degli anni, anzi si è accentuato in una società che cresceva, e con essa maturava il bisogno delle istituzioni che oramai i partiti non erano più in grado di surrogare. L'originaria funzione sostitutiva ha assunto col tempo connotati diversi e peggiori.

Ma chiediamoci che cosa ha creato questo degrado.

Sono tanti i fattori, dice Giuliano Amato. La caduta delle ideologie, come collante del consenso politico, ha portato alla concentrazione della politica sull'uso delle risorse amministrative come fonte del consenso, e il costo stesso della politica inoltre, è venuto crescendo ed ha avvinghiato sempre più il personale politico a questo tipo di rapporto con le istituzioni.

C'è poi la conformazione stessa del nostro sistema istituzionale ed amministrativo, che è sempre stata tale da consentire un ruolo esorbitante al personale di derivazione partitica nella gestione della cosa pubblica, privando viceversa, di poteri di guida e di coordinamento, gli organi al vertice delle istituzioni.

In tal modo, ognuno ha potuto gestire la propria fetta di amministrazione per proprio conto, cioè si sono dati, ai partiti feudatari, Ministeri, assessorati, Presidenze del Consiglio in questo caso, che vengono date come se fossero un Assessorato, attribuite senza quel conforto e quel confronto, quella ricerca, quanto meno, di salvare la forma, anche se poi assessorato non sono per chi lo deve rivestire, e quindi si concretizza poi quel pagamento che invece di avvenire con i fatidici trenta denari avviene solo con venti denari.

Però, in che cosa, Lanivi, la tua Giunta si discosta da questo schema di lottizzazione e di occupazione partitocratica. Qual è stato il tuo ruolo, seppure nell'ambito della maggioranza politica stabilita, nella scelta degli Assessori.

Forse in base alle loro attitudini, alle loro competenze, vorrei proprio saperlo, vorrei che tu ce lo dicessi, come anche che ci spiegassi, in questo caso, o ce lo spiegasse Andrione, qual è stata la spinta che ha portato questa indicazione per la Presidenza del Consiglio.

L'altra questione, quella che comunemente viene vista come la vera questione morale e che invece per noi è una parte, anche se non trascurabile, della più generale questione istituzionale-morale, vale a dire quella riferita a chi è sottoposto a rinvii a giudizio di carattere penale o a citazioni di carattere patrimoniale in danno della Regione, di fronte alla Corte dei Conti, anche se hanno due valenze queste cose, ebbene per noi questa è una questione di stile.

Diceva Dufont, che non è il portiere della Juventus: le style c'est l'homme. E se questo è vero per ogni uomo, per gli uomini politici, le Giunte, i partiti e i movimenti politici, per la vita politica in generale, lo stile non è qualcosa di dannunziano da confondere con l'estetismo.

Lo stile diventa la credibilità di un uomo politico, di un Presidente di Giunta, di un Assessore, di un partito, di un movimento. Lo stile è l'emblematizzazione stessa della credibilità di un'affermazione, e si deve concretizzare con un comportamento preciso e conseguente. Chi potrà credere che, a parole, volete cambiare metodi, quando nei fatti cadete nella contraddizione? E la più emblematica, la più incontrovertibile e più clamorosa.

Tra i dodici Consiglieri dell'Union Valdôtaine non c'era abbastanza materiale umano per compiere una scelta che non contraddicesse lo stile, il metodo, la volontà di rinnovamento così tanto conclamati e contestualmente mortificati?

In questo momento, in tutto il resto d'Italia, chi ha procedimenti giudiziari in corso si sta facendo da parte, pur proclamando la sua innocenza alla quale noi vogliamo credere, e pur credendo all'innocenza di quelli che in questo Consiglio hanno chiesto la parola, per il male che noi gli vogliamo, cioè nessuno, noi ci auguriamo che siano tutti innocenti.

A meno che esista un rito politico valdostano, ortodosso, accettato, di cui voi siete i sacerdoti e che a noi profani sfugga nella sua misterica e superiore bellezza.

A questo rito certamente non appartenevano gli Chabod, i Pollicini e i Borbey, perché si comportarono in modo diverso. A questo punto però, qualcuno ce lo deve spiegare o perlomeno ce lo deve enunciare, se esiste questo rito.

Se non arriveremo a comprenderlo con il ragionamento potremo sempre far ricorso alla fede, e ho l'impressione che da oggi, compreso, in avanti, sempre di più, dovremo compiere tanti atti di fede se vorremo mantenere quell'apertura di credito che ti abbiamo fatto, Ilario.

