Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 841 del 15 settembre 2021 - Resoconto

OGGETTO N. 841/XVI - Tutela delle prerogative costituzionali e funzioni del Consiglio regionale e dei Consiglieri. (Approvazione di una risoluzione)

Bertin (Presidente) - Alla presenza di 34 consiglieri, possiamo dare avvio al Consiglio. È la convocazione di un Consiglio straordinario con un punto all'ordine del giorno. Si è prenotato il consigliere Marquis, ne ha facoltà.

Marquis (AV-SA) - Buongiorno a tutti i colleghi e bentornati dopo la pausa estiva.

Nessuno di noi avrebbe immaginato di aprire la sessione autunnale con un Consiglio regionale straordinario; la dinamica è stata dettata dal deposito della sentenza della Terza sezione centrale di appello della Corte dei conti, relativa alla vertenza "Casa da gioco", pubblicata a distanza di ben nove mesi dall'udienza, nel pieno della stagione estiva, ovvero il 30 luglio scorso.

Metto le mani avanti a nome di tutti i firmatari della richiesta di convocazione della seduta che ho l'onore di rappresentare in questa presentazione. Faccio ammenda per la modalità procedurale adottata che avrebbe sicuramente potuto essere diversa e più partecipata, se fossimo in un altro momento dell'anno con il Consiglio regionale e le Commissioni nel pieno delle loro funzioni. In questa circostanza la temporizzazione è imposta dalla legge per l'eventuale impugnativa della sentenza presso la Corte Costituzionale, che ha condizionato l'approccio politico all'istruttoria e alla questione.

Ringrazio quindi la Presidenza del Consiglio per aver accolto la sollecitazione che è pervenuta dai richiedenti e per la disponibilità fornita, unitamente a quella della Conferenza dei Capigruppo, nel fissare la convocazione odierna.

Ciò detto, chiunque abbia avuto modo di leggere nel periodo di sospensione estiva dell'attività consiliare il dispositivo prodotto dalla Corte dei conti, ha potuto rendersi conto che la sentenza produce gravi effetti su due livelli: quello personale e quello politico. Sulla sfera personale umana incide, e io dico ingiustamente, su diciotto consiglieri ed ex consiglieri regionali che si sono assunti la responsabilità, così come è espressamente previsto dal mandato politico all'epoca ricevuto, di sostenere in una fase delicata della sua storia la casa da gioco.

Nella fattispecie la causa scaturente la sentenza è l'approvazione della delibera del Consiglio regionale n. 823 del 23 ottobre 2014 sulla quale tornerò successivamente. A tal proposito però mi si lasci soltanto accennare al fatto che a seguito delle strumentalizzazioni di questi giorni, che in alcuni casi hanno addirittura oltrepassato di molto la normale dialettica politica, è bene chiarire, proprio per evitare ogni tipo di fraintendimento, che la richiesta di convocazione del Consiglio nulla ha a che vedere con la posizione personale dei singoli soggetti coinvolti. I consiglieri coinvolti, infatti, avranno tutte le possibilità di adire la Corte di Cassazione, anche singolarmente, per far valere i propri diritti e le proprie ragioni. A livello invece personale, nel frattempo, auguro a coloro che ancora non hanno assolto al ristoro disposto dalla sentenza di poterlo fare nel più breve tempo possibile, per superare la condizione di lite eventuale pendente con la Regione.

Detto questo come doverosa premessa, quanto alla sfera che è quella di nostro interesse in questo momento, ovvero quella politica, credo che l'attenzione vada doverosamente dedicata al riverbero che questa sentenza ha e avrà sullo status e sull'esercizio delle funzioni del Consigliere regionale e quindi, in definitiva, sul funzionamento e sulla stessa ragion d'essere delle assemblee legislative regionali. E per quanto ci riguarda la vicenda assume una valenza ancora maggiore, considerando lo Statuto speciale di autonomia attribuito alla nostra Regione da apposita legge costituzionale. In particolare, nella fattispecie desta preoccupazione la mortificazione dell'istituto dell'insindacabilità, ovvero la guarentigia prevista dall'articolo 24 del nostro Statuto che recita letteralmente: "I Consiglieri regionali non possono essere perseguiti per le opinioni espresse o i voti dati nell'esercizio delle loro funzioni". Una guarentigia dall'estensione più limitata rispetto quella a disposizione dei parlamentari, ma comunque finalizzata a garantire la copertura e la piena autonomia nelle scelte politiche connesse al mandato di Consigliere regionale.

In sintesi, la sentenza produce pregiudizio alla futura amministrabilità della nostra Regione, poiché se questo precedente fondato su un giudizio del tutto soggettivo sarà confermato e farà giurisprudenza, c'è da domandarsi legittimamente come sarà possibile d'ora in avanti fare delle scelte politiche, anche coraggiose, in una realtà di montagna caratterizzata da piccoli numeri e in cui i rapporti costi-benefici debbono essere inevitabilmente letti e valutati diversamente rispetto a quelli attinenti alle più grandi realtà urbane? Solo per fare un esempio, sarà ancora possibile dopo questa sentenza assumersi la responsabilità politica di sostenere l'agricoltura eroica e la piccola economia di montagna anche con sussidi, e tutto questo senza correre il rischio di venire perseguiti? E in definitiva, come sarà possibile evitare lo spopolamento della montagna qualora non ci sia più nessuno disposto ad assumersi la responsabilità politica dell'erogazione di servizi pubblici a volte al limite della sostenibilità economica, quali ad esempio le scuole nei piccoli comuni e i distretti sanitari.

