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Rete Civica - Alliance Citoyenne

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1er février 2019

Decreto Sicurezza: la Valle d'Aosta sta a guardare

 

«Mentre la Regione Piemonte deposita il ricorso contro il decreto Sicurezza, la Regione autonoma Valle d'Aosta sta a guardare.» È il commento dei Consiglieri di Rete Civica-Alliance Citoyenne, Chiara Minelli e Alberto Bertin, alla notizia che nella giornata di ieri, giovedì 31 gennaio 2019, la Regione Piemonte ha presentato, prima fra le Regioni italiane, il ricorso alla Corte Costituzionale.

Richiamando la mozione respinta nell'ultima adunanza consiliare del 24 gennaio, con la quale i gruppi RC-AC e ADU-VdA volevano non soltanto impegnare la Giunta a inoltrare ricorso ma anche sottolineare la grave situazione che si è creata con l'entrata in vigore del decreto, i Consiglieri Minelli e Bertin si dicono «dispiaciuti di dover constatare che, al contrario dei nostri vicini piemontesi, il Presidente Fosson, il Governo e la maggioranza dei rappresentanti che siedono in Consiglio Valle abbiano deciso di astenersi o di schierarsi a favore di un testo che lede alcuni diritti fondamentali della persona e che è espressione di una posizione razzista, che respingiamo con decisione.»

«Forze politiche - aggiungono - che nei loro programmi elettorali dicevano di ispirarsi ai valori del progressismo, della partecipazione, dell'accoglienza e dell'integrazione, nel respingere, con scuse campate per aria, la nostra iniziativa, hanno completamente disatteso i loro principi.»

«Il Presidente Fosson - ricordano ancora i Consiglieri di RC-AC -, nell'evocare lo spirito di accoglienza dei valdostani, otto giorni fa ci aveva suggerito di praticare la solidarietà nei confronti dei migranti, così duramente colpiti dal decreto Salvini, invitandoci ad ospitare qualcuno di loro a casa nostra. Evidentemente, il Presidente dimentica che l'accoglienza non rientra soltanto nella sfera dell'etica personale, ma è un dovere giuridico, che discende direttamente dalla Costituzione e dalle Convenzioni internazionali.»

«La posizione della Regione Piemonte - concludono -, ci pare non solo più in linea con i principi della nostra Carta costituzionale ma anche più coerente con la richiesta di difesa delle prerogative e delle competenze delle Regioni, di cui una Regione autonoma a Statuto speciale come la nostra dovrebbe farsi carico per prima. Inoltre, ci sembra che il Presidente Chiamparino abbia raccolto il monito di Papa Francesco e della Chiesa italiana, delle tante associazioni laiche e religiose più di tanti cattolici impegnati in politica e nel sociale.»