Noi ci asterremo pertanto dalla votazione, per le considerazioni che abbiamo fatto, perché riteniamo di non poter prendere parte alla elezione del massimo garante del funzionamento del Consiglio regionale, in quanto non è stato sentito, e lo ripeto, nemmeno l'elementare bisogno di avere un confronto, sia pure di striscio, su questa vicenda.

Si trattava di eleggere, in qualche modo, ripeto, il decimo Assessore.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Bondaz, ne ha facoltà.

Bondaz (DC) Vorrei, ad evitare le lunghe dissertazioni di carattere filosofico che ha fatto il Consigliere Milanesio, ricordare a questo Consiglio alcuni articoli, o meglio qualche parte di qualche articolo del nostro regolamento.

E in modo particolare voglio ricordare l'articolo 9 che precisa: "il Presidente rappresenta il Consiglio, lo presiede, dirige e tempera le discussioni, impone l'osservanza del regolamento, provvede al buon andamento dei lavori" e via di questo passo.

Al 4° comma dello stesso articolo si legge: ogni qualvolta lo ritenga utile, il Presidente convoca l'Ufficio di Presidenza, la Conferenza dei Capigruppo, i Presidenti delle Commissioni per esaminare l'ordine del giorno del Consiglio e per ogni eventuale questione.

Ora oggi, il Consigliere Andrione, in un modo molto stringato, ci ha fatto sapere che la maggioranza chiede di nominare e propone alla carica di Presidente, l'attuale Vicepresidente e probabilmente futuro Presidente di questa assemblea, il Consigliere Bich, senza darci giustificazione alcuna.

Ma questo può anche non voler dir nulla.

A noi, sia personalmente che come gruppo, dispiace di dover, in questa sede, dire di non poter partecipare alla nomina del Presidente del Consiglio, perché il Presidente del Consiglio, come ho letto prima, è un po' il referente di tutto il Consiglio, di tutti i Consiglieri, siano essi di maggioranza che di minoranza.

Ma voglio motivare il perché di questa nostra astensione dalla votazione.

Noi siamo profondamente convinti che l'attuale Vicepresidente ha violato, sapendo di farlo, il regolamento del Consiglio.

Non è una critica evidentemente di carattere personale, è una critica esclusivamente politica e regolamentare.

Perché? Perché nella volta scorsa, quando si trattò di nominare l'Assessore Voyat, egli non ha fatto buon uso del regolamento, lo ha calpestato, a nostro giudizio, perché quanto meno, anche a voler andare avanti, avrebbe dovuto convocare la Conferenza dei Capigruppo come organo di tutela del Consiglio, nell'interpretazione eventuale la Commissione del Regolamento, che più volte è stata convocata immediatamente per una decisione di carattere regolamentare, in modo da poter andare avanti regolarmente, a nostro giudizio, nei lavori.

Ciò non è stato fatto perché probabilmente c'era la fretta, o la "fregola", di arrivare quanto prima e al più presto alla nomina degli Assessori, per poter fare poi con estrema velocità, se ricordo bene, se le notizie mi sono giunte in modo esatto, la convocazione immediata della Conferenza dei Capigruppo, per stabilire immediatamente la convocazione di questo Consiglio per la nomina del Presidente.

Io non so se tutti i Capigruppo erano presenti a quella riunione, non mi risulterebbe, e questa sarebbe già una prima violazione, perché nulla sarebbe cambiato se il Vicepresidente vicario avesse convocato la conferenza dei Capigruppo il giorno dopo, con un telegramma, due giorni dopo, per fissare comunque la riunione del Consiglio oggi.

Ecco, voglio dire, tutte queste, a nostro giudizio politico, violazioni del regolamento, ed ecco perché ho letto all'inizio l'articolo 9 del regolamento, che prevede, che impone al Presidente di dover osservare il regolamento, e di imporlo ai Consiglieri.

Noi riteniamo che questo non sia stato fatto, e che il Presidente in pectore di questa assemblea abbia, a nostro giudizio, violato quello che è il nostro regolamento, violato il regolamento che ci siamo dati in modo estremamente libero come è sempre avvenuto in questo Consiglio.

