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Comunicato n° 79 del 15 febbraio 2017

Le riflessioni degli studenti sulla visita a Trieste e Gorizia in occasione del Giorno del Ricordo

Il viaggio si è svolto dal 9 all'11 febbraio 2017

Si è conclusa l'esperienza dei quarantuno alunni delle scuole superiori valdostane che, in occasione del Giorno del Ricordo, hanno effettuato un viaggio di studio a Trieste e Gorizia dal 9 all'11 febbraio 2017.

Accompagnati dai rispettivi insegnanti, le ragazze e i ragazzi hanno rappresentato il Liceo classico, artistico e musicale, l'Institut agricole régional, l'Istituzione scolastica di istruzione tecnica "Manzetti" e il Liceo Regina Maria Adelaide di Aosta oltre che il Liceo linguistico di Courmayeur.

L'iniziativa, promossa dal Consiglio Valle, dalla Presidenza della Regione e dall'Assessorato regionale dell'istruzione e cultura, ha voluto promuovere un percorso di sensibilizzazione e approfondimento sul tema dei massacri delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata, con la visita alla Foiba di Basovizza - simbolo di tutte le atrocità commesse sul finire della seconda guerra mondiale e negli anni successivi dalle milizie e dai fiancheggiatori del dittatore comunista Tito -, al Campo profughi di Padriciano, diventato museo nazionale in ricordo delle vittime delle Foibe e dell'esodo istriano fiumano dalmata che coinvolse 350 mila persone, oltre che alla Risiera di San Sabba - unico campo di sterminio italiano -, a Redipuglia, sacrario monumentale della prima guerra mondiale, dove sono sepolti più di 100 mila soldati, alle trincee e al campo di battaglia del Monte San Michele. A Gorizia, città crocevia delle grandi culture europee - latina, slava e germanica -, gli studenti hanno visitato il Museo della Grande Guerra e la piazza Transalpina, oggi simbolo dell'unificazione europea, ma dove passava la recinzione costruita nel 1947 per separare l'abitato goriziano rimasto italiano da quello annesso alla Jugoslavia alla fine della seconda guerra mondiale.

Questo viaggio ha rappresentato per gli studenti un'esperienza molto coinvolgente, ricca di emozioni, come si evince dalle impressioni e riflessioni scritte durante il viaggio di ritorno, di cui si riportano alcuni estratti.

«Mi ritengo molto fortunato a essere stato selezionato tra i pochi alunni ad aver partecipato, perché sono fermamente convinto che vedere e vivere una zona così particolare del nostro territorio ci permette di apprendere in maniera più completa un passato che ci ha coinvolti tutti. Spero che in futuro la mia esperienza possa essere resa accessibile a più studenti poiché la ritengo interessante e soprattutto umanamente coinvolgente sempre per merito di persone che hanno vissuto e ci vogliono raccontare per non far dimenticare.» (Giacomo, Liceo Regina Maria Adelaide)

«È incredibile come esista una parte della nostra stessa Italia di cui conosciamo così poco. È stato particolarmente importante, a mio avviso, il voler farci conoscere la storia travagliata di questa stupenda regione, in particolare la storia degli esuli istriani i quali ebbero la sventura di ritrovarsi a essere nemici in casa propria e a dover abbandonare la propria casa. Questo, a me personalmente, ha fatto riflettere sulla situazione dei profughi siriani, ritrovatisi nemici in casa propria.  Una frase, infine, mi ha colpito profondamente: 'Un sorriso o una parola gentile talvolta può cambiare la giornata di una persona' (pronunciata dal signor Romano, guida al Museo degli esuli istriani).» (Daniele, Liceo classico, artistico e musicale)

«Ci siamo trovate faccia a faccia con una realtà innegabile. Abbiamo potuto toccare con mano la crudeltà cui l'uomo è arrivato. Durante i tre giorni di visite, abbiamo avuto un forte coinvolgimento emotivo causato dalla drammaticità che si respirava sia negli ambienti protagonisti del periodo della guerra, sia negli occhi di testimoni che hanno vissuto in prima persona atrocità che nessuno di noi poteva immaginare. La visita delle trincee in particolar modo ci ha reso consapevoli e coinvolti nelle condizioni sofferte dai soldati. Oltre a un arricchimento didattico e scolastico, questo evento ci ha dato l'occasione di apprezzare maggiormente la nostra condizione di vita e ci ha infine conferito un senso di responsabilità nei confronti della storia dell'umanità. Ogni nostra azione assume un valore collettivo.» (Alessia e Sofia, Liceo Regina Maria Adelaide)

«O ITALE POPULE, MEMENTO!

Il freddo vento accarezza il gelido Carso, terra italiana.

Vediamo il confine,

pacifico,

che nasconde il gelo della guerra.

Il pianto commosso di un uomo

riga il volto del popolo istriano,

italiano

e coloro le cui vite si spezzano,

come i cuori dei loro cani,

riposano ormai nella terra

sassosa.