In forza di questa preoccupazione i gruppi consiliari si sono fatti carico di acquisire il parere tecnico predisposto dal professor Giovanni Guzzetta, giurista di indiscussa competenza e professionalità, che ben inquadra la sentenza sotto il profilo costituzionale e statutario e che indica i possibili profili di lesione dell'autonomia dell'organo legislativo e della Regione autonoma Valle d'Aosta garantita da norma di rango costituzionale.

Ciò premesso, preso atto della sentenza della terza Sezione centrale d'appello della Corte dei conti, ora occorre chiarire bene a tutti, a scanso di equivoci e per meglio inquadrare la vicenda e le responsabilità attribuite ai singoli consiglieri regionali, che nel caso di specie siamo di fronte a un atto di indirizzo politico, ovvero una deliberazione assunta dalla massima assemblea legislativa e decisionale della Regione, sostenuto all'epoca da un'intera maggioranza politica, contestato da soli due voti contrari e preso su proposta e richiesta della governance della Casinò S.p.A., con parere peraltro positivo del collegio sindacale della società.

Oltre a questo, preme sottolineare che l'atto di indirizzo politico contestato era stato predisposto dalle strutture regionali competenti a seguito di opportuna e approfondita istruttoria, culminata con il rilascio del parere di legittimità nel merito da parte del dirigente regionale competente e senza che il provvedimento registrasse alcuna segnalazione di legittimità, nemmeno da parte dell'ufficio legislativo della Presidenza del Consiglio regionale, così come previsto dal Regolamento interno.

La deliberazione n. 823 dell'ottobre 2014 del Consiglio regionale, infine, demandava alla finanziaria regionale Finaosta, organismo professionalmente qualificato per lo svolgimento di tale incarico, poiché in possesso delle prescritte competenze tecniche, la definizione e la trasformazione della manifestata volontà politica in atto concretamente gestionale. Insomma, si è trattato di un atto dall'iter assolutamente trasparente non contestato nella sua legittimità, ma censurato meramente sotto il profilo dell'opportunità, valutazione che nell'ambito di una democrazia rappresentativa - questo è bene tenerlo sempre a mente - dovrebbe rientrare unicamente nella sfera di competenza dell'elettore e non di chi si è aggiudicato un concorso. E proprio per questo si tratta di un precedente molto pericoloso, poiché replicabile a qualsiasi altra materia di competenza e a qualsiasi altra assemblea regionale, provinciale, comunale, in quanto questo approccio mette in grave discussione lo status e l'autonomia di un eletto in qualsivoglia assemblea rappresentativa.

Tra l'altro, occorre anche ricordare come, nonostante la disciplina sia di rango costituzionale sia di rango ordinario non sottragga le Regioni a statuto speciale ai poteri della Corte dei conti, nessuno, e dico nessuno, ha mai formulato alcun rilievo né di forma né di merito nell'ambito degli approfondimenti, pur copiosamente effettuati, a seguito dell'adozione della deliberazione in questione. In primis, tanto per essere chiari e non criptici, mi riferisco alla Sezione di controllo della Corte dei conti che negli anni tra il 2012 e il 2015 mai, e dico mai, ha sollevato alcunché sulla materia.

Tornando per un attimo al tema dell'insindacabilità, tema centrale e di estrema attualità, non si può non notare come dalla sentenza emergano elementi di forte preoccupazione per il ruolo politico degli eletti, arrivando addirittura a prefigurare, così come affermato dal professor Guzzetta nel parere reso, che l'insindacabilità e la sindacabilità degli atti non abbiano affatto dei confini netti una dall'altra, potendosi allargare e restringere quest'area a secondo delle singole sentenze pronunciate dai diversi organi giurisdizionali. Prova ne è che nel caso di specie la stessa Corte dei conti ha speso unicamente riferimenti giurisprudenziali a sostegno della sua interpretazione, e sottolineo interpretazione, omettendo di riferire tutti gli altri. Dall'altra parte, che l'insindacabilità sia una questione assai complessa, lo conferma il fatto che questo istituto non è applicabile automaticamente soltanto agli atti legislativi e agli atti politici, bensì è applicabile secondo lo scrutinio di meritevolezza anche agli atti amministrativi, nell'eventualità in cui questi costituiscano esercizio di funzioni tipiche del Consiglio a cominciare da quella di indirizzo politico.

Come si può vedere, la questione è molto più complessa di quello che qualcuno nei giorni scorsi ha inteso liquidare in poche parole, poiché ci sono implicazioni di natura sia costituzionale che statutaria che meritano di essere sollevate e approfondite ai più alti livelli, visto e considerato il potenziale impatto che queste d'ora in avanti potrebbero avere non soltanto sul Consiglio Valle, ma su qualsiasi altra assemblea rappresentativa e sui relativi eletti. Anche perché non vi è chi non veda come la sentenza introduca potenziali gravi effetti sulle future scelte che il Consiglio e le giunte regionali saranno chiamate ad assumere in relazione alle loro funzioni e competenze, inducendo consiglieri e assessori a un atteggiamento di cosiddetta politica difensiva nell'adottare atti di propria competenza o comunque a un atteggiamento di reticenza nell'assunzione di quelle specifiche responsabilità di indirizzo politico, che sono peraltro a fondamento del mandato elettivo stesso scolpito nella nostra carta costituzionale.

Mi sia consentito fare alcune considerazioni più prettamente politiche e personali rispetto a questa vicenda. Io ritengo che emergano, dalla lettura degli atti, due paradossi meritevoli di essere affrontati e che inducano a tutta all'aula delle riflessioni.