E' chiaro che l'elezione, a nostro giudizio, dell'Assessore al Turismo è viziata quanto meno da una irregolarità formale, non dico sostanziale perché non cambiava niente, veniva eletto due giorni dopo e questo non avrebbe cambiato la composizione della Giunta, ma iniziare così il lavoro di questa nuova maggioranza, che è una maggioranza di transfughi se mi permettete, è quanto meno preoccupante, perché colui che dovrebbe essere il rappresentante, colui che dovrebbe essere il garante dei lavori di questo Consiglio nei suoi atti, ha fatto, a nostro giudizio, delle cose che non poteva fare.

Ecco, non è stato sicuramente super partes come giustamente deve essere il Presidente del Consiglio, ed è per queste ragioni di carattere regolamentare, per le ragioni di carattere, se vogliamo, anche politico, che il nostro gruppo non parteciperà alla votazione del Presidente del Consiglio.

Lo diciamo con il collo storto, se mi è permesso, perché alla votazione del Presidente del Consiglio noi avremmo voluto partecipare con estrema solidarietà e anche magari votarlo, anche se dai banchi dell'opposizione non cambiava assolutamente nulla, ma non possiamo, a nostro giudizio, votare un Consigliere che nel recente passato ha violato più volte il regolamento che noi liberamente ci siamo dati.

Presidente Vorrei fare una precisazione procedurale su questo punto sollevato dal Consigliere Bondaz.

Alla riunione da me sollecitata già la settimana scorsa, della conferenza dei capigruppo, ha partecipato il capogruppo del gruppo della Democrazia Cristiana, quindi non è stata..

(voci in aula)

..comunque lui ha partecipato a questa riunione.

A seguito di questa riunione, ho preferito rafforzare le tesi sostenute in Consiglio dal sottoscritto e da diversi gruppi, chiedendo un parere tecnico-giuridico al capo dell'Ufficio legislativo, il quale ha riferito che la procedura è stata rispettata appieno.

Io ho dato tra l'altro, nella Conferenza dei Capigruppo che si è tenuta venerdì per decidere quanto è stato riferito stamane, ho dato nota scritta e chiara di quanto riferito dal Dr. Garrone, capo dell'Ufficio legislativo, e quindi si riscontra una assoluta correttezza nel rispetto del regolamento.

Io ho fatto avere copia di questa nota a tutti i Consiglieri presenti, e ritengo di essermi comportato nel modo più pacato e più consono a quanto doveva decidere il Presidente di questa assemblea. Dopodiché, la valutazione è di puro tipo e marchio politico, quindi la verità è poi quella in fondo; la decisione è e deve essere di tipo politico, questo per quanto mi competeva e per quanto era necessario precisare sui termini del regolamento e l'interpretazione del regolamento.

Per quanto riguarda la convocazione della Commissione di Regolamento, tengo a precisare che un Consigliere dell'opposizione, con mozione d'ordine, ha chiesto di dare una interpretazione immediata sui termini del regolamento.

La Commissione del Regolamento è formata da personale politico e la facoltà, l'ufficio, la natura di questa stessa Commissione, viene di fatto superata dalla sovranità del Consiglio regionale che si è espresso proprio per la tesi sostenuta da questa presidenza nella procedura che poi si è dipanata nell'altra seduta.

Quindi mi sembra che tutto sia stato fatto secondo i criteri e i crismi del regolamento.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Bondaz, ne ha facoltà.

Bondaz (DC) E' vero che un Consigliere ha fatto una mozione d'ordine, ma Lei, come Presidente di questa assemblea, ricorderà, come ricorderanno i Consiglieri e come si sarà evidentemente scritto negli atti del Consiglio, che io avevo fatto un espresso richiamo al regolamento prima che qualcuno, e non ricordo chi, facesse una mozione d'ordine. Per cui Lei ha definito, con la mozione d'ordine, e ha evitato di mettere in discussione il richiamo al regolamento che io avevo fatto.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Maquignaz, ne ha facoltà.

Maquignaz (GM) Anch'io per una brevissima questione formale, per rilevare una certa incongruenza.

Io ho ricevuto, come vicecapogruppo, la convocazione per partecipare alla Conferenza dei Capigruppo. Ora, io non sono Capogruppo perché sono vice, quindi vorrei sapere per quale motivo la convocazione è stata mandata a me, primo problema.

Secondo problema; voglio precisare serenamente che il mio gruppo, di cui Lanivi è capogruppo, non è stato convocato, per cui credo che questa incongruenza vada chiarita, anche per poter capire come muoversi e come stanno le cose.

