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Forum: Convenzione per lo Statuto

21 settembre 2007

Il mio parere.

Corrado Olivotto

Essendo stato tra coloro che, in altre sedi, hanno caldeggiato una revisione dei contenuti dell'autonomia regionale e dei suoi presupposti, voglio, con questo intervento, proporre anche qui la mia visione, non ideologica e profondamente liberale, delle motivazioni che dovrebbero stare alla base del regime di autogoverno valdostano e delle forme che esso dovrebbe assumere.

PRESUPPOSTI
Quello dei presupposti è sempre stato il punto dolente, l'argomento che non mi ha mai permesso di essere accettato a pieno titolo nella grande famiglia degli autonomisti.
Pur essendo assai lontano dalla sua parte politica mi trovo a condividere l'opinione di fondo dell'amico Giancarlo Borluzzi che da tempo ha concentrato tutta la sua attenzione nella battaglia contro l'affermazione dell'esistenza di una minoranza etnica in questa Regione.
In un territorio dove la popolazione vive e parla in italiano e dove non esiste caratteristica alcuna che differenzi la popolazione locale dal resto d'Italia, voler continuare a fondare la domanda di autonomia su queste autoattribuite caratteristiche è, a mio parere, non solo sbagliato ma anche dannoso e forse suicida. Continuare a motivare la domanda di autonomia con l'inesistente specificità linguistica ed etnica permetterebbe a chiunque lo volesse di venire qua a dimostrare che i presupposti non esistono e ad attaccare il regime di autogoverno con ragioni più che sostenibili.
Sarebbe invece molto più corretto (ed inattaccabile di fronte a qualunque detrattore) affermare l'esistenza di un diritto inalienabile di ogni popolo all'autodeterminazione, e quindi del diritto della nostra comunità ad essere libera di governarsi da sé già solo ed esclusivamente per il fatto di volerlo.
Un presupposto, quindi, liberale e democratico, che prescinde dalle qualità del soggetto esigente la propria autonomia e che si fonda invece sull'affermazione di un diritto universalmente riconosciuto: quell'autodeterminazione dei popoli di cui tutti si riempiono la bocca quando si analizza lo scenario mondiale, ma che nessuno ricorda più quando si tratta di discutere dei fatti di casa nostra.

CONTENUTI
Già tempo addietro, in uno scritto inviato ad amici unionisti, ho descritto per sommi capi quello che io chiamo il "pensiero valdostano" ed il conseguente "sistema valdostano".
Definisco "pensiero valdostano" quell'impostazione che, avendo quale unico obiettivo il bene della Valle d'Aosta, mira a valorizzare il territorio, a creare ricchezza e ad elevare il livello di vita collettivo, attraverso una politica da buon padre di famiglia che tenda a:
- continuare a mantenere abitato e vissuto il territorio attraverso una sana politica agricola che consenta condizioni di vita moderne agli operatori del settore incentivandone quindi la permanenza, od il ritorno, nelle vallate;
- proseguire nell'opera di costruzione di uno stato sociale efficace ed efficiente che colmi lo squilibrio tra il livello dei servizi fruibili nel capoluogo e quello dei servizi fruibili nei villaggi, assicurando a tutti i valdostani uguali e qualitativamente elevate condizioni di vita;
- conquistare e mantenere la piena occupazione con politiche di sostegno alle attività meritorie e di risanamento di quelle malate allo scopo di conquistare nel medio termine una credibile autosufficienza economica della Valle d'Aosta intera;
- continuare l'opera di democratizzazione del tessuto amministrativo costruendo un sistema di governo basato sul principio della sussidiarietà (realmente e non a parole) con l'obiettivo di permettere alle comunità locali di sentirsi effettivamente padrone in casa propria.
Definisco il "sistema valdostano" la società, basata sui principi di libertà e benessere appena esposti, che ritengo in avanzato stato di realizzazione ma che, a mio parere, ha bisogno di fare un salto di qualità che la renda solida ed autosufficiente, un salto di qualità che ci consenta di costruire (con una definizione che mi piace particolarmente) una "San Marino delle Alpi".

NE' DESTRA NE' SINISTRA
Il pensiero politico che ho testé descritto non è un pensiero etichettabile come "di destra" o "di sinistra", è semplicemente un pensiero politico "valdostano", è quello che si potrebbe appunto definire (so di ripetermi) il pensiero del buon padre di famiglia.
Allo stesso modo il sistema che ne discende non è un sistema di destra o di sinistra ma semplicemente un sistema efficiente e di buon senso che mira, al di là delle ideologie, ad elevare sempre più il livello di benessere e di libertà della nostra gente.
Ed ecco quindi che acquista un nuovo significato, denso di contenuti, il principio "ni droite ni gauche" da sempre sostenuto dal partito di maggioranza relativa ma da sempre considerato (a torto) un atteggiamento opportunista dalle forze politiche degli opposti schieramenti, da quella destra e quella sinistra che hanno nel loro DNA i geni dell'autoritarismo in quanto portatrici di proposte ideologicamente predeterminate.
Destra e sinistra hanno, in questo senso, lo stesso peccato originale: anziché porsi l'obiettivo di governare la realtà come dei buoni padri di famiglia, ponendosi laicamente nell'ottica di affrontare i problemi quotidiani per assicurare il meglio ai propri governati, esse si pongono nell'ottica di trasformare la realtà in direzione di modelli prefissati a tavolino e ciò porta con sé il germe dell'autoritarismo.
E' la stessa differenza che c'è tra il metodo induttivo ed il metodo deduttivo.
Io credo quindi che la costruzione della legge fondamentale del sistema Valle d'Aosta non debba essere affidata a soggetti politici che le darebbero un carattere ideologico estraneo alla storia ed alla cultura della nostra gente ma che essa debba essere frutto del confronto tra lo Stato Italiano e la nostra Comunità intera, rappresentata da persone che possano essere realmente espressione della popolazione tutta.

CONCLUDO
Mi piace l'idea di poter ipotizzare, in questa palestra di idee, l'elezione di un'Assemblea costituente che preveda la presenza di almeno un delegato per ogni Comune della Valle (e anche più di uno per le realtà più grandi); un'assemblea di un centinaio di persone, scelte dalle comunità locali tra i propri concittadini, in seno alla quale individuare il ristretto gruppo di lavoro a cui affidare il compito di redigere la nuova legge fondamentale della Valle d'Aosta per poi sottoporla all'esame, alla modifica e all'approvazione dell'Assemblea stessa.
Contemporaneamente mi rendo conto che questa strada è, oggi, un sogno della mia mente romantica e libertaria ed auspico quindi che la realizzazione di questo straordinario strumento normativo possa essere reso immune alle contaminazioni ideologiche di vario colore dal serio e democratico presidio di quelle forze del centro cattolico, liberale, democratico ed autonomista che hanno saputo portare la nostra Regione al grado di sviluppo, benessere e libertà di cui gode oggi e che, sin dal dopoguerra sono state baluardo a difesa delle caratteristiche migliori della nostra società.
In quest'ottica avrei preferito che la Convenzione per l'autonomia e lo Statuto speciale avesse un Presidente non di parte, ma ... pazienza.
Che possa essere lo Statuto del buon padre di famiglia.

Corrado Olivotto - Aosta

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