Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 533 del 18 giugno 2014 - Resoconto

OGGETTO N. 533/XIV - Elezione del Presidente del Consiglio regionale.

Presidente - Punto 1 all'ordine del giorno. Il Consiglio regionale nella seduta del 10 giugno 2014 ha eletto la Consigliera Emily Rini Assessore all'istruzione e cultura. Il comma 2 dell'articolo 12 del Regolamento interno prevede che i Consiglieri chiamati a far parte della Giunta regionale cessano dalle cariche ricoperte presso l'Ufficio di Presidenza del Consiglio. Ricordo che il Consiglio regionale nella seduta del 10 giugno scorso ha rinviato l'elezione del Presidente del Consiglio all'adunanza odierna. È necessario, quindi, procedere all'elezione di un nuovo Presidente con le modalità previste dall'articolo 7 del Regolamento interno del Consiglio regionale. Ricordo che, ai sensi dell'articolo 7 comma 2 del Regolamento interno, per questa elezione del Presidente è richiesta la presenza di almeno due terzi dei Consiglieri assegnati, pari a 24 Consiglieri, e che il Presidente è eletto con votazione a scrutinio segreto a maggioranza assoluta dei Consiglieri assegnati, quindi 18. Visto che esiste il numero legale per deliberare, dichiaro aperta la discussione sulla proposta di elezione del Presidente del Consiglio. Qualcuno intende prendere la parola?

Ha chiesto la parola per mozione d'ordine il collega Viérin Laurent, ne ha facoltà.

Viérin L. (UVP) - Merci Président.

Solamente per un chiarimento sulle premesse che lei ha letto velocemente: se ci può ripercorrere le premesse che introducono il punto all'ordine del giorno, sulla nomina dell'ex Presidente in qualità di Assessore e la cessazione dalla carica. Se ce le può rileggere semplicemente per una questione formale. Mi pare non ci sia stato riferimento alle dimissioni, essendo stato eletto in modo...grazie.

Presidente - Ripeto: il comma 2 dell'articolo 12...

Viérin L. (fuori microfono) - Tutta la premessa.

Presidente - Ripeto: il Consiglio regionale nella seduta del 10 giugno ha eletto la Consigliera Emily Rini Assessore all'istruzione e cultura... L'avevo già detto la volta scorsa ma oggi non ho ripetuto la questione delle dimissioni, che ovviamente sono state date dalla Consigliera Rini. Se vuole le ripeto esattamente ciò che ho detto lo scorso Consiglio. Il Consiglio regionale nella seduta del 10 giugno ha eletto la Consigliera Emily Rini Assessore all'istruzione e cultura.

Il comma 2 dell'articolo 12 del Regolamento interno prevede che i Consiglieri chiamati a far parte della Giunta regionale cessano dalle cariche ricoperte presso l'Ufficio di Presidenza del Consiglio. Per cui non c'era bisogno di prendere atto delle dimissioni, che lei stessa aveva già consegnato; il Regolamento prevede solamente questo e inoltre ricordo che nella seduta del 10 giugno era stato deciso di rinviare l'elezione del Presidente ad oggi. Pertanto le dimissioni la collega Rini le aveva date, ma non ci sono state prese d'atto perché comunque, essendo stata eletta, decadeva la necessità di prendere atto delle sue dimissioni in Consiglio regionale.

Ritorniamo alla richiesta: qualcuno vuol prendere la parola per proporre un nominativo alla carica di Presidente del Consiglio? Ha chiesto la parola il collega Borrello, ne ha facoltà.

Borrello (SA) - Grazie Presidente e buongiorno a tutti i colleghi. Noi riconfermiamo a nome di tutta la maggioranza come candidato a questo ruolo decisamente importante, la Presidenza del Consiglio, il collega Consigliere Marco Viérin. Ma devo fare alcune considerazioni proprio in virtù degli ultimi avvenimenti che si sono susseguiti e partendo dalla seduta del 10 giugno dove, vista la disponibilità del collega Viérin a rinviare il punto all'ordine del giorno per poter aprire un dibattito, visti anche alcuni spunti che il collega aveva già citato all'interno di quest'aula, preso atto anche della lettera scritta dalle forze politiche, che abbiamo ricevuto questa mattina, credo che sia opportuno, a nome di tutta la maggioranza, richiedere a questo Consiglio un momento di sospensione, in modo tale che ci si possa confrontare all'interno della Conferenza dei Capigruppo allargata all'Ufficio di Presidenza.

Presidente - Il Consiglio viene sospeso per quindici minuti? Il Consiglio è sospeso per la riunione della Conferenza dei Capigruppo allargata all'Ufficio di Presidenza.

Si dà atto che la seduta è sospesa dalla ore 15,10 alle ore 15,44.

Lanièce (Presidente) - Possiamo riprendere i lavori dopo la sospensione? I lavori vengono ripresi. Qualcuno intende intervenire? Ha chiesto la parola il collega Borrello, ne ha la facoltà.

Borrello (SA) - Grazie Presidente.

Solo per fare un riassunto di quello che è successo, poi magari i colleghi delle opposizioni integreranno quanto potrò esporre io in questo momento. Noi proprio a seguito della disponibilità prodotta dal collega Marco Viérin nella seduta precedente, di accettare il rinvio per poter discutere di alcuni punti in virtù anche - ripeto quanto ho già detto - di alcuni spunti da lui già annunciati nel precedente intervento, in virtù anche della lettera che abbiamo ricevuto questa mattina dalle forze politiche rappresentanti l'opposizione regionale, abbiamo dato la disponibilità, all'interno della Conferenza dei Capigruppo, di poter discutere, dibattere, aprire un dialogo in merito ad alcuni punti, che sono stati posti all'attenzione di questo Consiglio. È la disponibilità che noi ribadiamo, confermiamo perché il dialogo che deve essere continuo, il dibattito non si può esaurire in poco tempo, ma è un segnale che noi riteniamo opportuno dare proprio in virtù della necessaria organizzazione che bisogna dare a questo Consiglio regionale.

Abbiamo recepito però delle sensibilità diverse all'interno della Conferenza dei Capigruppo: lascerò poi ai colleghi qualora volessero esporre le loro sensibilità. Noi, in ogni caso, rimarcando la disponibilità al dialogo e al dibattito sui temi, riteniamo che sia necessario continuare con la discussione dei punti all'ordine del giorno, per poter addivenire al deliberato che è la nomina del nuovo Presidente del Consiglio. Quindi, a nome di tutta la maggioranza, ribadiamo e riconfermiamo la candidatura del collega Marco Viérin al ruolo della Presidenza del Consiglio.

Presidente - Grazie, vi sono altre richieste di intervento dei colleghi? Qualcuno vuole intervenire? Invito a prenotarvi, per cortesia, se volete intervenire. Ha chiesto la parola il collega Laurent Viérin, ne ha la facoltà.

Viérin L. (UVP) - Merci Monsieur le Président.

C'eravamo lasciati una settimana fa e il collega Borrello ha ripercorso in parte e anche il presidente Lanièce ha ricordato nelle premesse di una delibera che in realtà non è stata letta nella sua completezza. Avevamo sentito in modo corretto, nel senso che è stato omesso nella delibera, che invece è agli atti, la vicenda delle dimissioni della Presidente del Consiglio, che sono l'atto politico che ha dato il via alla sostituzione del Presidente, che effettivamente nel frattempo è diventato Assessore, ma che da un punto di vista politico sta a significare che una crisi politica ha avuto un rimescolamento di caselle e di poltrone, funzionale a equilibri all'interno della maggioranza stessa. È una questione tecnica che è anche politica.

Ci siamo lasciati una settimana fa con l'insediamento di un Governo, il secondo di questa legislatura, che ha lanciato e lanciava, prendendo spunto da questa crisi, un dialogo: un dialogo e una volontà di convergenza su certi temi, su grandi temi, pur nelle visioni diverse che ogni gruppo, che ogni sensibilità ha all'interno di quest'aula. Noi, sia come gruppo sia all'interno delle forze di opposizione, abbiamo sicuramente colto questa volontà di dialogo che si sarebbe poi materializzato su diverse questioni: chiaramente la questione delle riforme è sulla bocca di tutti ed è una delle questioni che in modo condiviso si dovrà affrontare, non solo in Valle d'Aosta. Ma questa questione del dialogo, che la crisi ha accentuato in termini di sostenibilità e di argomentazioni, che è ripreso anche oggi in un interessante articolo su La Stampa, di Enrico Martinet, di un dialogo spesso lanciato con l'alibi o con la scusa del bene comune, che in realtà va a sopperire, va a colmare quella che è la mancanza di numeri o forse anche, in questo caso, un dialogo che viene lanciato per cercare di diluire le lotte intestine e gli appetiti della maggioranza.

Al di là delle considerazioni politiche, la settimana scorsa c'è stato un intoppo: un intoppo nei modi di presentazione del Presidente del Consiglio. Dopo un pomeriggio in cui si era discusso di un nuovo corso, che doveva lanciare questo dialogo e la convergenza su certi temi, un minuto dopo questo dialogo e questa collaborazione, seppur con visioni diverse, veniva vanificato dalla presentazione del Presidente del Consiglio in una lettura, che noi abbiamo dato, di già preconfezionato e senza il coinvolgimento delle forze di opposizione. Al di là del nome - noi lo abbiamo detto: non è una questione di persone - ma il modo in cui è stato posto, senza discutere di contenuti, è stato secondo noi un inizio che non andava e non va nella direzione auspicata e nei buoni propositi che avevamo ritrovato negli interventi del Governo, in particolare del presidente Rollandin.

Quale potrebbe essere il dialogo e la collaborazione sui temi specifici che sono stati evocati la settimana scorsa? Sicuramente il grande tema in quest'aula è la rappresentatività e la figura del Presidente del Consiglio, che è una figura super partes e, al di là del ruolo che gioca in quest'aula, è una figura che incarna la garanzia, l'equilibrio e che proprio in quelle riforme che saranno discusse anche a livello nazionale, ma soprattutto a livello regionale, deve essere rappresentativo delle diverse sensibilità e quindi portatore di un messaggio e di contenuti che non possono essere prerogativa di una maggioranza. Quindi, collega Borrello e colleghi che hanno partecipato a nome della maggioranza alla Conferenza dei Capigruppo, per come ci è stato riportato dai colleghi Capigruppo: non può essere ridotto ad una riunione di cinque o di dieci minuti all'inizio di questa seduta, dopo una settimana in cui avevate tutto il tempo di organizzare incontri sia di eletti che di movimenti, visto che i movimenti si sono messi in moto in queste ultime settimane per cercare di risolvere la crisi e cercando anche delle soluzioni che poi non hanno visto il concretizzarsi dei propositi che probabilmente avevano. Ma esiste un mondo della politica, esistono gli eletti: né il mondo della politica, né quello degli eletti, se non incontri personali probabilmente su iniziativa del candidato che, non direttamente con certe persone ma con alcuni dei colleghi presenti in quest'aula, ha avuto incontri per cercare di discutere della possibilità di una convergenza. Noi intendiamo il dialogo codificato in modo leggermente diverso: noi ci saremmo auspicati e ci saremmo aspettati un coinvolgimento degli eletti ed eventualmente, anzi sicuramente, anche dei movimenti, della politica in generale per discutere qualche giorno prima, ma anche il giorno antecedente a questa riunione del Consiglio Valle, sui contenuti che avevamo anticipato o comunque sollecitato la settimana scorsa. Che tipo di Presidenza incarnerà il candidato della maggioranza? Che contenuti avrà la sua azione, al di là del discorso di insediamento letto nel momento in cui l'insediamento non era ancora avvenuto? Quindi con delle suggestioni che sicuramente erano interessanti come base di partenza per un dialogo.

Condivisione ed eventuale convergenza: ma come fa ad arrivare una condivisione, una convergenza se non a monte, se non con la discussione preventiva di alcuni argomenti che eventualmente vedono le diverse sensibilità confrontarsi. Questo non è stato possibile perché, nella Conferenza dei Capigruppo, i Capigruppo sono stati chiamati dicendo: beh, abbiamo visto che c'è stato un comunicato e c'è stata una richiesta di incontro, noi siamo qui per vedere eventualmente di aprire un dialogo. Ma il dialogo, se si vuole condivisione, dovrebbe avvenire a monte. Se invece questa candidatura, come noi rileviamo, è una candidatura della maggioranza e rimane nel campo della maggioranza, beh, che la maggioranza se la voti, nel senso che non ci si può appellare all'unità, al dialogo con le forze di opposizione semplicemente quando si ha la necessità di ottenere il consenso per ricoprire un ruolo che, tra l'altro, da regolamento prevede anche la presenza in aula di ventiquattro Consiglieri. Quindi un approccio, sia nella forma... Collega Borrello, è vero - ne abbiamo anche discusso - che è stato spesso un approccio utilizzato nel passato, ma mai nel passato, o comunque nel passato recente, avevano avuto una legislatura di diciotto a diciassette. Sono dieci mesi che discutiamo, anzi voi stessi state invocando - la collega Péaquin ce l'ha ricordato nel penultimo Consiglio -: in altri momenti è avvenuta questa volontà di ricercare il dialogo, proprio perché siamo in una situazione nelle istituzioni di diciotto a diciassette; quindi è una situazione leggermente diversa rispetto al passato.

Noi rispettiamo la scelta della maggioranza, ma i presupposti del dialogo, secondo noi, devono essere diversi e lo diciamo anche per il futuro. Se voi intendete il dialogo come qualcosa che voi decidete tra di voi - noi non sappiamo se poi condividete o meno al vostro interno-, che qualcuno decide e che poi viene posto in quest'aula o neppure in quest'aula, e noi dobbiamo accettare e avallare, beh, questo non è proprio il dialogo! Questo è un pacchetto preconfezionato che viene portato all'attenzione e poi, con la scusa di andare tutti d'accordo, bisogna votare. È così! Noi questi metodi li abbiamo vissuti e forse sono proprio questi metodi che abbiamo cercato di rifiutare, perché se poi l'appello all'unità avviene solo quando la casa brucia o quando si ha paura di non avere i numeri, beh, è chiaro che non è proprio così che noi intendiamo quel dialogo e quell'apertura di credito che è durata qualche minuto, la settimana scorsa. È durata qualche minuto nel senso che vi siete smentiti voi stessi qualche minuto dopo l'elezione e l'insediamento della Giunta, che probabilmente, anzi sicuramente, era più importante rispetto ai proclami che erano probabilmente vuoti.

La politica in una settimana non ha avuto la volontà di mettersi in moto per quanto riguarda la maggioranza. Abbiamo letto anche delle dichiarazioni del presidente Pastoret che la linea è questa e questa deve rimanere: insomma, la linea è questa qui! Il Presidente Rollandin ha esplicitato lo stesso pensiero - forse è un caso - ma noi prendiamo atto che la maggioranza ha deciso una certa linea e che le forze di opposizione vengono poste davanti ad una scelta coatta, un aut aut: o si vota questo pacchetto preconfezionato o altrimenti "la minoranza vuole il sangue, la minoranza è irresponsabile". Il Presidente incaricato o meglio il candidato Presidente dice: vediamo se la minoranza vuole bloccare l'attività del Consiglio. Mah, collega Marco Viérin, l'attività del Consiglio non è bloccata! Siamo qui: l'Ufficio di Presidenza è insediato, abbiamo chiesto semplicemente la possibilità di dialogare. Il dialogo per voi - lo sappiamo - è qualcosa di un po'diverso rispetto all'accezione comune. Noi crediamo che non si poteva aprire un dialogo, perché c'era il timore in primo luogo che i contenuti da noi proposti avessero dei paletti così alti da non poter essere accettati - e tornerò sui contenuti -; in secondo luogo sappiamo benissimo che tutto era deciso, perché questa casella da riempire fa parte di un rimescolamento che ha visto la bocciatura di qualcuno, il rimescolamento delle carte e un gioco di poltrone che regge, con l'equilibrio precario che ha, esclusivamente sui posti che sono da ricoprire e se quella casella che è stata destinata ad una forza di maggioranza, al di là delle persona, non andasse in questa direzione, beh, cadrebbe l'intera architettura del rimpasto che voi avete studiato a tavolino, di una crisi di appetiti.

Evitiamo di appellarci al dialogo, quando il dialogo poi non potete mantenerlo in termini di contenuti! Almeno siate onesti nel dire: noi vogliamo il dialogo, però possiamo dialogare con voi solo se accettate quello che noi abbiamo già deciso; voi potete anche dire la vostra, però non cambia niente. Questo non è proprio un dialogo! Sì, è un dialogo, ma che non porta convergenze. Invece, secondo noi, il dialogo c'è sempre: noi lo abbiamo ricercato per dieci mesi il dialogo, ma non avete mai accettato questo dialogo e continuate a rifiutarlo, forse con un atteggiamento diverso nei modi, ma nella sostanza più di chiusura rispetto a prima, proprio perché gli equilibri si sono incrinati ulteriormente a causa dei rimescolamenti che voi avete messo in atto.

Non ci sembra il modo giusto di iniziare: è chiaro che la casella non poteva veder rinunciare qualcuno. La concezione che voi avete, appellandovi al bene della Valle, non è una concezione di dialogo o di convergenze, che noi ritroviamo essere effettivamente quella giusta, ma la ritroviamo nell'analisi de La Stampa, che ricordavo: un po' un gioco al dialogo per far leva...che forse, al di là di annullare le differenze, in questo caso fa melina. Noi confermiamo la disponibilità ad un confronto, ma non in cinque minuti nella Conferenza dei Capigruppo e senza parlare di contenuti.

Quali sono questi contenuti sui grandi temi? Quali sono le proposte che noi facciamo a chi ha intenzione di andare a ricoprire la carica di Presidente del Consiglio? Beh, intanto noi chiediamo, come abbiamo ricordato in altri momenti, che il nuovo Presidente del Consiglio dovrà dare un messaggio sui costi della politica, cioè sul proprio emolumento. Noi avevamo presentato in finanziaria un emendamento che prevedeva la riduzione dello stipendio del Presidente del Consiglio, equiparandolo a quello degli Assessori regionali. Ci sembrava, in un momento di difficoltà, assieme alla riduzione dell'Ufficio di Presidenza, un messaggio importante per la comunità, ma non l'unico messaggio che il nuovo Presidente secondo noi dovrà dare. Intanto, il ruolo che incarnerà questo Presidente e la Presidenza che sarà portata avanti. La Presidenza intesa come ruolo del Presidente innanzitutto e poi dell'Ufficio di Presidenza: un Presidente super partes. Sono cose che abbiamo ripetuto, penso non solo in questi mesi, ma si ripetono spesso in quest'aula, perché il Presidente del Consiglio è una figura che deve essere super partes e che deve parteggiare il meno possibile con la maggioranza, anche con i numeri risicati che ci sono. Lei, collega Marco Viérin, durante la seduta sull'insindacabilità, al di là di chi ricopriva in quel momento la figura di Presidente del Consiglio, è stato uno di quelli che si è schierato con la maggioranza. Noi non abbiamo percepito quelle differenze che lei ha fatto sottendere nel suo discorso della settimana scorsa; eppure mancavano pochi giorni alla soluzione della crisi, probabilmente lei sapeva già di essere destinato nel rimescolamento delle carte a quella figura, avrebbe potuto già iniziare a lanciare qualche messaggio diverso. L'insindacabilità, noi lo ricordiamo, è una prerogativa di questo Consiglio e quella è stata una pagina infelice che voi avete voluto costruire: tutti e diciotto, non solo i suoi colleghi, collega Marco Viérin.