Innanzitutto, fa male leggere che se si fosse proceduto attraverso un atto legislativo tutto sarebbe stato chiaro, non perseguibile. La considerazione che è stata fatta per arrivare alla sentenza è che l'atto è di natura amministrativa, attraverso una interpretazione della corte che si è espressa. Quindi non è un problema di risorse che sono state investite nella casa da gioco, perché noi arriveremmo all'assurdo che se fossero stati investiti cinque volte di più, non cento ma cinquecento milioni, attraverso un atto legislativo tutto andava bene. E probabilmente è questa la ragione per cui vediamo che nessuno prende posizione sulla situazione di Alitalia a livello nazionale: probabilmente saranno intervenuti per atti legislativi. Ma io credo che bisogna guardare alla sostanza delle cose, non è possibile fermarsi a dei formalismi che sono fuorvianti: lo sono per il sistema politico, amministrativo, c'è la necessità di cambiare passo, c'è la necessità di guardare alle cose nella loro verità. Questo credo che emerga da tale sentenza e non è un tabù parlare di questi temi.

Credo che la politica debba assumersi la responsabilità di prendere dei posizionamenti, esprimere le proprie preoccupazioni. Non mi sarei spaventato e avrei ritenuto corretto diversamente un approccio finalizzato al perseguire eventuali sprechi che si fossero realizzati nel realizzare l'intervento sulla casa da gioco, ma così purtroppo non è stato fatto. E devo dire che la politica ha dato il suo contributo ma inascoltato, perché la II Commissione negli anni passati si è occupata della questione Casinò, ha cercato di ricostruire il percorso che è stato fatto, ha prodotto una relazione importante che è stata messa agli atti del Consiglio, purtroppo in una fase di transizione perché ormai il Consiglio era entrato nella gestione di tipo straordinario, quindi non è stato possibile discutere dell'argomento in aula. Però io credo che questo documento poteva essere importante per chi avesse avuto la volontà di affrontare con serietà assoluta questa tematica. Quindi credo che la politica debba avere anche il ruolo di essere capace di fare dell'autocritica su questi temi.

Altro elemento che credo meritevole di attenzione è che assistiamo a una sorta di corto circuito di interpretazione su questa tematica. È un tema che ha occupato vari palazzi: abbiamo letto di sentenze del Tribunale di Aosta che definiscono il Consiglio regionale truffato, quindi non capisco come si possa rivestire il ruolo di truffato e di truffatore nello stesso momento. Credo che queste siano delle questioni che hanno del grottesco, credo che dovrebbe essere affrontata la questione nella sua interezza e non solo attraverso una visione di parte.

Per quanto mi riguarda mi spiace della lettura che viene data sui media, anche da parte di persone che sono state coinvolte in questo percorso. Quindi mi sono interrogato in questi giorni su quale può essere il comportamento di chi è uscito da questa questione, perché si può essere usciti attraverso una sentenza o avendo risolto la questione del ristoro verso la Regione. C'è chi ha scelto di cambiare completamente posizionamento, di avere un atteggiamento socratesco in cui ci si dimentica di quello che si diceva qualche mese fa; è sufficiente leggere la sentenza per vedere qual era il posizionamento di chi oggi dice "questa non era una priorità". Fino a due mesi fa queste persone erano a fare una battaglia sull'insindacabilità di questi atti, oggi quando il problema non è più mio ed è di qualcun altro, il problema non esiste più.

Per quanto mi riguarda invece, quando ci si è liberati di un peso, bisogna lottare per gli altri, per i valori e per i principi comuni e non rimettere tutto in un cassetto e dimenticarsi della questione, perché qui ne va del futuro dell'assemblea legislativa, ne va del futuro della politica regionale e infine ne va della capacità di poter soddisfare i bisogni dei nostri cittadini che siamo chiamati a rappresentare. Non possiamo dimenticarci questi principi fondamentali, perché diversamente si fa della politichina e non della buona politica. Credo che i valdostani saranno in grado di leggere e capire queste situazioni che sono state rappresentate, quindi credo che bisogna anche vergognarsi di certi comportamenti che si tengono in queste circostanze.

Colleghi, vi invito anche a leggere, per chi non lo avesse fatto, il libro "L'angelo sterminatore" di Marco Ruffolo, che dà una rappresentazione di come l'Italia ha intrappolato sé stessa. L'autore rendiconta di una conferenza stampa immaginaria che si terrà nella primavera 2022, in cui il primo ministro Draghi racconta alla nazione le cause e le ragioni per cui, nonostante tutto, l'Italia non riuscirà a perseguire gli obiettivi e le speranze che si era data con l'approvazione del PNRR. Dalla lettura ne potrebbero derivare alla politica importanti stimoli per contribuire a disegnare un futuro migliore; purtroppo viviamo intrappolati da un angelo sterminatore.

Tornando nello specifico, in definitiva, non volendo tediare di più l'aula su una questione che ammetto essere assai complessa proprio per le sue molteplici e gravi implicazioni, termino con quanto affermato dal professor Guzzetta a conclusione del suo parere, che mi sembra più utile di qualsiasi ulteriore commento: "Sulla base di tali premesse si deve ritenere che il voto espresso dai consiglieri, in approvazione della predetta delibera, sia da considerarsi una ragionevole applicazione dei principi posti dalla giurisprudenza costituzionale, coperto dalla garanzia di cui all'articolo 24 dello Statuto della Regione autonoma Valle d'Aosta e che pertanto la Corte dei conti, nel giudizio de quo, abbia agito in carenza assoluta di potere - in carenza assoluta di potere, sottolineo - ledendo le attribuzioni costituzionali della Regione che ai termini dell'articolo 134 della Costituzione possono essere tutelate nella forma del conflitto di attribuzione tra Regione e Stato".

