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Communiqué n° 95 de 22 février 2017

Dibattito sulla situazione della Casa da gioco di Saint-Vincent

Seduta consiliare del 22 febbraio 2017

Il Presidente del Consiglio, Andrea Rosset, ha aperto i lavori dell'Assemblea convocata oggi, mercoledì 22, e domani, giovedì 23 febbraio 2017, per discutere un ordine del giorno composto di 29 punti.

Dopo l'appello, il Presidente Rosset ha annunciato la sospensione della seduta per una riunione della Conferenza dei Capigruppo a seguito della richiesta, da parte delle Organizzazioni sindacali, di un incontro urgente sulla situazione della Casa da gioco, dopo l'apertura di una procedura di licenziamento collettivo di 260 persone.

Durante la sospensione, durata oltre due ore, l'Ufficio di Presidenza, il Governo regionale e i Capigruppo hanno incontrato i rappresentanti dei Sindacati. Al rientro in Aula, il Presidente Rosset ha comunicato l'apertura di un dibattito sul Casinò de la Vallée, che è durato l'intera giornata.

Nel corso della discussione sono state presentate due risoluzioni: la prima depositata dai gruppi consiliari ALPE e M5S e il Consigliere del Gruppo Misto Gerandin per richiedere al Presidente della Regione, in possesso delle deleghe sul Casinò, di operare per sospendere immediatamente l'apertura ufficiale della procedura di licenziamento collettivo, prima di procedere a rimettere il proprio incarico, e la seconda dai Consiglieri dell'UVP, Bertschy, Fabbri, Grosjean, Nogara e Laurent Viérin, di Stella Alpina, Borrello, Marquis e Marco Viérin, di Pour Notre Vallée, Claudio Restano e Antonio Fosson, e dal Consigliere La Torre del Gruppo Misto per invitare il Presidente della Regione a rassegnare le proprie dimissioni dalla carica.

Il Consigliere del M5S Roberto Cognetta ha preso la parola per primo: «In quest'Aula noi del M5S avevamo detto che sarebbe finita così: oggi, non siamo tutti colpevoli, malgrado qualcuno voglia dire il contrario. La responsabilità politica è tutta in capo al Presidente della Regione: oggi i Sindacati hanno chiesto i soldi, ma non si possono dare come non si potevano dare anni fa con i famosi rifinanziamenti. Se continuiamo a buttare risorse in un pozzo senza fondo dimenticandoci di tutto quello che succede in giro non siamo dei bravi politici. Il Presidente Rollandin deve prendere atto che la politica di dare dei soldi è finita: i soldi vanno spesi con giudizio, per il benessere di tutti, non solo per una categoria di protetti. Il Presidente deve fare una cosa sola: andare a casa. E possiamo andarci tutti per quanto ci riguarda. Tutti devono assumersi le proprie responsabilità: dai politici ai Sindacati ai lavoratori, smettendola di raccontare bugie.  Attendo quindi con che il Presidente prenda atto della situazione e faccia quello che deve fare: dimettersi.»

Il Consigliere del Gruppo Misto Leonardo La Torre ha commentato: «Questo è un triste momento per la Valle d'Aosta, che dovrebbe essere esempio di Regione a Statuto speciale con un buon Governo. Dovremmo tracciare un solco di trasparenza, correttezza, senso di appartenenza, orgoglio di essere valdostani. Invece trattiamo i problemi in modo drammatico e inaudito. I lavoratori del Casinò hanno diritto a una risposta, hanno diritto a veder riconosciuta la loro dignità. Perché oggi non si riesce a dare una risposta? Perché non c'è più una maggioranza. Perché non c'è più una maggioranza? Perché quando la politica per qualcuno diventa un mestiere, diventa il centro della vita, si perde di vista il bene comune e tutto diventa personale. Siamo riusciti a dividerci in troppi gruppi autonomisti, senza fare autocritica, senza trovare un obiettivo comune, perché prima vengono le questioni personali. Ci sono delle responsabilità, questa è la Legislatura che ha distrutto tutto. I lavoratori della Casa da gioco non si comprano per arrivare alle elezioni del 2018 e poi mandarli a casa; sono persone che vanno rispettate. Ci sono responsabilità politiche ma anche amministrative: questo Consiglio è delegittimato, visto che le decisioni prese in quest'Aula sistematicamente non vengono rispettate, che siano ordini del giorno o leggi. Non possiamo continuare a sfuggire alle responsabilità, dobbiamo ricostruire ma avendo la consapevolezza che non siamo indispensabili, che non abbiamo sempre ragione; abbiamo il coraggio di lasciare spazio ai giovani. Dobbiamo avere rispetto per noi stessi, recuperare un po' di dignità. L'unica risposta che possiamo dare oggi è che il Presidente della Regione si prenda la responsabilità di far votare alla Giunta un mutuo per la Casa da gioco: sarebbe un gesto di responsabilità chiara, senza coinvolgere il Consiglio facendo credere si tratti di una legge. La preoccupazione oggi è grande, ci deve essere una discussione seria e bloccare la richiesta di questi licenziamenti. La politica deve ragionare seriamente su come deve cambiare, altrimenti non c'è nessun futuro per la Valle d'Aosta, questo è l'ultimo capitolo.»