Il ruolo della Presidenza. Essere Presidente del Consiglio significa anche far rispettare gli atti approvati da questo Consiglio. Lei è uno degli Assessori che non si è dimesso! lei è uno degli Assessori che ci ha messo un mese per dimettersi, dopo che il Consiglio aveva votato le dimissioni del Governo! Oggi, chiaramente, lei è destinato ad andare a ricoprire il ruolo di Presidente del Consiglio, ma anche lei fa parte delle persone che non hanno rispettato la volontà di questo Consiglio: una risoluzione, come tante altre risoluzioni, sul Casinò piuttosto che su altri temi, che sono state approvate da quest'aula e non sono state rispettate. Quindi, noi chiediamo un impegno formale a far rispettare, con tutte le prerogative di un Presidente del Consiglio, gli atti che questo Consiglio stesso approva.

Sulle riforme è chiaro che avremo modo di parlarne: ci sono dei punti iscritti all'ordine del giorno che non sono stati discussi, ci sono altre iniziative in corso, però anche in questo caso le riforme sono un tema che ha il massimo della condivisione come ampiezza, al di là delle sensibilità politiche.

Tanti altri aspetti che probabilmente, anzi sicuramente, altri colleghi ricorderanno. Dans la dernière séance nous avons parlé aussi du rôle de la francophonie, le rôle de la Présidence du Conseil comme symbole des institutions valdôtaines, le rôle à l'intérieur de l'Assemblée parlementaire de la francophonie, dans tout le monde de la francophonie en général, non seulement dans le panorama linguistique et culturel, mais aussi comme opportunité pour une région et pour une communauté comme la Vallée d'Aoste qui doit faire de l'atout de la francophonie quelque chose de plus concret.

In buona sostanza, colleghi, noi capiamo l'imbarazzo del silenzio di questa settimana. Voi non potevate coinvolgerci nei temi che noi vi avanziamo e che avanzeremo in questa seduta, ma soprattutto voi non potevate affrontare la questione della condivisione e della convergenza sulla figura della Presidenza del Consiglio, per paura che venisse meno questa casella ricoperta da un membro della maggioranza o comunque da quel membro che era già stato designato dalla maggioranza, tant'è che, al di là delle voci giornalistiche, è chiaro che l'aver già preconfezionato una candidatura all'interno della maggioranza, ha indebolito il suo nome, collega Marco Viérin. Se questo nome fosse stato introdotto in una discussione, sia delle forze di maggioranza sia delle forze di opposizione, poteva essere un nome che otteneva una convergenza maggiore, rispetto ad un nome che è venuto qui, buttato nell'aula quasi - non so: così è stata in un certo momento l'impressione - quasi per bruciarlo, per dire: beh, noi proponiamo con tre parole la figura di Marco Viérin alla Presidenza del Consiglio, senza aver minimamente tenuto conto che esistono delle sensibilità che voi stessi avete appellato.

È una sensazione più di rammarico che di altro, che noi oggi vi vogliamo sottoporre. La maggioranza vuole continuare con questo atteggiamento, che ha contraddistinto i primi dieci mesi? Misureremo i risultati di questo atteggiamento nelle prossime settimane, nei prossimi mesi. Volete occupare tutte le caselle in quest'aula e fuori da quest'aula? Perché nel frattempo siete pure riusciti, al di là delle persone, a nominare all'interno di una società partecipata un'altra persona, sempre del vostro ambito, stranamente e casualmente molto legata a lei. Non ne facciamo delle questioni personali ma, ancora una volta, una questione spartitoria, probabilmente per placare appetiti interni ad una certa sensibilità all'interno della maggioranza, che noi - veramente! - ritroviamo, al di là di persone che occupano più cariche all'interno delle società partecipate. E va bene! Però è stata di nuovo - alla faccia del dialogo e della condivisione - un'operazione che è squisitamente spartitoria, al di là, ripetiamo, delle persone. La lettura esterna è questa qui! La credibilità della politica in generale passa anche attraverso la conseguenza tra ciò che si dice e ciò che si fa. Noi ce ne rammarichiamo perché probabilmente, visto che il gioco all'ingenuità è il motivo predominante di questo periodo, probabilmente noi ci crediamo, ingenuamente, a questa vostra enunciazione di principio e volontà di dialogo. Ma lo facciamo perché crediamo che anche in politica debba esistere la linearità, l'onestà intellettuale e soprattutto la lealtà che noi ricerchiamo quotidianamente nella vita di tutti i giorni. Se l'ambiente politico per decenni o comunque nell'immaginario collettivo è qualcosa che è visto dalla comunità come una sfaccettatura, o meglio con tante sfaccettature degli aspetti negativi che esistono nella quotidianità, non è una giustificazione per dire: beh, cosa pretendi dall'ambiente politico, alla fine la politica non è un ambiente dove vive quella linearità. Altrimenti non ci sarebbe questa idea della politica, che esiste nella comunità in generale, al di là della Valle d'Aosta: si fa un discorso più in generale.

Secondo me, secondo noi oggi si continua a perdere un'occasione per dare un segnale effettivamente di buona volontà per ripartire almeno - almeno! - sulla Presidenza del Consiglio. Il Governo ha i suoi dossier, noi abbiamo delle visioni diverse per quanto riguarda la gestione dei dossier - lo abbiamo detto e continueremo a dirlo non più tardi della settimana prossima, con la nuova convocazione del Consiglio quando ritorneremo sulle azioni amministrative - ma al di là dell'azione amministrativa, la Presidenza del Consiglio - collega Marco Viérin, appellandoci a lei, noi ci appelliamo all'intera maggioranza - era il primo segnale che voi potevate lanciare per dire: beh, al di là delle visioni diverse, ognuno occupando il proprio ruolo legittimo di maggioranza da un lato e di Governo, con delle contestazioni che noi continuiamo in modo costruttivo ad addebitarvi, con una sfumatura diversa, sulla Presidenza del Consiglio facciamo un ragionamento tutti assieme. Facciamo emergere un nome, che poi poteva anche convergere sulla sua persona, che può essere rappresentativo di tanti e non di tutti: lo sappiamo che siete maggioranza, non è che rivendicavamo per forza un nome della minoranza per ricoprire questo ruolo, ma almeno il nome deciderlo tutti assieme! È questo che noi vogliamo dire, non è sempre fare la sterile polemica. Di questo noi ce ne rammarichiamo veramente, perché crediamo che ci siano anche all'interno della maggioranza delle persone che credono, come noi, nel buon senso e nella voglia di voltare pagina almeno su certi argomenti e di farlo realmente, non per i giochi di poltrone che sono state assegnate giustamente per placare i vostri appetiti e dai quali noi tutti assieme abbiamo deciso di rimanere fuori, ma che invece rivendichiamo nel ruolo della Presidenza del Consiglio in modo diverso.

Queste sono le considerazioni, che io volevo farle e farvi rilevare, soprattutto per quanto riguarda un aspetto, collega Marco Viérin: delle buone intenzioni che lei ha voluto manifestare, magari con una reazione sbagliata nell'ultima adunanza del Consiglio. C'è stato in un secondo momento un suo tentativo e anche nei giorni successivi, a quanto si racconta nei corridoi, per dire che c'è questa volontà, ma noi purtroppo nell'azione di questa settimana non l'abbiamo ritrovata e non l'abbiamo ritrovata neppure, soprattutto, nelle premesse che hanno visto la sua candidatura essere posta all'interno di quest'aula. Per questo noi sicuramente aspettiamo che da qualche intervento che arriverà da voi, dalla maggioranza, magari anche da lei, Presidente incaricato, ci possano essere dei chiarimenti su questo silenzio di questa settimana, che noi sinceramente non abbiamo capito, o meglio: ingenuamente non abbiamo capito, ma che cerchiamo di interpretare con le motivazioni che ho cercato di addurre e che oggi, invece, spereremmo nella sua buona volontà di farci percepire almeno in parte, per poi decidere in che direzione muoverci. Grazie.

Presidente - Grazie. Ha chiesto la parola la collega Morelli, ne ha la facoltà.

Morelli (ALPE) - Merci Président. Cercherò di essere breve, anche per consentire la massima partecipazione dei colleghi a questo dibattito, che è un dibattito importante. Il dibattito sulla Presidenza del Consiglio è forse il dibattito di più - come dire? - alta istituzionalità che affrontiamo in quest'aula, perché la carica del Presidente del Consiglio è una carica istituzionale, la più istituzionale fra tutte. La funzione istituzionale - mi permetto di ricordarlo anche a seguito della Conferenza dei Capigruppo, che abbiamo appena avuto e nella quale il Presidente Rollandin è stato, diciamo, un po' il portavoce della maggioranza - la funzione istituzionale non va confusa con la funzione di governo: sono due cose diverse e distinte. La funzione di governo è prerogativa di chi ha i numeri per governare e deve svolgere un ruolo preciso, esecutivo. Nella scorsa seduta, la maggioranza ha ritrovato i suoi numeri: non sappiamo se ha ritrovato la sua compattezza, ma sicuramente i suoi numeri li ha ritrovati e quindi noi dell'opposizione prendiamo atto e continuiamo a svolgere il nostro ruolo, che è un ruolo diverso, è un ruolo di critica, è un ruolo di controllo, è un ruolo di proposta, anche qualche volta di controproposta. Ma altra cosa è il livello istituzionale, che non dovrebbe rientrare - lo ha già detto bene il collega Laurent Viérin - nei pacchetti governativi, negli accordi spartitori (tante caselline a me, tante caselline a te), ma dovrebbe essere oggetto di un confronto istituzionale e politico perché il Presidente non deve essere l'emanazione solo di una maggioranza, ma è chiamato a rappresentare l'intero Consiglio, in modo possibilmente autonomo e distinto dalla Giunta.

Dico possibilmente, perché mi rendo conto che qualche volta non è così facile e in questo breve scorcio di legislatura abbiamo potuto verificare che non è per niente facile: questo non è avvenuto, ci rincresce ricordarlo. Se è vero che tra Presidenza della Giunta e Presidenza del Consiglio vi deve essere dialogo, vi deve essere collaborazione là dove si perseguono obiettivi comuni, è altrettanto vero che la Presidenza del Consiglio non deve e non può essere subordinata alla Presidenza della Giunta, come invece può facilmente avvenire quando entrambe le Presidenze sono espressione di uno stesso movimento politico, come è stato in questi primi dieci mesi di legislatura, cosa che da un rapido excursus che ho fatto, forse avviene solo in Valle d'Aosta, perché non mi pare che in altre regioni il Presidente della Giunta e il Presidente del Consiglio siano espressione dello stesso movimento. Mi pare che di regola si cerchi proprio di differenziare ed è quello che, a quanto pare, voi della maggioranza state cercando di fare, perché questa è una regola democratica minima, è una precauzione democratica minima, che voi sembrate voler mettere in atto sempre e solo all'interno della maggioranza - beninteso, non sbagliamoci! - perché nel vostro caso, lo ripeto, la carica di Presidente del Consiglio fa parte di un pacchetto spartitorio.

È stato annunciato apertamente, perché non c'è nemmeno il pudore di non dirle queste cose: è stato tranquillamente annunciato. Pacchetto spartitorio che viene deciso nelle stanze della maggioranza, all'interno della famiglia, perché questa è cosa della maggioranza. Come è successo nella scorsa seduta, arrivate in Consiglio e annunciate il nome del candidato alla Presidenza, tra l'altro proprio annunciato molto sinteticamente e molto seccamente dal collega Capogruppo di Stella Alpina, fra l'altro stesso movimento di appartenenza del candidato Presidente. Questo mi sembra un po' una mancanza di bon ton: almeno il buon gusto di farlo designare a qualcuno dell'altro movimento! Ma tanto... È a dimostrare che era considerata una formalità: una formalità da risolvere velocemente. Il tutto smentendo clamorosamente quanto invece era stato espresso da più parti, in primis dal Presidente Rollandin, ma poi anche da altri colleghi di maggioranza riguardo al ritrovato dialogo, alla necessità di ritrovare un dialogo. Credo che se avessimo fatto una di quelle rappresentazioni grafiche, che non so come si chiamino, dove vengono riportate le parole ripetute più spesso in caratteri più grandi (cioè il carattere delle parole è proporzionale a quante volte la parola viene ripetuta), credo che "dialogo", la volta scorsa, sarebbe stato scritto in caratteri cubitali: "dialogo" e "insieme". Beh, il risultato di questo dialogo mi pare che sia sotto gli occhi di tutti.

La nostra richiesta della volta scorsa di aggiornamento della seduta andava proprio nella direzione di offrire alla maggioranza un'occasione di condivisione e di dialogo su una carica istituzionale. Una sorta di seconda chance che abbiamo voluto offrire e che in questi otto giorni andava in qualche modo messa a frutto, andava in qualche modo sfruttata e che il collega Marco Viérin aveva ben colto, dichiarandosi immediatamente disponibile all'aggiornamento della seduta, ma che evidentemente i due movimenti di maggioranza non hanno inteso raccogliere, perché abbiamo aspettato invano. Questi giorni sono passati e oltre ai contatti personali - ripeto: personali! - che ognuno di noi ha potuto avere con il collega Viérin, a cui va la nostra simpatia anche per essere stato un po'abbandonato al suo destino, né da parte dei dirigenti di Union Valdôtaine e Stella Alpina, né da parte dei Capigruppo vi è stato nessun tipo di segnale, di invito ad approfondire certi temi, a condividere un programma: assolutamente nulla. Come è risaputo, dopo sei giorni di attesa, ieri i movimenti e i gruppi di opposizione si sono permessi di far presente che erano disponibili ad un incontro, inviando una comunicazione del cui riscontro sicuramente i nostri movimenti rimangono ancora in attesa e di cui noi Capigruppo di opposizione abbiamo avuto riscontro a seduta iniziata in una riunione dei Capigruppo, dove peraltro i Capigruppo di maggioranza si sono espressi poco.

Crediamo che se queste sono le premesse per l'annunciato dialogo, beh, sono delle premesse decisamente insoddisfacenti. Riguardo invece alle nostre proposte, le nostre idee su come concepire una Presidenza del Consiglio che sia super partes, che sia attenta, sia rappresentativa di tutto il Consiglio, io credo che altri colleghi avranno modo di parlarne. Per il momento io non avrei niente da aggiungere.

Presidente - Ci sono altri colleghi che intendono prendere la parola? Ha chiesto la parola il collega Donzel, ne ha la facoltà.

Donzel (PD-SIN.VDA) - Grazie Presidente.

Cari colleghi, è con un certo rammarico che sto prendendo coscienza, giorno per giorno, di come si sta chiudendo questa fase delicata della crisi politica. La sensazione di qualsiasi momento di crisi è che poi questo evolva in un qualcosa che, al di là che dia o no risposte più vicine alla propria sensibilità, si auspica che si risolva in qualcosa di nuovo, di diverso, che possa consentire ai valdostani di avere davanti a sé un'immagine diversa di una situazione politica che non aveva dato le risposte volute. Lo dico perché in questi dieci mesi, al di là dell'opposizione delle forze di opposizione, le difficoltà evidenti della maggioranza e del Governo regionale erano palesi a tutti. Tutti abbiamo visto gli indicatori economici - avremo modo di parlarne in altra sede - ma anche gli ultimi dati che ci ha fornito la Banca d'Italia sono allarmanti e ci fanno in qualche modo preoccupare molto della situazione regionale, quindi quello che si attendeva era qualcosa di profondamente diverso. Invece stiamo giorno per giorno rivivendo la sensazione di aver già vissuto determinati passaggi dieci mesi fa e - ripeto - quei passaggi di dieci mesi fa si sono poi rilevati molto inconcludenti e in alcuni casi anche profondamente sbagliati. Sul Governo abbiamo detto l'altra volta, oggi diciamo della Presidenza del Consiglio.

Già dieci mesi fa si era affrontato con un dibattito la questione della Presidenza del Consiglio e mi pareva fosse chiaro che una maggioranza di diciotto e una minoranza che ha circa diciassette numeri, dovrebbero trovare un accordo che consenta di gestire l'aula in modo soddisfacente per entrambe le parti. Non fu così: si decise allora di spartirsi la torta mettendoci dentro la fetta della Presidenza del Consiglio, tant'è che la figura della Consigliera Rini fu vista come equilibrante anche l'assenza della figura di genere all'interno della Giunta, cioè una cosa inaudita, mai vista da nessuna parte. Ma si disse: guardate, noi non mettiamo donne in Giunta, ma la mettiamo sul posto più alto che c'è in Consiglio regionale, quindi facendo proprio capire che il pacchetto è unico, è preconfezionato ed è quello. Dopo dieci mesi anche di scontro alle volte duro, che ha portato anche a tensioni di carattere personale oltre che politico, si sperava che, vista una brutta esperienza, si cercasse di percorrere un'altra strada. Così assolutamente non è stato, perché la logica ha voluto che anche quella casella venisse gestita unicamente dalle forze di maggioranza.

Ma, ovviamente, si va a teatro - perché così la maggioranza sta riducendo il Consiglio regionale - e si lancia il cosiddetto dialogo. Dialogo ha tanti significati: è sostanzialmente un confronto tra persone, quello che spesso è mancato anche in quest'aula, perché dai banchi della maggioranza alle volte non si è voluto questo dialogo; è stato spesso un monologo del Presidente della Giunta Rollandin che si confrontava con le forze di opposizione. Questo dialogo ha molto del teatro, cioè del non parlarsi tra di noi, ma parlare ai cittadini valdostani, lanciare dei messaggi così per aria, come è stato appunto con mia grande delusione il messaggio che la maggioranza ha lanciato nell'ultima sessione, dicendo: dialogo aperto, parliamoci, è andato così bene quell'incontro tra forze politiche, quindi dobbiamo continuare su quella strada. È talmente cominciato bene, che in dieci giorni, con i problemi enormi che ci sono sul tappeto per i cittadini valdostani, fra segretari politici non si telefonano, non si mandano sms, non si scrivono. Come dire: risolto il problema dell'elezione del Governo regionale, vedremo poi più in là se c'è qualche dialogo da aprire. Ma è chiaro che il dialogo a cui si è fatto riferimento in quest'aula da parte della maggioranza è quel dialogo del teatro, cioè degli attori che fanno finta di parlarsi, ma in realtà recitano un copione e vediamo come va a finire. Poi io già l'altra volta avevo accennato con preoccupazione che non fosse il dialogo tra sordi: ci si parla, ma volutamente manco si ascolta quello che l'altro ha da dire.

In realtà in politica quando si usa la parola dialogo - io ho provato anche a chiederlo a qualcuno all'esterno della Valle d'Aosta, per non sembrare che finiti qui nel contenitore della Valle d'Aosta la pensiamo in un modo magari un po'nostro - dialogo in politica assume un significato particolare, perché dice un confronto per almeno cercare un accordo; si usa questa parola se c'è almeno il tentativo di fare un accordo. Allora non si può chiamare apertura a un dialogo un silenzio durato una settimana e una riunione di Capigruppo di dieci minuti per dire: va beh, diteci quattro cose qui in fretta e furia e avviamo il dialogo. Che dialogo? Non si avvia niente così! Così si continua a distruggere ogni volta la possibilità che le persone che vogliono costruire un vero dialogo arrivino da qualche parte, perché in questi giorni mi son speso non poco anche all'interno del mio movimento a spiegare a delle persone che mi dicevano: ah, ma tu vuoi dialogare con quei cattivi della maggioranza? Dico: no, ma guarda che dialogare vuol dire che dobbiamo provare a fargli capire le nostre ragioni; se questi hanno diciotto voti in aula e io non ho un diciottesimo voto per cambiare una legge, devo parlargli e devo provare a fargli vedere le nostre posizioni e provare a convincerli che magari su qualcosa sbagliano. Certo è che, se l'atteggiamento del dialogo di quelli che credono al bene comune della Valle d'Aosta e che vogliono veramente tentare di vedere se degli accordi si possono trovare, è trattato in questo modo, beh, signori miei, veramente vi prenderete voi la responsabilità di alzarvi e di raccontare ai valdostani: no, noi volevamo dialogare, ma sono proprio brutti e cattivi, si sono fatti pure crescere la barba, sono ancora più brutti e cattivi e non vogliono assolutamente parlare con noi. Questa volta non vi crederà più nessuno: non vi crederà più nessuno! Perché veramente mi impegnerò con caparbietà, con tutte le energie che ho, per dire quanto state veramente assumendo un comportamento che è incomprensibile a qualsiasi persona voglia fare seriamente politica in quest'aula. È addirittura scandaloso per me che si faccia questo puerile tentativo di farci accomodare di là, per far sapere a tutto il popolo valdostano di questa grande apertura al dialogo e si dica chiaramente: noi ci votiamo il nostro Presidente e poi ne parliamo!