È alla luce di queste considerazioni ultime che è stata predisposta la risoluzione che verrà sottoposta all'attenzione dell'aula. Sono certo, colleghi, che abbiate colto appieno l'importanza delle questioni che sono state sollevate e delle prerogative dell'assemblea di cui siamo parte. Questa proposta prevede nella sua impegnativa di portare la questione all'attenzione delle più alte autorità dello Stato e nel contempo di attivare l'impugnativa alla Corte costituzionale per conflitto di attribuzione nei confronti della sentenza richiamata. Grazie per l'attenzione colleghi.

Presidente, inviterei gli uffici a mettere a disposizione dell'aula il parere che è stato reso dall'avvocato Guzzetta e anche la bozza di risoluzione che è stata predisposta.

Presidente - Fatta questa introduzione, apriamo la discussione generale sul punto in oggetto del Consiglio. La risoluzione verrà inviata via mail, il parere è in fase di distribuzione. Consigliere Padovani si è prenotato, ne ha facoltà.

Padovani (PCP) - Visto il momento di impasse farei una proposta: un momento di sospensione per leggere quanto pervenuto e poi riprendere la discussione avendo letto i documenti arrivati.

Presidente - Grazie consigliere Padovani. La sospensione è concessa.

La seduta è sospesa dalle ore 09:36 alle ore 10:49.

Bertin (Presidente) - Possiamo riprendere i lavori del Consiglio. Avevamo interrotto dopo l'introduzione fatta dal consigliere Marquis, siamo in discussione generale. Chi intende intervenire si prenoti, grazie. Si è prenotato il consigliere Marquis.

Marquis (AV-SA) - Chiedo scusa per questo intervento, però preliminarmente alla discussione della risoluzione vorrei chiedere di auto emendarla con l'eliminazione in seconda pagina del primo capoverso, in quanto fa dei riferimenti alla nostra autodeterminazione come Valle d'Aosta, ma l'impostazione che abbiamo dato generale alla discussione, come avete avuto modo di ascoltare nell'intervento che ho fatto poc'anzi, è quella di entrare nel merito della questione relativa alle assemblee legislative di tutte le Regioni e quindi di non andare a fare dei richiami specifici alla Valle d'Aosta sotto questo profilo, perché è una battaglia comune, per evitare degli equivoci nella discussione di natura mediatica.

Presidente - Altri intendono intervenire in discussione generale? Invito a prenotarsi. Chi vuole intervenire si prenoti adesso, altrimenti chiudo la discussione generale. Non vedo richieste di intervento, di conseguenza chiudo la discussione generale... consigliera Minelli, ne ha facoltà.

Minelli (PCP) - Pensavo che da quello che era stato deciso nella Conferenza dei Capigruppo ci fossero degli interventi appunto dei gruppi consiliari e aspettavo di sentire qualcuno che in qualche modo ha sottoscritto questa risoluzione e che ci illustrasse più nel dettaglio quanto è già stato evidenziato dal collega Marquis.

Io credo che ci siano degli elementi di contraddizione in questa vicenda del Consiglio straordinario. Il 16 di agosto, con una lettera che è stata sottoscritta da sedici consiglieri, è stata richiesta questa convocazione. Ci arriviamo oggi a un mese di distanza e a una sola settimana da un Consiglio ordinario; evidentemente forse non c'era tutta quella urgenza. Apprendiamo poi che i tempi della discussione sono contingentati, fra l'altro poi non vengono mi sembra nemmeno tanto utilizzati, ed è - come dire - un tempo quello che viene dedicato a questo dibattito inadeguato se lo scopo, come mi sembrava di aver capito, era quello di fare una seduta monotematica che doveva coinvolgere tutto il Consiglio. Quindi mi sembra di ravvisare adesso un po' una contraddizione tra l'enfasi che qualcuno aveva posto su questa seduta e poi invece la decisione di contenerla, anche forse l'imbarazzo che si respira. Infine un terzo elemento di contraddizione è che alcuni gruppi sono venuti a conoscenza stamattina della risoluzione da discutere, e soprattutto del parere dell'avvocato Guzzetta.

Io ritengo da un punto di vista personale che questo non sia un buon metodo di discussione e di confronto, ma vorrei fare un passo indietro e tornare all'inizio di questa vicenda. Un mese fa più o meno, quando sono iniziate le prime voci sulla possibilità di avere un Consiglio straordinario per valutare l'atteggiamento rispetto alla sentenza della Corte dei conti sulla vicenda casinò, il ragionamento che noi abbiamo fatto come PCP è stato questo: non c'è dubbio che la sentenza della Corte dei conti è intervenuta in modo rilevante sulle attività svolte dal Consiglio e sul ruolo dei consiglieri regionali, così come non c'è neanche dubbio che tutti gli amministratori pubblici, non solo gli amministratori regionali, penso anche agli amministratori comunali e in particolare ai sindaci, corrono dei rischi nell'esercizio delle loro funzioni e nelle scelte amministrative che compiono, che sono dei rischi anche rispetto alla Corte dei conti, ma più in generale rispetto all'attività ordinaria della magistratura, si tratta però di cose un pochino diverse a mio avviso. Come tutti sappiamo, il CELVA il 21 di agosto ha consegnato anche alla ministra Cartabia un documento in cui si mette in luce la problematica delle responsabilità dei sindaci. Quindi sono degli elementi di riflessione che sono ben presenti, ma è la condizione generale di tutti gli amministratori pubblici, non solo di quelli della Valle d'Aosta.