Quindi chiedo al Presidente del Consiglio di voler chiarire anche questa questione prima di procedere ai lavori e spiegare il motivo per cui io sono stato convocato come vice capogruppo e secondariamente chi, al posto mio, ha eventualmente partecipato alla Conferenza dei Capigruppo.

Presidente Per quanto riguarda questo aspetto formale, il Capogruppo, essendo stato nominato Presidente della Giunta ed eletto Presidente della Giunta, partecipava già come membro di diritto alla Conferenza dei Capigruppo.

Mi sembrava un elemento di allargamento dovuto, necessario e rappresentativo, il fatto di estendere al vicecapogruppo dello stesso gruppo, l'invito ad intervenire.

Questo dava modo alla Conferenza stessa di essere più rappresentativa possibile, più allargata possibile, quindi era nel rispetto della personalità politica e rappresentativa del Consigliere Maquignaz che si è proceduto in questo modo.

Adesso chiaramente il gruppo misto dovrà riunirsi e definire quali sono le cariche rappresentative con le indicazioni del nuovo Capogruppo.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Aloisi, ne ha facoltà.

Aloisi (PSI) In merito a questa vicenda, io ero intervenuto chiedendo come mozione d'ordine per chiedere la parola, ma l'intento era esclusivamente quello di spiegare e chiarire quello che era il giudizio che doveva essere dato sul regolamento, quindi non era una richiesta di mozione d'ordine per essere messa ai voti, era soltanto per evidenziare al Consiglio, e soprattutto al Presidente, il fatto che veniva violato il regolamento.

Prendo brevemente la parola anche per un altro motivo, perché volevo fare due riflessioni a voce alta.

La prima riflessione è di carattere politico.

Voglio riferirmi al fatto che, nel programma di questa nuova maggioranza e di questa nuova Giunta, al punto 4 viene evidenziato che questa nuova maggioranza avrà nuovi metodi e nuovi sistemi di governo e di lavoro capaci di aumentare l'efficienza dell'azione amministrativa.

Ecco volevo soltanto dire, è una riflessione che faccio io, che se i nuovi metodi, i nuovi sistemi di questa maggioranza, sono quelli di violare i regolamenti, di imporre in un modo così, direi autoritario, anche l'elezione di certi rappresentanti che dovrebbero essere l'espressione dell'intero Consiglio, quindi del rispetto anche delle minoranze, mi pare che partiamo già con il piede sbagliato.

La seconda riflessione che vorrei fare, sempre a voce alta, è quella sulla questione morale, e qui mi rivolgo brevemente anche alla coscienza del Partito Democratico della Sinistra.

Io ricordo che, nel momento in cui c'era la volontà di questo cambiamento e di questa svolta, si era detto che la svolta doveva avvenire perché bisognava cambiare metodo di governo, bisognava dare trasparenza, bisognava dare soprattutto un nuovo esecutivo dalle mani puliti per poter amministrare questa nostra regione. Quindi, se non erro, negli intenti e nelle proposte del Partito Democratico della Sinistra c'era, in modo chiaro ed esplicito, l'aspetto morale innanzi tutto.

E qui devo prendere atto, con molta amarezza, che queste argomentazioni di notevole e grande rilevanza, sono state abbandonate, perché oggi vediamo il nuovo esecutivo composto da persone che riteniamo innocenti fino a prova contraria, ma che, proprio per il rispetto di quella questione morale di cui tutti si riempiono la bocca, secondo noi non avrebbero dovuto sedere sui banchi dell'esecutivo regionale.

Un'altra breve considerazione che faccio sempre a voce alta.

Sovente ho sentito intervenire dei grandi e validi esponenti del movimento di maggioranza relativa, contro i partiti nazionali, contro il governo romano, per il loro modo di gestire, modo diciamo molto partitocratico.

Ho sentito un'accusa continua contro il governo di Roma, per questo modo di fare politica.

E allora facciamo attentamente una riflessione sul modo di fare politica nella nostra realtà, che non si discosta sicuramente da quello che è il governo romano.

Noi qui abbiamo fatto, e stiamo vivendo in questi giorni, un modo di fare politica che è ancora peggiore di quello che è a livello romano; vediamo che la questione morale, che dovrebbe essere uno dei punti essenziali, uno dei cardini di questo Consiglio e di questa maggioranza, non viene tenuta in alcuna considerazione.