Ma che dialogo è? Non fateci neanche fare questa sceneggiata: venite qua, vi votate i vostri diciotto voti e andate avanti per la vostra strada. Ma questo non è un dialogo! Questo è prendere in giro i cittadini valdostani: facciamola finita con questa burla! L'avete portata avanti dieci mesi: di nuovo la linea dura, la linea del comando, "io posso, voglio, comando". Fatelo, ma non cercate di trascinarci in questa avventura: non vi seguiremo! C'erano delle ragioni serie da prendere in esame. Pensate che, per esempio, per prassi istituzionale, avendo altri numeri, alla Camera il Presidente della Camera normalmente non vota la fiducia. Eppure appartiene a un partito, eppure fa parte di una maggioranza, ma per prassi istituzionale, per far vedere che è super partes non vota la fiducia.

In questa impasse siamo caduti non poco sulla questione dell'insindacabilità, dove la maggioranza ha imposto - male ha fatto l'allora Presidente Rini ad accettare - di votare una cosa invotabile per un Presidente di un Consiglio. Ecco perché non doveva scandalizzarvi l'idea che la minoranza avesse potuto presentare una candidatura di minoranza, perché vi faceva comodo: vi lasciava i diciotto voti blindati per le vostre votazioni e il Presidente, anche se su alcune situazioni delicate si asteneva, votava diversamente, non vi creava alcun problema a voi di maggioranza: avete i vostri diciotto voti, vi sostenete il vostro Governo. Perché volete quella carica? E qui, allora, arrivano i punti nodali! È una questione di soldi? È una questione di "soldi"? Perché quella carica guadagna di più e quindi voi volete quei soldi? È questo? Perché se no non si spiega! Non cambia nulla sui vostri diciotto voti avere quella carica oppure no. È una cosa che vi permette di fare attività politica? Ma se dovete fare attività politica super partes istituzionale, voi che avete già tutte le poltrone di Governo, fate perdere un posto a uno di minoranza che non potrà più fare la dura opposizione, ma dovrà avere un ruolo super partes! Eh, no! Perché voi quella carica la volete usare per spingere il Governo, cioè per fare attività di sostegno al Governo e non super partes. Se no non si spiegherebbe! Quindi, è una ragione di soldi, è una ragione di uso politico di quella carica e non andiamo poi a parlare della questione di come quella carica per anni è stata usata come un assessorato ombra, che distribuiva incarichi, posti, il famoso finanziamento agli alpini di cui parlò un collega, e via di questo passo, cioè un sistema per fare prebende che andassero a dare cariche e controcariche per favorire le elezioni.

Noi di tutto questo volevamo discutere per dire: uno, riduciamo gli emolumenti a questo signore perché probabilmente la sua figura istituzionale si preserva anche se guadagna come un assessore. Volevamo discutere di ridurre e gestire in modo diverso quei soldi che gli sono attribuiti per sostenere le famose associazioni e simpatizzanti vari, che poi in qualche modo di questi benefici devono ricordarsi alle elezioni. Volevamo cioè discutere con voi e dialogare seriamente sulla possibilità che si arrivasse veramente a gestire in modo diverso quest'aula. Una settimana di silenzio, venite qui e ci dite: il candidato è Marco Viérin; neanche avete voluto parlarne. È molto curioso poi che in Capigruppo si siano detto; mah, questa vicenda di coinvolgere i partiti nell'elezione del Presidente del Consiglio non è.... Io devo dire che, anche da questo punto di vista, noto una certa incostanza, nel senso che ho incontrato - facevo parte della Commissione politica - i vostri rappresentanti di partito dell'Union Valdôtaine e della Stella Alpina: mi hanno fatto su una pappardella sulla necessità del ruolo dei partiti, che c'è bisogno di portare la politica nei movimenti e non ci si può chiudere dentro il Palazzo regionale. Oggi arriva il Presidente della Regione che ci dice: alcune questioni è meglio che ce le vediamo qui fra di noi. Ma scusate: fate il dialogo fra di voi prima ancora che tra di noi! Andate a raccontarglielo meglio, fate una spiegazione, dategli un Bignami al Presidente Pastoret e al Presidente della Stella Alpina Martin, perché quando vengono a queste commissioni politiche non ci dicano una cosa che poi voi ovviamente ribaltate completamente, quando passate ad un altro tavolo.

Da parte nostra c'è stata una grande serietà nell'affrontare questa apertura. Abbiamo spesso sollecitato i nostri rappresentanti di partito perché ci tenessero informati, se c'erano dei contatti, se c'erano dei dialoghi. È stato addirittura costituito un tavolo di lavoro che definisse e articolasse meglio gli otto, nove punti che sono stati concordati tra forze politiche per creare un percorso politico che portasse ad una valorizzazione della figura del Presidente del Consiglio, anche se ritenevamo che dovesse guadagnare di meno (si può valorizzare la figura facendola anche guadagnare di meno). C'era tutto un percorso di questo tipo, dopo di che arriviamo a oggi e ci ritroviamo la solita prassi consolidata della maggioranza: sbrighiamo subito la pratica del nome e cognome, poi nei giorni a venire, nei mesi dopo l'estate, chissà se in autunno o l'anno prossimo, dialogheremo su che cosa fare, cioè come è successo in quasi tutti i punti, nessun punto.

Visto che c'è stata una battuta polemica rispetto ad aperture o chiusure sulle Commissioni - ma su questo interverrò nei Consigli regionali che verranno successivamente -, da parte nostra ci sarà l'apertura totale a dialogare, a far parte di Commissioni, a far parte di qualsiasi tavolo di lavoro che abbia come obiettivo quello di trovare un accordo serio, rispettoso delle parti e in cui si cambi qualcosa a vantaggio anche dei cittadini. Ma se si tratta di fare teatrino, operetta, scambi, baratti o ridurre, come è stato fatto oggi, il dialogo a questa farsa, ebbene lì non ci siamo e abbiamo una posizione nettamente alternativa.

Presidente - Sì, ha chiesto la parola la collega Certan, ne ha la facoltà.

Certan (ALPE) - Grazie Presidente.

Qualche considerazione. Mi pare che in questa settimana e soprattutto in questi dieci mesi si sia parlato costantemente, incessantemente e continuamente di una parola, di due in particolare: dialogo, condivisione, proviamo a cercare soluzioni condivise. Poi invece, per dirla alla Cesare Pavese, mi sembra che ci sia un trionfo dell'incomunicabilità.

Qualche mese fa mi pare che la Presidenza del Consiglio regionale avesse proposto un ricordo, una conferenza in onore di Giulio Dolchi. Credo che Giulio Dolchi, Presidente del Consiglio, abbia segnato e percorso un'epoca in cui il dialogo non lo si annunciava molto, ma lo si esercitava. Noi invece credo che siamo adesso all'opposto.

La scorsa settimana, preparandomi per il Consiglio della scorsa volta, ingenuamente avevo chiesto del perché il punto dell'elezione all'ordine del giorno dell'elezione del Presidente del Consiglio fosse numerato uno punto uno, cioè successivo all'elezione della Giunta. Un po' ingenuamente avevo chiesto questo, perché leggendo il Regolamento avevo visto che doveva essere precedente e mi è stato detto: beh, ma è per una semplice questione di ordine cronologico, di ordine temporale; c'è stata prima la nomina della Giunta e solo successivamente quella del Presidente del Consiglio, perché in ordine di tempo sono venute così. Allora ho capito anche il perché delle dimissioni del lunedì pomeriggio della Presidente Rini, perché prima, in effetti, avevo molto più ingenuamente dato delle valutazioni molto più importanti e nobili, invece credo che molto astutamente il Presidente Rollandin avesse intenzione di garantire innanzitutto il suo bottino di Giunta e poi, collega Viérin, l'ha lasciata in balia delle onde.

Sicuramente la calma tornerà: torneranno i diciotto voti, verrà tutto di nuovo ricompattato, succederà tutto quello che già i colleghi hanno detto. Certo è che anche nella presentazione di oggi e nel piccolo incontro fra Capigruppo e Presidente della Regione, ma in particolare nella presentazione del collega Borrello, io ho letto due obiettivi essenziali e cerco di riassumerli proprio per essere smentita poi dopo. Uno è concludere in fretta questo affaire e chiaramente con un risultato positivo per la maggioranza. Il secondo, va beh, il dialogo e tutte quelle belle parole: arriveranno e se non arriveranno le facciamo poi andar bene.

Io credo che questo sia veramente il passaggio che tutta la maggioranza deve capire e non può più andare avanti così! L'altra settimana noi abbiamo chiesto un aggiornamento: adesso io le dico, collega Viérin, che cosa mi immaginavo - eh, di nuovo nella mia ingenuità! -. Immaginavo che lei sollecitasse i movimenti o i movimenti lo facessero già in loro autonomia, di incontrarsi e comunque condividere, cercare di mettere sul tavolo dei contenuti, degli obiettivi proprio per migliorare questa situazione nostra. Proprio come l'ha ricordato la collega Morelli, stiamo attraversando un periodo difficile e la figura del Presidente del Consiglio è la massima carica istituzionale, quindi immaginavo proprio che ci fosse questo lavoro di condivisione di una settimana. Poi dopo una settimana di silenzio e di buio totale, ieri abbiamo detto: proviamo a presentare noi alcuni punti, magari domani mattina o domani a mezzogiorno c'è ancora tempo per vedersi, per provare a condividere qualcosa. No neanche questo. Ci viene detto: che prima venga eletto e poi si vedrà.

Beh, io credo che sia davvero un inizio disastroso. Le ripeto: non ho dubbi che le onde si calmeranno, che la situazione andrà avanti, che i diciotto arriveranno e si andrà avanti così. Però credo veramente che sia una colla o un Post-it che durerà davvero il tempo di questa labile colla. Paris vaut bien une messe, quindi in questo momento qualsiasi cosa noi diciamo, qualsiasi punto presentiamo, credo che venga accettato e venga detto: ah, sì, sì! Su quello avete ragione! Perché nei corridoi succede così: io non ho mai avuto così tanto ragione come nei corridoi, passando e tra un saluto e l'altro tutti mi danno ragione, soprattutto quelli della maggioranza e la cosa mi sta iniziando a preoccupare, perché poi arriviamo in aula e questo è - diciamo - l'ufficialità. Nei corridoi dei gruppi vi assicuro che mi sembra di essere una che ha sempre le idee giuste: non so se succede così anche così ai miei colleghi. Non ho dubbi: lì sono sicura di avere sempre azzeccato la cosa; qualsiasi Consigliere di maggioranza passi mi dà sempre ragione! Benissimo! Poi arriviamo in Consiglio e iniziano le strategie, i giochetti, i bilancini... Credo che sia proprio questo di cui non abbiamo più bisogno in Valle d'Aosta - forse anche nel resto del paese, ma mi limito ai nostri confini regionali - e di cui i cittadini ne hanno davvero i tubi pieni! Perché è inspiegabile anche per noi Consiglieri questa dualità: è inspiegabile!

Giusto per due cosine en passant: non so se voi avete capito che cosa noi vogliamo, che cosa vorremmo - perché il "vogliamo" è troppo pretestuoso - che cosa vorremmo condividere? Credo che anche voi l'abbiate ricevuto: nei nostri movimenti abbiamo messo di nuovo giù dei punti, che sono dei promemoria sui quali vorremmo discutere. Guardi, io posso anche darle tutta la mia fiducia e dire che ne discuteremo dopo, però credo che in ogni buona famiglia prima si prendono le decisioni e poi le si mettono in pratica; non è che ogni componente fa quello che vuole e poi si dice: ah, mah, va bene così. Perché mi sembra che sia davvero all'acqua di rose, anche oggi, la presentazione che ci fate.

Molti colleghi che hanno già parlato hanno già trattato di questi punti, io parlo di uno in particolare. Noi, tra le varie priorità, avremmo individuato quella della pubblicità delle sedute delle Commissioni, perché secondo me questo è uno di quei punti che andrebbe messo in valore, è uno dei valori che ha il nostro Consiglio regionale e proprio per questo dovrebbe essere messo in luce. Quello che si fa nelle Commissioni è un lavoro che spesso i cittadini non conoscono, non perché siano ignoranti o non lo vogliano sapere, ma perché è un lavoro comunque molto all'interno del Consiglio, mentre a mio avviso il dibattito e le audizioni che spesso ci sono, dovrebbero essere pubbliche. Ecco perché noi avremmo gradito parlarne prima: capisce collega Viérin? Ma non per cattiva fede o perché vogliamo per forza farle uno sgambetto, mettere il bastone in mezzo alle ruote. Per noi della minoranza questa non è una regolazione di conti. Per noi è una condivisione vera e la condivisione vera di alcuni punti pratici deve avvenire prima, non può avvenire dopo. L'altra volta - molto elegantemente, credo - non abbiamo abbandonato l'aula! Abbiamo chiesto: è possibile aggiornare di qualche giorno per potersi incontrare, per poter almeno sentirci dire il perché sì e il perché no di alcuni punti. Perché - ripeto - o in questi palazzi regna l'ipocrisia per cui nei gruppi consiliari (riprendo la metafora di prima) si ha ragione e poi si arriva in aula e non si capisce che cosa succede o se no io credo anche che questo dialogo sia possibile.

Ecco qual è il passaggio e il nodo portante: io non so se riusciremo mai a farlo capire. Non è un muro contro muro, né una ricerca a tutti i costi di una non volontà o di una questione personale, almeno per noi del nostro gruppo e credo della minoranza. È veramente solo una questione di portare avanti alcuni punti che noi riteniamo essere fondamentali per migliorare la situazione valdostana.

Presidente - Ha chiesto la parola il collega Ferrero, ne ha la facoltà.

Ferrero (M5S) - Grazie Presidente. Che peccato: un'altra occasione persa. E quanta ipocrisia c'è stata in quelle dichiarazioni in cui si cercava di discutere, si cercava di creare un ponte, di condividere le cose, ma - lo abbiamo capito - era sostanzialmente un bidone.

Io devo ringraziare il collega Cognetta che mi ha sostituito prima nella riunione dei Capigruppo, perché ero un pochino inquietato e andare a fare una specie di rituale pagano per far finta di farsi raccontare delle cose e far finta di dirne delle altre...eh, beh, non ce l'ho fatta. Non ce l'ho fatta! Ho avuto questa debolezza.

Il posto di Presidente del Consiglio è diventato sostanzialmente il nono assessorato, per come l'avete impostata voi. È stata fatta effettivamente una cesta in cui si sono inserite le nove mele e le nove mele sono state distribuite: alla faccia della figura istituzionale del Presidente, alla faccia della figura di garanzia del Presidente.

Certo, gli Assessori hanno e avevano prima il sorriso sulle labbra; i loro colleghi che non hanno avuto posti sono rimasti qui. Ma io mi permetterei di suggerire: avreste potuto tranquillamente creare altri otto assessorati, facevate un soppalco ed erano tutti sistemati. Perché lasciare questi otto infelici qua: veramente siete persone insensibili!

Noi, certo, il dialogo lo consideriamo in maniera diversa. Il dialogo da voi sappiamo come funziona: uno parla e gli altri dicono sì. Sicuramente un metodo che è funzionale, veloce, rapido e consente di essere efficaci ed efficienti.

Mi spiace per il collega Marco Viérin, perché se ci fosse stato un altro percorso, sinceramente io personalmente, ma il Movimento Cinque Stelle non aveva nulla contro il collega Marco Viérin, non c'era nessuna pregiudiziale. Il fatto però che si sia lasciato - diciamo così - utilizzare e strumentalizzare, beh, questo ci è spiaciuto. Il discorso che ha pronunciato la volta scorsa - per carità - poteva essere paragonato alla lettera che scrive il bimbo a Babbo Natale, dicendo che farà il bravo, che farà questo, che farà quello. Sostanzialmente noi non ci fidiamo più di questa maggioranza, quindi noi avremmo voluto avere degli impegni: A, B, C, D da fare entro i primi cento giorni della presidenza; degli impegni che poi devono essere effettivamente mantenuti. Promesse, discorsi generici...questi non ci interessano più: sappiamo che lasciano alla fine il tempo che trovano. Quindi, l'ennesima occasione perduta.

L'unica cosa, va beh: il collega Viérin provenendo dalla Stella Alpina ha comunque dato una grande prova di resistenza. Resistere per oltre otto giorni senza poltrona, per uno del suo movimento è una cosa che già da sola meriterebbe tutta la nostra simpatia e il nostro appoggio.

Presidente - Grazie, ci sono altre richieste di intervento? Ha chiesto la parola il collega Guichardaz, ne ha la facoltà.

Guichardaz (PD-SIN.VDA) - Grazie Presidente.

Siamo qui per discutere di un passaggio fondamentale per la vita e il buon funzionamento dell'organo istituzionale che abbiamo l'onore di rappresentare, cioè l'elezione del Presidente del Consiglio regionale della Valle d'Aosta. L'elezione di colui che, oltre a condurre i lavori d'aula, oltre a far funzionare l'Ufficio di Presidenza, deve rappresentarci anche fuori da queste mura, fuori dai confini della nostra regione, nelle cerimonie ufficiali, ma anche nei consessi nazionali, a volte anche in quelli internazionali. Colui che di fatto è delegato dal Consiglio e quindi indirettamente dal popolo sovrano a rappresentare le istanze della nostra Regione, del massimo organo rappresentativo della nostra Regione che è il Consiglio regionale, là dove è utile e necessario. Il Presidente del Consiglio è una figura di grande prestigio, mi verrebbe da dire che in assoluto è la figura più prestigiosa dal punto di vista istituzionale: dovrebbe rappresentare l'unitarietà, l'unità del territorio, ma anche l'unità del popolo valdostano tutto, delle istituzioni, al di là degli schieramenti di parte, delle maggioranze, delle minoranze; è cioè una figura che non può rientrare anch'essa nei ragionamenti spartitori.

Noi pensiamo che il Presidente del Consiglio debba rappresentare il necessario contrappeso istituzionale, che serva a riequilibrare, per quanto possibile, l'innegabile strapotere della maggioranza, la quale detiene tutto l'esecutivo, tutte le presidenze delle commissioni consiliari, malgrado la risicatissima differenza numerica tra maggioranza e minoranza. Noi siamo convinti che, certamente, il Presidente del Consiglio debba essere una sorta di contrappeso istituzionale, ma debba essere anche un presidio di garanzia, affinché il Consiglio regionale non diventi anch'esso una preda, un bottino delle logiche spartitorie. Che non diventi - per capirci - il nono assessorato e non è solo il collega Ferrero che lo ha definito tale, ma anche qualcuno dei vostri, sminuendolo o forse raccontandolo per come l'abbiamo visto fino ad ora: l'assessorato alle inaugurazioni, alle manifestazioni, ai contributi pronto cash.