Però questo è un lato della medaglia, un lato importante della medaglia. L'altro lato è costituito dal fatto che ci sono degli organi giudiziari, come appunto la Corte dei conti che è l'espressione della magistratura contabile, ma anche la magistratura ordinaria, che sono stati previsti dalla Costituzione proprio per vigilare sull'attività amministrativa, evitare che ci siano delle spese immotivate, degli abusi e dei comportamenti illeciti - faccio un discorso molto lato, molto vasto -, situazioni che poi possono anche ricadere su tutta la comunità. Si tratta quindi di trovare un punto di equilibrio tra le esigenze che ci sono da parte di chi amministra, di scelta e di decisione appunto di un amministratore, ed il ruolo degli organi di controllo. Ma, ripeto, non è un problema solo valdostano, è presente in tutta Italia ed è da tempo oggetto di riflessione e di confronto. Per cui è legittimo porsi delle domande, ricercare degli approfondimenti, e noi fin dall'inizio abbiamo detto che lo strumento adeguato non era un Consiglio straordinario. Su un tema così complicato io ritengo che ci debba essere un lavoro preparatorio serio senza il quale si rischia, ed è una preoccupazione questa, di pronunciarsi in modo o generico o troppo dettagliato, a seconda delle situazioni, in modo inopportuno e anche superficiale.

Sulla base di questo ragionamento noi un mese fa non abbiamo appoggiato la richiesta di convocazione di un Consiglio straordinario, esprimendoci pubblicamente. Ora siamo qui con un certo imbarazzo, perché sinceramente non è nemmeno, nonostante la presentazione che è stata fatta questa mattina, ben chiaro di che cosa dobbiamo discutere. Ho sentito mettere insieme molte cose, parlare di agricoltura, di scuola, di prerogative di vario tipo, ma la lettera che è stata depositata per richiedere questo Consiglio dice testualmente che "I sottoscritti consiglieri, preso atto della sentenza n. 350 del 30 luglio, richiedono la convocazione urgente del Consiglio, per un ordine del giorno che va sulla tutela delle prerogative costituzionali e funzioni del Consiglio regionale e dei Consiglieri". È una formulazione, dal mio punto di vista, di cui non si capisce bene il nesso con la Corte dei conti, perché non riguarda l'organo regionale ma i singoli consiglieri.

Le vicende umane sono importanti e non si può non tenerne conto a livello umano, ma il fatto che ci siano dei consiglieri che subiscono delle condanne, a mio avviso, non è automaticamente un attacco all'autonomia regionale. Se si vuole portare la discussione su questo piano e mettere insieme la sentenza della Corte dei conti con altre sentenze della Corte Costituzionale, penso a quella sulla legge anti-dpcm o magari anche alla discussione che è venuta fuori in questi ultimi giorni sulla legge su Finaosta, si fa una operazione che io reputo di confusione.

Adesso la risoluzione viene emendata togliendo anche quel capoverso che faceva riferimento alla questione dell'autonomia, però nelle settimane scorse sono fiorite delle interpretazioni varie e anche contraddittorie sul ruolo che doveva avere questo Consiglio straordinario. C'era chi lo vedeva come uno strumento - è stato detto pubblicamente da alcune persone sui giornali, anche da alcune forze politiche - per stendere una rete di protezione intorno ai consiglieri condannati, chi lo interpretava come un atto di ribellione nei confronti di attacchi alle prerogative dell'autonomia, chi lo riteneva un momento di riflessione su decenni di autonomia per arrivare a voltare pagina, chi raccomandava un profilo più basso; insomma, tante interpretazioni che a me sono parse anche un po' una Babele di linguaggi e mi sembra che questa Babele non si sia del tutto dissipata nemmeno oggi.

C'è poi un altro aspetto da sottolineare. In questo mese c'è anche chi ha dato una interpretazione dell'esito di questo Consiglio di oggi come un posizionamento rispetto alla maggioranza, ma tutta questa vicenda del Consiglio straordinario ha ben poco a vedere rispetto alle divisioni che possono esserci tra maggioranza e minoranza, a mio avviso. La richiesta della convocazione è partita, se non ricordo male, dapprima da tre consiglieri di opposizione, dal gruppo di Pour l'Autonomie, ed è stata sottoscritta poi da altri tredici consiglieri dei gruppi autonomisti. Progetto Civico Progressista non è stato coinvolto in quella richiesta, così come non è stato coinvolto nelle interlocuzioni per preparare il documento da presentare in Consiglio, ovviamente, perché il tema in discussione non fa parte degli accordi programmatici per il Governo della Regione. Quindi bisogna distinguere nettamente - questo dico ad alcuni commentatori esterni che lo hanno sottolineato - il piano della discussione sulla maggioranza regionale e della verifica politica e programmatica, che insistiamo a chiedere, e il dibattito e le conclusioni di questo Consiglio straordinario.