Ecco, sono questi i motivi per cui, già negli interventi precedenti, abbiamo dato un giudizio negativo alla Giunta del Presidente Lanivi, con tutto il rispetto che abbiamo per il Presidente Lanivi, però riteniamo che non è questo il modo di fare politica, non è questo il modo soprattutto di iniziare un nuovo esecutivo, un nuovo metodo di fare politica, soprattutto nel momento in cui si criticava l'altra maggioranza di comportamenti scorretti, e irregolari.

Ecco, per cui noi ribadiamo il nostro giudizio negativo a questa maggioranza e vogliamo evidenziare anche l'atteggiamento del Vicepresidente, che tra poco sarà eletto Presidente del Consiglio, il modo scorretto con cui ha iniziato a presiedere il Consiglio regionale violando il regolamento come è stato ampiamente illustrato dal collega che mi ha preceduto.

Presidente Il problema è di ripetere automaticamente le stesse disquisizioni senza tener conto della documentazione.

Io sono un violatore di regolamenti, però si tenga almeno conto della documentazione che è stata prodotta.

Presidente Ha chiesto la parola il Presidente della Giunta Lanivi, ne ha facoltà.

Lanivi (GM) Solo per fare alcune considerazioni su annotazioni che il Consigliere Milanesio ha fatto in questo Consiglio e si riferiscono a valutazioni politiche sulla nascita di questa nuova maggioranza e di questo governo regionale.

E' vero, ed è giusto ed è auspicabile, che in questo Consiglio regionale alcuni temi che riguardano il ruolo dei partiti, soprattutto la funzione di rappresentanza degli interessi di questa comunità attraverso i partiti, il rapporto e la funzione, i rapporti all'interno di questo Consiglio e la funzione di questo Consiglio rispetto a questa comunità, diventino sempre di più temi importanti e centrali, perché sono questi che dobbiamo affrontare.

Però le considerazioni che voglio fare sono le seguenti.

Sono state fatte delle elezioni politiche il 5 e 6 aprile 1992 a livello nazionale, al 15 giugno 1992, e quindi sono due mesi e mezzo da quel risultato elettorale, il paese non ha ancora governo e ancora il Presidente della Repubblica è affaticato per la ricerca di una soluzione che contempla, tra le altre, una soluzione che tra pochi mesi, o poco più tra un anno, riporterà il paese a nuove consultazioni elettorali.

In Valle d'Aosta, fortunatamente, questa situazione non c'è.

A una crisi che si è aperta, per esaurimento di una formula politica, alla fine di maggio, il 10 di giugno questo Consiglio regionale esprimeva un governo, perché il primo dovere di questo Consiglio è di garantire un governo a questa regione, e a quest'adempimento, a questo compito fondamentale, è stata data risposta positiva con una maggioranza che riteniamo politicamente qualificata, maggioranza che si è data un obiettivo centrale, quello di realizzare, di risolvere problemi che si ritengono, e sono ritenuti, importanti per la nostra comunità.

Tra questi problemi c'è quello di studiare, di vedere, di intervenire per nuove regole.

Condizione per affrontare questi problemi era ed è il superamento di posizioni, di contrapposizioni anche tra forze politiche, che annullerebbero le condizioni per lavorare bene.

Sulla mia situazione personale, per varie definizioni, la chiamo in ballo non perché mi piace dire, ma perché la mia stessa elezione segna, in qualche maniera, il superamento di logiche rigide, partitiche, che vorrebbero un Presidente di Giunta eletto da forze politiche con maggioranza relativa o fortemente rappresentative sul piano quantitativo in questo Consiglio regionale.

Io credo che siano state superate queste condizioni, e siano stati stabiliti degli equilibri che possano consentire alle forze politiche di affrontare meglio i problemi che esse hanno, non solo nei rapporti con le altre forze politiche, ma nel loro ruolo e funzione di rispetto nei confronti della comunità.

Ho detto e credo fortemente che il problema centrale sia quello che sotto, non dico lo slogan, ma la definizione: democratizzazione del potere regionale, attuare regole, metodi e strumenti che consentano la più larga partecipazione della gente alle scelte che la interessano, questo è il problema centrale e quello che dovrebbe impegnare tutte le forze politiche.

Questa Giunta quindi, che ha un tempo limitato a disposizione, vuol fornire questo tipo di servizio ed essere questo tipo di condizione.