Perché riteniamo che il Presidente del Consiglio dovrebbe essere una figura di garanzia, un ruolo super partes, se così lo si può definire in modo un po' semplicistico? Perché abbiamo vissuto, purtroppo - lo dico con dispiacere, vista la simpatia umana che provo per la collega Rini - abbiamo vissuto purtroppo l'esperienza di una Presidenza totalmente asservita alla maggioranza, di una Presidenza che non ha saputo contrapporre l'interesse collettivo, l'interesse del massimo organo istituzionale della nostra Regione alle necessità, a volte alle basse necessità, di una parte e cioè le necessità della maggioranza. Collega Rini, possiamo dirlo che si è superato il limite dell'asservimento con l'ultimo voto a scrutinio segreto? Se la ricorda la questione dell'insindacabilità del collega Ferrero? Parlo di quell'occasione in cui avete deciso di non votare, di non esprimere il voto pur rimanendo in aula e malgrado la modalità del voto segreto. Collega Rini, pur essendo stata avvertita da più parti che tale modalità rappresentava una disdicevole forma di controllo del voto, neanche tanto occulta (mancava solo che alzaste le manine), lei non ha fatto nulla per evitare che ciò avvenisse. In più, collega Rini - mi dispiace prendermela con lei, ma è per collegare e per dare una rappresentazione più completa dell'idea che ho io di questa istituzione - in più, collega lei è stata in aula, al suo posto di Presidenza e si è perfettamente adeguata, senza grande imbarazzo a quanto pare, all'indicazione data dalla sua maggioranza e cioè non ha votato, contribuendo così a far venire meno il numero legale, permettendo appunto il controllo del voto. Mai un rigurgito, colleghi, rispetto a certe modalità, mai un rigurgito d'orgoglio o forse anche un po' di vergogna.

Per dirla in sintesi, al di là di questo evento particolare che è solo l'ultimo di una serie, il Presidente del Consiglio espresso dalla vostra maggioranza in questi ultimi undici mesi, non ha saputo far valere la primazia del Consiglio regionale sull'esecutivo. Collega Rini, abbiamo passato undici mesi a battagliare sulle procedure, a contestare la sua debolezza nei confronti di un Presidente della Giunta che, a volte, sembrava sostituirla, sostituire quasi il Presidente del Consiglio, magari imponendo esso stesso una conduzione dell'aula più confacente a lui e alla sua maggioranza. Abbiamo passato undici mesi a far notare al Presidente dimissionario e ai colleghi della maggioranza che non si può parlare di aperture, di dialogo, addirittura di adesioni più o meno condizionate ai vostri provvedimenti, senza sforzarvi minimamente di riconoscere il ruolo, oggi più che mai importante, dell'opposizione.

Un'opposizione che, soprattutto in una situazione così al limite in termini numerici, non può essere marginalizzata, non può essere considerata quasi un disturbo di cui poter tranquillamente fare a meno, tranne quando è necessario ripartire, diluire, spalmare responsabilità magari fastidiose, scomode da un punto di vista elettoralistico e di consenso. Noi vogliamo essere un'opposizione costruttiva sia perché i numeri sono tali da permetterci, anzi da richiederci un ruolo propositivo, sia perché pensiamo che in un momento di crisi economica, sociale, ma anche politica come quello che stiamo vivendo, sia necessario un apporto forte, significativo anche delle forze dell'opposizione. Questo significa, però, cari colleghi, che la condivisione, il dialogo che voi invocate a parole forti, a volte usando anche dei toni un po' retorici, sia reale e non solo funzionale alle vostre esigenze e ai vostri interessi di parte. E non è solo un problema di cariche, cari colleghi, ma è la necessità di dare al di fuori di quest'aula, l'idea, il segnale che si voglia ricercare un punto di incontro tra maggioranza e minoranza, a cominciare proprio dai ruoli di garanzia, cioè da quei ruoli che assicurino, appunto, un contrappeso all'esecutivo, oggi totalmente sbilanciato a vostro favore. Un contrappeso anche politico, non solo tecnico e procedurale, che garantisca questi ruoli di garanzia: almeno la necessaria indipendenza e dignità dell'organo legislativo da pressioni inopportune, a volte importune, della maggioranza, anzi direi dell'esecutivo e in particolare del Presidente Rollandin.

Colleghi, nessuno vuole privare la maggioranza - è già stato detto da qualche collega - di alcunché. Voi avete il diritto di costituire la vostra squadra di governo nell'ambito della vostra compagine - lo diceva bene, forse la collega Morelli - una squadra di cui vi assumete peraltro la responsabilità politica, ma anche la responsabilità erariale, perché oggi non si può neppure più pensare che non ci sia una responsabilità anche di tipo finanziario. Altra cosa, ripeto, è la Presidenza dell'aula! Il Presidente del Consiglio anche per il suo valore istituzionale e simbolico deve rappresentare, collega Viérin, cari colleghi, tutto il Consiglio regionale. Se voi colleghi della maggioranza detenete ogni carica istituzionale, comprese le presidenze delle commissioni, come si potrà parlare mai di larga rappresentanza? Come si potrà mai parlare di un Consiglio regionale di tutti i cittadini? Come si potrà mai affermare che la massima assise rappresenta anche quelle forze politiche e quindi anche quei cittadini, la cui somma insieme supera il consenso delle due forze di maggioranza - non dimenticatevelo questo -? Saremo di nuovo, colleghi, in presenza di una Giunta più un Consiglio monocolore? Autoreferenziale? Totalmente asservito ad una parte, tra l'altro minoritaria - non dimentichiamocelo - in termini di consenso elettorale.

Peraltro è stata abbondantemente rimarcata dai colleghi che sono intervenuti prima di me, la vostra indisponibilità a dialogare sui contenuti; non parliamo di nomi. Collega Marco Viérin, malgrado la disponibilità a un confronto manifestata la volta scorsa, ad una condivisione sui temi, non vi siete minimamente attivati in questi otto giorni, non avete fatto nulla, non avete fatto alcun tentativo di avvicinamento verso le forze di opposizione, quanto meno per spiegare a noi, in maniera ufficiale - io non parlo delle chiacchierate di corridoio e nei movimenti - quali sono le vostre proposte sui temi che noi da sempre poniamo sul tavolo della discussione e che sono stati ben spiegati dai colleghi che mi hanno preceduto: costi della politica, organizzazione delle sedute, riduzione eventuale dei finanziamenti in disponibilità alla Presidenza del Consiglio e altro. Collega Viérin, per quale motivo ha accettato, la volta scorsa, di rinviare l'elezione di una settimana, se non si è mai aperto questo benedetto dialogo? Questo dialogo da lei, la volta scorsa, tanto auspicato.

Riguardo poi alla nota inviatavi ieri sera e arrivata pare questa mattina ai partiti e movimenti, ma vi pare logico che dopo otto giorni, nove giorni, dalle vostre presunte - ormai non possiamo che pensare che siano presunte - dichiarazioni di disponibilità al dialogo da parte del collega Viérin, nessuno abbia sentito la necessità, l'esigenza di passaggi politici sul nominativo e sui contenuti? Collega Viérin, non sono le forze di minoranza che devono chiedere, dopo che voi avete aperto al dialogo e che avete aperto questa sorta di disponibilità, alle forze di maggioranza la concertazione, che devono chiedere a voi l'apertura di un tavolo.

Purtroppo - e qui concludo - questo non è un buon inizio, anzi direi che è un pessimo inizio e naturalmente la responsabilità di questo pessimo inizio, che sicuramente si ripercuoterà poi anche nei lavori dell'aula per il resto della legislatura, che non si sa quanto durerà, sarà totalmente vostra. Grazie.

Presidente - Grazie. Ci sono altre richieste di intervento? Qualche collega intende prendere la parola? La parola al collega Fabbri, ne ha la facoltà.

Fabbri (UVP) - Grazie Signor Presidente.

Devo ringraziare i colleghi che mi hanno preceduto, perché mi hanno rivelato una cosa che io, dalla mia posizione (come possiamo dire) da ingenuo, da Candide, non avevo capito bene, quando il collega Borrello ha fatto la sua dichiarazione. Io credevo che la proposta del nuovo Presidente venisse in seguito all'invito di dialogo ci è venuta! In realtà, poi - sono riuscito a capire, un po' in ritardo forse, - che, contrariamente a come si fa da tutte le altre parti, qui prima si fa il nominativo e poi ci si deve mettere d'accordo sui programmi. Sembra una cosa piuttosto assurda, eppure è questo che ci è stato proposto.

Dunque, questo dialogo, che io definirei al photo finish, più che una proposta di un dialogo sembra essere una tecnica, una specie di escamotage dell'ultimo momento per poter dire che sì, in fondo il dialogo, beh, noi lo proponiamo, adesso accettatelo voi con queste modalità. Ma dico: che dialogo ci si può aspettare dopo che una settimana è passata invano, senza alcun incontro, in totale assenza di colloqui chiarificativi con il coinvolgimento degli eletti, dei gruppi e dei movimenti, sui contenuti; sui contenuti, prima che sulla figura del nuovo Presidente, qualunque persona potesse essere il nostro nuovo Presidente.

È una questione questa, signori, a mio avviso, di onestà intellettuale. La nostra è una posizione dialogante, non da niet, come è stato scritto su alcuni giornali nei giorni scorsi. Non siamo quelli del niet: assolutamente! Lo abbiamo dimostrato in tutti questi mesi.

Questa logica del dialogo, del dialogo a parole, che viene poi regolarmente smentita dalla maggioranza e che si riduce a una mera formalità. È anche una posizione piuttosto incomprensibile da parte di chi, una settimana fa, ci ha presentato il nuovo Governo come un New Deal, un New Deal del colloquio, un New Deal della partecipazione: in realtà si è dimostrata alla prima occasione, un old deal, un vecchio sistema. Questo atteggiamento di sufficienza risulta abbastanza incomprensibile, se non addirittura sospetto.

Io in parte condivido quella che è la logica dello spoil system e di chi effettivamente ha la maggioranza, anche se nel nostro sistema, che vede una lunghissima sopravvivenza politica, questo sistema di spoil system può generare dei mostri. Ma questa logica non è applicabile nell'elezione, nella nomina del Presidente del Consiglio, in quanto, com'è già stato ripetutamente detto, il Presidente del Consiglio è colui che rappresenta, appunto, l'intero consesso - qui quindi ci ricolleghiamo alla necessità del dialogo sui contenuti, che non sia una vuota formula, ma una necessità riconosciuta - dandogli una dignità reale e non solo formalmente come ci è stato dato oggi. È stato detto che il Presidente deve esserlo di tutti e che deve portare avanti una politica in cui venga nuovamente riproposto un radicale - direi sì: radicale! - un radicale rinnovamento della figura della Presidenza e della conduzione della Presidenza. Invece siamo nella solita logica spartitoria, che non lascia spazio ad alcuna speranza di un cambiamento di marcia. Dispiace! È un'altra occasione persa, un'altra dimostrazione ai nostri concittadini di una incomprensibilità della politica riconfermata, se ce n'è ancora bisogno, che si piega ad una spartizione di potere: un vero peccato! Grazie.

Presidente - Grazie. Qualche altro collega intende chiedere la parola? Nessuno vuole intervenire? Ha chiesto la parola il collega Chatrian, ne ha la facoltà.

Chatrian (ALPE) - Grazie Presidente. Qualche considerazione, perché Morelli e Certan sono già intervenute su questo importante tema.

Io mi chiedo sinceramente, colleghi, perché avete deciso di iniziare così male! Devo dire che mi sembra incomprensibile. Solo pochi giorni fa, il 10 giugno, il Presidente Rollandin ha ripresentato una nuova Giunta, un nuovo governo, ma soprattutto il suo intervento andava in una certa direzione: sarà una nuova stagione, una nuova fase politica. Noi di ALPE e dell'opposizione abbiamo detto: non abbiamo potuto accettare nei contenuti la proposta, perché di nuovo c'era ben poco, ma creeremo le condizioni per una nuova apertura di credito per il futuro; è per questo che non capiamo, non capisco proprio questa voglia di iniziare così male alla prima condizione.

Dico questo perché venerdì scorso, dopo il rituale incontro della Giunta regionale, leggo virgolettate le dichiarazione del Presidente Rollandin: "Noi abbiamo presentato una proposta e questa rimane valida" - dal punto di vista politico questa è la proposta - "e abbiamo sentito che ci sono delle difficoltà da parte delle opposizioni nell'accoglierla". Noi non abbiamo avuto nessuna proposta se non il nome: nessuna proposta. "Loro sono determinanti, come dice la legge" - continua il Presidente Rollandin - "solo per il primo approccio perché, se non siamo in ventiquattro, il nuovo Presidente del Consiglio Valle non può essere votato", sempre il Presidente Rollandin, sempre virgolettato; "Non c'è stato questo gioco delle opposizioni, perché altrimenti si sarebbero alzati e se ne andavano", sempre il Presidente Rollandin. L'interessato ha voluto fare una serie di dichiarazioni ed ora siamo a questo punto, collega Viérin: siamo a questo punto e ancora adesso siamo a questo punto. Termino, sempre virgolettato dal Presidente Rollandin: "Ma è quasi scontato" - sempre il Presidente Rollandin - "che mercoledì non si arrivi all'elezione, ma non dipende da noi". Queste sono le dichiarazioni del capo! Del capo che determina le azioni in quest'aula, determina le azioni - come ben ha illustrato il Capogruppo di ALPE, Morelli - nelle sedi dei Capigruppo, dove dovrebbero essere (non so chi è in questo momento il Capogruppo dell'Union Valdôtaine, se il collega Restano, il collega Farcoz, il collega Isabellon; non so, ma al di là di questo), teoricamente dovrebbero essere i Capigruppo quanto meno a confrontarsi, creare le condizioni e, a quel punto, decidere il percorso.

Ma al di là di questo - leggo perché poi altrimenti uno esce dal seminato - il Presidente Rollandin, la scorsa settimana, annunciando soprattutto nella replica questa voglia di trasparenza, questa voglia di dialogo, questa sete di condivisione con noi dell'opposizione, ci disse: "Il dialogo è quello che si cerca di avere nel momento che tra due persone si parlano, cercando di non parlare ognuno per se e non ascoltare quello che dice l'altro". Sempre il Presidente: "Altrimenti effettivamente il dialogo significa una serie di monologhi: io parlo, poi uno finisce e inizia qualcun altro". Condivisibile, tutto condivisibile. Presidente Rollandin, dato che è lei che detta l'agenda anche su questa scelta, dal punto di vista politico indubbiamente, non dal punto di vista personale: le opposizioni tutte hanno scritto nero su bianco, non solo parlato nei corridoi, perché nei corridoi, come qualcun altro ha già detto, se ne sentono di tutte. Invece, nel momento in cui si scrive, quattro forze politiche hanno scritto nero su bianco: ci rendiamo disponibili, noi siamo disponibili fin da subito, ad un confronto sulla base di alcuni punti programmatici che dovrebbero delineare il ruolo della Presidenza del Consiglio. Questo è quello che vi abbiamo inviato ieri nel tardo pomeriggio e mi sembrano scritti bene e soprattutto abbastanza chiari, al di là del nome, al di là se sarà colpa dell'opposizione se oggi si chiuderà la partita sulla votazione del nuovo Presidente del Consiglio, al di là di tutto. Presidente Rollandin: lei è d'accordo se andiamo a creare le condizioni per rendere pubbliche le sedute degli organi consiliari, delle commissioni consiliari? In modo che i valdostani sappiano cosa facciamo noi in quell'aula per ore e ore, come arriviamo preparati, come ci prepariamo sui disegni di legge che voi scaricate sulle Commissioni e che molti colleghi della maggioranza non conoscono neanche: noi arriviamo e gentilmente gli diamo anche la possibilità di sapere qual è la volontà e lo spirito di quel disegno di legge, piuttosto che su altri temi. Noi gradiremmo che i valdostani sappiano cosa i sindacati dicono, ad esempio, nelle Commissioni consiliari, cosa gli attori principali dicono nelle sedi consiliari, cosa le forze produttive propongono nelle sedi delle Commissioni consiliari. Sempre tornando e cercando di dare centralità al ruolo del Consiglio: questo è il nostro obiettivo, Presidente Rollandin. Ridare centralità a quest'aula, agli eletti, maggioranza e opposizione che siano, ma ridare centralità.

Poi ci piacerebbe sapere da lei, perché alla fine è lei che decide: sulla riduzione dei costi, potete dirci qualcosa? Perché altrimenti è melina! Sembra quasi che noi abbiamo questa volontà assoluta: la minoranza deve avere il Presidente del Consiglio regionale, perché altrimenti non siamo...vogliamo anche noi la poltrona! No, noi vorremmo sapere sui temi programmatici: Presidente Rollandin, lei è molto pragmatico quando vuole essere pragmatico. Avete acquistato 500 posti auto in venti giorni, pagandoli uno sull'altro 20 milioni di euro. Noi vi chiediamo solo, colleghi di maggioranza, se siete intenzionati a ridurre i costi della politica.

Termino: chiediamo solo, sempre al Presidente Rollandin, se è intenzionato a razionalizzare e a riprogrammare l'attività promozionale e culturale della Presidenza del Consiglio. Perché è lì che si decide e l'abbiamo visto: quando? Durante il bilancio! Lo abbiamo visto lì chi ha dettato l'agenda per non approvare un emendamento che noi avevamo proposto. Poi, come dice sovente lei, non esistono i bravi e i cattivi: sono d'accordo con lei. Quando nelle sue dichiarazioni la scorsa settimana ci ha detto: ma tutto quello che abbiamo fatto noi è fatto male e quel che dite voi è bene? No, io sono il primo a dirlo. Gradiremmo solo avere delle semplici risposte. Sui costi della politica: il Presidente Rollandin, è intenzionato a creare le condizioni maggioranza per ridurre i costi? Due: siamo d'accordo sulla trasparenza delle Commissioni consiliari? Tre: sul ruolo del Consiglio, siamo d'accordo che deve ritornare centrale? Quattro: siamo d'accordo che la Presidenza del Consiglio deve occuparsi di altro e a questo punto creare le condizioni economico finanziarie?

Ieri eravamo presenti, Presidente Rollandin, all'illustrazione da parte della Banca d'Italia: la situazione non è facile, non è semplice, la disoccupazione sta aumentando. Siamo capaci, siamo in grado, abbiamo voglia di dare delle risposte che vadano in quella direzione? Noi ci appelliamo a lei, perché è lei che detta l'agenda all'interno di questa maggioranza risicata. Avete deciso di andare avanti a diciotto? È cosa vostra; l'abbiamo capito molto bene martedì scorso. Noi faremo la nostra parte, ma non in quanto solo opposizione: continueremo a lavorare, a proporre, a mettere sul tavolo delle piccole alternative o delle piccole proposte. Ma ciò detto, diteci: la Presidenza del Consiglio non è solo un discorso di poltrona, ma a noi questi contenuti non interessano. Ecco, gradiremmo da parte sua, non degli altri colleghi, da parte sua avere una risposta puntuale. Grazie.

Presidente - Ha chiesto la parola il Vicepresidente Rosset, ma diamo prima la parola al collega Farcoz, ne ha la facoltà.

Farcoz (UV) - Merci Président.

Per venire al merito di queste domande che credo siano appunto le domande puntuali dei contenuti, di cui se ne parla sovente. No, io voglio concentrarmi soprattutto su quella lettera che è stata inviata ieri sera e che abbiamo visto in questa mattinata. Ovviamente abbiamo affrontato queste tematiche in sede di Capigruppo, proprio perché come movimenti, Stella Alpina e Union Valdôtaine, credevamo che i cinque pacchetti, che giustamente lei ha annunciato e che credo siano sotto l'interesse di tutti, vadano affrontati non come movimenti politici, o almeno solo una parte come movimenti politici. Ma altri, tipo la questione della riorganizzazione del Consiglio regionale o comunque degli uffici e la razionalizzazione delle attività dell'Ufficio di Presidenza, siano una questione più interna relativa a quella che può essere i Capigruppo. Quindi credo che la fase di dialogo l'abbiamo permessa prima. Giustamente, i colleghi Capigruppo della minoranza hanno voluto comunque una confrontazione politica. Noi riteniamo che la confrontazione politica con i movimenti non sia esaustiva, ma su alcuni aspetti debba essere affrontata proprio tra Capigruppo e poi siamo comunque rientrati in Consiglio regionale. Quindi credo che la disponibilità al dialogo ci sia stata. Credo che sia l'inizio di un percorso che ovviamente va nella direzione innanzitutto di votare un Presidente del Consiglio, per poi affrontare alcuni temi: alcuni possono essere risolti nell'immediato, altri possono essere dilazionati nel tempo. Credo che alcuni come i costi della politica, affrontato tra movimenti politici - sono d'accordo - altri aspetti, come la razionalizzazione delle attività nell'Ufficio di Presidenza, affrontati tra Ufficio di Presidenza e Capigruppo. Ovviamente noi ribadiamo la nostra fiducia al collega Marco Viérin e speriamo venga votato.