Ieri ho sentito al telegiornale l'informazione che la risoluzione sarebbe stata accompagnata da un parere illustre, quello del professor Guzzetta. Sono andata un po' a cercare, perché era un nome che mi tornava alla mente. Non è un nome nuovo né a livello nazionale e nemmeno a livello regionale: c'è un precedente in Valle che risale al 2007. Nel marzo di quell'anno, infatti, la Giunta dell'epoca aveva affidato al professor Guzzetta un incarico che io giudico non solo singolare ma anche discutibile, perché si trattava di mettere in discussione il parere della commissione dei giuristi previsto dalla legge regionale sui provvedimenti referendari, che aveva dato invece parere favorevole alla ammissibilità di alcuni referendum propositivi. Fu quello un tentativo fallimentare e non è certo un bel precedente, ma al di là di questo, che però mi fa prendere un po' con le pinze le valutazioni che non ho nemmeno avuto modo di leggere, perché questo è un parere di trentuno pagine, ho iniziato a leggerlo prima, ma non ho, a differenza di altri che sono in quest'aula, delle competenze di tipo giuridico, quindi faccio anche fatica a capire.

Ma al di là di questo, la risoluzione che è stata presentata questa mattina non è un testo che io mi sento di condividere, perché innanzitutto c'è una critica al ruolo della Corte dei conti e alla sentenza. A mio avviso è rischioso impegolarci in una cosa del genere, si va verso un meccanismo che ci può portare a un conflitto istituzionale, si impegna la Giunta a fare un ricorso con degli esiti che io credo essere del tutto incerti. Mi sembra una prova di forza che difficilmente può portare a qualche cosa di buono. Se si voleva fare, come probabilmente era anche corretto, un approfondimento sui poteri reali degli amministratori, sui confini dei poteri degli amministratori, allora forse bisognava fare un'altra strada, bisognava discuterne in Commissione, sentirsi anche con le altre Regioni, perché abbiamo detto tutti che questo è un problema che riguarda gli amministratori in senso lato, quindi aveva senso fare un percorso diverso anche condividendolo con altri. Invece si sceglie di fare un po' gli arieti: non è una cosa che ritengo corretta.

Non credo neanche che questa giornata passerà alla storia come un momento qualificante per la nostra autonomia valdostana, perché il modo con cui si è arrivati a questo Consiglio, a questo appuntamento, è discutibile. La confusione che c'è sul tema e le modalità stesse di questa giornata sono degli elementi che concorrono a farmi pensare che non è con questo tipo di azioni che si scrivono nuove pagine di un'autonomia con positive connotazioni di serietà, di responsabilità e di maturità. Per cui io non voterò questa risoluzione.

Presidente - Siamo ancora in discussione generale, se qualcun altro intende intervenire, invito a prenotarsi. Se non vi sono altre richieste, chiudo la discussione generale. In fase di replica il Presidente della Regione, ne ha facoltà.

Lavevaz (UV) - Questa credo che sia una vicenda sicuramente complessa, come è stato detto dall'analisi puntuale che il collega Marquis ha fatto, una situazione sicuramente articolata, sicuramente dolorosa in particolare per le diciotto persone coinvolte in questa vicenda, che sicuramente sono le più colpite e alle quali va ovviamente la solidarietà dal punto di vista umano. Ma non è - come dice la collega Minelli - oggi mettere una rete a queste diciotto persone: il problema è ben diverso e di ben altra portata, di una portata ben più ampia e con riflessi che possono ripercuotersi nel modo di agire degli amministratori pubblici in futuro. Una sentenza che è in qualche modo un macigno abbastanza importante che spero ancora possa avere qualche forma di chiarimento nei suoi effetti futuri ed è questo il motivo per il quale oggi siamo qui.

Come è stato detto molto bene dal collega Marquis, non siamo qui a parlare del caso specifico, non siamo qui a parlare della questione Casinò. Io sono anche abbastanza convinto che almeno nell'opinione pubblica, se questa vicenda avesse coinvolto un'altra azienda valdostana, un'altra azienda pubblica e non il Casinò, questo avrebbe avuto anche nell'opinione pubblica una forma di sensibilità maggiore verso le persone che sono coinvolte. Invece intorno al Casinò si è sempre costruita un'alea diciamo un pochettino grigia, nonostante sia un'azienda che all'epoca dava da mangiare a settecento famiglie valdostane, oggi cinquecento, un'azienda che dava e dà ancora oggi degli introiti importanti alla Regione. Ma, come detto, non è questo l'oggetto della discussione di oggi e la questione è assolutamente più generale, sia nelle sue conseguenze che nelle sue ricadute future. Quindi non vogliamo parlare nello specifico della vicenda, ma in generale di quello che potrà succedere da qui in futuro.

Ci chiediamo se per questo Consiglio regionale, per un Consiglio regionale a parità di contenuti di atti, quindi contenuti di due atti diversi sostanzialmente nel contenuto identici, con un obiettivo che è lo stesso, cioè quello in questo caso di decidere se salvare o meno un'azienda che poteva essere in difficoltà al momento o meno, quindi con una decisione politica e un obiettivo da raggiungere, che era quello di salvare l'azienda, ci si chiede se con questi due parametri, a seconda della strada che si sceglie per arrivarci, un Consiglio o un consigliere debba rispondere in prima persona delle responsabilità di questa scelta.

Questo credo che sia il nocciolo della questione. Tutto gira intorno alla natura dell'atto con la quale una legittima scelta politica è stata portata avanti. Se vogliamo, non voglio banalizzarlo, ma è un cavillo che però rischia di rovinare delle persone, perché se la stessa scelta, come è stato detto, fosse stata inserita all'interno di una legge, questo non avrebbe avuto delle conseguenze per le persone che l'hanno portata avanti. Quindi siamo a discutere e saremo a discutere in futuro su cosa è sindacabile perché afferente a questioni amministrative, a questioni gestionali, o cosa è insindacabile perché afferente invece ad atti più di indirizzo politico. Questa è credo la questione e non è una questione per nulla semplice, per nulla di semplice lettura; su questo ovviamente la collega Minelli ha ragione, però questo è il nocciolo della questione.