Il fragore della guerra

si traduce nell'arida verdura odorosa,

che cela le bocche dell'inferno.

Alta è issata la bandiera tricolore

che ci rende, nella sofferenza, popolo,

che ci rende uomini.»

(Frédéric e Pietro Laurent, Liceo classico)

«È impressionante trovarsi faccia a faccia con la grande quantità e diversità della realtà che ci circonda. Pensando alle guerre, all'olocausto e in generale a tutte le discriminazioni ci si ferma ai grandi nomi, luoghi ed eventi. Si ricordano i vari campi di sterminio, Aushwitz, il muro di Berlino, senza essere pienamente consapevoli dell'esistenza di tutte le altre sofferenze presenti a pochi passi da noi. 'Olocausto' non si riferisce solamente agli ebrei. Lo sterminio non è stato solamente relativo ad essi; grazie a questo viaggio abbiamo potuto informarci su un passato che era a noi quasi sconosciuto, abbiamo potuto ascoltare e conoscere in prima persona storie di sopravvissuti, di persone allontanate a forza dalle proprie case e paesi, discriminati per le loro origini, abbiamo conosciuto una parte di storia riguardante noi italiani che non viene raccontata sui libri di scuola, a che non va dimenticata. A mio parere, lo scopo di questo viaggio era un'immersione totale nel passato per conoscere, riflettere e ragionare sui lati più profondi e malvagi dell'essere umano, ed è stato pienamente raggiunto: conoscere il passato per capire il presente e non ripetere certi errori.» (Gaia, Liceo Regina Maria Adelaide)

«La cosa che mi ha colpita di più in questi tre giorni è stata la visita al campo profughi. Non tanto per ciò che abbiamo visto, ma più che altro per la testimonianza del signor Romano. Sono uscita dal campo con le lacrime agli occhi e con la consapevolezza di essere una persona fortunata sotto ogni punto di vista, a partire dall'acqua corrente che ho in casa sino alla possibilità di mangiare qualcosa di caldo ogni giorno. Il mio sogno è sempre stato quello di poter lavorare in un campo profughi o almeno accogliere i profughi in arrivo. Dopo questa esperienza ho capito che sarà difficile dal punto di vista emotivo, ma sono certa che ogni minimo aiuto sia fondamentale in una situazione del genere. Sono rimasta particolarmente colpita quando sono andata a ringraziare il signor Romano e lui mi ha abbracciata e, con le lacrime agli occhi, mi ha detto: "Questi sono gli abbracci che non ho mai ricevuto da bambino". Personalmente credo che ci sia bisogno di più persone che abbiano il coraggio di mettere in mostra le proprie emozioni per raccontare la propria storia. In un'ora in sua compagnia ho capito l'importanza di un sorriso per una persona che non può contare su nient'altro.» (Margherita, Liceo linguistico di Courmayeur)

«Questo viaggio d'istruzione in Friuli Venezia Giulia mi ha permesso di ampliare le risposte alla domanda 'che cosa dobbiamo ricordare?'. Per quanto riguarda il periodo della Seconda Guerra mondiale, è comune l'errore di associare la parola ricordo solo allo sterminio degli ebrei quando, al contrario, sono tantissime le persone italiane e non solo che hanno affrontato in prima persona le crudeltà dei campi di concentramento e, più in generale, della deportazione. Visite come quella alla Risiera di San Sabba e a Redipuglia devono essere un punto di partenza per formulare una risposta più completa, che servirà ogni giorno della nostra vita a ricordare queste atrocità, che hanno coinvolto intere popolazioni. Nessuno può sentirsi escluso da questo e l'unico modo per evitare dittature spietate è quello di soffermarsi sul significato della parola ricordo e sui processi che portano al diffondersi di queste idee razziste.» (Yanick, ISIT Manzetti)

«'Non curiosità di vedere ma proposito di ispirarsi vi conduca': questa frase non solamente è incisa nel Sacrario di Redipuglia, ma rappresenta la chiave di lettura della nostra esperienza di valdostani scesi dai monti per conoscere una realtà così vicina, ma allo stesso tempo così nascosta. Attraverso questo viaggio le parole dei libri di storia si sono trasformate nella paura, nel dolore, nella disperazione e nel rancore che le popolazioni di questi luoghi hanno vissuto, dandoci una nuova visuale degli avvenimenti studiati in classe. Grazie ai racconti delle guide locali, intrecciati alle loro esperienze personali passate, siamo riuscite a immedesimarci nella tragicità degli anni più belli dell'umanità, scoprendo che certe situazioni, che appaiono così lontane nel tempo, non sono poi così diverse da oggi. Conoscere il passato ci permette infatti di capire il presente e ci fornisce le istruzioni per costruire un futuro migliore. Ecco perché esperienze come questa sono un arricchimento sia da un punto di vista culturale che morale.» (Elisa, Martina, Karole, Institut agricole régional)



MM