Presidente - Grazie. Aveva prenotato il Vicepresidente Rosset. Vuole ancora parlare? Ha chiesto la parola il Vicepresidente Rosset, ne ha la facoltà.

Rosset (UVP) - Grazie Presidente.

Semplicemente perché ci eravamo lasciati con la convinzione che questa crisi era servita per condurci verso un nuovo momento politico. Un'analisi fatta non soltanto dall'opposizione, ma nella scorsa settimana soprattutto da molti componenti della maggioranza. Ebbene, io avevo evidenziato che la caratteristica più grave della crisi, citandovi quello che era stato un gioco dell'oca, è che eravamo tornati al punto di partenza, cioè al 26 marzo. Oggi non solo si è tornati al 26 marzo, ma la gravità sta nel comportamento politico. Comportamento politico irrispettoso dei rapporti democratici, irrispettoso della considerazione reciproca: si dice una cosa, se ne fa un'altra, per non dire il contrario. Questa grande apertura: il dialogo! Un dialogo posto a grandi lettere nella scorsa settimana. Io già allora avevo auspicato che fosse realtà e non semplicemente uno scritto su carta, che rimanesse poi carta straccia.

Dicevo, irrispettoso anche del ruolo del Consiglio regionale. Tener conto del ruolo che può avere un Presidente del Consiglio - è già stato detto dai colleghi -: sarebbe opportuno avere la condivisione non successivamente, ma a priori su determinate cose. Non voglio ritornare su quanto detto dal collega Guichardaz e da altri su quello che è stato questo anno di legislatura.

Ebbene, se questi sono i metodi difficilmente noi troveremo quei punti di condivisione che ci possano portare verso una reale partecipazione, verso l'equità, verso quella trasparenza che tutti ci chiedono e che, aimè, ricordiamoci, viene detta all'interno di quest'aula, ma non viene mantenuta. E allora, il famoso dialogo aperto rimarrà un dialogo tra sordi. Un dialogo tra sordi che non porterà a quella vera centralità che questa assemblea, questo Consiglio merita. Quindi chiedo una riflessione alla stessa maggioranza, al di là di quello che è stato il pourparler semplicemente virtuale all'interno di Capigruppo. Grazie.

Presidente - Grazie. Ha chiesto la parola il collega Bertin, ne ha la facoltà.

Bertin (ALPE) - Grazie Presidente.

In queste settimane abbiamo sentito enfatizzare da parte della maggioranza quella volontà di dialogo e di confronto, poi, alla prima occasione - questa poteva essere l'occasione giusta, tra l'altro si parlava anche, come detto, di aspetti istituzionali - questa volontà è stata prontamente smentita. Si ritorna alla solita logica che abbiamo vissuto negli ultimi anni, sia quando eravate a ventisette, che adesso che siete a diciotto. Credevamo che almeno la crisi avesse, da questo punto di vista, potuto far maturare un atteggiamento diverso. In realtà siamo sempre alla stessa logica di tempo fa, la cui conseguenza è quell'aspetto spartitorio che abbiamo visto anche in questa occasione.

La necessità di riformare il Consiglio è evidente a tutti e da tempo. Anche questa istituzione ha bisogno di essere resa più moderna, più trasparente, più efficace e più aperta ai cittadini. Deve trovare un modo diverso e più moderno per relazionarsi con i cittadini e gli elettori. È tempo che si faccia. Già in altre occasioni avevamo proposto modifiche al Regolamento: in tutta l'altra legislatura avevamo avanzato proposte prontamente bocciate, tra le quali, evidentemente, una maggiore sobrietà del Consiglio regionale, che passa innanzitutto per la questione dei costi della politica; un piccolo taglio anche lì deve essere portato. Come peraltro la pubblicità del lavoro delle Commissioni: progetto già presentato nel 2009 e che, al di là dell'aspetto specifico, è anche un rapporto diverso tra istituzione e cittadini, favorendo la massima trasparenza e, al di là dell'aspetto specifico, deve essere qualcosa che riguarda tutta l'attività del Consiglio regionale. Come peraltro - un aspetto che sovente abbiamo sottolineato - quello che riguarda le attività culturali, che hanno un peso eccessivo rispetto a quelle che sono le funzioni principali del Consiglio regionale. In questi anni abbiamo visto sponsorizzare e patrocinare di tutto, dalle gare di pétanque a spettacoli di ogni tipo, che nulla avevano a che fare con l'attività istituzionale. Bisogna, in questo senso, riorganizzare il Consiglio, le stesse risorse e le strutture, per dare maggiore efficienza all'aspetto istituzionale e anche un supporto migliore al Consigliere. Da questo punto di vista le riforme del Consiglio rimangono da fare. Più facile è farle tutti insieme, ma avete scelto di farle da soli, probabilmente di non farle. Rimane la necessità di una maggiore sobrietà, di un rapporto diverso e trasparente con i cittadini, di un Consiglio aperto al confronto con l'esterno. Sono cose da fare che, purtroppo, immagino, non farete. Poteva essere un'occasione: anche questa è andata sprecata. Grazie.

Presidente - Grazie. Vi sono altre richieste di intervento? Ha chiesto la parola il collega Gerandin, ne ha la facoltà.

Gerandin (UVP) - Grazie Presidente.

Collega Viérin, veramente nulla di personale, abbiamo già avuto per altro modo di scambiarci alcune opinioni: semplicemente per dirle che forse oggi lei ha perso una grande occasione. Una grande occasione, quella che le è stata offerta da questa minoranza. Una grande occasione per dare un significato ad una parola che ormai è davvero molto usata ultimamente e che va per la maggiore: questa parola è "dialogo"! Se veramente lei in questo dialogo ci credeva, doveva cogliere questa opportunità, collega Viérin. Io sinceramente penso che non è mai dialogo se uno decide e l'altro ascolta e annuisce. Nel nostro caso non si è trattato neppure di questo: voi, penso non lei, comunque voi o qualcuno per lei, aveva già deciso e noi avremmo o dovremmo votare; questo non potete chiamarlo dialogo. La vostra è una scelta prettamente politica, una scelta spartitoria, chi mi ha preceduto l'ha già detto. Si continua nella prassi ormai consolidata e alle vostre belle dichiarazioni non seguono mai i fatti. Si era parlato, in precedenti Consigli, di questa necessità di condividere, di dialogare: beh, forse oggi si è persa una grande occasione.

Voi continuate ad illudere i valdostani sulla necessità di fare massa critica, per superare tutti assieme questo momento drammatico per la Valle d'Aosta. Qualcuno ha ricordato l'analisi della Banca d'Italia, che parla di una situazione veramente inimmaginabile per un sistema Valle d'Aosta di qualche anno fa, ma poi agite in senso opposto, nel senso che poi gli atti concreti vanno nella direzione opposta.

In questo Consiglio, mi pare - poi magari mi sbaglio - anche se per il momento solo a parole, il suo movimento, la Stella Alpina, si sia espresso nel passato per un percorso di trasparenza, ma in pratica avete fatto l'esatto opposto. Avete continuato a spartirvi le poltrone delle partecipate e avete, in questa fase, trattato una figura istituzionale così importante, che dovrebbe essere la garanzia di imparzialità, della libera espressione e la rappresentanza di tutta la popolazione valdostana, quella del Presidente del Consiglio, l'avete trattato alla stregua di un posto utile a consolidare un governo nato traballante e con l'unico obiettivo di allontanare lo spettro delle elezioni.

La lettura politica del nuovo assetto regionale non può che essere letta come un clamoroso flop per Stella Alpina e, mi dispiace dirlo, ma anche suo personale. Per il suo movimento si tratta di un clamoroso ridimensionamento, con due assessori di secondo piano in un monocolore dell'Union Valdôtaine e per lei un contentino, con un aumento di stipendio per accompagnarlo alla pensione senza troppo disturbare l'esecutivo regionale. Collega Viérin, però, la cosa che più mi dispiace e che lei è un uomo solo: noi in questi giorni l'abbiamo visto e devo dire che non ci piace questa figura istituzionale che rappresenta solo se stesso. Uomo solo perché non avrà il sostegno della minoranza, non avrà neppure quello della maggioranza. Lei potrà pure avere (metto tra parentesi: "forse"; peraltro l'ha detto anche il collega Farcoz) diciotto voti in aula, ma rimane un generale senza truppe. La minoranza le aveva chiesto un confronto sui contenuti, sui metodi, sulle garanzie di rispetto degli atti deliberati in aula e tutto questo in un momento molto grave, perché la Valle d'Aosta è sotto attacco, in quanto autonomia speciale, in un momento in cui si mettono in discussione sia lo Statuto, ma anche le prerogative costituzionali della nostra Regione, quella per cui chi ci ha preceduto si è tanto battuto in quest'aula per mantenerla. E dispiace, in un momento così particolare, dove bisognerebbe veramente rappresentare l'intera Regione, l'intero contesto, l'intero Consiglio regionale: lei si siederà ai tavoli di Presidenti di Consigli regionali a discutere di riforme costituzionali, di Senato delle regioni, ma lei non ci rappresenterà tutti e ho il grande timore - dicevo prima - che rappresenterà se stesso.

Non rappresenterà i diciassette di minoranza, perché gli ha chiuso la porta in faccia, lei non ha voluto essere garante di quella richiesta fatta di condividere prima i contenuti e poi arrivare alla persona. Non c'erano dei pregiudizi sulla sua persona, bisogna essere molto chiari su questo, però mi sarebbe piaciuto almeno condividere delle battaglie che a volte qualcuno che mi ha preceduto, tanti di voi hanno condiviso nei corridoi. Tanti hanno condiviso nei corridoi, ma per non avere poi magari il coraggio di votarle in aula.

Il mio timore è che lei non rappresenterà neanche i diciotto di maggioranza, perché sono i primi che hanno preso le distanze da lei. Forse lei non ha visto, perché l'altra volta era preso nell'enunciarsi le sue buone intenzioni, ma noi abbiamo visto le espressioni dei visi allarmati, quando lei ha proposto una commissione allargata che rappresenti tutto il Consiglio regionale al tavolo delle riforme costituzionali: non devono tranquillizzarla quei visi.

Mi dispiace anche che lei non rappresenterà nemmeno i cittadini valdostani e questo è forse l'aspetto più negativo, perché non ha nemmeno preso in considerazione, non ci ha risposto su proposte molto mirate che andavano alla riduzione immediata dei costi della politica, alla riduzione delle cospicue risorse che la maggioranza ci ha negato di ridurre in sede di approvazione di bilancio. Noi chiedevamo, rispetto a 760 mila euro di ridurre 160 mila euro di quelle risorse che sono in mano e del tutto discrezionali alla Presidenza del Consiglio, per dare, per mantenere, per fare attività da marketing, per quello che può essere chiamato il governo regionale, ma anche per dare contentini da riscuotere poi in sede di campagna elettorale. Noi questo, in questo momento così difficile, in questo momento così particolare per la crisi che sta toccando la Valle d'Aosta, ci parevano due segnali importanti. Ce ne sono altri, chi mi ha preceduto li ha detti, ma questi due legati al discorso di dare quel minimo di trasparenza informazione diretta ai cittadini, che è molto apprezzata (guardate che la diretta del Consiglio è molto apprezzata) e allargarla alle Commissioni avrebbe significato, probabilmente, entrare ancora di più nelle case dei cittadini, far capire ai cittadini che l'attività del Consigliere o del Consiglio non è solo legata alle adunanze consiliari, ma c'è anche altra attività dietro; attività che impegna nell'arco della settimana e questo permetteva anche di capire tante altre cose.

Noi crediamo che è la sostanza che ci divide, non è la persona che ci divide: è la sostanza. Sono visioni diverse, visioni su cui noi non possiamo che essere in disaccordo con lei, perché i metodi non si improvvisano e neanche il rispetto per i colleghi; neanche il rispetto per chi, magari, con delle visioni diverse, ha portato avanti, in questi dieci mesi, delle proposte assolutamente diverse. Però, io dico, in questo momento, non si può a parole esternare delle cose e nei fatti farne altre. E allora veramente dispiace, perché noi non abbiamo bisogno di un Presidente che rappresenti se stesso, abbiamo bisogno di un Presidente che rappresenti la Valle d'Aosta, che difenda la Valle d'Aosta. Non so come andrà questa votazione: io mi auguro che, se eletto, quanto chiesto dalla minoranza e quanto non ha avuto il coraggio in questo contesto di condividere, lei lo condivida in un secondo tempo, perché la Valle d'Aosta non può permettersi, in questo momento, di andare in ordine sparso a discutere con i poteri romani, perché l'attacco alle autonomie è un attacco trasversale. Noi non avremo alleati a Roma, se non saremo in grado di difenderci soli. Lei, mi spiace, collega Viérin, ma da solo non sarà in grado di difendere la Valle d'Aosta.

Presidente - Grazie. C'è qualcun altro che intende chiedere la parola? Non vi sono altre richieste da parte dei colleghi? Se non vi sono altre richieste di intervento, dichiaro chiusa la discussione generale. Qualcuno vuole replicare? Non vi sono altre richieste di intervento? Ha chiesto la parola il collega Bertschy, ne ha la facoltà.

Bertschy (UVP) - C'est pour motion d'ordre. Je crois qu'après toute une série d'interventions on a même le droit d'avoir quelques répliques de la part de quelqu'un! Je n'ai pas compris s'il y a la réplique ou bien non. C'est le Président qui intervient? Parce qu'il est en train de fermer la discussion, notre Président in pectore. Il va en vitesse: peut-être que le fauteuil ce n'est pas à lui, alors il veut l'abandonner en vitesse. Donc, il y a l'intervention et après on peut répliquer. Merci.

Presidente - Ho chiuso la discussione generale: qualcuno parla, poi c'è la dichiarazione di voto, c'è la replica, ci mancherebbe! Però, io non è che ho velocizzato, ho chiesto solo a chi vuole intervenire di prenotarsi. Di nuovo la parola al collega Bertschy, per mozione d'ordine.

Bertschy (UVP) - Moi j'ai bien compris, mais vous étiez en train de fermer aussi la deuxième discussion.

Presidente - Se nessuno interviene non posso farci niente.

Bertschy (UVP) - Non, mais peut-être que le Président qui est en bas, il n'a pas vu ce que vous étiez en train de faire. On attend des répliques: c'est seulement ça que je dis.

Président - Pas de problème. L'importante è che qualcuno si prenota e io do volentieri la parola a chiunque si prenoti. Qualcuno si prenoti, però! Ha chiesto la parola il Presidente Rollandin, ne ha la facoltà.

Rollandin (UV) - Merci Président.

J'ai écouté bien-sûr avec attention les interventions des collègues, surtout pour ce qui est de l'attention qu'ils ont mis à ce qui s'est passé il y a huit jours et par conséquent au fait que pendant cette séance on s'attendait qu'il y ait, comme cohérence, une attitude que, à votre dire, devait être différente de ce qu'on a tenu aujourd'hui. Je crois que de notre part on a débuté cet après-midi avec une requête qu'a été faite: une rencontre avec les Chefs de groupe, le Bureau du Conseil et le soussigné pour examiner la lettre. La lettre - je ne sais pas si c'est une lettre, tout de même: comunicato inviato da - qui a été distribuée hier et que aujourd'hui on a eu la possibilité de lire et par conséquent on a cru opportun de faire cette rencontre, pour dire que nous étions disponibles, pas seulement, mais d'accord pour examiner les propositions et pour dire quel était l'avis sur certaines de ces propositions, qui allaient dans une direction d'entente, dire qu'on était favorables. On nous a dit que ce n'était pas un problème à aborder comme Chefs de groupe, mais qu'il fallait qu'il y ait une prise de position des forces politiques. Par conséquent on a dû dire: bon, alors l'attitude est de remettre cette lettre aux forces politiques, que nous avions entendues. Comme forces de majorité, nous avons entendu nos responsables des forces politiques, qui avaient dit ce que le collègue Borrello avait anticipé de dire: il y a des questions qui finalement peuvent être examinées et abordées au niveau du Conseil.

Voilà la raison pour laquelle d'une part on nous a dit: non, on ne discute pas de ça, mais il faut qu'il y ait une autre table, politique. C'est ce qu'on nous a dit le moment où on a eu la réunion des Chefs de groupe. Alors on est ici en ne pouvant rien dire et alors je ne me permets pas de donner des réponses exhaustives au collègue Chatrian, qui au contraire m'interroge, me disant: qu'est-ce que tu en penses de? Ce n'est pas l'idée à moi! Il y a un discours ouvert. Justement, ce que vous avez voulu dire en vous moquant un peu du mot dialogue, mais je crois que au-delà du mot dialogue - je ne sais pas comment il faut l'appeler: un rapport à deux pour essayer de se comprendre, on peut le traduire comme on veut - c'est ce que on est en train de faire. C'est ce qu'on est en train de faire! Mais je crois que, d'autre part, on ne peut pas imaginer qu'on puisse démarrer n'importe où avec l'idée que d'une part il y a tout le bien, toute la réalité, toutes les solutions. Finalement j'ai entendu pour une fois, pour la première fois, le collègue Chatrian qui a dit: non, ce n'est pas vraiment ainsi, peut-être il y a même quelque chose de positif dans la majorité. Mais jusqu'à présent...

(interruption hors micro)

...c'est la première fois que tu le dis! Non, la première fois. Ici c'est la première fois. Peut-être au bar, peut-être tu l'as dit dans le couloir avec Chantal, mais pas pour nous, pas pour nous, ce n'est pas matière pour nous. Et nous, les pauvres, on écoutait chaque jour qu'il avait quelqu'un qui nous disait: brutti e neri. Rien: on ne parle pas. C'est nous qu'on fait le calendrier, on va dire ce qu'il faut faire, on dit le programme. On a débuté avec le programme Renaissance: prendre ou quitter; si vous voulez c'est ça, autrement on s'en fout! Eh oui, eh oui, eh oui, eh oui! Ce n'est pas la lettre d'aujourd'hui, mais lorsqu'on a débuté il y a deux mois c'était ainsi.

(nouvelle interruption hors micro)

...aujourd'hui non. Non, j'ai dit deux mois, il y a deux mois.

Io credo che oggi qui si sia fatta un po' di confusione sull'aspetto che noi stiamo cercando di portare a termine, cioè la votazione del Presidente del Consiglio. Questa discussione è iniziata con la dotta disquisizione della collega Morelli, che dice: ma, insomma, voi siete proprio un caso unico! Volete avere tutto, volete avere il Presidente del Consiglio e anche il Presidente della Giunta. Mah, a me questa affermazione ha un po' stupito! Però, poi, ho detto: ma può darsi che sia tutto cambiato il mondo! Poi ho preso un attimo le realtà in Italia: mi sono fermato in Italia. E guardando l'elenco, abbiamo questo risultato: Provincia di Bolzano, Südtiroler Südtiroler; Friuli Venezia Giulia, PD PD...

(brusio in aula)

...scusami eh, se sono uguali: fammi capire! Puglia, SEL SEL; Lazio, PD PD; Liguria, PD PD; Emilia Romagna, PD Centrosinistra - qui magari c'è qualche nuance, ma Centrosinistra; Umbria, PD PD; Basilicata, neo assunta, PD PD; Marche, PD PD; Toscana, PD PD. Su venti, dieci sono così! Per quello che diceva...

(esclamazioni in aula)

...Ah! Ho capito male! Ho capito male! Pardon! Volevano PD PD: beh, ditelo subito, così non vado a rileggere tutti i compiti.