Il Capogruppo del PD-SVdA, Jean-Pierre Guichardaz, ha osservato che «questo dossier ha visto troppe mani indaffarate a gestirlo e a pasticciarlo, a partire dai 48 milioni proposti nella legge di bilancio a titolo di ristoro che hanno poi portato la seconda Commissione ad occuparsi della questione Casinò. La Commissione, presieduta dal collega La Torre, avrebbe dovuto portare una relazione risolutiva degli annosi problemi della Casa da gioco, ma purtroppo questo delicato affaire è stato gestito non come un problema da risolvere ma come uno strumento politico per altri fini. A furia di rinviare e di approfondire, si è perso tempo prezioso che rischiamo di non recuperare più. Auspico che si riprenda il discorso perché oggi siamo alla resa dei conti, con una Casa da gioco sofferente: come PD-SVdA abbiamo cercato di portare proposte e chiediamo a tutti di tirare fuori le soluzioni evitando di usare la politica per farci e fare del male, evitando di entrare e uscire dalla partita a seconda dell'aria che tira. O si esce tutti insieme da questa partita, con le varie iniziative, altrimenti perdiamo tutti: la politica, i lavoratori, il Casinò, la Valle d'Aosta nel suo complesso, rimettendoci un patrimonio di competenze e di indotto. Tiriamoci su le maniche e assumiamoci la responsabilità di fare degli atti politici e non solo delle accuse.»

Il Capogruppo di ALPE Albert Chatrian si è detto amareggiato «dei troppi errori messi in campo volutamente in questi anni. Questo dossier è l'emblema dei principali danni alla collettività valdostana, ma anche della fine di un sistema. Troppe le bugie raccontate ai cittadini, troppi i lavoratori esclusi dal cerchio magico e presi in giro. Fino a ottobre 2016 il problema Casinò sembrava non esistere, sembravamo degli alieni a denunciare la situazione già disastrosa; siamo anche stati derisi. Chi ha autorizzato i lavori di ristrutturazione, il dispendio di risorse pubbliche, senza portare la società in utile? Chi è il genio della lampada che ha gestito questa situazione? Addirittura in questi ultimi mesi si sono effettuate delle assunzioni. Questo Consiglio non può mettere mano al portafoglio pubblico per pagare questi errori. C'è un responsabile politico, ma ci sono anche dei complici che sono stati zitti. Un Consiglio responsabile non può approvare un impegno di spesa senza alcuna certezza di rilancio; ciò che può fare subito è sospendere immediatamente la procedura di licenziamento collettivo, che la proprietà deve avere avallato. E per soggetto proprietario gli stessi Sindacati individuano il Presidente della Regione. Bisogna chiudere un'epoca.»