Io credo che già certi risultati siano stati raggiunti, nel senso che vi è già, nei fatti, un superamento di un rapporto più duro, più difficile, che si era registrato in passato in questo Consiglio regionale.

L'augurio che ci facciamo è che, nel rispetto dei reciproci ruoli, ci sia un confronto serrato, anche duro, ma che abbia al suo centro i problemi che ho indicato in precedenza.

Presidente Passiamo alla votazione per appello nominale.

Ha chiesto la parola il Consigliere Riccarand, ne ha facoltà.

Riccarand (VA) Per dichiarazione di voto, il Gruppo Verde Alternativo voterà scheda bianca sulla nomina del Presidente del Consiglio.

PresidenteHa chiesto la parola il Consigliere Maquignaz.

Maquignaz (GM) Dichiarazione di voto per dire che anch'io voterò scheda bianca.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Gremmo.

Gremmo (UAP)Telegraficamente, io volevo fare un'osservazione per motivare la mia dichiarazione di voto dopo quello che ha detto il Presidente della Giunta.

Il paragone con quello che è successo a Roma sta in piedi solo fino a un certo punto, perché le incombenze istituzionali che hanno preceduto l'elezione del Governo hanno portato via sicuramente tanti giorni, come ben sa il Presidente Bondaz che era presente a Roma, e quindi il paragone mi sembra azzardato.

Direi che non è questo il problema, il problema è un altro; che a Roma il Parlamento è nato da un voto, quindi da una verifica popolare che ha determinato il cambiamento degli assetti e degli equilibri.

Qui la nuova Giunta non è nata da un voto.

Si continua a dire che, in qualche maniera, c'era da fare riferimento a un voto, ma alcuni colleghi autonomisti, il collega Maquignaz per primo, il collega Mostacchi per secondo o viceversa, la volta scorsa hanno proprio negato che le radici dell'atto politico che voi avete compiuto, che il PDS ha innescato, affondino nella vittoria elettorale della lista Valle d'Aosta.

Quindi direi che è azzardato e tirato per i capelli, dal punto di vista politico, fare questa considerazione.

L'unico paragone, l'unico rapporto che posso intravedere io tra quello che è successo a Roma e quello che è successo qui, perché c'è un rapporto, è nel fatto che, sia a Roma che qua, i franchi tiratori hanno avuto modo di sbizzarrirsi e di farsi sentire.

Questo forse è l'unico paragone che l'opinione pubblica è riuscita ad intravedere tra quello che è successo a Roma e quello che è successo qua.

Nel merito, dal punto di vista personale, devo dare atto che quando è stato Presidente, il collega Bich è stato estremamente corretto.

L'ultima volta è parso anche a me abbia fatto, quando è stato Presidente l'altra volta, quando è stato Vicepresidente a nome della maggioranza assieme ad un altro che rappresentava la maggioranza, secondo me ha fatto una forzatura che io non ho mancato mai di criticare. L'ultima volta, io condivido l'opinione del collega Bondaz, è stata di nuovo fatta una forzatura, ma il Presidente in pectore dice che era suffragato dal parere legale e io non metto mai in discussione i pareri legali.

Credo comunque che la forzatura dell'ultima volta si poteva evitare se la maggioranza avesse avuto più cautela nel modo e nei tempi di nomina dei nuovi Assessori. In qualche maniera, per non volere anticipare giudizi, proprio perché la situazione mi pare estremamente contraddittoria, per manifestare la mia contrarietà politica alla motivazione che sta sotto tutto quello che è accaduto, che è una motivazione secondo me inconsistente e comunque debole, io ritengo di astenermi da questa votazione.

Presidente Pongo in votazione l'elezione del Presidente del Consiglio.

Per quanto riguarda la modalità di votazione, ricordo che il voto è segreto e nominativo, cioè va espresso con il nome.

Passiamo all'appello nominale.

Si dà atto che alle ore 11,10 assume la Presidenza il Vicepresidente Stévenin.

Esito della votazione:

Presenti: 33

Votanti: 24

Astenuti: 9 (Aloisi, Beneforti, Bondaz, Chiofalo, Gremmo, Lanièce, Milanesio, Pascale e Trione).

Schede bianche: 2

Ha ottenuto voti:

Edoardo Bich: 22

Risulta eletto Presidente del Consiglio regionale della Valle d'Aosta, Bich Edoardo.

Lo inviterei a prendere posto alla Presidenza.