Insomma, non possiamo passare proprio per quelli che sono famelici, che vogliono tutte le poltrone. Allora, voi mi dovete dire che in queste dieci Regioni il Presidente non è super partes, perché è dello stesso colore della Giunta? Ditelo! Questi sono i risultati! Questi sono i risultati di oggi! Poi magari io non ho citato la Sicilia che è un po' ballerina, come noi, ma non si sa come saranno le cose; non l'ho citata...

(voci fuori microfono)

Ah: vedi, vedi, vedi! Non volevo dirlo: lo hai detto tu.

Detto questo e tolto dall'imbarazzo del fatto di avere le due cariche apicali, perché siamo in ottima compagnia - tutto PD! - io mi pongo il problema del fatto che di nuovo era l'aspetto più delicato: ma uno che è targato, poi può essere super partes? Perché l'altro problema è: eh, ma scusa, come mai se Marco ha quella targa, come può quando si siede lì essere super partes? Ma anche qui forse si fa un po' di confusione. Super partes è legato alla gestione dell'assemblea. Non è super partes nel senso che non può più avere la sua idea, non può più esprimersi nel merito. Nella gestione dell'assemblea, se uno della Giunta o uno della maggioranza si comporta in modo non idoneo, non adatto, correttamente deve intervenire e riprendere chi è della maggioranza come dell'opposizione. Garantire gli stessi diritti nell'ambito della gestione dell'aula, degli interventi; se uno sfora un intervento dire: benissimo, cosa stai facendo? Chiudi. Quello che stanno facendo nella gestione... E rispettare le regole. Per il resto, mi permetto di dire, ognuno deve mantenere la propria idea politica: non è che nel momento in cui assume una carica deve rinunciare.

Ora, è vero che poi su questo ci sarebbe molto altro da dire, ma nella citazione degli argomenti di questa proposta di stamattina, con molto garbo ho sentito il collega Chatrian citare diverse cose, ma non ha citato le Commissioni... Le Commissioni speciali, chiedo scusa. Non le ha citate! Perché per caso noi ne avevamo parlato e io ho sentito il collega Roscio intervenire e anche un po' Nogara, ma in modo diverso, per dire: ma cosa vieni a raccontarmi? Vuoi le Commissioni? Ma non se ne parla nemmeno: è già tutto fatto! Cosa vuoi le Commissioni! ... Sì sì, ma ho tutto il verbale, se vuoi riprendo il verbale! Ora, io vorrei anche capire qual è la logica con cui ci presentiamo; poi ci sono tutti gli altri argomenti.

L'altra volta, la collega Fontana correttamente, all'inizio della legislatura, aveva detto e ci aveva rimproverati che in Giunta non avevamo una donna. Nessuno questa volta che abbiamo messo la donna nella Giunta l'ha sottolineato. Noi non ci siamo permessi, perché non toccava...

(brusio in aula)

Presidente - Non interrompete, potete intervenire dopo, avete il diritto di intervenire. Lasciate finire il Presidente. Potete intervenire dopo. Grazie.

Rollandin (UV) - Questa era una posizione che addirittura voi avete detto: stiamo valutando per vedere se. Noi abbiamo...

(voce fuori microfono)

...Non avete detto niente, ma avete apprezzato: va bene, io sono contento che lei abbia apprezzato! No, però, per dirvi che non è che possiamo...non abbiamo proprio fatto tutto in modo...

(brusio in aula)

Presidente - Colleghi! Potete intervenire dopo, grazie.

Rollandin (UV) - ...in modo così confuso. Oggi ci troviamo a svolgere questa seduta che è legata alla nomina del Presidente del Consiglio, che deve avere il ruolo che lo Statuto gli dà, che la Commissione prevista gli porta, quindi con tutti gli oneri che deve avere e gli onori che ci sono. Poi ci sono delle discussioni sul funzionamento: tutte cose possibili! Nessuno ha fatto chiusure su questo - nessuno ha fatto chiusure! - solo che non ne abbiamo potuto discutere ancora, come dico, perché oggi si è chiuso il discorso.

Quindi per parte nostra - e non voglio farla più lunga - riconfermiamo il parere che il dialogo o comunque la comunicazione che, ripeto, non deve essere a senso unico, ci deve essere - ci deve essere! - con la legittima attesa che ci sia un confronto, non proprio partendo sempre dalle posizioni preconcette, ma partendo da una possibilità di meglio chiarire o anche modificare - anche modificare! - delle situazioni che sicuramente meritano, forse per l'evoluzione delle cose, dei cambiamenti, perché questo è necessario, è giusto che avvenga, l'abbiamo detto l'altro giorno. Io credo che il ruolo del Presidente del Consiglio sia giustamente super partes, di garanzia, che mantiene le sue idee, che può svolgere il suo ruolo come tutti gli altri, solo che ha una figura istituzionale che, giustamente, in quest'aula, a livello istituzionale, deve difendere sicuramente le istituzioni, cosa che certamente saprà meglio di me illustrare e brillantemente fare il collega Marco Viérin che, come dico, noi ci apprestiamo a votare. Grazie.

Presidente - Grazie. Ha chiesto la parola il collega Consigliere Segretario Roscio, ne ha facoltà, per la dichiarazione di voto.

Roscio (ALPE) - Grazie Presidente.

Devo fare prima una piccola annotazione, nel senso che vedo il Presidente Rollandin che ha preso ad interim tutti i ruoli: fa da Capogruppo, fa da Presidente del Consiglio oltre che da Presidente della Regione, fa da padre nobile, perché ci viene a spiegare anche che cosa dobbiamo fare, cosa pensiamo. Ma al di là di quello, bisogna fare alcune osservazioni e io già un po' di tempo fa sottolineavo come, di fronte a delle cose che diciamo, faccio fatica a capire. Forse non sono le parole, forse è la visione del mondo che abbiamo che è diversa, per cui facciamo fatica a dialogare, perché magari io dico una cosa e lei la interpreta con la sua visione del mondo e non ci capiamo mai.

Il percorso che voi avete seguito dicendo: eh, ma cosa volete di più? Noi oggi ci siamo presentati in Consiglio, abbiamo letto solo stamattina questa lettera in cui ci si chiedeva, quindi abbiamo fatto la riunione dei Capigruppo: cosa volete di più? Innanzitutto noi veniamo da quasi un anno, non sto a fare il pregresso, in cui non c'è stato praticamente nessun tipo di dialogo. La settimana scorsa sembrava che nelle intenzioni, perlomeno, ci fossero delle aperture, dopodiché la settimana è trascorsa nel silenzio, nel silenzio più totale. A questo punto probabilmente lei Presidente pensa che noi della minoranza abbiamo delle facoltà divinatorie, nel senso che riusciamo addirittura a leggere nel pensiero, perché di fronte al silenzio noi dovevamo interpretare che invece sareste venuti qui a proporci, perché non erano i movimenti a dover discutere e chissà chi doveva essere; alla fine è venuto fuori che dovevano essere gli eletti a discutere, che gli altri non ne avevano facoltà. È qualcosa di anomalo, nel senso che se vogliamo cambiare qualcosa, non è che dobbiamo dire: facciamo tra di noi, vediamoci nel nostro ufficio. Ci sono dei luoghi dove bisogna discutere, i movimenti sono un luogo dove bisogna discutere e quella cosa lì non è stata fatta. Quindi come potevamo pensare...

Ma veniamo alla questione dove sono stato anche richiamato: la questione delle Commissioni. Dice: le Commissioni, abbiamo proposto le Commissioni speciali, non interessano... Ma io la volta scorsa ho detto un'alta cosa! Non ho detto le Commissioni speciali non interessano, è che non vorrei che succedesse come spesso succede in Italia, dove quando uno non vuole far qualcosa fa una commissione speciale. E siccome è già successa una volta questa cosa qui, dove è stata fatta una Commissione speciale, dove qualcuno ha lavorato per mesi, dove c'è stato anche un prodotto e poi è uscito con un nulla di fatto, venire qui a proporre una Commissione speciale, uno dice: vabbè, ma cosa c'è di aggiunta, di novità rispetto a prima? Anche perché forse è il metodo che non va, nel senso che quando abbiamo concordato e condiviso maggioranza e minoranza che era opportuno fare una Commissione speciale? Quando ci sono state riunioni in cui si è detto quali contenuti mettiamo in questa Commissione speciale, quali tempi, quali persone, cosa facciamo? A me sembra che la maggioranza è venuta qua dicendo: bisogna fare la Commissione speciale, come si prima non si fosse fatto nulla, e stavolta siamo noi i brutti e i cattivi che diciamo: no! Non bisogna farla! Sembra che non ci interessi più.

Sul fatto che da questa parte ci siano i buoni e dall'altra i cattivi - mi consenta una battuta Presidente - ma neanche con l'impegno chi governa per così tanto tempo può fare tutto sbagliato! Qualcosa di buono, in tanti anni, uno potrà farlo, sennò c'è addirittura un accanimento! Chi governa per così tanto tempo qualcosa di buono deve averlo fatto per forza! Ma credo che sia il metodo, che non riusciamo proprio a condividere! È proprio sulla condivisione che forse abbiamo un'idea diversa rispetto a quello che voglia dire.

Il fatto che il Presidente provenga da una parte politica: io condivido che non per forza non possa essere super partes, perché qua si ribalta la frittata e sembra quasi che la minoranza voglia a tutti i costi avere la Presidenza del Consiglio. Secondo il mio modesto parere, non è tanto la questione di quale forza politica esprime il Presidente, ma è il percorso che viene fatto per esprimere il Presidente. Quando, in quale occasione si è avuto modo di parlare dei contenuti che la Presidenza del Consiglio doveva avere? A me risulta mai! Allora non vorrei che si facesse come nella precedente Presidenza, dove si dice "sì, poi faremo i criteri" e si è dimesso il Presidente, prima di avere i criteri! Non vorrei che si ripetesse ancora una volta. Voi dite: prima facciamo il Presidente, poi facciamo il dialogo. Eh no! Siccome siamo già rimasti fregati una volta, mi piacerebbe che fosse il contrario. Prima parliamo dei contenuti e poi vediamo la persona del Presidente. Se no qua continuiamo a giocare e girare in tondo. Grazie.

Presidente - Grazie. Ha chiesto la parola la collega Carmela Fontana per dichiarazione di voto, ne ha facoltà.

Fontana (PD-SIN.VDA) - Grazie Presidente.

Non volevo intervenire, perché hanno ben spiegato i miei due colleghi, però il Presidente mi ha tirato in ballo, nel senso che dice: come mai, siamo stati così bravi, vi abbiamo messo la donna in Giunta, non ci avete detto bravi. Prima di tutto non l'avete fatto perché siete stati bravi: è stata una comodità vostra per spostarvi solo le poltrone. Perché se era per bravura, Presidente Rollandin, avete una donna in Giunta, che di incarichi sulle Commissioni l'avete ricoperta fino ai capelli, ma per darle un incarico nella Presidenza ve ne siete guardati bene e l'avete fatta al maschile. Lì avreste dato una dimostrazione di rispetto nei confronti delle donne, prima di tutto; allora lì vi avrei apprezzati. Invece avete dimostrato che siete maschilisti come al solito.

(voci fuori microfono)

Un'altra cosa, questo è il dialogo se... Lo so che siete tanto maschilisti e lo stato dimostrando, sia voi che la Stella Alpina. Prima di tutto io volevo dire una cosa: noi ha abbiamo aperto il dialogo, proprio in confronto di quello che hanno sempre detto sia voi che i colleghi della Stella Alpina. Questa è stata la dimostrazione che ci state prendendo in giro! Ne prendiamo atto! Noi vi abbiamo dimostrato nelle Commissioni che quando facciamo le audizioni, quasi sempre vi manca il numero legale. Noi abbiamo dato, vi abbiamo dato dimostrazione di serietà, non abbiamo mai abbandonato le Commissioni, abbiamo sempre lavorato. D'ora in poi ci regoleremo noi, vista l'arroganza che state dimostrando in questo Consiglio. Ne prendiamo atto e vedremo cosa fare, perché penso che un pochino di umiltà potevate dimostrarla. Invece oggi avete dimostrato veramente quello che valete. Ne prendiamo atto per il futuro. Grazie.

Presidente - Ci sono altre dichiarazioni di voto? Ha chiesto la parola il collega Nogara, per dichiarazione di voto, ne ha la facoltà.

Nogara (UVP) - Grazie Presidente. Ecco, colleghi: abbiamo fatto confusione e quindi il Presidente della Giunta ci ha subito ripreso, dandoci una spazzolata un po' a tutti per quello che abbiamo detto oggi!

Come al solito il Presidente ha parlato di tutto o quasi, ma pochissimo del problema che abbiamo sollevato. Qui non è il fatto se in altre Regioni c'è il Presidente della Giunta o Presidente del Consiglio. Il problema grosso che abbiamo avuto in queste settimane, in questi mesi, è quello che ha riconosciuto lei, nell'altro Consiglio, quando ci ha proprio detto a tutti che manca effettivamente il dialogo in quest'aula! Il dialogo in quest'aula: molti Consiglieri ce l'hanno ricordato che manca; per il bene della Valle d'Aosta bisogna avere dialogo.

lei mi dica Presidente, a questo punto, che dialogo abbiamo avuto noi per la scelta del Presidente del Consiglio. Adesso lei mi può tirare fuori tutte le gabole, come al solito lei è bravissimo a spostare il problema da una parte all'altra: ha parlato di tutto, come le ho detto prima, meno del problema che abbiamo noi adesso. Nessuno ce l'ha con Marco Viérin, noi si parlava di contenuti. Dei contenuti che abbiamo già presentato dieci mesi fa, non c'è niente di nuovo. lei si è subito poi anche attaccato al progetto di Renaissance. Il progetto di Renaissance - gliel'ho detto anch'io in quest'aula - erano dei punti che noi abbiamo messo, un programma scritto che chi voleva aderire aderiva. Qualsiasi persona poteva benissimo aderire e si potevano portare dei cambiamenti. Ma questo è il dialogo che si ha tra maggioranza e minoranza; ognuno poi la vede come vuole. Io non sto a discutere se lei ha firmato o no: sarebbe anche stupido dirlo e farlo.

Quello a cui io mi riferivo è proprio sempre il vostro... Adesso io non voglio dire, ma è quasi populismo il vostro, nel senso che tutte le volte che si parla, si parla di dialogo quando è il momento! Io vi dico cosa ha detto il collega Borrello: si era chiesto un rinvio per discutere di alcuni punti; è normale che nell'altra seduta del Consiglio si sia chiesto un rinvio, ma si è chiesto un rinvio proprio per discutere delle cose che si volevano portare qui in Consiglio. Noi non siamo stati contattati da nessuno! Giustamente, come altri miei colleghi hanno detto prima, c'era il collega Viérin che in questi giorni vagava per gli uffici per parlare con noi, però a livello politico nessuno ci ha detto e ci ha interpellato. E giustamente i nostri movimenti, secondo me, (ma mi sembra una cosa logica), hanno chiesto: ma sentite, ne parliamo o no di queste cose? Solo questo!

Poi come si è girata la frittata di là: da quello che ci hanno detto i nostri Capigruppo, ha parlato solo lei per spiegare, anzi per confondere, come ha confuso prima il fatto che è il partito politico, noi noi Consiglieri che dobbiamo discutere di queste cose.

Mi riferisco di nuovo a quello che ha detto Borrello: ci sono però sensibilità diverse, nonostante si voglia dialogare; sui punti presentati nella riunione dei Capigruppo non siamo d'accordo. Allora io dico: se questo è dialogare, siamo distanti, ma siamo distanti parecchio. Probabilmente io penso che una persona normale si aspetterebbe che da un dialogo del genere, diciamo... Adesso io qua faccio delle ipotesi, si poteva anche benissimo dire: sentite, questi sono i punti, li abbiamo ricevuti stamattina, perché voi ce li avete mandati ieri sera - dico un'ipotesi - beh, rinviamo di un giorno, due giorni, una settimana, quello che è, troviamoci tutti e parliamone. Poteva essere un'ipotesi: ecco, questo io dico.

Una delle cose importantissime di cui non abbiamo parlato è che in quest'aula, delle mozioni, delle risoluzioni che nessuno ha mandato avanti, nessuno se ne è interessato! I 116: noi abbiamo un sacco di 116 ai quali abbiamo avuto delle risposte, non le abbiamo avute o le abbiamo avute evasive, che non ci hanno risposto. Questa è anche una cosa importantissima della Presidenza del Consiglio! Questa è una cosa importante che... Io sono d'accordo con lei Presidente che qua ognuno è targato, è chiaro che ognuno è targato, però se uno si prende un impegno o una funzione, il Presidente del Consiglio ha la funzione di garantire quello che succede in quest'aula. lei in questo momento mi dice "certo", però sa benissimo anche lei che delle mozioni e delle risoluzioni che sono state votate qua in quest'aula non sono state portate a termine. Perché? Noi ci appelliamo al Presidente del Consiglio proprio per queste cose. Qui non si parla di targati o non targati, ma del lavoro che deve fare il Presidente del Consiglio.

Riferendomi alle Commissioni: lei mi dice che l'altra volta le ho risposto garbatamente, ma non mi riferivo alle Commissioni. Le Commissioni sono importantissime: ma tutte le Commissioni che noi abbiamo chiesto qui in quest'aula! Le Commissioni speciali che abbiamo chiesto! lei l'altra volta, quando ha fatto l'intervento, ha parlato della Commissione dei rifiuti, perché le andava di parlare della Commissione dei rifiuti; quando abbiamo parlato della Commissione del Casinò faceva dei salti alti così sulla sedia! Allora: o si fanno le Commissioni speciali o non si fanno! Io non mi riferivo alla Commissione dei rifiuti: noi in Commissione con l'Assessore Bianchi e con tutti i miei colleghi, abbiamo fatto un lavoro che secondo me è valido, abbiamo portato avanti un qualcosa che è un piano da cui partire. Ecco, era questo a cui mi riferivo. Nelle Commissioni, se si lavora e se si tiene conto di quello che fanno le Commissioni, si può fare tanto. Mi spiace di aver sforato il tempo, grazie.

Presidente - Ci sono altre dichiarazioni di voto? Invito a prenotarvi. Ha chiesto la parola per dichiarazione di voto il collega Chatrian, ne ha facoltà.

Chatrian (ALPE) - Sì, grazie Presidente.

Sono molto dispiaciuto dal bruttissimo intervento che il Presidente Rollandin ci ha fatto poc'anzi. Le chiedo a nome personale: non mi e non ci prenda solo in giro! lei nella sua maggioranza, nella sua Union Valdôtaine, con i suoi partner può fare tutto quello che vuole, ma le chiedo solo un favore: non mi e non ci prenda solo in giro. Per due motivi, Presidente Rollandin, cari colleghi, per due motivi principali. Il primo: io non penso che il Presidente di un Consiglio regionale abbia un unico onere, che è quello di togliere o non togliere la parola. Mi dispiace, questa è una affermazione del Presidente Rollandin di poc'anzi. Mi dispiace banalizzare e umiliare così una figura istituzionale. Seconda riflessione: noi, colleghi, in questi undici mesi più volte abbiamo chiesto, richiesto, motivando in maniera dettagliata e spiegando anche alla popolazione valdostana perché abbiamo richiesto all'interno di questo Consiglio delle Commissioni, non solo speciali, ma anche delle Commissioni di inchiesta. Noi sappiamo cosa comportano le Commissioni, quanto lavoro, quanto impegno, quanto studio e quanta voglia di conoscere e sapere le cose. Ci spiace, Presidente Rollandin, che dopo quarant'anni che lei si occupa di politica in questa Valle, banalizzi volutamente questo argomento, non a noi caro, ma caro ai valdostani, a chi ci ascolta, a chi vuole sapere e conoscere cosa succede in certi mondi, in un certo mondo parallelo dove noi oggi non possiamo avere informazioni, non possiamo avere nulla e accesso a delle informazioni base. Io spero - lo auspico - che il nuovo Assessore, Ego Perron, da subito si metta in moto per creare queste condizioni, perché in questi sei anni la Presidenza Rollandin non ha voluto aprire e scoperchiare le pentole nelle società partecipate e controllate.