Il Capogruppo di Stella Alpina, Pierluigi Marquis, ha evidenziato: «Il malato ha compiuto una vita dissoluta, è stato accompagnato nei reparti senza nessuna somministrazione di medicine. Oggi, mentre il Casinò è in agonia, si cercano le responsabilità tra chi sta cercando di curarlo in terapia intensiva. Dalle audizioni effettuate in seconda Commissione, è emerso che nessuno si era attivato per ottemperare alle decisioni di questo Consiglio, mentre i Sindacati hanno riferito che non è stato applicato quanto previsto dall'accordo stipulato nel 2015. Vanno attribuite responsabilità verso una dirigenza che in questi anni ha fortemente contribuito a portare la Casinò spa in questa situazione; abbiamo assistito ad una destrutturazione sistematica dell'azienda. Ma anche la politica deve fare autocritica. Ci si deve orientare alla meritocrazia, lavorare sui ricavi: la strada è lunga, tante azioni possono essere portate avanti. Il settore sinora è stato mortificato, soprattutto dal punto di vista del marketing e della promozione. Grave la mancanza di rapporto col territorio valdostano: va intercettato il flusso turistico, perché la Casa da gioco deve diventare un'opportunità per tutti i frequentatori della Valle d'Aosta, non restare un castello isolato. Per non parlare poi della schizofrenia gestionale, e mi riferisco in particolare alla creazione della Sala Evolution, chiusa dopo pochi anni: evidente la mancanza di un filo conduttore. L'azienda deve compiere un passo avanti nell'imprenditoria, altrimenti a rimetterci saranno tutti i valdostani. Occorre una riflessione comune: i Sindacati devono guardare con occhi concreti la realtà, spiegando ai lavoratori i sacrifici cui saranno sottoposti; il buon esempio deve però partire dall'alto e allora con grande senso di responsabilità, maggioranza e opposizione, dobbiamo guardare agli interessi comuni con occhi scevri da condizionamenti. La risoluzione che abbiamo sottoscritto vuole essere un'alimentazione del dibattito, una proposta di una parte della maggioranza per superare questa difficoltà di stallo. Auspichiamo un confronto attorno a un tavolo da parte di tutte le forze politiche per dare nuove prospettive ai valdostani.»

Il Capogruppo di Pour Notre Vallée, Claudio Restano, ha sottolineato che «oggi bisogna scegliere un percorso diverso e la testimonianza di ciò è arrivata anche dai Sindacati, per i quali la sensazione è stata quella di essere stati presi in giro e di essere stati abbandonati dalla politica e dal management. L'accordo siglato qualche tempo fa, che ha comportato tanta fatica per i dipendenti con la rinuncia a parte dello stipendio, non ha condotto ad un analogo impegno da parte della dirigenza e da parte della politica. Oggi ci vuole l'assunzione di una precisa responsabilità politica rispettando le norme, non cercando scorciatoie. Difficilmente un'azienda privata darebbe fiducia ad un manager che ha portato l'azienda in passivo; oggi dobbiamo fare lo stesso: non possiamo lasciare la società in mano ad un gruppo che non ha compiuto le scelte corrette. I Sindacati chiedono di mantenere il lavoro e le promesse fatte, attraverso nuove strategie. La decisione di avviare la procedura di licenziamento di 260 dipendenti non era contenuta nella legge che abbiamo approvato: è una decisione assunta in assoluta libertà da chi amministra oggi la società, che non ha mantenuto fede agli impegni presi. La procedura di licenziamento ha un vizio di legittimità e deve essere ritirata: come indicato dai Sindacati si dia rapidamente avvio al piano di ristrutturazione, indicando un nuovo management per arrivare in breve tempo ad una soluzione e assegnare nuovi fondi alla Casinò spa. Ma per farlo ci vuole serietà politica e volontà di collaborare, che è quello che manca a questa maggioranza. Si è sempre lavorato per dividere, privilegiando i rapporti personali non il gruppo. L'auspicio che rivolgo a tutti è quello di tirarsi su le maniche per permettere di ridare dignità a tutti i lavoratori dalla Casa da gioco, agli abitanti di Saint-Vincent e all'intera Valle d'Aosta. Una proposta semplice e di rapida esecuzione; a chi toccherà applicarla, lo vedremo, ma oggi il Presidente ha perso di credibilità: noi rimaniamo della stessa idea, siamo per il piano di rilancio ed è per questo che abbiamo sottoscritto la risoluzione insieme ad alcuni colleghi di maggioranza.»