È abbastanza naturale che, se non venisse fatta in qualche modo chiarezza da questo punto di vista, le conseguenze saranno in futuro di una naturale tendenza ad andare verso una legiferazione più spinta, perché è naturale che nel momento in cui sappiamo che gli atti legislativi sono insindacabili, invece gli atti amministrativi, seppur chiaramente vocati a un indirizzo politico e a una scelta politica chiara, questi sono in qualche modo o possono essere o potranno essere in futuro tacciati di qualche sindacabilità, diciamo così, è chiaro che questo porterà sicuramente a non rendere più fluida e più reattiva l'azione amministrativa dell'Amministrazione regionale.

Sono queste anche le motivazioni per le quali serve un giudizio di un arbitro, e in questo caso di quello supremo, che è la Corte Costituzionale che attraverso lo strumento previsto dalla Costituzione stessa, cioè dall'articolo 134 che prevede il conflitto di attribuzione tra Regione e Stato, deve in qualche modo esprimersi e fare chiarezza su questi aspetti. È anche per questo che abbiamo deciso di porre all'attenzione delle altre Regioni questo precedente, che sicuramente è un precedente, come dicevo prima, molto importante, che non avrà ricadute soltanto sull'azione amministrativa di questo Consiglio regionale, ma è un passaggio che sicuramente farà giurisprudenza e quindi avrà delle conseguenze future molto più generali.

È una sentenza, peraltro, che si colloca in un momento particolare anche di rapporti tra lo Stato e le Regioni, in un momento in cui viviamo un rinnovato centralismo, e questo è di tutta evidenza su diversi passaggi. È un centralismo che non riguarda solo le piccole realtà come la nostra, ma riguarda tutte le Regioni. All'interno della Conferenza delle Regioni abbiamo avuto, durante la fase della pandemia, diversi casi in cui tutta la conferenza si è espressa in maniera molto critica rispetto a questo neocentralismo. In ultimo, la settimana scorsa riguardo ai passaggi sull'attuazione e sulla gestione del piano nazionale di ripresa e resilienza, c'è stata una presa di posizione di tutta la Conferenza a sostegno del Presidente Fedriga proprio su questi aspetti di mancato confronto e di mancato coinvolgimento delle Regioni. È un centralismo che ovviamente è mal digerito da tutte le Regioni e, come dicevo prima, è mal digerito ovviamente ancora di più dalle Regioni a Statuto speciale; su questo ci siamo confrontati anche tra Regioni a Statuto speciale, perché è chiaro che questo suona un po' come una minaccia alle prerogative statutarie e su questo ovviamente cercheremo di far fronte comune per difenderle.

Credo che se non troveremo in qualche modo le risposte che cerchiamo, un modo di definire più chiaramente i limiti oggettivi al giudizio di responsabilità dei consiglieri, sarà sicuramente difficile o sicuramente più difficile assumere delle decisioni. Su questo credo che il collega Marquis sia stato molto chiaro e mi riallaccio anch'io a quanto detto, perché non credo che sia oggetto di confusione come ha detto la collega Minelli, ma gli esempi che ha fatto il collega Marquis sono assolutamente pertinenti per spiegare ed esprimere un po' le difficoltà che ci sono anche oggi, ma che da domani saranno maggiori. Ovviamente nelle realtà più piccole le questioni economiche, lo abbiamo visto e lo vediamo tutti i giorni, i rapporti costi-benefici come è stato detto sono ovviamente squilibrati rispetto ad altre realtà, quindi anche le scelte di natura economica e contabile sono a volte più complesse se si guardano le tabelle, i riparti, le medie, i costi standard rispetto alle altre regioni. Si parlava di scuola: ovviamente una scuola di montagna da noi, se si fa un rapporto di costo a studente, io non ho dei numeri ma potrebbe essere un rapporto che va a 50-100 mila euro a bambino il costo della scuola, se si guardano tutti i costi in una scuola di montagna; magari in città questo rapporto è di 500 euro o di 1000 euro a bambino. Ma questo cosa vuol dire? Che dobbiamo chiudere le scuole di montagna? Sugli impianti di risalita stesso discorso: i piccoli impianti possono essere in perdita, ma danno un indotto e rendono viva magari un'intera comunità.

Questi sono esempi che possono sembrare banali e ovviamente un Consiglio regionale non ha dubbi su quali siano le risposte da dare a queste necessità del territorio o quali siano le esigenze della comunità. D'altra parte, però se rischiamo di perdere la serenità nostra, la serenità dei nostri figli, perché dobbiamo disquisire su quale sia la natura degli atti che dobbiamo portare avanti per raggiungere questi obiettivi, allora forse servono delle rassicurazioni dall'arbitro di cui parlavamo prima e queste rassicurazioni credo che siano più che mai urgenti.

Presidente - Il consigliere Cretier chiede la parola. Siamo in dichiarazione di voto. Invece di avere venti minuti ne ha cinque. Consigliere Cretier ne ha facoltà.

Cretier (PCP) - Volevo esprimere il mio personale parere riguardo alla questione della convocazione straordinaria. Il PCP non ha firmato la convocazione, ma sicuramente fa da par suo una grande preoccupazione sia a livello di consiglieri e soprattutto per chi ha degli incarichi apicali. Quindi riteniamo opportuno fare degli approfondimenti.