Rimando al mittente - mi spiace, ascoltando attentamente il suo intervento, collega Presidente Rollandin - quando lei ci prende i giro, perché non prende in giro il sottoscritto o i colleghi, ma prende in giro i valdostani, rendendo ridicolo il discorso della Commissione sui rifiuti, quando sa perfettamente che in quest'aula più volte ci siamo battuti per creare le condizioni e mettere sul tavolo, invece delle Commissioni d'inchiesta, delle Commissioni speciali per conoscere nel dettaglio perché la nostra Casa da gioco va a ramengo, perché il nostro gruppo CVA mette in campo o fa certe cose, quando noi eletti e Consiglieri non possiamo avere accesso a tali informazioni. Mi spiace veramente che sia sceso così in basso, volutamente, per spostare il dibattito su altre cose che oggi non c'entravano e denigrare completamente il lavoro che in quest'aula è stato fatto in questo mesi e soprattutto in questo anni.

Presidente - Ha chiesto la parola per dichiarazione di voto il collega Cognetta, ne ha facoltà.

Cognetta (M5S) - Grazie Presidente.

Mi ha fatto molto piacere l'intervento del Presidente Rollandin, perché ho capito che questa crisi lo ha un po' ringanzullito: la cosa mi fa davvero piacere! Sì, perché lo vedo più...ringalluzzito! Questa è una notizia molto positiva, voglio dire: le crisi non è vero che fanno male, ma fanno bene.

Volevo dare uno spunto al candidato Presidente del Consiglio, ex Assessore collega Marco Viérin, fargli presente che - lei dirà che non c'entra nulla, ma è solo per spiegare - l'incoronazione del figlio di Juan Carlos, del famoso Re di Spagna, costerà 100 mila euro, che in effetti è un po' poco, perché non so se sa le spese che ogni tanto facciamo come Presidenza del Consiglio; per restare in tema, La Donna dell'anno ci è costata 125 mila euro. Quindi, io sono favorevole a sponsorizzare la futura incoronazione del Re di Spagna come Presidenza del Consiglio: gli diamo qualche soldo, visto - diciamo così - tutte quante le sponsorizzazioni (Topolino, Pippo, feste di musica, tutto quello che facciamo), così magari possiamo mettere anche la nostra effigie, il nostro emblema su questa incoronazione che potrebbe essere anche un ritorno di immagine mica male per la Valle d'Aosta. Gli diamo qualche soldo: 20-30-50 mila euro, così anche loro fanno una festa di livello; insomma, è un'incoronazione, non è mica cosa che capita tutti i giorni! Questo solo per dire che magari vorremmo un cambio di gestione nel futuro Presidente eventuale di questo Consiglio.

Un'altra cosa che mi preme sottolineare rispetto a quello che è accaduto oggi (sono le 18 e 21) in 3 ore e 21, è che non riusciamo a parlarci: ormai è chiaro. Non riusciamo a parlarci soprattutto perché, probabilmente - questa è una mia opinione personale, della quale mi assumo la responsabilità - tra forze di maggioranza già non vi parlate spesso, quindi è difficile che poi riusciate a parlare con noi. Non riuscite, diciamo così, a trovare una sintesi e quindi chiaramente poi i problemi sono sempre i nostri. È una cosa che è accaduta anche durante la crisi che abbiamo appena finito, tant'è che una settimana fa ci siamo lasciati dicendo: va beh, ci incontriamo e ne parliamo. Invece pare che non dovevamo essere noi, che dovevate essere voi, che non eravamo i movimenti, ma erano i Consiglieri: insomma, era tutta una serie di questioni che non siamo riusciti a mettere insieme. La cosa mi risulta un po' strana, in quanto a noi ha fatto piacere che lei sia stato messo nell'ufficio accanto al nostro: ci siamo visti diverse volte, abbiamo parlato. Magari avessimo fatto una questione più ufficiale, anche noi ne avremmo giovato: non stavamo qui a discutere 3 ore e 22, adesso. Scusate se faccio di corsa.

Un'ultima cosa che vorrei sottolineare rispetto a questa giornata è che, probabilmente, se il Presidente Rollandin ritiene che il cambio, diciamo così, di strategia dev'essere che dobbiamo stare zitti, ridere alle sue battute e far finta che va tutto bene, ma noi potremmo anche farlo per il bene della Valle d'Aosta! Per quanto riguarda - sto parlando per me e il mio collega Ferrero, eh; non vorrei... - dicevo, potremmo anche farlo, però almeno ce lo dica chiaramente! Perlomeno quello! Non è che facciamo finta di fare discorsi di livello elevato e poi alla fine vuole semplicemente che ci stiamo zitti e basta. Prima, in Capigruppo, ha detto: è chiaro che se ci mettiamo tutti d'accordo - ha detto - diventa un po' un pastrocchio, perché poi ognuno deve mantenere le sue posizioni. Forse dobbiamo solo fare finta di mantenere le proprie posizioni e poi far finta che va tutto bene. Questo mi era parso di leggere di là. Magari ho capito male, però se lei me lo fa capire meglio, io sono qua.

Presidente - Grazie. Ha chiesto la parola per dichiarazione di voto il collega Donzel, ne ha facoltà.

Donzel (PD-SIN.VDA) - Grazie.

C'è modo e modo di giocare e vincere le partite. Ci sono quelli che guardano, come in questo caso, all'interesse di una Regione che è in enorme difficoltà economica. Per quanto riguarda il mondo delle imprese, i dati di Banca d'Italia sono terrificanti e quindi servirebbe un approccio che è quello di dire: mettiamo insieme le energie, mantenendo distanti i rapporti, cioè la maggioranza è stata eletta per fare la maggioranza, la minoranza deve fare la minoranza, ma se ci sono delle idee buone, delle idee valide, sfruttiamole per dare risposte ai valdostani. Invece, assistiamo a uno show: ci fa piacere vedere in ottima forma il nostro Presidente della Regione, perché auguriamo il bene e la salute a tutti, però lo vediamo meglio quando indossa i panni dell'uomo pragmatico, piuttosto che quelli del comico.

Intanto, per precisare: lei non può, sapendo la cultura che lei ha e la conoscenza della nostra autonomia, paragonare il Consiglio regionale della Valle d'Aosta a dei Consigli regionali eletti col sistema maggioritario, che hanno tutt'altra storia e tutt'altri numeri al loro interno, tutt'altro funzionamento. Quelli sono eletti col sistema maggioritario, mentre qui c'è un sistema ancora sostanzialmente a base proporzionale con dei numeri che gli altri non hanno, diciotto a diciassette, lo ripetiamo, che imponevano un atteggiamento diverso nella gestione maggioranza minoranza. Non ha voluto neanche starci a sentire, tanto per darci idea di quella che è la sua idea del dialogo.

Venendo a quella farsa in cui il Capogruppo dell'Union ha voluto rappresentare la Conferenza dei Capigruppo come un luogo in cui si è voluto rimarcare l'importanza del dialogo, beh, noi siamo molto limitati, collega Farcoz, ci abbiamo messo alcuni giorni a discutere fra di noi, a condividere alcuni punti, perché siamo comunque forze politiche diverse. Pensare che in dieci minuti si possano affrontare temi che da anni sono dei nodi difficili da sciogliere in Consiglio regionale, è puerile, me lo consenta: è puerile!

Che le forze politiche, Presidente Rollandin, non debbano essere coinvolte, mi sembra veramente un'assurdità. Anzi, noi pensiamo che senza la spinta delle forze politiche dell'Union Valdôtaine e della Stella Alpina - lo chiediamo ai Consiglieri regionali e soprattutto agli Assessori, perché la proposta era rivolta al Presidente del Consiglio e agli Assessori, di ridursi l'indennità - e beh, col piffero che se la ridurranno mai l'indennità! Serve quindi una spinta della società, delle forze politiche, per far mettere in testa a dei signori che l'indennità non se la vogliono toccare, che è arrivato il momento. Penso che anche l'Union Valdôtaine avrà degli iscritti, dei terminali sul territorio, quindi probabilmente quel movimento lì qualche pressione sui suoi eletti la può fare: non dare ordini, perché gli eletti io penso che giustamente debbano esercitare il loro mandato, ma qualche pressione la possono fare. È quindi assolutamente ridicolo che le forze politiche non possano intervenire nel merito della riduzione dei costi della politica.

E che dire delle altre proposte, dove comunque anche l'esigenza di trasparenza, di pubblicità, può essere sentita dalle forze politiche e può essere posta come problema: mica ci devono dare delle prescrizioni! Era il tentativo di dire: visto che si erano aperti dei tavoli, anziché... Abbiamo subito deciso che, quando c'è una faccenda che riguarda il Consiglio: fuori le forze politiche e ce la giochiamo qui tra di noi. Bene, me ne ricorderò per il futuro! Quando capiterà che magari vi inventate un finto tavolo di forze politiche, dirò "eh no! Questa è una partita che si gioca in Consiglio regionale, perché è lì che si vota". Mi sembra che ce le potevamo risparmiare queste uscite che stanno veramente spiazzando quel tentativo di dare un senso a una crisi politica.

Io non vorrei che, riaffermato il principio che adesso c'è di nuovo un Governo, ci sono di nuovo diciotto voti, si possa pensare di governare così, di nuovo a colpi di norme che arrivano, di imposizioni. Sono molto preoccupato sul fatto che in un clima di questo tipo possa arrivare in discussione l'assestamento di bilancio, perché noi idee ne abbiamo, ne vogliamo parlare in modo serio, non vogliamo che si ridicolizzi il Consiglio regionale e il dibattito in quest'aula, quindi manterremo la nostra serietà, il nostro atteggiamento serioso. Se la maggioranza ha tanto voglia di ridere e scherzare, saranno i numeri e i dati che porteremo in quest'aula a far vedere che c'è poco da ridere e molto da lavorare.

Presidente - Grazie. Ci sono altre dichiarazioni di voto? Ha chiesto la parola per dichiarazione di voto il collega Viérin Laurent, ne ha facoltà.

Viérin L. (UVP) - Merci Président. On a écouté la seule réplique qui est arrivée sur ce sujet, au-delà des interventions des collègues: c'est qu'il n'est pire sourd que celui qui ne veut pas entendre.

Abbiamo assistito nel dibattito di questo pomeriggio, collega Cognetta, non tanto al problema di parlarsi, ma probabilmente al problema di capirsi. Perché ci si può anche parlare tante volte, ma il problema è che se non ci si capisce, o meglio, se non si ha la possibilità di capirsi, diventa poi difficile arrivare a una conclusione. Il dialogo tra sordi, che siano poi sordi in modo pretestuoso o perché non abbiamo magari espresso bene il nostro pensiero, è un dialogo difficilmente realizzabile. E accanto ai sordi ci sono anche i muti, nel senso che il mutismo del candidato alla Presidenza, che forse ha troppo parlato l'altra settimana e quindi se ne è ben guardato questa settimana, a parte ripassare il discorso di insediamento, che probabilmente già si assapora, porta ad una necessità di ripuntualizzare alcuni aspetti.

Solo per puntualizzare: noi abbiamo detto una cosa diversa, Presidente, nella nostra remora su questa settimana. Noi abbiamo detto semplicemente questo: il percorso avrebbe anche potuto portare ad una Presidenza espressa dalla maggioranza, ma noi avremmo auspicato che una condivisione prima di contenuti e poi eventualmente una condivisione di un nome poteva arrivare in modo diverso; questo ci siamo limitati a dire, al di là di altre considerazioni; questo è il rammarico. Poi noi abbiamo anche detto: voi avete anche i numeri, al di là dell'auspicio dell'ex Assessore Farcoz che dice "speriamo che ce lo votino", ma noi sappiamo che voi avete i numeri della maggioranza e quindi noi, come ruolo di opposizione, semplicemente rivendicavamo un percorso diverso. Questo semplicemente per esprimere bene il pensiero. È chiaro che il metodo della scelta di una condivisione del percorso non è stato realizzabile, così come il dialogo, perché probabilmente - abbiamo usato il probabilmente - questa quadratura di un rimpasto aveva già delle determinazioni ben precise. Non è che siamo così ingenui da non capire che voi il dialogo o il dialogo tra sordi o tra chi non può capirsi perché ci sono altre questioni, non è arrivato semplicemente perché non poteva arrivare, a causa di questo di questo rimpasto. È chiaro che probabilmente il collega Marco Viérin l'altra settimana si è un po' spinto oltre, allora noi avevamo un po' aspettato che si parlasse innanzitutto di contenuti, che invece nel silenzio anche di questo pomeriggio su tutti i temi posti, al di là poi dell'esprimerli dopo la votazione, noi li avremmo auspicati prima della votazione da un candidato alla Presidenza. Ecco qual è il nostro pensiero.

lei si è un po' spinto oltre. De Gaulle diceva che, poiché un politico non crede mai in quello che dice, quando viene preso alla lettera rimane sempre molto sorpreso. lei oggi ci sembra un po' sorpreso, nel senso che il suo silenzio forse è anche sorpresa. Noi l'abbiamo presa alla lettera, l'altra settimana: lei ha detto apriamo un dialogo, un confronto, i contenuti; purtroppo lei era già stato designato da altri e questo non ci è piaciuto; l'ha detto anche qualche altro collega. Avete deciso, questa è la vostra scelta, noi la rispettiamo, però non venite anche a chiederci poi la condivisione in termini di espressione di voto: ecco quello che noi volevamo dire.

Perché la crisi non si è ancora conclusa: la crisi si conclude eventualmente oggi con questa elezione. La crisi si conclude oggi eventualmente con questa elezione! Ecco perché voi non avete potuto aprire un dialogo eventualmente anche sulle persone, oltre che sui contenuti, perché quella casella, a quella persona, di quella forza politica conclude eventualmente una crisi. Questa è la realtà! Quindi noi esprimiamo semplicemente il nostro stupore per questo. Avete fatto la vostra uscita la settimana scorsa e siete stati in difficoltà, e oggi queste sono le conseguenze.

Su altre questioni è chiaro che noi avremmo auspicato un percorso diverso, perché il ruolo di garanzia è espressione nella Presidenza del Consiglio. È chiaro che i contenuti li giudicheremo dalle azioni concrete: erano semplicemente richieste. La nostra era una lista di richieste, per indicare nelle sensibilità di chi andrà a presentarsi alla carica di Presidente del Consiglio, che venissero tenute in conto queste sensibilità. Ecco perché noi ci auspicavamo un suo intervento, collega Marco Viérin, nel dire: ma bene, ci sono queste questioni, io mi occuperò di questo, mi occuperò della francofonia, piuttosto che della riduzione dei costi della politica. lei lo dirà dopo essere stato eletto, ma di solito si va in campagna elettorale, si promette - poi si disattende, eh! Poi si disattende - però ci si presenta con un programma e la gente si esprime in base, al di là del nome, della simpatia, sui programmi che oggi lei non ci ha espresso. Quindi noi non sappiamo e a scatola chiusa sinceramente non ce la sentiamo.

Avevamo un auspicio: il collega Farcoz auspica che arrivino i voti da parte vostra, noi auspicavamo che i contenuti, al di là del suo silenzio, arrivassero in modo concreto. Non è avvenuto - e concludo Presidente - non c'è problema. Abbiamo capito che lei, collega Marco Viérin, prima ancora di iniziare è stato declassato. Qualcun altro è stato declassato proprio dal ruolo che aveva, lei è stato declassato ad un ruolo probabilmente di moderatore: darà e toglierà la parola, perché non abbiamo ancora sentito propositi. Però se voi ci dite "prima votate e poi vediamo", beh, noi vi diciamo: intanto iniziate a votare voi, poi vedremo.

Presidente - Grazie. Per dichiarazione di voto il collega Bertschy. Ne ha la facoltà.

Bertschy (UVP) - Grazie Presidente.

In conclusione di questo dibattito, dove come sempre abbiamo avuto la capacità, noi dell'opposizione, di creare una discussione e il Presidente Rollandin e pochi altri di alimentare le repliche, abbiamo la possibilità di trarre le conclusioni. Conclusioni che ancora una volta evidenziano come la XIV legislatura, che poteva avere una svolta, a questo punto e in conclusione di questa crisi ricomincerà per ora nella stessa maniera nella quale si è conclusa. Presidente, lei diceva che c'era poca voglia di dialogare due mesi fa: non poteva che essere la risposta di come siamo stati trattati per un anno. La storia bisogna ricordarsela tutta: se noi ci siamo comportati in una certa maniera è perché per un anno di fila abbiamo solo preso pesci in faccia. E oggi ricominciamo da qui. Speriamo che le cose che vi abbiamo detto vi convincano che noi non vogliamo andare avanti in questa maniera.

Certo, andate sull'usato sicuro! Marco Viérin è alla quinta legislatura, il Presidente Rollandin è un uomo esperto: più di così questo Consiglio regionale non può chiedere. Una ventata di novità sarebbe stato il minimo che in una Regione a Statuto autonomo avremmo potuto pensare, al di là delle persone. Certo che l'autonomia...è vero, fuori ci sono tanti movimenti e partiti politici che raddoppiano le cariche, qui si poteva dare un esempio positivo per distinguerci. Una maggioranza che guadagna un solo voto sulla minoranza poteva fare un beau geste, almeno di discutere la possibilità. Non è stato voluto e ne prendiamo atto, com'è giusto che ne prendano atto il Presidente dell'Union Valdôtaine e della Stella Alpina, Pastoret e Martin, che oggi sono stati, almeno per qualche ora, esautorati dal loro ruolo: che stiano tranquilli, perché ci pensa come sempre, e fa bene - come ho già detto lo scorso Consiglio regionale - il Presidente Rollandin, il quale ha un suo metodo di portare avanti la politica e lo rappresenta nelle occasioni che contano.

Noi oggi non possiamo che vedere due filosofie, due visioni diverse della politica che non si incontrano, come sempre, maggioranza e minoranza. Non ci incontriamo, perché noi immaginiamo che la politica sia mettersi al servizio dei cittadini e non di quelli che semplicemente rappresentiamo come movimenti e come partiti. I cittadini non sono solo cittadini quando hanno delle tessere, lo sono sempre e questo ce lo si dimentica. Una visione differente che presuppone, con un modello differente, degli interpreti differenti a portarli avanti, perché se no, se così non fosse - e credo che tra qualche minuto sentiremo anche alcune altre cose - se così non fosse basterebbe dire: votiamo una persona, poi qualche cosa si fa, tanto non è che ci sono differenze. L'ha detto bene il Presidente Rollandin: siamo tutti uguali, ma cosa stiamo tanto a dire, cerchiamo quello che ha più tempo, più esperienza, come in questo caso, fa lui e si va avanti.

Noi ci aspettavamo un segnale di cambiamento. Questa volta ce lo aspettavamo veramente, l'abbiamo aspettato fino all'una del pomeriggio, quando ci siamo riuniti come eletti coi nostri presidenti e segretari di movimenti, chiedendogli se per caso era arrivato questo "s-m-s", perché ormai il telefono non si usa più, ma magari un s-m-s poteva arrivare: nulla! Perché era già previsto che nei Capigruppo ci avrebbero detto in dieci minuti: discutiamo delle cose e andiamo avanti. Lo ripeto: non contesto il metodo, perché è un metodo che si conosce! È talmente ben utilizzato che va avanti e siamo qui giustamente a parlare di un Governo che va avanti col Rollandin bis. Che problema c'è? L'importante è esserne a conoscenza, non farne parte e dimenticarsi.