«Abbiamo vissuto dieci anni di menzogne, ne abbiamo sentite anche questa mattina - ha detto il Consigliere del Gruppo Misto Elso Gerandin -. Menzogne soprattutto da parte del Presidente della Regione, cui imputo tutta la responsabilità di questa situazione. Lui ha agito con complici fidati e servi sciocchi; oggi è senza una maggioranza, si regge su alcune stampelle. Anche ultimamente non si sono portate prove sulla validità degli investimenti e sulle procedure seguite, ma si è parlato di finanza creativa per confondere le idee. Avete preso in giro i valdostani sperperando i loro soldi; avete illuso i Sindacati con un accordo le cui conseguenze sono state pagate dai lavoratori. Per svariati anni ai Consiglieri è stato negato l'accesso agli atti dell'azienda: la politica ha fatto finta di non vedere. L'azienda non ha mai agito in autonomia. Il vero problema della Valle d'Aosta è il Presidente Rollandin, cui chiedo un passo indietro, non prima però di aver sospeso la procedura di questi licenziamenti. Questo disastro non può essere risolto da chi l'ha creato.»

Il Consigliere Laurent Viérin (UVP), Assessore alla sanità, ha dichiarato: «Abbiamo sempre contrastato la concessione di fondi senza un piano di rilancio: già nel 2012, non mi presentai in Giunta quando fu approvato un mutuo a favore del Casinò, così come gruppo UVP non abbiamo condiviso, in queste ultime settimane, un ulteriore finanziamento di 50 milioni e non fummo d'accordo, nel 2014, di ricapitalizzare la Casa da gioco con 60 milioni di euro. Oggi si sancisce la fine di una politica: questo fallimento non fa piacere a nessuno, ma non crediamo che la politica debba esimersi dall'assumere delle decisioni per salvare la Casa da gioco. Ci fa strano che i manager di questi ultimi anni abbiano avuto come unica intenzione quella di tagliare il personale, mentre erano stati chiamati per aumentare i ricavi. Siamo contrari al taglio del personale e siamo dispiaciuti che in questi giorni si sia fatta macelleria sociale sulla pelle dei lavoratori applicando la politica del ricatto: ci sono i "buoni" che vogliono rifinanziare il Casinò e i "cattivi" che vogliono mandare a casa i lavoratori. Non ci stiamo: noi abbiamo cercato di agire utilizzando strade percorribili dal punto di vista amministrativo. Oggi siamo per fermare questi licenziamenti e per ricordare alla politica che deve agire in modo serio affinché si trovino le soluzioni conseguenti alla legge approvata: trovare il nuovo manager e predisporre il piano di rilancio. Se continuiamo a concedere finanziamenti e non cambiamo strategia, tra sei mesi saremo di nuovo a dover dare dei soldi al Casinò. In questi mesi abbiamo avuto un atteggiamento costruttivo, ma non ci stiamo ad assumerci delle responsabilità che non abbiamo: chi le ha deve riconoscerle, chi ha sbagliato deve fare autocritica, proprio per fare chiarezza prima di arrivare a soluzioni proponibili e credibili. Se ci sono i numeri per andare avanti, andiamo avanti: noi crediamo che oggi ci siano delle gravi difficoltà, anche numeriche, di questa maggioranza, ma è difficile e poco credibile che un piano di rilancio possa arrivare da chi ha fallito su questo dossier. Lo diciamo in modo pacato, ma invitiamo tutti ad un senso di responsabilità: non esasperare ulteriormente una situazione che non ha più la forza di andare avanti, tutti insieme possiamo trovare delle soluzioni per ridare nuovo slancio al Casinò, evitando che lo si faccia odiare dalla comunità valdostana anche a fronte di altri settori che sono attualmente in sofferenza. L'UVP sta facendo evolvere una situazione politica, con senso di responsabilità e in punta di piedi, ma in coerenza con quello che siamo: l'appello che oggi lanciamo è quello di separare i ruoli personali dai movimenti, dalle funzioni, dalla soluzione di problemi che non riguardano i singoli, ma l'intera comunità valdostana.»