Siamo oggi qui in Consiglio su un tema molto complesso, una sentenza che ha messo in atto delle riflessioni decisionali politiche importanti e una proposta di risoluzione per tutti i consiglieri oggi presenti in quest'aula, per quelli futuri e il Consiglio tutto oggi riunito.

Sono necessarie delle riflessioni che vadano oltre il disposto della Corte dei conti, riflessioni di carattere politico, scelte in capo a un potere legislativo e uno esecutivo che, in conformità a un programma, fa delle azioni nel sostenere gli interventi per lo sviluppo economico, sociale della Regione autonoma Valle D'Aosta. È molto difficile stabilire un confine tra insindacabilità e funzione legislativa mirata ai fini del controllo, forse più semplice in capo al singolo consigliere, ma che in fase approvativa ha dimostrato alcune lacune. E poi una riflessione di carattere giuridico: la responsabilità in capo ai consiglieri non è un privilegio, come detto da molti, ma una responsabilità delegata in una funzione legislativa, senza condizionamenti esterni per chi è responsabile diretto delle scelte, delle votazioni sui provvedimenti, responsabili di fronte all'autorità giudiziaria, al corpo elettorale e alla propria coscienza.

Utilizzando un termine giuridico riguardo alle attenuanti, esprimo questo pensiero: sarebbe importante approfondire il tema delle responsabilità e dell'insindacabilità di ieri, di oggi e di domani per tutti i consiglieri e per tutti i gruppi politici che amministrano o amministreranno la Regione in futuro. Certo il legame tra ragionevolezza e valutazione sono imprescindibili, ma a volte entrano nelle considerazioni anche altri aspetti, come l'assetto finanziario della Regione, gli aspetti strumentali legati alle entrate proprie, motivazioni che possono far decidere scelte magari discutibili di fronte all'opinione pubblica che valuta soltanto gli aspetti diretti ed immediati, ma a volte le scelte sono fatte in conformità e opportunità fiscali concesse, come l'impatto economico sul bilancio regionale dell'IRPEF e del montante IVA assegnato alla Regione. Anche i bisogni della collettività possono a volte indurre a delle scelte e degli indirizzi politici non così comprensibili ai più, ma che hanno effetti non immediati ma necessari al momento di crisi economica delle famiglie, delle attività e delle società.

Infine, crediamo che sia doveroso evidenziare il problema alle autorità dello Stato, agli organi legislativi delle venti Regioni italiane e alla Conferenza dei presidenti delle assemblee e, al netto dei fatti in sentenza, dare l'opportunità di un ricorso alla Corte costituzionale, credo legittimo ed opportuno importante tassello per proseguire serenamente nell'attività legislativa.

Tutto l'aspetto di carattere umano non è compito nostro, ma sicuramente pesa come un macigno sui colleghi e a loro va il nostro totale sostegno e la dimostrazione di compressione dell'aula e anche personale, poiché oggi loro ma domani chi lo sa: non stiamo trattando di illeciti, ma di scelte politiche. Il confine dell'insindacabilità è troppo labile, quindi opportunamente riteniamo necessario approfondire il tema per eliminare le contraddizioni esistenti, proponendo una legislazione anche difensiva da attuare per correggere al meglio le norme con eventuali correttivi, per non cadere in una legittima e naturale preoccupazione ogni volta che si vota un atto, magari anche il più banale.

Presidente - Consigliera Erika Guichardaz, ne ha facoltà.

Guichardaz E. (PCP) - Come ben esplicitato prima dalla collega Minelli, anch'io non voterò questa risoluzione. Le motivazioni sono diverse: sicuramente il fatto di non aver potuto approfondire - forse ne valeva la pena - quanto depositato quest'oggi, un parere credo piuttosto complesso almeno per chi, come me, non ha quelle competenze giuridiche che sono necessarie. In più, come avevamo già sottolineato, non ritenevamo opportuno lo strumento del Consiglio straordinario, quindi sotto questo punto di vista ribadiamo la nostra posizione. Per quello che riguarda le premesse, non le condividiamo ma soprattutto, per quello che riguarda l'impegnativa, crediamo che un aumento di un conflitto istituzionale che è già sotto gli occhi di tutti non porti del bene.

Ci sono altri modi, ci sono altri metodi e quindi noi non voteremo questa risoluzione.

Presidente - Consigliere Malacrinò, per dichiarazione di voto.

Malacrinò (PCP) - Capisco le difficoltà e i pochi interventi di quest'oggi. È un Consiglio molto delicato e difficile. Qualsiasi cosa si dica, si discuta, si decida può essere strumentalizzato, sintomo di una difficoltà della politica ad avere un proprio ruolo.

Ritengo che il rispetto delle istituzioni e la divisione dei poteri siano fondamentali, motivo per il quale abbiamo chiesto e chiediamo un percorso parallelo per poter approfondire questi argomenti, per poter continuare il nostro impegno con tranquillità.

Un qualsiasi politico della prima Repubblica, intervistato oggi, avrebbe detto che non siamo qui a difendere i politici, ma per continuare a fare politica; e aggiungo io: vogliamo anche chiarezza per il futuro.

Presidente - Se non vi sono richieste, mettiamo in votazione la risoluzione nel testo emendato. La votazione è aperta.

Esito della votazione:

Presenti: 24

Votanti : 24

Favorevoli: 22

Contrari: 2

Il Consiglio approva.

Con l'approvazione di questa risoluzione il Consiglio regionale può terminare i propri lavori. Vi ricordo la convocazione in via ordinaria per il 22 settembre.

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La sessione straordinaria termina alle ore 11:28.