Noi, quindi, in assenza di questo segnale di cambiamento, crediamo sia opportuno da parte delle forze di opposizione presentare una nostra candidatura. C'est pour une gestion différente, plus transparente, plus attentive de l'histoire du Conseil de la Vallée, plus représentative et bien sûr plus proche à notre Statut d'autonomie, pour la défense de notre identité linguistique, qui doit être part en premier lieu des charges les plus importantes de notre Région. C'est donc au nom des forces d'opposition du programme et des objectifs que nous avons présentés, que je propose la candidature de Patrizia Morelli à la charge de Président du Conseil de la Vallée. Non la presentiamo perché "dobbiamo" mettere una donna, la presentiamo perché crediamo nel suo valore. Nous la indiquons pas dans le sens d'une répartition des fauteuils ou de simple compte mathématique, nous la indiquons et soutenons pour ses qualités, ses valeurs, ses idéaux, pour lesquels s'est toujours battue avec honnêteté et conviction. Patrizia travaille dès toujours en défense de la Vallée d'Aoste, de son autonomie, de son identité, de son particularisme linguistique, elle défend et soutient le fédéralisme, elle croit dans le dialogue, l'écoute et le respect de la personne. Per le forze di opposizione è il candidato ideale per portare avanti anche alla Presidenza del Consiglio un sistema per cambiare la politica in Valle d'Aosta.

Presidente - Vi sono altre dichiarazioni di voto? Ha chiesto la parola la collega Patrizia Morelli, ne ha facoltà.

Morelli (ALPE) - Merci Monsieur le Président.

Président Rollandin, je me joins aux autres collègues, pour me réjouir que vous ayez retrouvé le sens de l'humour et de la boutade, après vous avoir vu pendant les deux derniers mois toujours plus tendu et plus sombre. Nous sommes des adversaires politiques, mais je crois que nous tenons à la santé de tout le monde. Tuttavia, non ho apprezzato né il suo passaggio sulla collega Rini, definita "la donna messa in Giunta", né il ritratto tracciato della figura del Presidente del Consiglio. Fossi nei panni del collega Marco Viérin qualche piccolo appunto forse glielo farei.

Siamo veramente portatori di visioni diverse - hanno ragione i colleghi che lo hanno sottolineato - per certi versi inconciliabili. Dunque è giusto e bene che le posizioni rimangano distinte, perché ha ragione quel giornalista che oggi ha scritto sul La Stampa: l'unanimismo politico sa offrire solo sterilità. Noi proviamo sommessamente ad offrire dei contenuti, semplici, perfettibili, ma che riteniamo possano cominciare ad imprimere un reale cambiamento. Ne hanno già parlato i colleghi che mi hanno preceduto, io voglio semplicemente, per chiarezza, ribadire in modo sintetico quali sono i contenuti che noi avremmo voluto sottoporre alla maggioranza.

In primis, la riduzione dei costi della democrazia, con la riduzione del compenso del Presidente del Consiglio, ridotto al livello di quello degli Assessori, dei Vicepresidenti del Consiglio, dimezzati, dei Presidenti delle Commissioni consiliari e dei Segretari dell'Ufficio di Presidenza, come d'altronde avevamo già proposto durante gli emendamenti della finanziaria. Secondo punto, pubblicità delle sedute di Commissione: è già stato ben detto dai colleghi, noi riteniamo che il Consiglio debba essere una casa trasparente e che i cittadini debbano avere la possibilità di seguire tutti i lavori del Consiglio. Quindi, se attualmente le sedute delle Commissioni non sono pubbliche, noi proponiamo che le sedute delle Commissioni siano pubbliche e che soltanto in casi eccezionali si svolgano sedute chiuse. Proponiamo l'istituzione di una Commissione speciale per la riforma del Titolo V, perché il tema dell'autonomia lo riteniamo assolutamente prioritario, ma riteniamo ugualmente importante l'istituzione di una Commissione speciale sulle società partecipate, che avevamo già avanzato e che era stata rifiutata. Poi c'è un passaggio sulle attività istituzionali e culturali, in un'ottica di razionalizzazione dei costi, ma anche nell'ottica di conferire un carattere di maggiore sobrietà alla Presidenza del Consiglio e per finalizzare l'attività del Consiglio al suo ruolo istituzionale e normativo. Essenzialmente, noi pensiamo che sia necessario rimodulare in riduzione l'importo assegnato al bilancio del Consiglio, come già abbiamo proposto, e che si debbano fissare dei criteri per regolamentare la natura delle attività organizzate dal Consiglio, riconducendole a finalità prettamente istituzionali e poi che si debba prevedere una programmazione annuale almeno per l'ottanta percento delle attività. Non è pensabile, come è già stato ricordato, che il Consiglio diventi lo sponsor delle più varie attività sul territorio. Il Consiglio ha una sua natura istituzionale che crediamo vada valorizzata e rispettata. Il Presidente dev'essere il garante dell'applicazione degli atti approvati in Consiglio, deve vigilare costantemente all'applicazione e all'attuazione degli atti approvati e rendersene garante. E poi riteniamo che si debba garantire la diffusione televisiva, ma anche radiofonica del Consiglio. Infine, l'ultimo passaggio di questo documento che avevamo predisposto, riguarda una riorganizzazione del personale del Consiglio, che è effettivamente un aspetto tecnico, come è stato fatto osservare dal Presidente Rollandin, ma del quale abbiamo già discusso lungamente, anche all'interno della Conferenza dei Capigruppo, senza mai per il momento giungere ad una reale concretizzazione.

Io concludo il mio intervento ringraziando tutti i colleghi dell'opposizione per la fiducia che mi viene accordata, di cui mi sento molto onorata. Grazie.

Presidente - Non vi sono altre dichiarazioni di voto? Se non vi sono altre dichiarazioni di voto, procediamo alla votazione. Chiedo scusa, ha chiesto la parola il collega Viérin Laurent.

Viérin L. (UVP) - Solo per una questione tecnica. Essendoci delle omonimie ed essendo che molto probabilmente per votare il collega Viérin bisogna utilizzare anche il nome, chiederemmo, onde evitare il controllo del voto, che siano indicate esplicitamente le modalità, cioè nome e cognome o cognome e nome del candidato, in modo da evitare che ci sia il controllo. Grazie.

Presidente - Sì, in caso di omonimia bisogna scrivere ovviamente il cognome oltre al nome di battesimo: il nome e il cognome. Il regolamento non prevede di scrivere in stampatello o meno: il nome e il cognome. Ha chiesto la parola il collega Viérin Laurent, per mozione d'ordine?

Viérin L. (UVP) - Solo per chiarire. Quindi sulla scheda si scrive il nome e il cognome, in caso di omonimia, e solo il cognome in caso non ci sia omonimia. L'ordine è questo, grazie.

Presidente -Ha chiesto la parola il collega Nogara.

Nogara (UVP) - Per essere chiari, visto che sono scrutatore, per capire. Volevo sapere se ci sono dei problemi se è in stampatello, in corsivo, se non ci devono essere dei punti...chiedo solo queste cose qua!

Presidente - Abbiamo deciso di scrivere il nome e il cognome: uno può scriverlo come vuole! L'importante è che si capisca il nome e il cognome: se c'è un'altra candidatura per la quale non c'è omonimia, può essere indicato solo il cognome.

Allora procediamo alla votazione. La votazione verrà fatta nella cabina di voto, il collega Segretario chiamerà a uno a uno i Consiglieri, verrà consegnata una scheda e la penna dall'usciere e poi la scheda verrà depositata nell'urna in mezzo all'aula. Dichiaro aperta la votazione.

Appel nominal

I Consiglieri scrutatori sono Nogara, Borrello, Restano e il Consigliere Segretario Follien.

Dichiaro l'esito della votazione.

Presenti: 35

Votanti: 35

Schede nulle: 1

Schede valide: 34

Hanno preso voti:

Viérin Marco: 17

Morelli Patrizia: 17

(applausi in aula)

Non si applaude in aula, grazie.

Procediamo, quindi a una seconda votazione. Ricordo che bisogna indicare nome e cognome in caso di omonimia, e visto che un candidato, Viérin Marco, ha un altro collega che si chiama Viérin Laurent, bisogna quindi indicare nome e cognome. Ha chiesto la parola il collega Viérin Laurent, ne ha facoltà.

Viérin L. (UVP) - Grazie Presidente.

Noi avevamo posto, volutamente, la questione dell'omonimia, per evitare che ci fossero degli errori. Noi prendiamo atto dell'esito della votazione e della questione della non validità di una scheda. Le ricordiamo intanto, se forse vuole ripetere, le modalità di voto, perché noi facciamo sicuramente tesoro di quello che è successo e crediamo che l'acutezza degli eletti in quest'aula sia proporzionale alla capacità di scrivere nome e cognome su una scheda. Ci auspichiamo, per la maggioranza, che si una questione di errore. Quindi, Presidente, le chiediamo semplicemente se vuole ripetere in modo più esplicito come si vota: siamo in un'aula di Consiglio regionale, fa strano che un minuto dopo l'aver spiegato come si vota, ci sia un errore del genere. Poi lasciamo a voi le valutazioni politiche del caso.

Presidente - Ripeto, come ho già fatto prima, le modalità di voto: si deve indicare nei casi di omonimia, come lo è nel caso del candidato Viérin Marco, nome e cognome: nome e cognome! Nel caso dell'altro candidato è sufficiente il cognome. Procediamo alla seconda votazione. Invito il Consigliere segretario a chiamare al tavolo di votazione i singoli Consiglieri cui verranno assegnate una penna, da parte dell'usciere e una scheda sulla quale bisognerà indicare nome e cognome del candidato in caso di omonimia ed eventualmente anche solo il cognome nel caso di non omonimia. Procediamo di nuovo alla votazione.

Appel nominal

Invito gli scrutatori, Nogara, Restano e Borrello, insieme al Consigliere Segretario Follien.

Esito della seconda votazione.

Presenti: 35

Votanti: 35

Schede nulle: 1

Schede valide: 34

Hanno riportato voti:

Viérin Marco: 17

Morelli Patrizia: 17

Si procede, quindi, alla terza votazione...

(voci fuori microfono)

...ma io posso dirlo tante volte! Il fatto è che voi ascoltiate bene, perché qui mi sembra che qualcuno non voglia ascoltare e poi dà la colpa al Presidente. Allora, su richiesta io ho detto: si vota nome e cognome nel caso di omonimia. Qui c'è solo un candidato per il quale c'é omonimia e si chiama Marco Viérin. Per l'altro candidato è sufficiente il cognome o il nome e cognome, non ha importanza, perché non c'è omonimia. Ecco, quindi la Presidenza non può far altro che ripetere per l'ennesima volta la stessa cosa che ripeto da mezz'ora! Forse c'è qualcuno che sta giocando, ma allora non è colpa assolutamente della Presidenza del Consiglio che deve applicare le cose che ha detto davanti a tutti. È chiaro? Nome e cognome nel caso di omonimia; per l'altra candidatura si può mettere nome e cognome o cognome. Così è stato richiesto e così è stato accettato, possiamo procedere? Ha chiesto la parola il collega Bertschy, ne ha facoltà.

Bertschy (UVP) - Sì Presidente, intanto per ringraziarla per il rigore che sta mettendo in questa votazione e, tra l'altro, anche per segnalare come è assurdo come lei debba spiegare, probabilmente ai suoi colleghi componenti di maggioranza, per la quarta volta come si vota. Se non si vuol vedere è chiaro che poi pian pianino le cose magari si sistemeranno, ma questo in politica si chiama un segnale che si dà, di un certo tipo.

Non c'è soddisfazione per questa candidatura, non stiamo tanto qua a raccontarcela: non si riesce a far diciotto, siamo diciassette e mezzo, diciassette e tre quarti, forse arriveremo a diciotto. Fossi il collega Marco Viérin, che non ha potuto neanche parlare per presentare la sua candidatura e oggi non si vede esprimere il voto nelle prime due votazioni, non credo posso avere questa grande soddisfazione ed è l'indicazione del percorso sbagliato che è stato fatto dalla maggioranza per arrivare alla sua indicazione alla Presidenza. Non se lo merita neanche lui!

Rispetto a questo, forse, una considerazione politica ulteriore sul passaggio che avete fatto per arrivare a una carica così importante, è il caso che la si faccia. Sforziamo ancora la terza votazione e la quarta per vedere se strappiamo il diciottesimo voto? O cerchiamo un ragionamento condiviso una volta per tutte? Se vogliamo andare avanti così, andate avanti così! Sarà così per i prossimi atti, dove qualcuno avrà mal di pancia: sarà sempre così! Si ricomincia come ci siamo lasciati il 26 marzo. Ogni tanto qualcuno deve dare, attraverso questo voto segreto, dei segnali chiari di non essere soddisfatto delle scelte politiche, delle discussioni, dei percorsi fatti. Se si vuol far finta che qui dentro ci siano persone che non sentono e che non abbiano capito che il Presidente André Lanièce abbia indicato che si deve indicare nome e cognome per votare il candidato in caso di omonimia, beh si fa finta di non cogliere il segnale politico! Se poi si vuol confondere il fatto che qualcuno di noi ha aggiunto anche il nome, beh è un altro discorso ancora. Il segnale politico è talmente chiaro: una volta Viérin, una volta Viérin Marco, poi vedremo se la terza votazione andrà bene. Però non c'è soddisfazione né per la candidatura, né per il progetto e né per il percorso che è stato fatto. Quindi vediamo se da parte vostra c'è voglia di riflettere su questa situazione politica e se no a ognuno le sue valutazioni. Questa è la Presidenza del Consiglio regionale, non è una carica che si fa a colpi di piccoli pezzi di voti che arrivano, per la seconda volta in questa legislatura, alla terza e alla quarta votazione. Probabilmente qualche errore politico - anzi: non probabilmente! - gli errori politici li avete fatti anche questa volta e il voto lo dimostra.

Presidente - Ha chiesto di parlare il collega Chatrian, ne ha la facoltà.

Chatrian (ALPE) - Grazie Presidente. Innanzitutto per ringraziarla, per la correttezza e soprattutto per la sua schiettezza. Le prime due votazioni: è molto chiaro e palese! Qualcuno della maggioranza non è d'accordo, vuole segnalarlo, quindi noi abbiamo fatto bene, come forze di opposizione, all'inizio di questa votazione a richiedere la segretezza del voto; la forma diventa sostanza. E nel dibattito che abbiamo avuto solo poc'anzi, mi sembra importante che un Presidente del Consiglio non sia solo votato per togliere o dare la parola. Il ruolo del Presidente del Consiglio, vero e serio, deve garantire segretezza del voto, trasparenza e soprattutto, come in questo caso, se ci sono dei problemi, che sia chiaro e inequivocabile che se qualcuno vuole controllare il voto noi dobbiamo evitarlo. Solo con una Presidenza chiara, determinata e seria, a questo punto il tutto non deve più accadere. Grazie.

Presidente - Ha chiesto la parola il collega Donzel, ne ha la facoltà.

Donzel (PD-SIN.VDA) - Grazie Presidente, per come sta conducendo questo difficile momento dal punto di vista della tensione che si è creata in aula. Ci tengo a precisare che alle prime due votazioni successive all'elezione del nuovo Governo la maggioranza non raggiunge i diciotto voti. Allora, invece di irridere il dialogo, di dire che si può procedere facendo finta di niente, si dovrebbe cominciare a far finta che questo dialogo deve da qualche parte partire. Se volete insistere su questa strada, andrete veramente a mettere fortemente in discussione questa legislatura. Allora, che senso ha avuto dire ai valdostani che visto che il momento è difficile bisogna cercare il dialogo, bisogna risolvere insieme i problemi, se poi non lo fate, se poi vi incaponite di fare di testa vostra.

I valdostani ci stanno guardando, si rendono conto che siete andati a raccontare a tutti in giro che non volevate le elezioni per il bene dei cittadini, eccetera e poi regolarmente mettete in difficoltà quest'aula con dei comportamenti che sono inequivocabili. Perché nessuno qui è analfabeta, tutti hanno sentito le modalità di voto, quindi è evidente che siamo di fronte a quei casi di quei documenti liberi di dire o liberi di votare. Sono dei messaggi trasversali che vengono mandati con questi voti ed è importante che ci sia garantita l'assoluta segretezza del voto e non ci siano quelle manovre, che sono state fatte nel caso dell'insindacabilità, di non partecipare al voto per controllare il voto dei Consiglieri regionali: mi ero lamentato l'altra volta, e qui siamo di nuovo a un caso analogo. Ecco perché ci vuole la massima serietà nel controllo delle schede e non possono essere accettate schede che non rispondano ai requisiti che sono stati illustrati in modo chiaro ed esplicito dalla Presidenza. Comunque una maggioranza seria non insisterebbe in questa sfida senza senso, perché dopo due voti in cui non si raggiunge il quorum il candidato è ritirato: qui non è arrivato a diciotto; avesse avuto i diciotto e diciotto, si capirebbe perché si può andare avanti, ma in questo caso si dovrebbe per serietà ritirare il candidato.

Presidente - Ha chiesto la parola il collega Ferrero, ne ha facoltà.

Ferrero (M5S) - Grazie Presidente. Volevo semplicemente far notare che l'opposizione responsabilmente non ha fatto ostruzionismo, siamo rimasti in aula, abbiamo partecipato alle votazioni, potevamo uscire e quello che era stato il pronostico fatto dal Presidente Rollandin ovviamente non si è verificato.

Ci teniamo a segnalare che, al di là di tutto, qui o si fa un Consiglio straordinario per fare un corso accelerato ai vostri Consiglieri, per riuscire a capire come si vota: questa potrebbe essere un'ipotesi. La mia ipotesi degli ulteriori otto Assessori sarebbe quella che potrebbe salvarvi. Quindi le ipotesi più strane alla fine sono quelle che poi potrebbero consentire a voi effettivamente di avere una maggioranza, perché questo non è un inizio, questo per voi è l'inizio della fine. E adesso, effettivamente il Presidente Rollandin - peccato che non ci sia l'inquadratura - effettivamente deve aver mangiato non un rospo, due rospi, per cui ecco che il sorriso si è improvvisamente spento. Noi chiediamo quindi subito una Conferenza Capigruppo.

Presidente - Siamo sotto votazione, quindi non possiamo interrompere i lavori. Stiamo facendo una votazione. Procediamo... Ha chiesto la parola il collega Bertschy, ne ha facoltà.

Bertschy (UVP) - Non so se si può interrompere la votazione, ma fare delle considerazioni politiche da parte vostra sicuramente! Questo è l'aspetto che forse riviene anche al Presidente: non credo sia così orgoglioso di questa situazione neanche il collega Marco Viérin! È il caso di andare avanti in questa direzione? Di ricominciare in questa situazione? Da parte vostra, se volete tentare il colpo, il terzo magari vi va bene, ma politicamente in segnale è chiaro lo stesso! Vogliamo provare a trovare un candidato condiviso, a fare un percorso condiviso con le forze politiche, oppure andiamo avanti e diamo questo ultimo strappo per vedere se le cose funzionano? L'altra settimana eravate disponibili al dialogo. Adesso avete votate due volte e non siete arrivati a diciotto: un segnale in più forse per dialogare e magari trovare una condizione!

Presidente - Se non vi sono richieste di intervento, procediamo alla terza votazione. Ricordo le modalità: sarete chiamati dal Consigliere Segretario al tavolo di votazione, vi verrà consegnata una penna dall'usciere, un foglio dal Consigliere Segretario e si indica nel caso di omonimia nome e cognome, nome e cognome! Nel caso di non omonimia si può scrivere cognome o cognome e nome, su questo non c'è stata richiesta diversa, per cui va bene qualsiasi cosa. Procediamo alla votazione.

Appel nominal

Invito gli scrutatori Borrello, Restano, Nogara e il Consigliere Segretario Follien a procedere al controllo della votazione.

Risultati della terza votazione:

Presenti: 35

Votanti: 35

Hanno riportato voti:

Morelli Patrizia: 17

Viérin Marco: 18

In base all'esito della votazione, proclamo eletto Presidente del Consiglio il Consigliere Marco Viérin. Porgo a nome mio e di tutto il Consiglio regionale le felicitazioni al nuovo Presidente e lo invito a prendere posto al banco della Presidenza.

Si dà atto che alle ore 20 assume la presidenza il Presidente Marco Viérin.