Nel corso del dibattito sono intervenuti anche il Consigliere Nello Fabbri dell'UVP («ci siamo di nuovo lasciati sedurre dal pifferaio magico che ci ha condotti verso il baratro: un baratro che non riguarda solo la Casa da gioco, ma riguarda tantissimi dossier che adesso vengono a galla; è ora di cambiare per dare nuovamente una speranza di rinascita a tutti»), le Consigliere di ALPE Chantal CertanALPE non ha mai applicato la legge del 'non sento, non vedo, non parlo' sulla pelle dei lavoratori; non fa finta di cambiare per non cambiare nulla; bisogna ricostruire il rapporto di fiducia interrotto tra elettori, territorio e amministratori») e Patrizia Morellinessuno di noi si è mai sottratto a nessuna responsabilità, ma le soluzioni devono essere confacenti al momento di gravità e devono tenere conto, oltre che delle rivendicazioni dei lavoratori, di ciò che la gente fuori si aspetta, con soluzioni equilibrate e giuste»), il Consigliere di PNV Antonio Fossonnon vogliamo mandare a casa dei lavoratori, ma non vogliamo più buttare via dei soldi della comunità valdostana senza una riorganizzazione: noi siamo per risolvere il problema alla base e non per rimandarlo solo di qualche mese»), il Capogruppo dell'UVP Luigi Bertschyse noi chiediamo un passo indietro al Presidente è perché indichiamo una responsabilità ben precisa e non ci riconosciamo in questo modo di gestire i dossier. Non ce l'abbiamo con l'Union Valdôtaine, ma non vogliamo nessun provvedimento tampone, soltanto una visione seria su un'urgenza sinora negata e oggi, invece, ben rappresentata; per il futuro ci impegniamo a studiare la formula del mutuo, anche sotto forma di un anticipo, ma con la necessaria trasparenza che ci deve essere sui conti.»)

In chiusura della discussione, è intervenuto il Presidente della Regione, Augusto Rollandin: «La discussione odierna e che doveva avere come ordine del giorno il Casinò ha avuto una serie di altre considerazioni che vogliono far convergere tutto ciò che è successo nella mia persona. Una serie di problemi sono stati analizzati, e portati avanti, dal Governo regionale. Non mi sottraggo a queste responsabilità. Forse non ci siamo spiegati in modo adeguato sull'operazione di ristoro, ma è evidente che abbiamo un debito nei confronti della società che ha eseguito i lavori che si sono resi necessari dal 2009 per la struttura. La contabilizzazione dei lavori registra un costo di 103 milioni, con l’indicazione dell’investimento spesato (non capitalizzatile perché legato agli interventi fatti dalla Casinò, che aveva avuto mandato di realizzare i lavori a Casinò aperto) e di quello capitalizzato. Tutto questo ha portato all’inizio a parlare di ristoro, poi di restituzione. Il punto chiave è che vogliamo ridare questi soldi alla Società, tenendo conto che si erano dati 60 milioni (30 come abbattimento dei mutui, 30 utilizzati dalla società); quindi mancano 43 milioni. L'importante è essere certi di agire correttamente, in modo da eliminare tutti i dubbi su questo genere di finanziamenti, non violiamo la legge Madia. I piani di rilancio non danno la certezza di risolvere la crisi a breve, portano sempre a soluzioni a lungo termine. Pur avendo votato la legge che prevedeva di disporre prima di un piano e proseguire nel finanziamento, alla luce della situazione attuale, riteniamo si possa, tenendo conto dell'eventualità di avvalersi di un parere pro veritate, procedere ad un nuovo intervento di 43 milioni, anche sotto forma di mutuo, anche non erogando la somma interamente, sempre nell'attesa di avere comunque un piano di sviluppo. E questo non significa buttare soldi, ma metterci nella condizione di trovare una soluzione possibile. Così facendo siamo consci di non garantire una risoluzione a tutti i problemi della Casa da gioco, ma possiamo uscire da questa impasse e proseguire nella trattativa. Riteniamo di dare una prospettiva logica, condivisibile, la cui realizzazione è possibile quanto prima. Volevo infine che sia chiaro che tutto quello che si può fare lo dobbiamo fare in questi giorni, non è possibile procrastinare.»

I lavori sono ora sospesi per una riunione dei gruppi consiliari.

SC-MM