Oggetto del Consiglio n. 33 del 30 gennaio 1975 - Verbale

OGGETTO N. 33/75 - DICHIARAZIONI DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO.

Caveri (U.V.) - Signori Consiglieri, permettetemi di fare alcune brevi dichiarazioni. Spero che mi vorrete scusare se mi astengo dal fare una lunga esercitazione retorica che sarebbe superflua. Sarebbe superflua e sarebbe fuori luogo perché la figura del Presidente del Consiglio regionale deve essere commisurata alle sue funzioni statutarie.

Molto spesso si è detto e si è scritto che il Presidente del Consiglio regionale sarebbe il Presidente della Regione, ciò non è affatto vero, Presidente della Regione e capo dell'Amministrazione regionale è il Presidente della Giunta regionale. Il compito del Presidente del Consiglio è grosso modo il compito dello speaker di quest'Assemblea: è il compito di presiedere quest'Assemblea. Il mio sforzo sarà pertanto quello di dimenticare il fatto di essere un uomo di parte, di annullare o almeno di attenuare, se sarà possibile, la mia congenita natura polemica che voi ben conoscete. Tutto questo, in termini burocratici, significa applicare il Regolamento, questo straziato documento molte volte, troppe volte riformato, per lo più in senso peggiorativo, il Regolamento da non applicarsi con l'ottusità del sergente di ferro, ma con il solito e introvabile granello di sale.

Compito del Presidente del Consiglio è altresì quello di difendere il prestigio del Consiglio stesso che una moda recente si compiace talvolta di vilipendere.

Non intendo ricordare che un articolo del Codice penale considera come reato ogni offesa a un collegio amministrativo o politico, ma non dovremo difendere il prestigio del Consiglio con le denunce, noi Consiglieri, dell'uno o dell'altro Gruppo, lo dovremo difendere cercando di riacquistare la nostra credibilità in parte perduta perché in vari momenti l'opinione pubblica è rimasta disorientata, a volte ingannata nel suo sincero sentimentalismo con slogan insinceri, maliziosi e capziosi.

Noi politici valdostani ci siamo troppo allontanati dalle origini. Fino a dieci anni fa dicevamo pane al pane e vino al vino. Ora abbiamo imparato anche noi la distinzione tra furbi o dritti da una parte e fessi dall'altra; abbiamo imparato anche noi a bizantineggiare, a dire una cosa, a pensarne un'altra e a farne un'altra ancora, a praticare quello che vorrebbe essere un machiavellismo o un super machiavellismo.

Spesso si è parlato del pericolo in Italia dei deprecati ritorni autoritari, tale pericolo è determinato da cause economiche e da cause politiche. Da cause economiche: per uno strano paradosso, l'inflazione si è accoppiata alla recessione e alla conseguente disoccupazione smentendo così le teorie keynesiane. I rimedi contro l'inflazione, specialmente le restrizioni del credito, aggravano la recessione e la disoccupazione. Le misure contro la recessione e contro la disoccupazione aggravano l'inflazione. I contadini che devono svendere i loro prodotti ai grossisti e pagare sempre più care le cose che sono a loro necessarie, gli operai, i ceti medi a reddito fisso vedono i loro redditi assottigliarsi sempre più come la peau de chagrin, mentre si formano i grandi patrimoni dei nuovi ricchi che s'impinguano con l'inflazione, la gente nova e i subiti guadagni. Questi fenomeni hanno determinato la fine della Repubblica di Weimar e il sorgere del Nazismo che doveva sfociare nell'immenso bagno di sangue della Seconda Guerra mondiale.

Cause politiche degli eventuali e deprecati ritorni autoritari: purtroppo le situazioni democratiche decadono, quella che si chiama, che si suole chiamare con frase infelice la classe politica si isterilisce nel doppio, anzi nel triplo gioco pur di conservare il potere per chi lo detiene, pur di riacquistarlo per chi lo ha perduto. Ogni tanto ci si ricorda dei problemi di fondo che urgono per il rapido evolversi della società, problemi di fondo che si ritiene di risolvere con riforme frettolose e superficiali, dimenticando il proverbio che dice: "la gatta frettolosa fa i gattini ciechi", dimenticando soprattutto di precisare chi pagherà, chi provvederà ai mezzi finanziari, così l'opinione pubblica scivola nel qualunquismo, ora dal qualunquismo alle avventure dittatoriali il passo è breve. D'altra parte, spesso si osservano oggi negli ambienti politici scambi di sorrisi e di convenevoli tra loro che hanno cercato o cercano di bidonarsi a vicenda. Scusate il vocabolo un po' volgare ma espressivo. Non è così che le istituzioni democratiche - e tra esse il Consiglio regionale - difendono il loro prestigio, la loro credibilità.

Con l'insincerità, che si suole definire fair play, mentre il vero fair play è un'altra cosa molto più seria, si lavora per il qualunquismo, per i ritorni autoritari che significherebbero certamente la fine della nostra autonomia. "Dio salvi il Re" dicono gli Inglesi oppure "Dio salvi la Regina se il Re è in gonnelle". Noi, che non siamo Inglesi, diciamo: "Que Dieu sauve la Vallée d'Aoste, que Dieu sauve ce bon peuple valdôtain qui parfois s'aperçoit en retard d'avoir été berné par des politiciens malicieux qui se sont servis de son patriotisme régional comme d'un instrumentum regni, ma questo stesso popolo ha le qualità e le virtù per una ripresa e per un ritorno a un costume politico fatto di serietà e di chiarezza. Le speranze di tanta brava gente non vanno disattese da noi che abbiano il dovere di interpretare la volontà popolare.

Noi 35 Consiglieri non dobbiamo fingere di essere tutti d'accordo quando è evidente che il disaccordo esiste per molti problemi e ciò è normale poiché nell'arcobaleno politico esistono molti colori diversi. La politica è lotta tra tendenze, idee, interessi diversi e anche ciò è normale. Questo non vuol dire che la politica debba degenerare in una rissa, questo non vuol dire che non si possono obiettivamente confrontare le varie proposte che vengono dai vari banchi. È di moda oggi predicare una specie di ecumenismo politico, avremo anche noi il nostro Concilio II°? In realtà è così evidente l'intento di dominazione per sé e di ostracismo per gli altri come nella Firenze antica così ben descritta dalla Cronaca di Dino Compagni, on s'embrasse pour mieux s'étouffer. Ricordiamoci infine che dobbiamo amministrare gli interessi dei 110 mila abitanti della Valle. I Valdostani di nascita e di adozione sapranno valutarci e sapranno giudicarci.

Se non ci sono osservazioni, passiamo a un'altra questione che è all'ordine del giorno ed è l'accettazione delle dimissioni della Signora Perruchon (vedova Chanoux).

Il Consiglio prende atto.